C’era chi, forse punito dal torrido sole agostano, già vedeva la ripresa per l’economia italiana. E tra questi certamente va annoverato il ministro Saccomanni. Ora arriva la doccia fredda. L’Ocse ci riporta con i piedi per terra, formulando una previsione di contrazione del Prodotto interno lordo italiano a fine anno di ben 1,8 punti percentuali rispetto al già drammatico 2012. Nell’ultimo rapporto, l’Ocse descrive una economia europea in fase congiunturale favorevole, in lieve ripresa, ma ancora esposta a gravi rischi per i consistenti squilibri interni e la debolezza del settore bancario. Ma in Italia, e il giudizio si può estendere all’insieme delle aree periferiche d’Europa, la congiuntura favorevole significa solo un minore ritmo di contrazione dell’economia. E infatti, anche nel terzo e nel quarto trimestre del 2013 l’andamento del Pil italiano registrerà il segno negativo. Altro che ripresa…
Notizia sensazionale: il debito pubblico italiano non è più ripagabile, perché ormai supera i 2.000 miliardi di euro, oltre il 130% del Pil. Per assorbirlo, l’Italia dovrebbe fare due cose, entrambe estreme: non fare più deficit (assoluto pareggio di bilancio: parità tra spesa pubblica e introito fiscale) e in più varare, per molti anni, u…Visualizza altro
Il peccato “originale” dell’euro non pare trovare adeguata spiegazione in una delle teorie che oggi sembra andare molto di moda a seguito della crisi della moneta unica. Una disamina critica della teoria delle “aree valutarie ottimali” porta a concludere che i “criteri” da essa enunciati sono contraddittori ai fini di illustrare le criticità dell’euro, mentre le sue conclusioni di politica economica sono controproducenti economicamente e socialmente insostenibili. Ciò che rende stabile un’area valutaria è, in ultima analisi, lo Stato.
Hanno preso più di 1000 miliardi all’1% dalla Bce, hanno preso miliardi anche dagli stati (vedi banche spagnole e Mps in Italia). E cosa ci fanno con tutti questi soldi? In gran parte ci comprano titoli di stato al 5-6 % guadagnandoci tantissimo. All’economica reale? Pochissimo, sempre meno. Infatti, nel 2012 in Italia i prestiti a famiglie e imprese sono crollati di quasi 38 miliardi di euro. Risultano in crescita, invece, i finanziamenti alla pubblica amministrazione saliti di oltre 20 miliardi. Nel dettaglio, i prestiti alle imprese e alle famiglie sono diminuiti dai 1.512,5 miliardi del 2011 ai 1.474,7 miliardi dell’anno successivo con una riduzione di 37,7 miliardi (-2,5%). Questi i dati dell’ultimo rapporto del Centro studi Unimpresa .
I grandi sconfitti nelle elezioni italiane non sono Mario Monti né Pier Luigi Bersani, ma Angela Merkel: se la crisi Euro è ancora qui, la colpa è solo sua. La sua politica anticrisi ci sta portando verso il disastro.
Fabrizio Tringali, autore insieme a Marino Badiale di “La trappola dell’euro”, con la prefazione di Alberto Bagnai, spiega perché è stata perseguita la moneta unica, in Europa, nonostante gli economisti sapessero fin dall’inizio che sarebbe stata una catastrofe. LEGGI TUTTO…
Un piano di dismissione gigantesco, proporzionale a quello che coinvolse la ex Germania dell’Est dopo la riunificazione del 1990. E’ questa la richiesta che la Deutsche Bank ha fatto all’Europa, e in particolare al governo tedesco, in suo rapporto di qualche mese fa e che ora abbiamo potuto leggere grazie al sito Alencontre.org. Il documento è del 20 ottobre 2011 e si intitola “Guadagni, concorrenza, crescita” ed è firmato da Dieter Bräuninger, economista della banca tedesca dal 1987 e attualmente Senior Economist al dipartimento Deutsche Bank Researc. Un testo importante perché aiuta a capire meglio cosa sono “i mercati finanziari”, chi è che ogni giorno boccia o promuove determinate politiche di questo o quel governo. La richiesta che è rivolta direttamente alla cosiddetta Troika, Commissione europea, Bce e Fmi è quella della privatizzazione massiccia e profonda del sistema di welfare sociale e di servizi pubblici per un valore di centinaia di miliardi di euro per i seguenti paesi: Francia, Italia, Spagna, Grecia, Portogallo e Irlanda. Il rapporto stretto con gli “attacchi” dei mercati internazionali si vede a occhio nudo.
Gli autori del rapporto hanno come modello di riferimento per questo piano di privatizzazione il vecchio