Demenza: il test dei personaggi famosi per conoscere l’effettiva incidenza che abbiamo
Anestesia totale: negli anziani aumenta rischio demenza.
L’esposizione all’anestesia generale (o totale) aumenta il rischio di demenza negli anziani del trentacinque per cento, secondo una nuova ricerca presentata all’Euroanaesthesia, il congresso annuale della Societa’ Europea di Anestesiologia (ESA).
La ricerca e’ stata condotta da Francois Sztark dell’Universita’ di Bordeaux ed ha dimostrato che la disfunzione cognitiva postoperatoria e’ associabile allo sviluppo di demenza nel tempo. Una correlazione dovuta ad un meccanismo patologico comune attraverso il peptide beta amiloide. “I nostri risultati – ha spiegato Sztark – hanno rilevato un aumento del rischio di insorgenza di demenza diversi anni dopo l’anestesia generale nei pazienti anziani (eta’ media settantacinque anni). Di qui emerge la necessita’ di riconoscere in tempo il pericolo di disfunzione cognitiva postoperatoria per una migliore gestione perioperatoria dei pazienti over 65″.
I farmaci per la pressione alta riducono il rischio Alzheimer
Una buona notizia, i farmaci per la pressione alta riducono il rischio Alzheimer. Un dato confortante visto che l’ipertensione, potrebbe provocare infarto o ictus, ma è ritenuta anche una possibile causa di gravi poblemi al cervello, fra questi la perdita di memoria, la difficoltà di concentrazione e, in generale, un deficit cognitivo, come demenza o Alzheimer.Continua a leggere
Alzheimer: sperimentazione nuova terapia su esemplari murini.
05:58 pm | Il morbo di Alzheimer e’ una delle piu’ comuni cause di demenza. L’accumulo di specifiche proteine anormali, incluso il beta-amiloide, nel cervello dei pazienti gioca un ruolo centrale…
27 novembre 2012 / Leggi tutto
Alzheimer: spegnere un enzima riduce il rischio e allevia sintomi.
01:46 pm | Lo studio per ora è stato condotto solo sui topi, ma i ricercatori sono speranzosi: è stato infatti scoperto un nuovo interruttore molecolare in grado di migliorare, se…
3 novembre 2012 / Leggi tutto »
Alzheimer: scoperto un legame con i grassi nel sangue.
01:49 am | Nuovi passi avanti nella comprensione dell’Alzheimer, la malattia neurodegenerativa che colpisce circa 36 milioni di persone in tutto il mondo: secondo uno studio pubblicato su Neurology da un…
21 luglio 2012 / Leggi tutto »
Demenza: la teoria dei Prioni alle sue origini biologiche.
Stanley Prusiner, che nel 1997 vinse il Nobel per la medicina grazie alla scoperta dei prioni, propone una nuova spiegazione sull’origine di Alzheimer, Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica e altre malattie degenerative del sistema nervoso. I diversi gruppi di aggregati proteici che si evidenziano nel sistema nervoso dei soggetti colpiti da queste patologie sarebbero da imputare tutti ai prioni, le proteine ripiegate in modo anomalo già note per causare la malattia di Kreutzfeld-Jakob e il morbo della mucca pazza .
Le prove accumulate negli ultimi anni sono sufficienti per ipotizzare un ruolo unificante dei prioni nelle malattie degenerative del sistema nervoso: lo afferma sulle pagine di “Science” Stanley Prusiner, dell’Istituto per le malattie degenerative e del Dipartimento di neurologia dell’Università della California, che nel 1997 fu insignito del premio Nobel per la medicina appunto per la sua scoperta dei prioni.
Secondo Prusiner, molte malattie degenerative, tra cui Alzheimer, Parkinson, la SLA e la malattia di Kreutzfeld-Jakob, hanno in comune due caratteristiche importanti: la prima è che nell’ottanta per cento dei casi si presentano in modo sporadico (ossia non legato a familiarità); la seconda è che le rispettive forme ereditarie mostrano un’insorgenza tardiva, benché le proteine mutate che le caratterizzano siano espresse già nella fase embrionale, il che fa ipotizzare che esista qualche tipo di evento che le rende patogene con l’avanzare dell’età.
Demenza: diversi tipi, diverse tracce nel liquido cerebrospinale per individuare quale tipo.
Riuscire a differenziare tra varie forme di demenza e’ cruciale per la messa a punto di strategie terapeutiche adeguate.
Alcuni ricercatori della Sahlgrenska Academy dell’Universita’ di Goteborg hanno scoperto che questo tipo di malattie lasciano numerose ‘impronte digitali’ nel liquido cerebrospinale, aprendo la strada a diagnosi piu’ affidabili. Le due forme piu’ comuni di demenza sono la malattia di Alzheimer e la demenza vascolare.
Stress: aumenta i livelli dei cortisteroidi che danneggiano i tessuti cerebrali
Provocano l’aumento dei livelli dei corticosteoridi, gli ormoni coinvolti nelle risposte allo stress, che a loro volta risultano tossici per i tessuti cerebrali se permangono a livelli elevati per lunghi periodi: per questo situazioni prolungate di stress possono ”restringere” il cervello e aumentare il rischio di sviluppare la demenza.
E’ quanto affermano gli studiosi dell’Albert Einstein College of Medicine di New York guidati da Byram Karasu. La ricerca prese il via quando, dopo l’attacco alle Torri Gemelle di New York del 2001, i medici rilevarono nei dirigenti di Wall Street affetti da sindrome da stress post traumatico una diminuzione nella dimensione dell’ippocampo, l’area cerebrale coinvolta nella formazione dei ricordi.