Posts tagged ‘Epatiti’

Maggio 18, 2011

Epatite C: Egitto detiene il record di infezioni. L’Italia guida progetto cooperazioni.

L’Italia a capo della squadra Ue di esperti di al che farà scuola all’Egitto, Paese con il record mondiale di diffusione dell’.

Si chiama progetto e prevede una cooperazione internazionale che durerà due anni: i camici bianchi italiani ed europei garantiranno la formazione, esporteranno tecnologie e monitoreranno le performance dei colleghi egiziani. Si tratta della prima esperienza di questo genere promossa e finanziata dall’Unione europea in applicazione delle Direttiva sui varata nel 2010 (norma che esorta alla cooperazione internazionale per diffondere le competenze medico-scientifiche).
L’Italia sarà capofila del programma medico-scientifico e sanitario destinato al bacino del Mediterraneo, a partire appunto dall’Egitto, un Paese dove la prevalenza dell’ va dall’11 al 14% e rappresenta un problema sanitario e sociale molto sentito, dal momento che il 40% dei di è causato proprio da questo . “Studi condotti nei villaggi sul delta del Nilo – spiegano gli esperti durante un incontro oggi a Milano – dimostrano che addirittura circa la metà degli abitanti al di sopra dei 35 anni è entrata in contatto con il ”. Il progetto è stato presentato in apertura del congresso della Società italiana per la sicurezza e la qualità nei (Sisqt), in corso a Firenze fino a venerdì.

novembre 2, 2010

Epatite C: importanti le svolte del nuovo farmaco, inibitore della proteasi per via orale.

Importanti conferme arrivano per un nuovo farmaco in sperimentazione contro l’epatite C. I dati sono stati presentati dall’azienda Merck Sharp & Dohme in occasione dell’American Academy for the Study of Liver Diseases (AASLD) incontro annuale dell’American Association for the Study of Liver Diseases (AASLD) che si sta svolgendo in questi giorni a Boston, e sono relativi a due studi cardine di fase III per il primo inibitore orale della proteasi dell’epatite C.

Gli studi hanno mostrato come il farmaco, boceprevir, in combinazione con Peginterferone alfa-2b/Ribavirina, sia in grado di aumentare significativamente la risposta virologica sostenuta (SVR) rispetto all’attuale terapia standard e potenzialmente di ridurre la durata globale del trattamento rispetto al solo Peginterferone alfa-2b/Ribavirina. “L’annuncio dato oggi dai ricercatori MSD apre la strada ad una nuova era di possibilità di guarigione alle centinaia di migliaia di persone che, soltanto in Italia, sono potenzialmente candidate ad una cura”, ha commentato Antonio Craxì, Professore Ordinario di Medicina Interna e Gastroenterologia all’Università di Palermo. “Con una probabilità di eradicazione completa e definitiva del virus in tre pazienti su quattro, tra i mai trattati con genotipo 1, e addirittura di due su tre fra coloro che abbiano mostrato una precedente sensibilità solo parziale alla terapia con interferone e ribavirina – ha detto Craxi – quando boceprevir verrà registrato per l’uso clinico, il medico avrà a disposizione uno strumento terapeutico capace di ottenere una cura definitiva nella maggioranza dei pazienti trattati.” Si stima che nel nostro Paese circa il 3 % della popolazione sia venuto a contatto con il virus, e circa 1.000.000 siano i pazienti portatori cronici del virus. Le prevalenze tendono ad essere maggiori nel sud. Ogni anno si verificano circa 1000 nuovi casi di epatite da virus C. l’epatite C causa il maggior numero di decessi tra le malattie infettive trasmissibili ed è la prima causa di trapianto di fegato al mondo. MSD intende presentare una “New Drug Application”, cioè un’autorizzazione per un nuovo farmaco, per boceprevir alla FDA americana in via continuativa e prevede di completare le presentazioni normative negli Stati Uniti ed in Europa entro la fine del 2010.(ANSA)

novembre 1, 2010

Fegato in laboratorio: ottimo risultato per medicina rigenerativa.

Per ora e’ un fegato ‘bonsai’, piu’ piccolo di quelli adulti, ma e’ perfettamente funzionante, e la speranza e’ che ‘coltivandolo’ ancora, per poi impiantarlo nell’uomo, assuma le proporzioni e le funzionalita’ normali. Si tratta comunque del primo fegato creato in laboratorio, un passo avanti fondamentale nella storia dei trapianti. C’e’ riuscito l’Istituto di medicina rigenerativa del Wake Forest University Baptist Medical Center di Winston-Salem, nel North Carolina, che ha creato un fegato in miniatura con tutte le funzionalita’ del fegato umano, almeno in laboratorio. Ora la scommessa sara’ vedere se e come funzionera’ l’organo trapiantato in un modello animale. Il fine ultimo della ricerca, che sara’ presentata domenica al congresso annuale dell’Associazione americana per lo studio delle Malattie del Fegato a Boston, e’ quello di fornire una soluzione alla carenza di donatori di fegato disponibili per i pazienti che hanno bisogno di trapianti. Inoltre i ‘microfegati’ creati in laboratorio potrebbero anche venire usati per testare la sicurezza di nuovi farmaci.(liquidarea)

ottobre 13, 2010

Tumore fegato: molecola in grado di silenziare oncogene.

Un gene responsabile della sopravvivenza di alcune cellule tumorali del fegato alle terapie puo’ essere ‘spento’ con una molecola sintetica. Lo hanno scoperto i ricercatori della Ohio State University con uno studio pubblicato sul Journal of Biological Chemistry. L’oncogene silenziato nello studio si chiama ‘Stat3′, che produce una proteina che protegge le cellule tumorali. La molecola sviluppata dai ricercatori ha ancora il nome provvisorio di ‘Llll12′, e si e’ dimostrata attiva anche contro altri tipi di tumore, da quello del seno a quello del pancreas.

Se riuscissimo a farne un vero e proprio farmaco sarebbe economico da produrre e facile da prendere per i pazienti – hanno spiegato gli autori dello studio sulla molecola, che e’ stata progettata utilizzando supercomputer e metodi computazionali – abbiamo molta fiducia nelle possibilita’ di impiegarla contro il cancro”.

giugno 15, 2010

Nuova opportunità terapeutica per prevenire la reinfezione da virus dell’epatite B.

La ricerca medica ha messo a punto una nuova opportunità terapeutica per prevenire la reinfezione da virus dell’epatite B (HBV) in pazienti sottoposti a trapianto di fegato per insufficienza epatica provocata dal virus stesso.
Si tratta di una immunoglobulina autosomministrabile sottocute 1 volta a settimana, in modo indolore e assolutamente autonomo
Al contrario, i trattamenti finora disponibili implicavano il trasferimento in ospedale, come nel caso della somministrazione endovenosa (EV), o comunque l’assistenza domiciliare, come nel caso della somministrazione intramuscolo (IM).
Il trattamento con la nuova immunoglobulina comincia dopo il trapianto di fegato: una volta stabilizzati i livelli di anticorpi nel sangue e dopo essere stato addestrato, il paziente può continuare il trattamento in completa autonomia, con iniezioni sottocute 1 o 2 volte a settimana (per I pazienti sopra I 75 kg)..
Un costante monitoraggio, poi, consentirà di verificare che i livelli del principio attivo nel sangue restino sufficientemente alti.
Il paziente, infine, sarà  invitato a tenere un diario del trattamento e verrà istruito sulle misure da adottare in caso di eventi avversi gravi.
Il principio attivo del nuovo farmaco, l’immunoglobulina umana anti-epatite B, è un anticorpo purificato estratto dal sangue umano che viene sottoposto ad un’ulteriore fase di purificazione mediante la nano filtrazione a 20 nanometri, la quale permette l’eliminazione di  virus e agenti patogeni di piccoli dimensioni. Questa esclusiva tecnica per i prodotti per i trapianto di fegato della Biotest evidenzia l’interesse dell’azienda a migliorare costantemente gli standard di sicurezza e qualità.
Gli anticorpi sono proteine presenti naturalmente nel sangue che aiutano l’organismo a combattere le infezioni e altre aggressioni esterne. La nuova immunoglobulina previene la reinfezione da epatite B mantenendo sufficientemente alti i livelli delle immunoglobuline umane anti-epatite B nel sangue, in modo che queste possano legarsi al virus e distruggerlo.
Maggio 22, 2010

Epatocarcinoma: perche’ gli uomini sono piu’ esposti.

In un modello murino dell’epatocarcinoma indotto dall’epatite, la ricerca ha mostrato come il silenziamento dell’AR sia in grado di sopprimere il tumore

I dati epidemiologici del mondo occidentale mostrano che il tumore del fegato colpisce con maggiore prevalenza i soggetti maschi. Ora una ricerca svolta presso l’Università di Rochester sembra aver individuato la ragione di tale fenomeno, almeno in parte, nel recettore per gli androgeni, più attivo negli uomini, e nel suo legame con il virus dell’epatite. B.

Il cancro primario del fegato è il quinto tumore più comune nel genere maschile e spesso è dovuto all’infezione da epatite B. Altri studi hanno individuato quali fattori di rischio l’età, il fumo e l’abuso di alcol e sigarette, ma questi studi epidemiologici non hanno mai individuato il meccanismo cellulare all’a base dell’insorgenza della malattia e perché gli uomini vi siano più suscettibili.