Come riconoscere i campanelli di allarme dell’osteoporosi severa? Quali gli esami da consigliare e con quale frequenza eseguirli? Esiste un legame tra l’osteoporosi severa ed altre malattie? In che modo la fragilita’ ossea e’ in grado di modificare la vita delle persone che ne sono affette? Quale regime alimentare si raccomanda per contrastare questa patologia? Queste solo alcune delle domande sulle quali si concentra l’attenzione delle persone con fragilita’ ossea, quindi con osteoporosi a rischio di complicanze. Giunta alla sua terza edizione, la campagna ”Stop alle Fratture‘ si propone di sensibilizzare ulteriormente le persone affette da osteoporosi severa promuovendo le conoscenze sulla malattia e rispondendo ai numerosi quesiti posti dalle utenti attraverso l’iniziativa ”100 Medici”. Dal 2012, infatti, attraverso il sito dedicato http://www.stopallefratture.it, le utenti hanno avuto la possibilita’ di valutare il proprio rischio di frattura effettuando il DEFRA Test, strumento di autodiagnosi online, e poi inviare una domanda per email ad uno specialista, ed avere in risposta gratuitamente informazioni e chiarimenti sull’osteoporosi severa. Ad un anno dall’avvio del servizio, la conoscenza di questa malattia, che ogni anno in Italia e’ responsabile di circa 100.000 fratture di femore, e’ ancora assai limitata. La richiesta di informazioni riguarda vari aspetti della malattia: dal riconoscimento dei sintomi, al percorso appropriato per giungere alla diagnosi, alle terapie disponibili, ai comportamenti e agli stili di vita raccomandati, per finire con l’impatto che la fragilita’ ossea ha sulla qualita’ di vita delle persone affette. Di fronte alla diagnosi di osteoporosi severa le preoccupazioni maggiori riguardano le conseguenze nella vita di tutti i giorni e la presenza di disabilita’.
Osteoporosi severa: prosegue lo stop alle fratture con “100 medici”.
Vitamina D: assumerne quantità elevate, aiuta ridurre fratture dell’anca nella delicata terza età.
Dopo i 65 anni è possibile prevenire le fratture, soprattutto quelle dell’anca, assumendo dosi elevate di vitamina D. E’ questa la conclusione cui sono i giunti i ricercatori del Center on Aging and Mobility dell’University Hospital di Zurigo (Svizzera) in un’analisi dei risultati ottenuti in 11 diversi studi clinici sulla somministrazione orale di questo prezioso nutriente. A darne notizia è il New England Journal of Medicine.
Nonostante diverse ricerche abbiano cercato di gettare luce sul ruolo svolto dalla vitamina D nella prevenzione delle fratture, i risultati ottenuti nel corso degli anni si sono rivelati, a volte, contraddittori. Per questo motivo gli autori di questo nuovo studio hanno deciso di analizzare l’insieme dei dati raccolti nelle varie ricerche. L’analisi ha riguardato, in totale, 31.022 individui di età superiore a 65 anni, nel 91% dei casi donne. Nei diversi studi sono state registrate 1.111 fratture all’anca e 3770 fratture non-vertebrali.
Dall’UCLA studio sulla correlazione tra colesterolo e osteoporosi.
HDL, LDL, diagramma (in inglese)
Il colesterolo implicato in patologie come l’osteoporosi e la perdita di densità delle ossa
Il colesterolo, ahimè, non fa male solo al cuore e alle arterie ma anche alle ossa. Questo era già stato suggerito da alcuni precedenti studi, tuttavia il collegamento non era mai stato chiarito.
L’osteoporosi, per esempio, colpisce un importante fetta della popolazione e il numero di pazienti pare essere in continuo aumento. E, a contribuire alla diffusione di questa malattia, che assume anche carattere invalidante, c’è anche il colesterolo. Con un collegamento diretto. Lo suggerisce un recente studio ad opera di ricercatori americani del David Geffen School of Medicine presso l’Università della California a Los Angeles (UCLA).
USA: trattamento a base di staminali contro fratture ossee.
Cellule staminali ‘addizionate’ con il fattore di crescita insuline-like growth factor (IGF-I) per il trattamento delle fratture ossee difficili da ricomporre: a proporre questa nuova soluzione contro le fratture gravi sono i ricercatori dell’Universita’ del North Carolina di Chapel Hill (Stati Uniti) guidati da Anna Spagnoli, ingegnere biomedico.
I risultati del loro studio – il primo a proporre una terapia a base di staminali per risolvere una carenza nella riparazione delle fratture ossee – sono stati illustrati a Boston durante il meeting annuale della Endocrine Society: secondo Spagnoli il trapianto di queste cellule staminali ‘arricchite’ sara’ utile soprattutto per ‘bambini che soffrono di osteogenesi imperfetta o di malattia delle ossa fragili e per gli adulti con osteoporosi, perche’ le loro ossa fragili si possono rompere facilmente e ripetutamente e il trattamento chirurgico, spesso, non e’ efficace o non e’ consigliabile’.
Laser terapia contro fratture e lesioni spinali: ormai comprovata efficacia, risultati sorprendenti.
Sono sorprendenti i risultati di una sperimentazione durata 6 anni su 78 pazienti tetraplegici, paraplegici, con fratture spinali e lesioni midollari. Il trattamento con il laser ha permesso infatti a questi soggetti, uomini e donne di eta’ compresa fra i 14 e i 55 anni, di riprendere funzionalita’ ormai perdute e non recuperabili con altre metodiche. In qualche caso (5 su 78) si e’ arrivati persino all’abbandono della carrozzina. Appaiono quindi evidenti, spiega una nota, a giudicare dai dati scientifici presentati oggi al congresso Laser Florence, gli effetti anti-infiammatori e rigenerativi del laser non chirurgico su pazienti con lesioni traumatiche spinali. La sperimentazione, portata avanti dal professor Leonardo Longo, medico chirurgo specialista in Endocrinologia e docente a contratto in Laser Chirurgia e Medicina delle Universita di Siena e San Marino, nonche’ ”Visiting Researcher Professor” presso diverse universita’ in tutto il mondo, ha mostrato come sia stato possibile, per tutti e 78 i soggetti, il recupero di funzioni essenziali.
Tra queste, la funzionalita’ e sensibilita’ sfinterica anale (e, nella donna, anche vescico/uretrale); la funzionalita’ e l’attivita’ sessuale maschile e femminile; il ripristino della termoregolazione, della sensibilita’ tattile, termica e dolorifica al di sotto della lesione; il miglioramento dell’attivita’ muscolare liscia e anche di quella volontaria.
Il follow-up dopo 6 anni di sperimentazione conferma che i risultati ottenuti sono stabili e permanenti. L’uso del laser e’ stato largamente sperimentato anche nell’ambito della terapia delle paralisi facciali. Negli ultimi trent’anni sono stati trattati migliaia di pazienti con questa patologia che riconosce diverse cause. Nella grande maggioranza dei casi la paralisi e’ scomparsa senza piu’ ritornare.(ANSA)
Artrite reumatoide: tra diagnosi tardive e nuovi protocolli di terapia.
artrite reumatoide è una malattia infiammatoria cronica autoimmune a decorso fluttuante e progressivo che conduce alla distruzione articolare con conseguente disabilità fisica. Ad oggi la diagnosi della malattia risulta ancora tardiva e lo specialista a cui il paziente viene inviato non è sempre il reumatologo. Infatti, trascorre in media un anno tra la comparsa dei primi sintomi e la diagnosi ed è frequente che si arrivi dal reumatologo e alla terapia più idonea dopo percorsi tortuosi. Il risultato finale? Un paziente con artrite reumatoide su due non raggiunge un buon controllo della malattia o non risponde affatto agli attuali trattamenti con conseguenze invalidanti. In Italia, l’artrite reumatoide, colpisce circa 300 mila persone, nel 75% dei casi donne specie in età lavorativa, tra i 35 e i 50 anni.
Esperti della reumatologia italiana discutono a Sorrento di queste problematiche e delle nuove opportunità terapeutiche in occasione dell’evento “RA therapy: look to change”. Protagonista dell’incontro il nuovo farmaco biologico tocilizumab, un’innovazione terapeutica da poco a disposizione per i pazienti affetti da artrite reumatoide.(liquidarea)