Creato un modello virtuale del cervello che sogna a occhi aperti esattamente come gli esseri umani. Il modello si basa sulle dinamiche delle cellule cerebrali e le numerose connessioni tra loro. Il progetto e’ di un team di ricercatori della Washington University e ha come obiettivo quello di aiutare la scienza a comprendere meglio quali aree del cervello lavorano insieme quando una persone fantastica o e’ mentalmente inattiva, cioe’ a riposo. I risultati potrebbero un giorno permettere ai medici di effettuare diagnosi migliori e trattamenti piu’ efficaci per le lesioni cerebrali. Lo studio, apparso sul Journal of Neuroscience, permette di testare l’impatto di differenti patologie, come ha spiegato Maurizio Corbetta, tra gli autori, “possiamo imporre al nostro modello lesioni come quelle osservate dopo un ictus o in presenza di cancro al cervello, disabilitando gruppi di cellule virtuali per analizzare in che modo vengono alterate o danneggiate le funzioni cerebrali. Il modello ci permette anche di vagliare strategie alternative per riportare l’attivita’ del cervello alla normalita’”
Modello virtuale di cervello per studiare danni e relative terapie.
Alcol: dimostrato legame con insorgenza cancro.
A trent’anni di distanza dalla scoperta di un nesso fra consumo di alcol e alcune forme di cancro, gli scienziati riportano le prime prove che l’alcol potrebbe incrementare…
24 agosto 2012 / Leggi tutto »
Tumori, ridurre progressivamente l’utilizzo del bisturi.
Modulare l’intensita’, l’estensione e gli eventuali danni funzionali dei trattamenti terapeutici in base all’aggressivita’ della malattia ed alle condizioni del paziente: ”Il futuro della chirurgia sara’ dunque affidato alla progressiva riduzione dell’uso del bisturi a favore di fonti di energia sino all’estremo uso per via extracorporea”.
Lo ha detto Giario Conti, Presidente di AURO.it e Primario della Divisione di Urologia presso l’Ospedale Sant’Anna di Como ad Uroleague 2012, la tre giorni di lavoro organizzata dall’Associazione Urologi Italiani (AURO.it) nella cornice di Lido di Camaiore.
L’appuntamento vede al centro dell’incontro la chirurgia urologica con interventi trasmessi in collegamento dalle sale operatorie della U.O.C di Urologia dell’Ospedale Versilia, con l’obiettivo di esplorare le diverse possibilita’ terapeutiche che possono essere eseguite in sala operatoria nel trattamento dei principali tumori dell’apparato urinario (rene, surrene, uretere, vescica, prostata, testicoli) fornendo strumenti pratici e applicabili quotidianamente dai medici in sale operatorie, reparti e ambulatori.
Ictus: corrente di lieve entità diretta al cervello in grado di ripararne i danni.
Uno studio italiano mostra che con una lieve ‘corrente’ indolore diretta al cervello si possono riparare i danni post-ictus.
I ricercatori dell’IRCCS Santa Lucia e dell’universita’ di Tor Vergata di Roma, diretti da Marco Bozzali, hanno infatti testato con successo la stimolazione magnetica transcranica su 20 pazienti reduci da ictus. Secondo i risultati del lavoro pubblicati sulla rivista Neurology, la stimolazione, detta anche TMS, e’ in grado di riabilitare pazienti con un grave danno, molto comune dopo un ictus, la eminegligenza spaziale, ovvero la perdita di consapevolezza di una parte dello spazio che ci circonda che semplicemente diventa invisibile per il paziente. Se il soggetto e’ colpito da ictus in una parte dell’emisfero sinistro del cervello, perdera’ consapevolezza dello spazio alla sua destra e viceversa. Le tecniche di riabilitazione oggi in uso non producono grossi risultati.
Nuova tecnica per riconoscere gli ‘infarti silenti’
(AGI Salute) Washington, 22 apr. – Messa a punto una nuova tecnica di imaging che ha permesso di stimare la percentuale degli infarti del miocardio non riconosciuti. Sono infarti ‘silenti’ o Umi (dall’inglese ‘Unrecognized myocardial infarction’) che arrivano senza dare evidenti sintomi e per questo rappresentano un evento patologico molto insidioso. A realizzare la nuova tecnica e a fare una stima degli infarti ‘silenti e’ stato un gruppo di ricercatori della Duke University Medical Center in uno studio pubblicato sulla rivista Plos Medicine. Si e’ calcolato che negli Stati Uniti ci sono circa 200 mila soggetti che hanno avuto un infarto senza essersene accorti. In generale, il 35 per cento dei soggetti che soffrono di arteropatia coronarica hanno i ‘segni’ di un precedente infarto non diagnosticato. S Un infarto recente puo’ lasciare alcuni segni nel elettrocardiogramma (Ecg), ma se e’ trascorso un lasso di tempo piu’ ampio l’evento lascia un segno inequivocabile nella cosiddetta ‘onda Q’ del tracciato Ecg che segnala la presenza di un danno al tessuto cardiaco. “Il problema e’ che non tutti gli Umi – ha spiegato Han Kim, coordinatore dello studio – sono rintracciabili nell’onda Q: tale sottogruppo e’ percio’ denominato infarti del miocardio ‘non onda-Q’.
Allarme depressione: riguarda un italiano su quattro.
Una diagnosi precoce può significare la salvezza per molti depressi ed il primo che può accorgersi dell’insorgere della malattia è il medico di famiglia, in costante contatto con i cittadini. Proprio per questo la SIF, Società Italiana di Farmacologia, insieme alla SIP, Società Italiana di Psichiatria, e alla SIMG, Società Italiana di Medicina Generale, ha realizzato la prima ricerca in grado di fornire uno strumento diagnostico pratico a disposizione del medico di medicina generale. A partire dal mese di aprile 2007 e fino alla scorsa primavera, 160 ambulatori di medici di medicina generale hanno avuto a disposizione per la prima volta uno strumento pratico elaborato da tutti gli specialisti per comprendere la percezione della qualità di vita da parte di 1.600 pazienti a rischio depressione. Si tratta di un questionario relativo a umore, sintomi somatici e terapie, farmacologiche e non. Dalla capacità di movimento alla cura della persona, dalle attività abituali ai fastidi, dalla tristezza agli scoramenti ed alla visione del futuro, dall’analisi degli errori commessi nella vita al grado di soddisfazione raggiunta, dai sensi di colpa alle delusioni.
“Questo lavoro conferma che la diagnosi precoce permette di proteggere il cervello da danni morfologici irrimediabili, come la totale atrofizzazione dei neuroni, estremamente grave e difficilmente recuperabile” – afferma il professor Giovanni Biggio, Presidente della SINPF, Società Italiana di Neuropsicofarmacologia – “Purtroppo risulta molto difficile riconoscere i sintomi della malattia, i quali, molto spesso, non vengono collegati al mal di vivere”.(liquidarea)
Helicobacter pylori: provoca ulcere ma ha anche una proteina in grado di ‘riparare’.
È un batterio bifronte, quello che scatena l’ulcera, ma grazie a una ricerca italiana la sua presenza nello stomaco non è più soltanto una cattiva notizia. L’Helicobacter pylori produce infatti una proteina capace di riparare le lesioni, sia quelle sulle pareti dello stomaco sia quelle di cornea e pelle. La scoperta dell’Università di Napoli Federico II, è pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Immunology. «Questo effetto benefico – spiega perchè l’Helicobacter pylori convive con l’organismo umano da almeno 50.000 anni: era verosimile che facesse anche qualcosa di utile», ha detto il coordinatore dello studio, Gianni Marone. Si spiega anche perchè questo batterio continua ad essere così fedele all’uomo da colonizzare lo stomaco di metà della popolazione mondiale, trasmettendosi da persona a persona.
La proteina capace di curare l’ulcera prodotta dal batterio si chiama Hp2-20. «Sembra essere efficace non soltanto nel curare le ulcere dello stomaco, ma anche quelle di cornea e pelle – ha spiegato Marone. Grazie a queste sue proprietà – aggiunge – la proteina potrebbe diventare in futuro un farmaco biologico», e c’è già un brevetto da parte del Centro Interdisciplinare per le Scienze immunologiche di base e cliniche dell’università Federico II.
Parkinson: nuovi studi sulla proteina Parkin.
Una recente ricerca ha rivelato che i difetti dei geni associati al Parkinson sono la causa di circa il 10% dei casi di morbo di Parkinson, mentre altri studi hanno dimostrato che i mitocondri (che sono spesso descritti come gli impianti energetici delle cellule) danneggiati potrebbero essere un’altra causa. Un nuovo studio condotto da ricercatori in Germania collega questi due fenomeni, mostrando in modo efficace l’importanza di due geni associati al Parkinson nel mantenere la funzionalità mitocondriale. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Biological Chemistry.
“Le malattie come il Parkinson, dove almeno alcuni casi sono collegati chiaramente alla disfunzione di geni specifici, offrono una promettente opportunità di ricerca,” ha spiegato il biochimico, dott. Konstanze Winklhofer della Ludwig-Maximilians-Universität (LMU) di Monaco. “Quando capiremo la funzione di questi geni, potremo apprendere molte cose sulle cause della malattia, il suo decorso e le possibili nuove cure.”(liquidarea)
Vitamina B6 e metionina riducono rischi di cancro ai polmoni.
Livelli ematici di vitamina B6 e metionina costantemente elevati sembrano associati a una riduzione del rischio di sviluppare un cancro del polmone Una ampia analisi epidemiologica ha mostrato che elevati livelli ematici di vitamina B6 e metionina, un amminoacido essenziale, sono associati a una riduzione del rischio di sviluppare il cancro del polmone, anche per quanto riguarda ex fumatori e fumatori. A indicarlo è uno studio condotto da ricercatori dell’International Agency for Re search on Cancer, con sede a Lione, in Francia, coordinati da Paul Brennan, e pubblicato sulla rivista JAMA.(liquidarea)
Studi italiani sul ‘fegato grasso’ – Silibina per fermare la steatosi.
Completato l’arruolamento dei pazienti, a breve i risultati che confermino l’efficacia del Realsil nel contrastare la progressione di steatosi in steatoepatite e fibrosi.Copenhagen, 23 aprile 2009 – Le principali malattie del fegato per quattro giorni sotto osservazione dagli epatologi europei. Gli esperti riuniti al Congresso EASL (European Association for the Study of the Liver) si confrontano sulle più diffuse patologie che minacciano la salute di questo organo e le armi per rallentarne i danni. Tra i temi la steatosi epatica, o fegato grasso, che interessa oltre 20 milioni di italiani. Ne soffre il 20% dei bambini in soprappeso, il 25% della popolazione adulta normale, il 40-100% dei pazienti con diabete di tipo II, il 20-80% dei dislipidemici e il 30-70% dei pazienti affetti da epatite da HCV (virus dell’epatite C). Per arginare questa vera e propria emergenza è stata testata per la prima volta su 181 pazienti la silibina, veicolata in una nuova forma (fitosoma) al fine di favorirne la biodisponibilità. “L’arruolamento dei pazienti nello studio multicentrico, randomizzato in doppio cieco, di fase III è ormai concluso – spiega il direttore medico Carlo di Manzano -. Ora dobbiamo aspettare solo i risultati dell’analisi statistica, ma siamo molto fiduciosi. Lo studio ha valutato l’efficacia di Realsil (Ibi Lorenzini), costituito dall’associazione di silibina estratta dal cardo mariano, fosfolipidi e vitamina E, nel migliorare il danno epatico in pazienti con fegato grasso non alcolico in presenza o meno di infezione da HCV.” E continua: “la steatosi può essere solo il primo passo verso una steatoepatite, infiammazione che rende più sensibili le cellule epatiche, gli epatociti, alla morte cellulare programmata (apoptosi) e alla necrosi. Di conseguenza anche alla cirrosi (che colpisce il 3% della popolazione) che assieme al carcinoma epatico ogni anno miete circa 50.000 vittime”.