I telomeri possono effettivamente predire la lunghezza della vita, almeno in un habitat selvatico. La ricerca degli studiosi della University of East Anglia e’ stata pubblicata sulla rivista…
23 novembre 2012 / Leggi tutto
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Grazie a uno studio su cellule di lievito è stato possibile individuare tre enzimi essenziali per far sì che ovociti e spermatozoi abbiano esattamente 23 cromosomi ciascuno. Gli enzimi, denominati Mlh1, Mlh3 e Sgs1 agiscono in sinergia per regolare il crossing over, il processo di scambio che porta alla formazione di cromosomi ricombinanti, contenenti alcuni geni di origine materna e alcuni di origine paterna.
Com’è noto le cellule umane hanno un corredo di 46 cromosomi, 23 di origine materna e 23 di origine paterna. Se il numero non è corretto, la cellula viene di solito eliminata, e se questo non accade possono insorgere patologie più o meno gravi; nel caso della sindrome di Down, per esempio, c’è una copia in più del cromosoma 21.
Un gruppo di ricerca dell’università della California a Davis, guidato dal microbiologo Neil Hunter, ha ora scoperto uno strumento biologico essenziale per far sì che ovociti e spermatozoi abbiano esattamente 23 cromosomi ciascuno, aprendo la strada a una migliore comprensione e dei meccanismi della fertilità e delle malattie ereditarie dovute ad anomalie cromosomiche.
Sebbene per la maggior parte delle persone conoscere la durata della vita solleva interrogativi che sarebbe meglio lasciare senza risposta, per la scienza medica potrebbe invece avere implicazioni positive. Adesso i ricercatori dell’Università di Glasgow e dell’Università di Exeter nel Regno Unito potrebbero aver sviluppato un nuovo modo di scoprire quanto vivranno le persone, sulla base di un’analisi del DNA.
I risultati ottenuti dal team e pubblicati sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences degli Stati Uniti d’America mostrano che gli scienziati possono ottenere una buona indicazione della durata della vita usando la lunghezza di pezzi specializzati del DNA chiamati telomeri, all’inizio della vita. I telomeri si trovano alla fine dei cromosomi, che contengono il nostro codice genetico completo. Funzionano allo stesso modo dei cappucci di plastica alle estremità dei lacci delle scarpe, e cioè segnano la fine dei cromosomi e li proteggono da vari processi che altrimenti ne causerebbero il graduale logoramento. Se un telomero si consuma, le cellule possono cominciare a funzionare male.
Le misurazioni raccolte dai ricercatori del team li hanno aiutati a dedurre che la lunghezza del telomero nelle prime fasi della vita è strettamente correlata alla conseguente durata della vita.
Una ricerca sul diamante mandarino, un piccolo uccello canterino, ha trovato una correlazione significativa tra la lunghezza del ciclo di vita dell’individuo e la lunghezza delle parti terminali dei cromosomi.
Finora la correlazione era stata solo ipotizzata sulla base di dati sperimentali non conclusivi. Gli studiosi hanno esaminato la lunghezza dei telomeri di 99 esemplari in diversi momenti della vita, dal nido alla morte.
La lunghezza dei telomeri è un forte fattore predittivo della longevità: la correlazione statisticamente significativa è stata riscontrata nel diamante mandarino (Taeniopygia guttata), un piccolo uccello della famiglia degli Estrildidi, nell’ambito di uno studio condotto presso il College of Medical, Veterinary, and Life Sciences dell’Università di Glasgow e del Centre for Ecology and Conservation, College of Life and Environmental Sciences dell’ Università di Exeter, nel Regno Unito, e pubblicato ora sui“Proceedings of the National Academy of Sciences”.
I farmaci per la stimolazione ovarica, utilizzati nelle donne in eta’ avanzata che si sottopongono alla fertilizzazione in vitro, possono aumentare il rischio di avere un bimbo con la sindrome di Down.
Lo rivela un nuovo studio. I medici gia’ sapevano che il rischio di avere un bambino con problemi genetici aumenta con l’avanzare dell’eta’ della gestante, soprattutto dopo i 35 anni d’eta’. Ora un gruppo di ricercatori britannici, che ha esaminato 34 coppie, ha osservato che i farmaci per la stimolazione possono danneggiare il materiale genetico degli ovuli.
I ricercatori britannici, che hanno presentato il loro lavoro al congresso annuale della Societa’ Europea di Embriologia e Riproduzione Umana, non sono ancora in grado di quantificare l’ampiezza del rischio, ma sostengono che, oltre alla sindrome di Down, tali farmaci potrebbero favorire anche altre malattie genetiche.
Scienziati finanziati dall’UE hanno sviluppato un sistema che libera i ricercatori dall’ingrato lavoro di passare molte ore curvi su un microscopio alla ricerca di cellule interessanti all’interno di grandi campioni. Il sistema è descritto nella rivista Nature Methods da un team guidato dal Laboratorio europeo di biologia molecolare (EMBL) in Germania.
Il lavoro è stato supportato dall’UE mediante tre progetti: MITOCHECK (“Regulation of mitosis by phosphorylation – A combined functional genomics, proteomics and chemical biology approach”), MITOSYS (“Systems biology of mitosis”) e SYSTEMS MICROSCOPY (“Systems microscopy – a key enabling methodology for next-generation systems biology”).