
Anziani fissati. Una categoria che non è prevista né dai politici né dai pubblicitari. Per i primi siamo autosufficienti: e quindi privileg…
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Di Franco Bartolomei – coordinatore nazionale di Risorgimento socialista
LA UE e’ una superstruttura finanziaria , monetaria , e normativa , finalizzata ad imporre in modo vincolante ed autocratico a tutti gli stati che la compongono un ordinamento sociale rigorosamente liberista e totalmente funzionale ai processi di globalizzazione finanziaria .
,attraverso la soppressione della loro sovranita’ costituzionale .
Lo strumento principale di garanzia e di tenuta di questo processo di omologazione sociale e’ l’EURO ,come moneta comune agli stati trai…
di Franco Bartolomei
NOI CONSIDERIAMO LA UE UNA GABBIA CHE PORTA ALLA FINE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA ,ALLA DISTRUZIONE DEL NOSTRO TESSUTO ECONOMICO , ED AL COLLASSO DELLA NOSTRA SOCIETA’ CIVILE .
LA RITENIAMO ASSOLUTAMENTE IRRIFORMABILE
RITENIAMO che La rottura unilaterale da parte del nostro paese del sistema Euro /Maastricht, sia la condizione base per la rinascita della nostra economia ,e per la ricostruzione della nostra Democrazia , a partire dalla affermazione una nuova CENTRALITA’ DEL LAVORO…
By Lucia Gallo (per ith24)
Chi di spada ferisce di spada perisce. La girata di spalle dei burocrati europeisti in un momento difficile come l’emergenza coronavirus, non è piaciuto affatto agli italiani che in maniera esponenziale hanno risposto con un arrivederci.
Secondo un sondaggio realizzato da Tecnè Poll, il 49% degli italiani, uno su due, sarebbe pronto ad uscire dall’UE. Ed il numero tende a salire.
Infatti se su considera l’ultima proiezione del 2018 i favorevoli ad uscire dall’unione Europea erano il 29%, rispetto al 49% di oggi.
di Gaetano Petrelli
Forse non tutti sanno che “Schuld”, in tedesco, significa non solo “debito” ma anche “colpa”. La concezione luterana (o calvinista) del mondo è meritocratica, e per comprenderla davvero bisogna leggere, tra gli altri, il grande Max Weber, “L’etica protestante e lo spirito del capitalismo”.
La reazione della UE alla grande crisi dei debiti pubblici, a partire dal 2010, si spiega in buona parte con l’esigenza, etica prima ancora che politica ed economica, fortemente sentita dalle nazioni nordeuropee, di non incoraggiare l’azzardo morale foraggiando gli Stati spendaccioni del sud Europa. Poi, certo, c’era anche l’esigenza di tutelare i creditori esposti sui debiti sovrani, tra i quali anche le banche tedesche e francesi. Ma pecca di semplicismo, ai limiti del grottesco, chi considera solo quest’ultima come causa della c.d. austerità imposta a partire dal 2010, come condizione alla quale la Grecia, l’Italia, la Spagna e altri hanno potuto accedere a meccanismi quali le Omt, o il quantitative easing della Bce, salvandosi da un sicuro default. Proprio perché, ripeto, l’elettore tedesco, olandese o finlandese non avrebbe mai accettato di dare aiuti senza condizionalità, incentivando l’azzardo morale. La cifra per la comprensione della realtà è la complessità, non l’ottuso semplicismo dei sovranisti, siano essi europei meridionali o settentrionali. Ed è proprio il complesso scenario suddescritto (ossia, la storia economico-politica dell’Europa nell’ultimo decennio) che viene descritto in questi giorni da Conte e Macron come crisi “asimmetrica”.
Orbene, la tragedia che sta piegando tutto il mondo in queste settimane è qualcosa di totalmente diverso. Nessun azzardo morale, nessuna colpa, nessuna asimmetria. Ci sono persone, popoli, che stanno soffrendo l’indicibile a causa di una terribile pandemìa, e se non si comprende questo, se non sorge ora uno spirito di fratellanza tra popoli che stanno soffrendo insieme, quegli stessi popoli che si sono date istituzioni comuni per evitare guerre fratricide dopo il disastro della seconda guerra mondiale, allora – e lo dice un europeista convinto – non c’è davvero futuro per questa Europa. Perciò bene ha fatto Conte, nella conferenza stampa di ieri sera, come all’Eurogruppo dell’altro ieri, ad essere duro e determinato nei confronti dei partners europei. La storia sta bussando violentemente alla porta, e non si può far finta di niente rifugiandosi, ottusamente, negli schemi e nelle soluzioni pensati per gestire problemi totalmente diversi. La soluzione – per alleviare la drammatica situazione vissuta soprattutto, sul versante economico, dai popoli del sud Europa – c’è ed è semplice: si scorpori il debito contratto per far fronte alla crisi da coronavirus, tutto il debito che serve senza limiti, e si emettano i c.d. coronabond, che godranno di un buon rating e saranno in tal modo meno onerosi, e potranno essere acquistati in buona parte dalla Bce, e per il resto dagli investitori. Certo, si possono studiare altre soluzioni tecniche, ma se vogliamo parlare di Europa al singolare l’epidemia non deve generare debito aggiuntivo per le disastrate finanze pubbliche dei singoli Stati, perché esso non è dovuto a loro colpa, la crisi non è responsabilità di nessuno.
Se così non sarà, prepariamoci a un disastro europeo di proporzioni immani. I popoli italiano, spagnolo, portoghese, greco, non accetteranno di essere ridotti alla fame per l’intransigenza dei popoli del nord (e parlo di popoli, non di governi, perché oggi il conflitto è, purtroppo, in primis tra le diverse opinioni pubbliche, la “pancia” dei diversi paesi). Perché appare chiaro che gli strumenti della Bce, che pure sta agendo bene, non saranno sufficienti, se gli Stati del sud Europa vedranno esplodere i propri debiti pubblici.
Le élites dei paesi nordici devono fare una scelta, e devono farla oggi, altrimenti non potremo mai più parlare di “etica protestante”, ma solo dell’ottuso rigido fanatismo di quanti avranno egoisticamente – e assai poco cristianamente – sepolto insieme a milioni di cadaveri il sogno europeo, per sempre.
(fonte keynes blog)
di Giovanni Dosi, Marco Leonardi, Tommaso Nannicini e Andrea Roventini
Caro direttore,
questa lettera aperta è sottoscritta da economisti di tendenze politiche molto diverse, accomunati però dalla preoccupazione riguardante le politiche macroeconomiche in Italia e i nostri rapporti con l’Unione Europea, la discussione dei quali sembra polarizzata tra chi invoca l’inevitabilità dell’obbedienza a regole di rigore che paiono di provenienza divina e chi sconsideratamente invoca l’uscita dall’euro come soluzione di ogni male.
Claudio Conti – Due notizie in un solo giorno sono già una “grossa novità”, in quel mondo felpato che sono i vertici dell’Unione Europea. Se poi si tratta di decisioni che vanno a incidere sui meccanismi di funzionamento dell’Unione stessa, è necessario vederli da vicino e soppesarne l’importanza.
La prima, e più mediatizzata, riguarda la sentenza attesa… Altro…
Tribuno del Popolo – Secondo quando riportato dalla stampa economica di mezza Europa, il prossimo 22 gennaio la BCE dovrebbe annunciare il varo del quantitative easing, un programma di acquisto di titoli di stato (ma non solo) volto a rilanciare le malandate economie del vecchio continente.
Tale misura monetaria, non convenzionale rispetto alle politiche perseguite solitamente … Altro…