Posts tagged ‘financial times’

aprile 13, 2020

L’Italia e la trappola del MES.

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“L’accordo con l’Eurogruppo non è positivo per l’Italia e l’Europa meridionale. Come spesso accade, vediamo un ministro delle Finanze italiano che accetta un accordo che alla fine non è nel migliore interesse del suo Paese”. Parola del tedesco Wolfgang Munchau – che non è certo un sospetto “sovranista” o un oppositore del governo Conte – direttore di eurointelligence ed editorialista del Financial Times e del Corriere della Sera. Perché quella a cui sta andando incontro il governo italiano è una vera e propria trappola tesa da Olanda e Germania che entrerà nel vivo nei prossimi mesi.

Non solo l’accordo di ieri non costituisce quel contributo solidaristico che l’Europa avrebbe dovuto garantire, ma l’Italia rischia infatti di finire nella trappola del Mes. Perché è vero che, come chiarisce il professor Paolo Pini, l’utilizzo del Mes (Fondo Salva Stati) è previsto senza condizionalità e in via temporanea per le spese sanitarie sostenute dai Paesi dell’Unione per affrontare l’emergenza Covid-19, entro il limite di budget del 2% del Pil annuali del Paese che le sostiene e che fa ricorso al Mes come linea di credito. Ma è anche vero che che fuori da questa tipologia di spesa ed oltre il 2% di spese, si applicano le regole del Mes.

E comunque, come viene chiarito nell’accordo siglato all’Eurogruppo, “gli Stati restano impegnati a rafforzare i fondamentali economici, coerentemente con il quadro di sorveglianza fiscale europeo, inclusa la flessibilità”. Quando l’Italia sarà con l’acqua alla gola, infatti, sarà costretta a ricorrere al Mes, portandosi la troika – e dunque l’austerità – in casa, anche se una parte del governo si affanna a dire che non ricorrerà mai al fondo Salva-Stati. E allora perché hanno negoziato settimane e discusso sulle condizioni del Mes stesso? Dopotutto, lo stesso ministro delle finanze, Roberto Gualtieri, scrive: “Grazie alla solida alleanza tra l’Italia e gli altri Paesi firmatari della lettera promossa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, l’agenda europea è cambiata e si è passati da un documento con un’unica proposta, il Mes con condizionalità leggere”.

L’Italia e la trappola del Mes

Nell’art. 136 Tfue si legge che “gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”, sottolineando però  che “la concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”. Come ha spiegato il professor Alessandro Mangia, “i creditori possono cambiare quando vogliono le condizioni scritte all’inizio in quell’esotico Memorandum of Understanding (MoU) che in realtà dovremmo chiamare concordato fallimentare”. E possono farlo “in modo sostanzialmente unilaterale, perché ormai non solo c’è un contraente debole ed uno forte, ma c’è anche un accordo che prevede la sua modifica ed il suo adattamento al mutare degli eventi. E a decidere se gli eventi sono mutati non è il debitore, ma è il creditore. Non è difficile da capire”.

Di fatto, le condizioni del Mes possono cambiare ex-post. E se il 23 aprile l’accordo sarà ratificato dai premier, gli effetti dell’accordo di ieri non li vedremo subito: è una trappola che scatterà più avanti, a cui l’Italia rischia di andare inesorabilmente contro. Il sospetto, osserva Affari Italiani, è che Olanda e Germania puntino ad indebolire l’Italia negandole il necessario per sopravvivere (adottando ora provvedimenti volutamente deboli e insufficienti) per poi spolparla tra qualche mese, quando avrà l’acqua alla gola e sarà costretta a ricorrere al Mes.

novembre 19, 2013

Piano “Svendita Italia” è pronto, entro la settimana la presentazione



«Questa settimana ci sarà un evento importante, presenteremo il piano di privatizzazioni che viene discusso oggi al ministero dell’Economia». Lo ha detto il presidente del Consiglio Enrico Letta al summit sull’Italia organizzato dal Financial Times. Quello che in molti temono, cioè la svendita dei gioielli di famiglia, tra cui Visualizza altro
ottobre 6, 2013

La recessione della zona euro non è finita.

Wolfgang Munchau – Rispetto alle dichiarazioni dei leader politici europei di una ripresa economica iniziata e della bontà delle loro politiche d’austerità, Wolfgang Munchau sul Financial Times sostiene come il +0,3% degli ultimi due quarti dell’eurozona non é un indicatore sufficiente per porre fine alla recessione.
L’attenzione su due quarti, sostiene…Visualizza altro

marzo 2, 2013

Un voto contro l’austerità, ma senza prospettive.

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Per capire cosa è successo in Italia bisogna guardarla dall’estero. Ieri Paul Krugman spiegava che il nostro paese avrebbe votato Berlusconi e Grillo per protestare contro l’austerità di Monti. Oggi il Financial Times riprende lo stesso concetto: “Gli italiani arrabbiati dicono basta all’austerità”. E “basta” è scritto nella lingua di Dante, per sottolineare la sua perentorietà.

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febbraio 20, 2013

Dedicato a tutti quelli che…..

Sono bastati un paio di editoriali del solito Munchau, critici con la linea rigorista tracciata Mario Monti, per far esultare i piani alti del Popolo della Libertà, da Brunetta a Formigoni, solo per citarne alcuni. Ovviamente la linea del quotidiano finanziario più autorevole del mondo, sul Cavaliere, è la stessa da anni, e non è di certo cambiata ora. Ecco un pezzo di alcuni giorni fa, Financial Times, tradotto da Internazionale, nuovo numero.

 

febbraio 1, 2013

La luce in fondo al tunnel. Forse!

eneko_tuneldi Francesco Saraceno (*)

Ultimamente si osserva in giro un certo ottimismo sulla situazione dell’economia mondiale e della zona euro. Cautamente, responsabili politici e commentatori iniziano ad interrogarsi sulla futura ripresa dell’economia (e sulla sua fragilità). Martin Wolf sul Financial Times si chiede quando e come si potrà tornare ad una situazione di normalità nella conduzione della politica economica. Wolf è preoccupato che i decisori economici si facciano prendere dalla tentazione di considerare la crisi in via di risoluzione. La preoccupazione sembra giustificata: è un errore che facemmo  già all’inizio del 2010, quando soprattutto in Europa le politiche espansive furono abbandonate in favore di politiche di austerità che hanno soffocato una ripresa all’epoca molto fragile.

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gennaio 17, 2013

Fassina fuori tempo massimo.

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Stefano Fassina, responsabile economico del Partito Democratico, in una recente intervista al Financial Times ha avanzato la proposta di fermare gli aumenti salariali in cambio di maggiori investimenti, che porterebbero maggiore occupazione. Si scambierebbe cioè una possibile riduzione del potere d’acquisto in cambio di maggiore occupazione. Tenendo poi conto del fatto che i salari sono una delle componenti che guidano l’inflazione, in realtà i lavoratori andrebbero a perderci, in termini reali, molto poco, se non nulla.

Se questa ipotesi fosse plausibile i sindacati farebbero probabilmente bene ad accettarla. Il problema è che essa appare, a seconda di come la si interpreta, contraddittoria o fuori tempo massimo.

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ottobre 8, 2012

Cameron vuole uscire dall’Europa.

Movimento Libera Italia Bruno Poggi

da Londra: Valerio Valentini
Mentre da noi chiunque si azzardi a muovere critiche all’Euro o all’Europa, o soltanto ad evidenziarne paradossi e incoerenze, viene linciato da media e istituzioni come un criminale di Stato, nella ridente Inghilterra sta montando un sentimento, sempre più diffuso e sempre più teso, di radicale antieuropeismo. Ad alimentarlo non sono le frange estremiste di un qualche movimento di esaltati, ma il premier David Cameron e i suoi ministri in persona. Come rivelato in questi giorni dal Financial Times, infatti, si sta aprendo quella che a tutti gli effetti è una guerra economica tra Unione Europa e Regno Unito. Che si combatte soprattutto su fatti relativi ai bilanci e ai piani di spesa, ma che si sta già trasformando in una guerra diplomatica e politica.

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novembre 25, 2011

Finmeccanica, tocca Monti’ FT: ‘Via Guarguaglini’

Sulla vicenda Finmeccanica ”e’ arrivato il momento che Monti intervenga e metta il gruppo di nuovo in carreggiata”. Lo afferma l’editorialista del Financial Times, Paul Betts, in un commento dedicato alla holding italiana. Secondo Betts, i passi da compiere per il premier sono ”fare in modo che Guarguaglini si faccia da parte” e in seguito ”annunciare l’intenzione di vendere, quando i mercati lo permetteranno, la quota statale residua”.

Ecco quello che vogliono i mercati vendere le aziende statali per regalarle ai privati. Come è stato fatto con l’Alfa Romea, L’Alitalia, la Breda, Montedison e tante altre aziende che erano il fiore all’acchiello dello stato e non danneggiavano certo l’imprenditoria privata. Non sarebbe il caso di ritornare alle partecipazioni statali per ircostuire il tessuto industriale italiano distrutto da imprenditori voraci e politici incompetenti?

luglio 15, 2011

E’ caduto Berlusconi.