Una task force di camici bianchi multidisciplinare e altamente specializzata in forze all’Istituto europeo di oncologia, ‘armata’ di tutti i mezzi a disposizione per la diagnosi ultra-precoce e la cura dei tumori della pelle. Umberto Veronesi presenta oggi a Milano il Melanoma Cancer Center (Mcc) e rilancia il suo slogan: “Obiettivo mortalità zero” anche contro il carcinoma cutaneo più temuto, “primo amore” dello scienziato che proprio al melanoma applicò inizialmente la tecnica del linfonodo sentinella, grazie alla quale ha poi rivoluzionato la chirurgia del cancro al seno. “Il melanoma può essere completamente eradicato”, assicura l’oncologo. “All’inizio del secolo scorso nessuno guariva; 50-60 anni fa la guaribilità era del 10-15%, mentre oggi salviamo oltre l’80% dei malati. Possiamo e dobbiamo arrivare al 100%. Le nostre ambizioni sono ragionate, non è certo pura fantasia”, ma “questo traguardo – avverte Veronesi – richiede la mobilitazione della popolazione e soprattutto dei medici di famiglia”.
Tumori: Veronesi lancia il centro “obiettivo mortalità zero”, ossia guerra al melanoma
Tumori della pelle: mutazioni di un solo gene la causa del cancro.
Si erano già menzionate alcune ‘zone calde’ del genoma, come riportato qui.
Adesso ci sarebbero le varianti di un solo gene dietro la comparsa dei tumori della pelle e del glioma. A confermarlo sono 5 studi, pubblicati dalla rivista Nature Genetics online e condotti da consorzi internazionali di ricerca a cui ha partecipato anche un Irccs italiano, l’Istituto nazionale tumori di Milano. Studi che identificano varianti genetiche associate allo sviluppo di tumori cutanei e del glioma, attraverso l’analisi di quelle sequenze del Dna che variano da individuo ad individuo e che gli scienziati ritengono responsabili della suscettibilità individuale a manifestare determinate malattie.
L’analisi, condotta in parallelo in una popolazione di controllo sana, coinvolge alcune migliaia di persone, reclutate grazie alla creazione dei consorzi internazionali di ricerca. Tutti e 5 i lavori, spiega in una nota Marco Pierotti, direttore scientifico dell’Int, “identificano varianti del gene CDKN2A-CDKN2B o adiacenti a questo nella regione cromosomica 9p21, una regione evidentemente cruciale per lo sviluppo di queste neoplasie, che sarà oggetto di intense ricerche in futuro indirizzate sia al possibile uso dei marcatori identificati come marcatori di rischio, sia allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche”.
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