L’esercizio fisico potrebbe avere l’effetto di ridurre il rischio di sviluppare un tumore del fegato chiamato carcinoma epatocellulare. Lo ha dimostrato uno studio, per ora solo sui topi, presentato all’International Liver Congress. Nello studio due gruppi di cavie predisposte al tumore al fegato sono stati sottoposti uno a una dieta controllata e l’altro a una ricca di grassi. A loro volta i gruppi erano divisi al loro interno, con una parte dei topi che faceva esercizio cinque volte a settimana e l’altra mantenuta sedentaria. Dopo 32 settimane il numero di topi con il tumore tra quelli con la dieta controllata era inferiore del 30%, e la stessa differenza si e’ vista anche tra i gruppi sedentari e quelli attivi. “Sappiamo che gli stili di vita poco salutari di oggi aumentano il rischio di tumori del fegato – spiega Jean-Francois Dufour dell’European Association for the study of liver – ma non era mai stato dimostrato prima che l’esercizio invece contribuisce a ridurli”.
Carcinoma epatocellulare: movimento fisico ne abbassa drasticamente l’incidenza.
Le cellule “assassine” che possono combattere il cancro.
03:04 am | Grazie a una nuova ricerca si sta studiando il modo di utilizzare le cellule natural killer (NK) per uccidere le cellule tumorali e stimolare il sistema immunitario per…
18 ottobre 2012 / Leggi tutto
Tumori al fegato: rischio triplicato se già casi presenti in parenti di primo grado.
Con un parente di primo grado che ha avuto un tumore del fegato, il rischio di sviluppare la stessa neoplasia aumenta di tre volte. E’ quanto emerge da una ricerca italiana pubblicata nel numero di maggio di Hepatology, una rivista scientifica dell’American Association for the Study of Liver Diseases. La ricerca, mostra, inoltre, un rischio di oltre 70 volte piu’ elevato per coloro che hanno familiari con tumore del fegato e hanno contratto, in forma cronica, l’infezione da virus dell’epatite B o C.
Lo studio e’ frutto di una collaborazione tra il Centro di Riferimento Oncologico (CRO) di Aviano (PN), l’Istituto Tumori ‘Fondazione Pascale’ di Napoli e l’Istituto di Ricerche Farmacologiche ‘Mario Negri’ di Milano. I risultati sono stati ricavati dall’analisi statistica di dati raccolti, retrospettivamente, tra 229 persone affette da carcinoma epatocellulare e 431 persone ricoverate negli stessi ospedali per malattie non neoplastiche.
”I nostri risultati confermano che gli individui con familiarita’ di tumore del fegato hanno un rischio di sviluppare carcinoma epatocellulare tre volte superiore rispetto a chi non ha familiarita’ – osserva Renato Talamini del CRO di Aviano – il monitoraggio degli individui con epatite e storia familiare puo’ aiutare nell’identificazione precoce dei carcinomi epatocellulari, e quindi ridurre la mortalita’ per tumore del fegato”.