12:28 am | Uno studio genomico ha rivelato delle profonde somiglianze genetiche fra un tipo di cancro al seno e un tumore sieroso alle ovaie molto difficile da trattare. La ricerca…
25 settembre 2012 / Leggi tutto »
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12:28 am | Uno studio genomico ha rivelato delle profonde somiglianze genetiche fra un tipo di cancro al seno e un tumore sieroso alle ovaie molto difficile da trattare. La ricerca…
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Un progetto paneuropeo che mira a studiare due sottotipi difficilmente trattabili di cancro al seno può ormai dirsi a buon punto.
Il cancro al seno è la forma tumorale più diffusa nelle donne europee, con un’incidenza stimata di 450.322 casi nel 2008, e quella con il più alto tasso di mortalità femminile. Complessivamente, il 70,5% delle donne con una diagnosi di carcinoma alla mammella tra il 1995 e il 1999 è sopravvissuto per soli cinque anni. Studi recenti hanno permesso di individuare almeno cinque sottotipi, ognuno dei quali richiede un diverso trattamento.
Nel corso dei cinque anni del progetto, finanziato con quasi 6 milioni di euro nell’ambito del tema “Salute” del Settimo programma quadro (7oPQ) dell’UE, i ricercatori studieranno due sottotipi difficilmente trattabili di carcinoma alla mammella che rappresentano un quarto di tutti i casi: il carcinoma lobulare infiltrante (ILC), un tipo di cancro che ha origine nei lobuli della mammella e rappresenta il 10% circa dei casi, e il tumore mammario triplo negativo (TN), un sottotipo che non esprime i recettori per gli estrogeni, il progesterone e l’HER2 e rappresenta il 15% circa dei casi
L’obbiettivo è il solito: provare ogni mezzo per bloccare i tumori. In questa sfida che impegna ogni giorno la ricerca oncologica, un’altra tappa è stato il congresso mondiale sui tumori al polmone, appena concluso ad Amsterdam. Gli oncologi sanno che la guerra contro il cancro non sarà facile da vincere e richiede tempo; intanto è importante concentrarsi su singole battaglie, come rallentare la progressione del cancro, di ‘cronicizzarlo’, o come migliorare le terapie esistenti. E su questo stanno lavorando gli scienziati di tutto il mondo, in attesa di scoprire la ‘pallottola magica’ contro questa malattia.
Anche ad Amsterdam si è rilevato come accanto alla chemioterapia tradizionale, che uccide in maniera più o meno indiscriminata cellule maligne e cellule sane (con una ‘predilezione’ naturalmente per quelle che si moltiplicano a più alta velocità, quali appunto quelle tumorali), si vanno affiancando terapie sempre più sofisticate, costruite su misura contro gli obiettivi sensibili del cancro, cioè quei recettori e quegli ingranaggi intracellulari che, una volta attivati, conferiscono alla cellula tumorale la possibilità di costruire nuovi vasi attraverso i quali espandersi.
Potrebbe essere una nuova arma in mano alla medicina, nella lotta al cancro alla mammella. Lo studio
I ricercatori della Wake Forest University Baptist Medical Center (Usa) hanno fatto una scoperta che potrebbe essere la chiave per inibire la crescita del tumore al seno, o cancro alla mammella. Si tratterebbe di un peptide che si trova sia nel sangue che nei tessuti in grado frenare lo sviluppo del cancro.
Nello specifico, ai topi utilizzati per la ricerca sono state iniettate cellule tumorali del seno umane. Queste hanno permesso lo sviluppo dei due tipi più comuni di cancro mammario, estrogeno–recettori e HER2 sensibili.
Come riportato sulla rivista Cancer Research, dopo che si era sviluppato il tumore, i topi sono stati suddivisi in due gruppi. Un primo gruppo ha ricevuto iniezioni di angiotensina-(1-7); il secondo gruppo iniezioni di semplice soluzione fisiologica (acqua e sale), per 18 giorni.
Al termine del periodi di test, i topi trattati con ACE-(1-7), si è mostrata una riduzione del 40% delle dimensioni del tumore, rispetto ai topi del gruppo trattato con la soluzione fisiologica.
Altresì, nei topi trattati con l’angiosteina-(1-7) si è vista una riduzione della fibrosi nell’ordine del 64% fino al 75%.
Lo studio, condotto su modello animale dalle ricercatrici Patricia E. Gallagher e E. Ann Tallant, ha mostrato che il peptide, cosiddetto angiotensina-(1-7), è riuscito ad attaccare il cancro al seno in due modi: attraverso l’inibizione della crescita delle cellule tumorali del seno e inibendo la crescita dei fibroblasti associati al tumore (CAF) , cellule del microambiente tumorale, il tessuto contiguo al tumore.
Il tumore al seno colpisce piu’ nel ricco nord-est: Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige condividono un tasso (standardizzato) di 131 casi ogni 100.000 abitanti, contro la media italiana di 93. Sono pero’ in linea con il resto del Paese rispetto alle possibilita’ di guarire: in Italia oggi 8 pazienti su 10 superano il tumore, anche quando e’ particolarmente aggressivo, di tipo HER2-positivo, una forma che 10 anni fa non dava molte speranze. Merito della diagnosi precoce e dei farmaci biologici mirati sul bersaglio. Una ‘strategia di attacco’ che dal seno si sta estendendo ad altre neoplasie, in primo luogo quella dello stomaco. In questo caso, la distribuzione geografica e’ completamente diversa, con le regioni del centro in testa alla classifica di dove ci si ammala di piu’. La ‘mappa’ del rischio emerge dal convegno nazionale ‘Breast and Gastric cancer: dai bersagli molecolari alle applicazioni cliniche’, oggi e domani a Bardolino, Verona, con alcuni tra i maggiori esperti italiani. “Le cause della piu’ alta incidenza del carcinoma della mammella in queste regioni sono in gran parte ignote”, ha spiegato il prof. Marco Venturini direttore dell’oncologia medica dell’ospedale Sacro Cuore di Negrar, Verona, presidente eletto dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e chairman del convegno. Ma, ha aggiunto l’esperto, “la tendenza ad avere figli in eta’ avanzata, piu’ spiccata al settentrione, e’ uno dei fattori piu’ sospetti, cosi’ come stili di vita scorretti: poco movimento, abitudine al fumo, errata alimentazione, eccessivo consumo di alcol”. Oggi pero’ le donne, ha sottolineato Venturini, “possono contare su cure piu’ efficaci e sicure, in particolare sul trastuzumab, uno dei primi farmaci biologici ‘intelligenti’ messi a punto contro il cancro. Una molecola dai risultati rivoluzionari – ha spiegato Venturini – che in un solo decennio di pratica clinica ha cambiato in maniera radicale la storia naturale della neoplasia”.
Si chiama T-DM1, una molecola rivoluzionaria che funziona come vettore e trasporta con se’ una sostanza altamente tossica per l’organismo se somministrata in modo normale, ma super-efficace se rilasciata esclusivamente contro il bersaglio, solo li’ dove proliferano le cellule neoplastiche. Il T-DM1 trova impiego finora nel cancro del seno, ma rappresenta un modello per molti farmaci a venire anche in altri tumori. Lo studio TDM4450 ha suscitato entusiasmo generale nella Comunita’ Scientifica oggi in sessione plenaria al congresso della Societa’ Europea di Oncologia in corso a Milano fino a domani. “Sono stati ottenuti risultati eccellenti – sottolinea il prof. Luca Gianni dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – nel trattamento del tumore del seno HER2 positivo, una forma che ogni anno in Italia colpisce circa 8.000 donne. T-DM1 e’ il primo di una classe di molecole denominate “anticorpi armati” e combina i benefici clinici di trastuzumab, che gia’ ha cambiato per il meglio la storia naturale della malattia HER2 positiva, con la chemioterapia potente costituita da DM1, della famiglia delle maitansine.(liquidarea)