Il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sollecita il governo a trovare soluzioni per evitare che aziende estere possano approfittarsi del Coronavirus e mettere in difficoltà le realtà industriali e finanziarie italiane. E così, secondo i rumors, il premier Giuseppe Conte ha deciso di tornare sulla questione della difesa delle aziende strategiche nazionali da possibili scalate ostili e nell’informativa alle Camere sul dl Cura Italia annuncia l’intervento nel prossimo provvedimento economico del governo, denominato decreto Aprile.
A corollario di ciò, scrive il Giornale, il Copasir ha invitato il presidente del Consiglio a individuare per essi indicazioni specifiche e ad assumerne in modo costante i flussi informativi utili al formarsi delle opzioni politiche sempre considerandone gli specifici compiti definiti per legge, ovvero attenendosi alle peculiarità distinte e non interpretabili tra agenzie di intelligence ed organi di analisi e coordinamento. In questo momento le aziende italiane che rischiano di più sono Eni, Enel, Assicurazioni Generali, Leonardo. Realtà che vanno tutelate con ogni mezzo dalla prospettiva che possano finire in borsa a prezzi di saldo ed essere acquistate da sciacalli esteri che si approfitterebbero.
Giuliano Augusto – Il Tesoro sta per mettere in vendita il suo 4,3% di azioni dell’Eni. In tal modo allo Stato, attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (che al 70% è controllata dal Tesoro) rimarrà un 25,76% del gruppo fondato da Enrico Mattei. La notizia, a Borse chiuse, è stata fatta filtrare dalle solite agenzie di stampa bene informate che hanno preparato g…Visualizza altro
Gianni Lannes – Mezzo secolo fa, ma secondo le coordinate geopolitiche è adesso. 27 ottobre 1962, ore 18 e 57 minuti, secondo più secondo meno. Sembra ieri, ma è oggi, e incombe l’attualità: gas, petrolio, terzo mondo, politica internazionale, indipendenza, sovranità nazionale, nuovo ordine mondiale.
ROMA (WSI) – Lo stato pronto a cedere ai privati le quote che detine nella Rai e in Eni? Sembrerebbe proprio di sì, stando almeno alle dichiarazioni del ministro dell’economia Fabrizio Saccomanni, intervistato da Fabio Fazio.
“Sono sotto esame tutte le varie ipotesi” e “stiamo guardando ogni possibile soluzione. L’obiettivo è dare una mano alla riduzione…Visualizza altro
STRASBURGO – Tutta sbagliata, tutta da rifare, un vero “fallimento” la politica energetica dell’Europa. Bisogna dire basta ai sussidi alle rinnovabili, che “costano oltre 30 miliardi di euro l’anno” ai cittadini europei e che “pesano per circa il 18% sulla bolletta energetica”. E poi va sbloccata la ricerca di gas di scisto, beninteso con le dovute cautele ambientali. E’ il messaggio che nove big dell’energia europea hanno consegnato alla Ue per bocca di Paolo Scaroni, ad Eni, e Gerard Mestrellet, Ceo di Gdf Suez. Nessuno degli obiettivi fissati con la strategia 20-20-20 è stato raggiunto, hanno sostanzialmente detto. Si voleva garantire tutta l’energia necessaria, ad un prezzo competitivo e con un impatto ambientale sostenibile invece “il costo del gas è il triplo che in America e quello dell’energia il doppio”, ha specificato Scaroni. Non solo: “la sicurezza dell’ approvigionamento è più a rischio di prima ed anche dal punto di vista ambientale i progressi sono stati pochi”. Quindi “diobbiamo ripulire la nostra bolletta energeticada aggravi impropri come i sussidi alle rinnovabili”. Poi, secondo Scaroni, l’Europa deve sbloccare la ricerca e lo sfruttamento del gas di scisto. E i rischi per l’ambiente denunciati dagli ecologisti? “Prima di dire ‘no’ – risponde Scaroni – si deve dire ‘sì a queste condizioni’. Ma partire di cendo ‘no’ senza sapere neèppure di cosa si tratta ci fa andare indietro invece che avanti”.
ROMA – Entrare in una stazione di servizio dell’Eni non per fare il pieno di benzina, ma per ricaricare l’auto elettrica. Sarà presto possibile in alcune zone d’Italia grazie all’accordo stretto dal gruppo petrolifero e dall’Enel, che piazzerà le colonnine per dare energia in una decina di punti vendita dell’Eni a partire dall’anno prossimo.
La lettera d’intenti è stata firmata oggi dai due ad, Paolo Scaroni e Fulvio Conti, e prevede una collaborazione ad ampio raggio: strategica, tecnologica, logistica e commerciale. L’obiettivo del programma, per il momento sperimentale, è di identificare, in un periodo di circa sei mesi, la soluzione migliore per le attività di ricarica dei veicoli elettrici e definirne, entro il 2013, la sperimentazione in alcune aree geografiche, che potrebbero essere in Veneto ed Emilia Romagna.
Un corrispondente che stimo mi ha (gentilmente) sfidato a dire chiaramente quello che penso dovrebbe fare Cipro – lasciando da parte tutte le domande relative realismo politico. E ha ragione: mentre io penso che sia OK passare la maggior parte del mio tempo su questo blog entro i limiti del politicamente possibile, e basandosi su una combinazione di ragionamenti e ironia per spingere quei limiti nel corso del tempo, una volta ogni tanto dovrei solo affermare categoricamente che cosa avrei fatto se ne avessi la possibilità.
Sul petrolio in Basilicata, in particolare di Eni, si è occupata la trasmissione Report domenica sera: inchieste, reportage giornalistici (sulla falsariga di un articolo pubblicato qualche settimana fa sul Guardian), interviste e “sviste”; l’inchiesta della trasmissione si è fermata ad un punto, fondamentale: a Corleto Perticara (Mt).
Corleto Perticara è un piccolo comune (2712 abitanti) in provincia di Matera, divenuto agli inizi degli anni ‘90 un’enorme discarica per fanghi petroliferi industriali: qui infatti si trovano 2000m³ di veleni provenienti dal giacimento Tempa Rossa 2 di proprietà della compagnia petrolifera Total,
un micidiale cocktail di idrocarburi e metalli pesanti, che vengono stoccati in un campo ubicato in contrada Serra d’Eboli
denuncia da tempo il segretario dei Radicali LucaniMaurizio Bolognetti.
Angelo Bonelli presidente della Federazione dei Verdi è a Rio per la Conferenza che si chiude tra poche ore. Dal suo blog evidenzia quanto questa plenaria sia usata come strumento per fare business e per questo ha rivelato il suo fallimento:
Non si spiega altrimenti l’invadente presenza delle multinazionali del petrolio, in cerca di green washing come Eni o della vendita di armi come Finmeccanica oppure di H-Stern che commercia in diamanti.
La presenza di Eni a Rio+20 è effettivamente un tantino stonata? lo vogliamo dire? Ma evidentemente è stonata per noi e non per il presidente del Brasile Dilma Rousseff che necessità di contatti potenti per sostenere la crescita economica del suo paese. Ma Bonelli scrive:
Quello dell’Eni alla Conferenza di Rio+20 è un green washing vergognoso. Mentre in Brasile l’Eni promuove iniziative sulla sostenibilità ambientale e dedica un numero speciale della sua rivista ‘Oil’ (solo il nome è già un programma) alla conferenza dell’Onu in Italia fa pressione per ridurre il limite di sicurezza per le trivellazioni sotto le 12 miglia e vorrebbe riempire i mari di trivelle. Quella dell’Eni è un comportamento ipocrita e che serve solo per una ipocrita campagna di comunicazione.