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giugno 19, 2022

Quando verrà tempo di partire.

di  Beppe Sarno

Bertold Brecht, in questa poesia  dal titolo “La guerra che verrà”, ci ammonisce sul significato della guerra.

La guerra che verrà

non è la prima.

 Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.

Fra i vinti la povera gente
faceva la fame. Fra i vincitori
faceva la fame la povera gente egualmente.

Il mio amico Stefano è stato definito “pacifista Putiniano”, definizione che non significa nulla dato che i due termini mal si conciliano. Mia moglie molto più simpaticamente lo ha definito “cazzone americano”, che  nel suo immaginario significa sognatore, utopista.

Per Marx l’ideologia socialista è “scientifica” e la sua coscienza trasforma la classe operaia da fatto puramente economico-sociale a fatto politico; l’ideologia, però, intesa come un sistema di idee  è “falsa coscienza” della realtà nella misura in cui chi la elabora e chi la usa non tengono conto che la sua stessa elaborazione è stata condizionata dalle strutture. In questo senso ha ragione Ferdinando Pastore quando definisce i tre leader andati in pellegrinaggio da Zelesky “Quei bravi ragazzi che consegnano la guerra.” In questo senso l’ideologia diventa alienazione: “le idee dominanti in una data epoca sono quelle della classe dominante”.

L’ideologia potrebbe essere definita un insieme di valori “mitici” che si presenta come spiegazione del tutto e che si afferma nonostante le smentite della pratica quotidiana e come tale una risposta scientifica degenerata. Non siamo d’accordo con questa definizione di ideologia nella misura in cui non ci sentiamo ammalati di ideologismo nel senso che non ci estraniamo dai problemi concreti attraverso un richiamo formale a formule legate ai sacri principi del socialismo.

L’ideologia socialista ha costituito storicamente il superamento dell’utopia socialista. Kautsky,  in Italia Costa, Turati e tanti altri ne sono la testimonianza. L’utopia ha segnato un tappa importante nella storia del pensiero socialista e non solo  e parte da lontano: essa nasce dal Rinascimento con Moro, Campanella, Bacone. Essa porta naturalmente una profonda carica rivoluzionaria e di protesta, possiede l’illuminante capacità di contrapporre la razionalità delle idee all’irrazionalità dei fatti. L’utopia è evasione dalla realtà perché pretende di insegnare ai fatti come avrebbero dovuto accadere senza curarsi di sapere perché sono come sono.

L’utopia è arrogante!

L’utopia come insieme di idee guida non sa adattarsi al proprio tempo sia come modello puro razionale sia come fine ultimo senza alcuna verifica pratica. Quando l’utopia invece si adatta al proprio tempo e si propone come un insieme di idee guida in vista di un tempo futuro allora l’utopia diventa ideologia. L’utopia non si consuma con l’offesa del tempo, la carica di speranza che essa porta rimane intatta nel tempo. L’ideologia invece si spegne. Ci rendiamo quindi conto perché le ideologie della forze politiche presenti in Italia sono entrate in crisi perché, in questa fase di rapide trasformazioni   della realtà nessuna di esse sa spiegare tutta la realtà. Il pragmatismo uccide ogni ideologia.

Il Marxismo, di fronte a queste situazioni storiche contingenti può essere, viceversa, ancora la somma di quelle idee guida che esprime principi etici e politici ancora validi: “lotta dei lavoratori collegati internazionalmente contro il regime capitalistico; superamento di ogni divisione di classe, che non potrebbe essere completo e senza residui se l’iniziativa non fosse assunta dalla classe lavoratrice appunto perché è la classe sfruttata per eccellenza, la classe che, sentendo in sé, per la riduzione dell’uomo  a salariato, cioè a merce-lavoro, la negazione della sua umanità, aspira al grande atto storico di liberazione del mondo; di qui l’esigenza della conquista dei poteri pubblici come mezzo di abolizione della proprietà capitalistica e di riorganizzazione della produzione sociale, non più in vista del profitto privato, ma dei bisogni sociali. Sono caduchi questi principi? A noi non pare affatto!”

Certo il Marxismo va concepito come momento di ricerca, come un patrimonio problematico da analizzare  e da dibattere. L’internazionalismo non è più quello della seconda internazionale, il capitalismo è mutato è diventato sempre più aggressivo, si è globalizzato. La classe operaia come può essere oggi definita ed identificata?  E’ chiaro, però, che l’apporto del marxismo  e della cultura conseguente e successiva diventa fondamentale per capire i fenomeni del nostro tempo.  La necessità dell’ideologia nasce quindi dalla costatazione che in una società fortemente ideologizzata dal sistema capitalistico internazionale questa non può essere scalzata con la semplice politica delle cose e delle iniziative virtuose. Dire che è necessario un dibattito fortemente ideologico significa ribadire il principio che “la classe proletaria diventando arma materiale della filosofia, che è la sua arma spirituale, da all’ideale etico una concretezza storica e lo fa passare dall’utopia sul terreno dell’azione realizzatrice”. (Rodolfo Mondolfo in Critica Sociale 1924, nr 1). Assistiamo oggi inermi ad una deideologizzazione per indurre la gente a non pensare, a non discutere di politica: “qui non si parla di politica “e frasi del tipo “ ma i socialisti esistono ancora?”  “ Draghi ci salverà!” . L’unico scopo di queste frasi ad effetto è quello conservatore di non mutare lo status quo.

Il socialismo mira all’abolizione della miseria e a creare uomini liberi e uguali rendendo al lavoro quella dignità scritta nella nostra Costituzione. L’ideologia liberista tende invece a espellere queste ambizioni cancellando dalla storia il socialismo definendolo un’utopia irrealizzabile e dannosa per la società.

Un precisa ideologia socialista viceversa ci avverte che, malgrado la pubblicità sui giornali mass media, televisioni e altri strumenti di manipolazione di massa ci faccia vedere il mondo come il miglior mondo possibile, il nostro destino di uomini è in mano altrui. Combattiamo guerre che non vorremmo combattere, ignoriamo guerre che fanno milioni di morti. Senza idee non si cambia la storia, non si interpreta e non si modifica la realtà. Giochiamo a scacchi con la morte e non  sappiamo che alla fine perderemo la partita.

E’ vero l’ideologia senza la politica dele cose è un esercizio teorico, ma la politica delle cose senza ideologia è cieca e si lascia prendere per mano; i valori non calati nella realtà quotidiana diventano esercizi di retorica, ma il pragmatismo senza ideali diventa mero opportunismo.

Per mutare la realtà  per vedere “il sol dell’avvenire” occorre una lettura dialettica del reale filtrato dall’utopia diventata ideologia perché se non abbiamo nostre idee ci accadrà ciò che Bertold Brecht (per chiudere come abbiamo aperto), ha previsto

“molti non sapranno

Che il loro nemico

Cammina alla loro testa,

che la voce che li comanda

è la voce del nemico

e colui che parla del nemico egli stesso è il nemico.

gennaio 28, 2012

IL CANDIDATO SOCIALISTA HOLLANDE STERZA A SINISTRA.

Piu’ tasse ai ricchi, 20 miliardi di euro di investimenti pubblicientro il 2017, 60mila nuovi insegnanti e 150mila posti di lavoro per i giovani: sono questi gli impegni al centro del programma di Francois Hollande, 60 punti che il candidato socialista all’Eliseo ha illustrato in una conferenza stampa. “Il nostro Paese ha bisogno di cambiamento”, ha dichiarato Hollande che ha promesso una sterzata a “gauche” dopo il quinquennio di Nicolas Sarkozy. Nelle 41 pagine programmatiche per il voto del 21 aprile e il ballottaggio del 6 maggio c’e’ anche il rifiuto del nuovo Trattato europeo per un’unione di bilancio con regole piu’ stringenti promosso da Sarkozy e dal cancelliere tedesco Angela Merkel.

Nel mirino della riforma fiscale immaginata dall’ex segretario del Psf ci sono soprattutto le banche e i gruppi finanziari, con un aggravio del 15% delle imposte sui redditi da capital gain che mira a separare le attivita’ in favore degli investimenti e dell’occupazione da quelle speculative. Una inversione di tendenza insomma sul terreno fiscale, rispetto all’operato di Sarkozy, accusato di aver favorito le classi abbienti, che si tradurra’ anche in un aumento della tassazione sul reddito, con un balzo dal 41% attuale al 45% per chi guadagna piu’ di 150mila euro all’anno. Verrebbero inoltre eliminati sgravi fiscali per 29 miliardi di euro.

Hollande ha intenzione di creare una banca pubblica di investimenti, un dispositivo di risparmio defiscalizzato per il finanziamento delle piccole e medie imprese e vuole anche aumentare i fondi destinati all’edilizia sociale. L’obiettivo e’ la costruzione, durante i cinque anni di mandato presidenziale, di 2,5 milioni di alloggi. Il candodato socialista punta punta a una crescita, per quest’anno, dello 0,5%, e ad azzerare il deficit per il 2017, al termine del mandato.

Quando la sinistra fa il suo mestiere.

gennaio 28, 2012

Quaando i socialisti fanno sul serio.

Quarantanove miliardi. Sono queste le risorse (all’anno, a regime) che il candidato socialista François Hollande, qualora fosse eletto alla presidenza della Repubblica, dovrà trovare per far fronte da un lato agli impegni di risanamento dei conti pubblici (29 miliardi) e dall’altro al finanziamento (20 miliardi) delle 60 misure presentate ieri alla Maison des métallurgiste, luogo simbolo della sinistra parigina.

Un progetto, quello di Hollande, che si basa su una previsione di crescita dello 0,5% quest’anno (anche se le varie stime parlano di un aumento inferiore, tra lo 0,2% e lo 0,3%), dell’1,7% nel 2013 e del 2% a partire dal 2014. Che ha l’obiettivo di portare nel 2017 il deficit a zero (4,5% quest’anno, 3% il prossimo) e il debito all’80,2% (88,7% quest’anno e 88,6% il prossimo). E che immagina, sempre nel 2017, una spesa pubblica sul Pil al 53,9% (oggi al 56,5%) e una pressione fiscale al 46,9% (oggi è al 44,8%) rispetto al 46% previsto dalla destra.

A pagare saranno sostanzialmente tre categorie, che Hollande ha individuato con chiarezza: i ricchi, le banche, le grandi imprese. Attraverso una drastica revisione del sistema di detrazioni e agevolazioni fiscali (che avranno un tetto massimo di 10mila euro all’anno), la creazione di un’aliquota supplementare del 45% per i redditi superiori ai 150mila euro (attualmente la più alta è del 41% per i redditi oltre i 70mila euro) e una riforma fiscale che prevederà un aumento del 15% dell’imposizione sugli utili delle banche e tre aliquote per l’imposta sulle società (oggi mediamente del 33%): del 15% per le piccole imprese, del 30% per le medie e del 35% per le grandi (quando uno dei grossi problemi dell’economia francese è proprio la difficoltà delle piccole aziende a crescere).