Posts tagged ‘festa della liberazione’

aprile 25, 2020

25 aprile: tricolore all’ambasciata Iraq

‘Solidarietà a Paese amico,al fianco Italia in lotta a Covid-19’

(ANSA) – ROMA, 25 APR – Nell’ambito dell’Iniziativa Araba di Solidarietà con l’Italia nella lotta contro il Covid-19, lanciata dal Consiglio degli Ambasciatori Arabi all’inizio di aprile, e in solidarietà con le celebrazioni per la Festa della Liberazione italiana del 25 aprile, l’Ambasciata della Repubblica dell’Iraq a Roma illumina la propria sede con i colori della bandiera italiana per “esprimere – sottolinea in una nota – i sentimenti di solidarietà con il Paese amico e la profondità delle ottime relazioni che legano il popolo iracheno e quello italiano, ed in segno di apprezzamento allo spirito di pazienza e di determinazione espressa dal popolo italiano nell’affrontare la pandemia”.
“L’Iraq resta a fianco dell’Italia, ne condivide i dolori, ed è solidale con il suo popolo amico”, sottolinea nella nota l’Ambasciatrice Safia Taleb Al-Souhail.

aprile 19, 2020

Il governo della Repubblica libera della Carnia.

Nell’estate del 1944, nell’Italia settentrionale, i partigiani passarono all’offensiva.
Il 10 settembre fu liberata la val d’Ossola, in Piemonte, dove fu costituita una repubblica partigiana che resistette per quaranta giorni agli attacchi dei nazifascisti.

Già a partire dal luglio 1944 un’ampia zona a cavallo tra il confine, l’Alto Friuli e il Veneto venne liberata dall’occupazione tedesca.
Si costituirono due Zone Libere: quella del Friuli Orientale e la Zona Libera della Carnia e dell’Alto Friuli. Quest’area comprendeva una quarantina di comuni montani e si estendeva per circa 2580 kmq.
Il 26 settembre venne eletta la Giunta di Governo della Zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli, con sede ad Ampezzo. Il suo compito era quello di amministrare e organizzare le varie attività che si svolgevano sul territorio.

La Giunta di Governo si organizzò come un vero e proprio apparato di governo del territorio riorganizzando l’amministrazione della giustizia, la scuola, il sistema fiscale, la gestione del patrimonio boschivo, l’approvvigionamento, il controllo dei prezzi, l’ordine pubblico.
Alla fine del settembre 1944 i nazifascisti sferrarono una grande offensiva contro la zona libera della Carnia e dell’Alto Friuli, impiegando fino a 40 mila uomini. L’obiettivo era rendere sicure e transitabili le vie stradali e ferroviarie verso la Germania e l’Austria.

A fianco dei nazifascisti vennero schierati migliaia di soldati cosacchi e caucasici che, a partire dall’agosto 1944, erano stati trasferiti in Friuli e in Carnia insieme alle loro famiglie. I cosacchi condussero una lotta feroce contro i partigiani, fatta di saccheggi e violenze di ogni genere contro la popolazione.
I morti, tra i partigiani, furono oltre trecento.

Il 10 ottobre 1944 l’offensiva nazifascista mise fine all’esperienza della Repubblica Partigiana della Carnia. Rimasero libere fino verso la metà di dicembre le valli Tramontina, d’Arzino, del Cosa e la val Colvera.

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto, il seguente testo "AMPEZZO COMUNITA' MONTANA DELLA CARNIA REPUBBLICA LIBERA DELLA CARNIA AMPEZZO CAPITALE Settembre 1944 1994"
aprile 19, 2020

REPUBBLICA PARTIGIANA DELL’OSSOLA (aspettando il 25 aprile)

Partigiani | Archivio Iconografico del Verbano Cusio Ossola

Quarantatré giorni per costruire una pagina luminosa e folgorante della storia della Resistenza Italiana, conosciuta con il nome di Repubblica Partigiana dell’Ossola.
La Repubblica Partigiana dell’Ossola, pur con la sua breve durata, fu infatti un esperimento democratico in grado di stupire il mondo intero, poiché venne realizzato all’interno di un paese in guerra.
La Resistenza in Val d’Ossola iniziò dopo l’8 settembre 1943, con la nascita dei primi gruppi di antifascisti e protagonisti di rilievo come Ettore Tibaldi e Silvestro Curotti. Da questi ed altri nuclei si svilupparono le prime formazioni partigiane, tra cui la “Valdossola“, la “Valtoce“, la “Piave“, la “Beltrami” e la “Garibaldi“.
Sono innumerevoli gli episodi della guerra di liberazione che si alternarono in queste valli: l’insurrezione di Villadossola, le drammatiche pagine della deportazione, la battaglia di Megolo, i terribili rastrellamenti in Val Grande, il miracoloso salvataggio del Tunnel Ferroviario del Sempione.

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Episodi che narrano senza dubbio pagine ancora poco conosciute di un recente passato che culminò nella costituzione, il 10 settembre 1944, della Repubblica dell’Ossola. A differenza di altre repubbliche partigiane, la Repubblica dell’Ossola fu in grado, in poco più di un mese, di affrontare non solo le contingenze imposte dallo stato di guerra, ma anche di formare un’organizzazione articolata, perfino con l’istituzione di una Giunta Provvisoria di Governo.
Durante i seppur brevi “quaranta giorni di libertà“, raccontati magistralmente nell’omonimo sceneggiato televisivo di Leandro Castellani, personaggi illustri come Umberto TerraciniPiero Malvestiti e Gianfranco Contini collaborarono alla redazione di riforme ad orientamento democratico che sarebbero poi state d’ispirazione per la stesura della Costituzione Italiana.

Oggi alcuni di questi fondamentali tasselli sono raccolti nella Sala Storica della Repubblica dell’Ossola, situata all’interno del Municipio di Domodossola, vero e proprio simbolo di una pagina importantissima delle vicende nazionali legate alla Liberazione.

aprile 18, 2020

Lunga vita al 25 aprile.

di Beppe Sarno

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Alessandro Sallusti direttore del “Giornale”, pochi giorni fa ha dichiarato che “il ‘Virus ci ha liberato dalla retorica del 25 aprile’gli fa eco oggi Ignazio La Russa che vuole trasformare il 25 aprile in una festa dei  morti  di tutte le guerre e dei morti del coronavirus.

Condivido l’indignazione di molti ma non mi meraviglio.

Si è forse fatto qualcosa negli ultimi venti anni perchè questo non accadesse? la XII disposizione transitoria e finale della Costituzione  è rimasta sulla carta; la legge Mancino risulta inapplicata e Casapoud agisce indisturbata sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di Matteo Salvini.

il “Giornale” tramite il suo direttore figlio di un gerarca fascista aderente alla Repubblica di Salò fa apologia, tutto sotto la compiacente e silenziosa acquiescenza dei nostri governanti.

Per me è strano che Salludsti, La Russa e  personaggi della loro risma non abbiano fatto di più e peggio.

la verità è che del 25 aprile ormai interessa a pochi; l’antifascismo è diventata una bandiera logora e i cosiddetti democratici hanno perso il senso e la nozione di antifascismo. Siamo tutti antifascisti. A me sorge il sospetto che questi sedicenti paladini della democrazia antifascisti non lo siano mai stati. I decreti sicurezza di Salvini sono ancora lì pronti ad essere usati in caso di necessità.

Però il 25 aprile è vivo e va difeso perchè questa data ricorda che la guerra partigiana liberò l’Italia dal nazifascismo e per questa liberazione morirono migliaia di partigiani combattenti, nei  boschi, sulle montagne fucilati, impiccati, bruciati vivi, finiti di stenti.

E’ giusto indignarsi e difendere il 25 aprile da ogni contaminazione perchè i combattenti partigiani sacrificarono la loro vita per il trionfo di quegli ideali di libertà e di democrazia che la nuova repubblica scolpi nella nostra Carta Costituzionale.

“Brigata Garibaldi”, Corpo Volontari perla Libertà, Giustizia e Libertà, Brigate Matteotti composta da cittadini che spesso non avevano un’idea politica già formata, nè forse sapevano quale indirizzo politico avessero le formazioni a cui si aggregavano. tutti con l’unico  scopo di combattere per la libertà e per opporsi alla opposizione armata ai tedesco-fascisti.

Onorare la liberazione significa onorare e ricordare alle giovani generazioni tutti quei morti e tutti quelli che, sopravvissuti  tornarono dai boschi.

Grazie a questi per lo più sconosciuti eroi oggi possiamo sentirci un paese libero. Mai potrò condividere il 25 aprile con chi irridendo l’antifascismo vuole calpestare la democrazia e incoraggiare atteggiamenti falsamente unitari provando nostalgia per un regime che ha governato l’Italia con il terrore e l’odio.

Per questo falso atteggiamento unitario ci ha già pensato all’epoca Togliatti e per me basta.

 

aprile 17, 2020

Verso il 25 Aprile……………

(Tiziana Parisi)
Tra gli antifascisti aumenta la rabbia verso Togliatti che aveva, in nome della pacificazione, concesso l’amnistia ai fascisti.
Anche militanti del PCI scrissero lettere di protesta. Riportiamo il testo della lettera fornitaci dal partigiano Enzo Galasi, compagno di lotta di Sergio Bassi.
Caro Togliatti, sono un vecchio comunista compagno di Picelli . Lei mi crederà settario perché così sono chiamati quelli che hanno la propria fede e sono disposti a qualunque sacrificio. Intendo parlare dell’amnistia. So già che lei mi dirà che si tratta di una mossa politica indispensabile e strategica. I lavoratori, anche se ignoranti, sono in grado di capire certe necessità date le condizioni in cui ci troviamo, gli alleati ecc. Ma i lavoratori capiscono anche che c’è un limite a tutto, specie se hanno sofferto. I migliori compagni pensano che lei ha passato ogni limite e non conosce i fascisti se pensa che questi si ammansiranno di fronte al generoso gesto dell’amnistia generale. Perché di questo si tratta non si è ridotta la pena di cinque o dieci anni. No signori.
Si sono mandati addirittura a casa uomini che avevano meritato l’ergastolo o trent’anni di galera, che sono fra i maggiori responsabili della rovina del popolo.
Si è dato ragione in questo modo alle canaglie fasciste che si atteggiavano a martiri e che chiamano delinquenti i valorosi partigiani che hanno combattuto contro tedeschi e fascisti.
Io che le parlo sono il padre di Sergio Bassi. A 19 anni si è battuto come un leone in difesa della libertà e ha compiuto circa venti azioni pericolose. Anche lui è morto abbattuto alla mitraglia insieme ad altri cinque giovani generosi come lui all’idroscalo di Milano.
Ma il compagno Togliatti queste cose riesce a comprenderle? Mio figlio non può avere pace se io tengo ancora la tessera del Partito per il quale egli è morto, di quel Partito che trascura i migliori che favorisce i profittatori, di quel partito che non rispetta più nemmeno i suoi morti perché manda in libertà i loro assassini. Lei mi dirà che è stato obbligato a questo da altri componenti del governo, ma piuttosto che commettere una cosa simile era molto meglio dimettersi.
Distinti saluti.
Bassi Roberto
Via Carlo Imbonati 9, Milano. Buona giornata Comunisti Resistenti 

 

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gennaio 13, 2015

Finalmente se ne va!

aprile 24, 2013

Gente senza vergogna. Nuova resistenza.

Tra poche ore è il 25 aprile, vogliamo ricordarlo pubblicando le ultime parole che Mirka Paola Garelli, 28 anni, partigiana, scrisse alla sua bambina prima di essere fucilata da un plotone fascista, eccole:

“Mimma cara, la tua mamma se ne va pensandoti e amandoti, mia creatura adorata, sii buona, studia ed ubbidisci sempre gli zii che t’allevano, amali come fossi io. Io sono tranquilla. Tu devi dire a tutti i nostri cari parenti, nonna e gli altri, che mi perdonino il dolore che do loro. Non devi piangere né vergognarti per me. Quando sarai grande capirai meglio. Ti chiedo una cosa sola: studia, io ti proteggerò dal cielo. Abbraccio con il pensiero te e tutti, ricordandoti. La tua infelice mamma”.

aprile 24, 2013

25 aprile. Festa della liberazione.

aprile 25, 2012

le quattro giornate di Napoli – l’inizio della resistenza.

Napoli è stata una delle prime città in Europa a ribellarsi dall’occupazione nazifascista spontaneamente. Ditelo a maroni e ai suoi sodali.

aprile 25, 2012

Buon 25 aprile.