Posts tagged ‘globuli’

Maggio 21, 2013

Longevità femminile superiore alla maschile: complice il sistema immunitario, più giovane.

Le , si sa, tendono a vivere più a lungo degli uomini. Il segreto di questa non è però limitato a un diverso stile di vita (uno studio precedente aveva dimostrato che nel 60% dei casi le vivono più a lungo perché non fumano), ma anche dal diverso modo di invecchiare del femminile rispetto a quello maschile. A svelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Immunity & Ageing da Katsuiku Kirokawa e colleghi della Medical and Dental University di Tokyo, secondo cui le difese immunitarie femminili diminuiscono più gradualmente rispetto a quelle degli uomini, risucendo, così, a combattere le infezioni per più anni.immune system structures 1 300x240 Longevità femminile superiore alla maschile: complice il sistema immunitario, più giovane

Per giungere a questa conclusione Kirokawa e colleghi hanno misurato i livelli di e di alcune moelcole che partecipano alla risposta immunitaria, le chitochine, in campioni di sangue prelevati da 356 uomini e in buono stato di salute di età compresa tra i 20 e i 90 anni.

settembre 23, 2011

Come lavorano i leucociti “Natural Killer”

Un team di scienziati del Regno Unito, finanziato dall’UE, ha rivelato in un nuovo studio come i bianchi uccidono il tessuto malato impiegando granuli mortali. 

Il team di ricercatori, dell’Imperial College di Londra e dell’Università di Oxford, spiegano sulla rivista PLoS Biology come hanno usato pinzette laser “ottiche” e un microscopio a super-risoluzione per osservare il funzionamento interno dei , a una risoluzione mai raggiunta prima dagli scienziati.

Lo studio, che è stato in parte finanziato da una borse di studio intraeuropea Marie Curie nell’ambito del Settimo programma quadro (7° PQ) dell’UE, ha esaminato un tipo di chiamati (), che proteggono il corpo individuando e uccidendo i tessuti malati. Il team ha scoperto che per creare un foro, attraverso il quale fornire granuli pieni di un micidiale enzima per uccidere il tessuto malato, la cellula riorganizza la sua “impalcatura” di proteine actine all’interno della sua membrana.

Uno dei ricercatori dello studio, la dottoressa Alice Brown dell’Imperial College di Londra, dice: “Questi eventi, in precedenza non rilevabili all’interno delle , non sono mai stati osservati in alta risoluzione. È davvero emozionante osservare ciò che accade quando una entra in azione.”

Gli scienziati sperano che acquisire una più profonda comprensione del modo in cui le decidono quali tessuti uccidere e di come avviano il processo di uccisione, potrebbe portare a una migliore assistenza sanitaria e allo sviluppo di nuovi trattamenti medici. Le sono importanti nella nostra risposta immunitaria ai virus e ai tessuti invasivi come i tumori. Potrebbero anche avere un ruolo nel risultato dei trapianti di midollo osseo, determinando se il corpo del destinatario rifiuta o accetta il tessuto donato.

Maggio 1, 2011

La strategia dei globuli bianchi per riconoscere patogeni.

Lo studio è giudicato importante perché consente di chiarire ulteriormente il mistero di come l’organismo riesca a costruire una risposta per combattere le

Un recettore molecolare sulla superficie dei è cruciale per il riconoscimento di un che sta cominciando un’infezione: ora un gruppo di ricercatori del Cedars-Sinai Medical Center ha chiarito i dettagli del suo funzionamento.

Il recettore in questione è denominato ed è stato studiato in laboratorio da David Underhill, professore associato dell’Inflammatory Bowel and Immunobiology Research Institute, del Cedars-Sinai, che firma un articolo sulla rivista Nature.

gennaio 30, 2011

Infiammazioni: il grande interruttore generale.

Il risultato è ritenuto importante per progettare nuove strategie terapeutiche contro malattie, come l’artrite reumatoide, caratterizzate da una risposta infiammatoria abnorme.
Una proteina che funge da “interruttore generale” in alcuni globuli bianchi determinando la promozione o l’inibizione del processo d’infiammazione è stata scoperta da un gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra, che ne riferiscono in un articolo sulla rivista Nature Immunology.

Il risultato è ritenuto importante per progettare nuove strategie terapeutiche contro malattie, come l’artrite reumatoide, caratterizzate da una risposta infiammatoria abnorme dell’organismo.

Le risposte infiammatorie non sono sempre patologiche, ovviamente; anzi rappresentano un’importante meccanismo di difesa dell’organismo nei confronti di infezioni e danni ai tessuti.

Le cellule del sistema immunitario denominate macrofagi possono sia stimolare l’infiammazione sia sopprimerla rilasciando segnali chimici che alterano il comportamento di altre cellule. Il nuovo studio ha dimostrato che la proteina IRF5 rappresenta un interruttore molecolare che dà il via a un processo invece che all’altro. Tale circostanza suggerisce che bloccare la produzione di IRF5 nei macrofagi potrebbe essere un modo efficace per trattare un ampio range di patologie autoimmuni, quali l’artrite reumatoide, la sindrome del colon irritabile, il lupus e la sclerosi multipla.

ottobre 27, 2010

Due enzimi costituiscono rete difensiva a supporto del sistema immunitario

  Sono due le sostanze che, utilizzando la cromatina contenuta nel nucleo, costruiscono una rete difensiva contro gli agenti patogeni.

Due enzimi aiutano le cellule del sistema immunitario a predisporre trappole per uccidere i patogeni utilizzando la cromatina – il DNA e le sue proteine associate – contenuta nel nucleo, costruendo una rete difensiva: è questo il risultato diuno studio apparso sulla rivista The Journal of Cell Biology.

I nuetrofili, i globuli bianchi del tipo più comune, sono difficili da studiare poiché vivono solo sei ore: per questo Arturo Zychlinsky e colleghi del Max-Planck-Institut per la biologia delle infezioni a Berlino ha creato in vitro un sistema cellulare semplificato – il cosiddetto sistema cell-free – che include nuclei di neutrofili e frammenti di citoplasma ricavati da cellule.

agosto 17, 2010

Globuli rossi da cellule staminali embrionali.

Nei laboratori dell’universita’ di Edimburgo, dove da un anno si cerca di ricavare sangue artificiale da cellule staminali embrionali, sono stati prodotti per la prima volta dei globuli rossi, portando il progetto ‘al 90% dal suo obiettivo finale’. E’ quanto si legge oggi sul quotidiano ‘The Indipendent’, secondo cui i ricercatori stanno utilizzando piu’ di 100 embrioni rimasti inutilizzati dalle cliniche per la fertilita’, e una delle linee di staminali ottenute da questi e’ stata trasformata in cellule del sangue umane contenenti emoglobina.
‘Con questo primo successo abbiamo dimostrato il principio che si possono ottenere globuli rossi dalle staminali embrionali – spiega Marc Turner, capo del progetto – al termine dei tre anni di durata saremo in grado di produrre una unita’ completa utilizzabile per una trasfusione’.
L’obiettivo finale e’ ottenere un procedimento che permetta, con l’uso di bioreattori, di produrre milioni di unita’ di sangue a partire da un ‘singolo embrione donatore’.