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aprile 24, 2022

Uscire dalla crisi verso un orizzonte socialista

di Alberto Angeli

L’invasione dell’Ucraina sta mettendo a repentaglio l’assetto economico e finanziario internazionale.  E’ quanto ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento a “Economia e Società, Disuguaglianze e democrazia, quale futuro per un capitalismo democratico?” E’ l’eco di quanto affermano altri istituti monetari e finanziari internazionali, i quali insistono anch’essi sul fatto che l’economia mondiale è entrata in un periodo di intensa incertezza poiché la guerra russa si combina con una inarrestabile pandemia, concorrendo così ad alimentare una rapida inflazione e a rendere più incerta una già fragile ripresa globale. Si tratta di una combinazione difficile che induce molti analisti a considerarla  una sfida , impegnandosi  intanto a ridurre l’inflazione senza però rallentare la crescita, non però così tanto da far scivolare l’economia in una recessione. Che ci sia incertezza lo dicono le previsioni delle organizzazioni internazionali e dei cosiddetti gruppi di analisti, i quali mettono in conto una riduzione della crescita e del commercio e, a causa della guerra, interruzioni alle forniture globali di energia, materie prime e forniture di cereali, e i blocchi sulle banchine della Cina di migliaia di container allo scopo di contenere le ondate di pandemia di coronavirus.

Una informativa allarmante proviene dal Fondo monetario internazionale, durante la sessione di martedì scorso nello svolgimento del suo World Economic Outlook sulla previsione della crisi, che rileva la possibilità che la produzione globale potrebbe rallentare quest’anno al 3,6%, dal 6,1% nel 2021. Sicuramente, un declassamento rispetto alle previsioni di gennaio del 4,4 per cento di crescita per quest’anno, un aggravamento delle prospettive economiche globali in parte dovute all’aggressione russa dell’Ucraina, riporta il documento finale, e in parte dalla lentezza della ripresa dell’economia globale spossata dalla pandemia del Covid 19. Nulla fa presagire che le cose possano migliorare nel breve periodo, soprattutto se non si giungerà presto ad un accordo di tregua a cui piegare Putin e quindi offrire una motivazione alle potenze occidentali a frenare le pressioni sulla Russia con le sanzioni. Questo perché è proprio a causa delle sanzioni che gli shock dei prezzi e dell’offerta si stanno già materializzando, aumentando le pressioni inflazionistiche globali, creando rischi per gli equilibri esterni e minando la ripresa, con gravi ripercussioni sulla parte più povera del mondo e sull’aumento delle disuguaglianze.

E’ sempre lo sesso FMI a ricordarci come l’aumento dei prezzi in tutto il mondo non mostra segni di diminuzione, e anche se i problemi della catena di approvvigionamento dovessero  attenuarsi le previsioni mettono in conto che l’inflazione rimarrà elevata per tutto l’anno, proiettandola al 5,7% nelle economie avanzate e all’8,7% nei mercati emergenti. Già ora l’inflazione ha raggiunto l’8,5% negli Stati Uniti,  mentre in Italia è al 6,2%, il ritmo più veloce in 12 mesi dal 1981. Mentre la Banca Mondiale ha avvertito come a causa della persistente pandemia, i lockdwon di Covid-19 in Cina e l’aumento dell’inflazione potrebbero amplificare la disuguaglianza di reddito e i tassi di povertà, rivedendo al ribasso la sua previsione di crescita per il 2022 al 3,2% dal 4,1%. A queste previsioni si associa la Banca dei regolamenti internazionali, secondo cui più della metà delle economie emergenti ha tassi di inflazione superiori al 7%. E il 60 per cento delle “economie avanzate”, compresi gli Stati Uniti e l’area dell’euro, manifesta un’inflazione superiore al 5%. Una situazione resa ancora più cupa dal fatto che si aggiungono i problemi del mercato azionario, con previsioni di crisi e chiusure di banche, mentre il conflitto ha già causato picchi vertiginosi nei prezzi dell’energia  e sta inducendo l’Europa ad aumentare le sue spese militari sacrificando la parte sociale più esposta alla catena della crisi inflazionistica, che colpisce redditi, risparmi e spinge verso la povertà milioni di famiglie e sottrae risorse alla formazione e all’assistenza già fortemente stressata dalla pandemia virale che non accenna a ritirarsi.

Le restrizioni stanno nuovamente interrompendo le catene di approvvigionamento globali di elettronica, parti di automobili e di altri beni , riducendo le importazioni cinesi di petrolio, cibo e beni di consumo. Ancora, nonostante che la Cina sia il più grande importatore di petrolio al mondo, eppure, secondo IL FMI, si registra un forte raffreddamento della domanda, che ha indotto la scorsa settimana l’Agenzia internazionale per l’energia a ridurre le sue previsioni di crescita della domanda di petrolio per quest’anno a 1,9 milioni di barili al giorno, dai 5,6 milioni di barili/giorno dello scorso anno. Gli stessi dati mostrano che la crescita economica Cinese e le vendite al dettaglio segnala un rallentamento, poiché il governo impone ampi lockdown per debellare il coronavirus e le restrizioni stanno nuovamente interrompendo le catene di approvvigionamento globali di elettronica, parti di automobili e altri beni, riducendo le importazioni cinesi.

E, come prevedibile, le sanzioni imposte per punire Mosca minacciano anche di far precipitare le economie europee in recessione. La scorsa settimana, studi dei principali istituti economici tedeschi hanno previsto che un divieto europeo totale sulle importazioni di energia russe causerebbe una contrazione della produzione Tedesca del 2,2% l’anno prossimo e spingerebbe l’inflazione al 7,3%; un danno di oltre 400 mld di euro, un record per la Germania del dopoguerra. Ma risultati negativi su economia e inflazione sono parte delle previsioni per tutti i paesi dell’Europa, per cui dobbiamo aspettarci dalla crisi economica un incremento della povertà, un taglio ai redditi e alle pensioni e un aumento delle disuguaglianze, se non saranno adottati tempestivi e opportuni provvedimenti di sostegno alla parte più esposta della popolazione, seguendo la strada di far pagare a quanti ingrassano le loro fortune speculando sulla crisi.

Questa dovrebbe essere l’occasione, ammesso che il mondo non scivoli verso una guerra senza vincitori, per ripensare il modello economico capitalistico cercando di interpretare il dispaccio che ci proviene da un mondo in fiamme e alle prese con una guerra che, una volta terminata, ne cambierà l’ordine geopolitico e economico, ma non modificherà in nulla la matrice del potere finanziario, economico e  politico.  E dovrebbe essere un ripensamento da svolgere dentro un pensiero di un nuovo socialismo, che si carichi delle aspettative di quella parte di mondo che questa combinazione di crisi pandoeconomica ha impoverito e annichilito nel suo desiderio di pace e libertà.

marzo 6, 2022

Ma Shakespeare era pacifista?

Di Beppe Sarno

Boris Jhonson ha dichiarato che sa come fermare Putin. Nessuno però dice come fermare Zeleski e il Battaglione d’Azov. Ma questa è la guerra: il bene da una parte e il male dall’altra e chi non si adegua al pensiero unico o è fascista o putiniano. I quattordicimila civili assassinati dalle brigate nazifasciste ucraine sono come i  morti in mare  nel tentativo di attraversare il mediterraneo per arrivare nella terra promessa, che tanto promessa non è.

Questa è l’Italia di Bruno Vespa che dice che Mussolini fece anche cose buone, di Draghi che se ne fotte del parlamento, di Letta con l’elmetto e Di Maio uno che dà della bestia a Putin, che sorride sempre e vorrei sapere che c’è da sorridere col Covid che continua a imperversare, con la guerra che fa vittime innocenti con gli operai che finiscono in mezzo a una strada. Di Maio intanto sorride e non è mai spettinato.

In questo clima surreale è lecito chiedersi  cosa  pensa della guerra qualcuno dei grandi pensatori, scrittori o musicisti o artisti. Scarterei Omero che ha scritto un intero poema sulla guerra, anche se poi cerca di ripigliarsi con l’Odissea, ma anche l’Odissea finisce in un bagno di sangue. Per non parlare del Tasso o  dell’Ariosto e anche Dante è molto ambiguo sul tema della guerra. Nella Divina Commedia infatti puoi trovare tante frasi a favore della guerra e da altrettante a favore della pace. Di Wagner non ne parliamo.

E allora mi viene, ricordando Boris Johnson il genio eterno di William Shakespeare.

Nell’epitaffio di Shakespeare è scritto “buon amico per l’amore di Gesù, guardati dal  rimuovere la polvere qui rinchiuso. Benedetto sia colui che rispetterà queste pietre; maledetto sia chi turberà le mie cose….”.

Il genio dorme l’eterna pace con queste parole e mi viene da chiedermi cosa penserebbe se tornasse a vedere ciò che avviene in  questi giorni e come descriverebbe il  barbaro spettacolo che si sta rappresentando.

Voterebbe a favore degli armamenti o come Bernard Shaw farebbe almeno delle riserve? Shakespeare fu al tempo stesso un creatore e un cortigiano, un uomo pratico e  un’idealista. Seppe vivere nella vita reale ma seppe anche sognare. Fu cortigiano nei suoi madrigali alla “vergine regina” che per nulla tagliava teste e che era una donna insopportabile. Il genio che ha comparato Elisabetta alla regina di Saba per chi voterebbe oggi: per Putin o per  Zeleski?

A ben vedere Shakespeare non ebbe un’idea sola né una patria sola era talmente grande che se n’è perfino negata l’esistenza tanto la sua personalità si sia confusa con i suoi personaggi ognuno dei quali e così vivo è così diverso. Fra tanti personaggi così  diversi l’uno dall’altro solo il poeta non si riesce a scorgere e quindi e difficile comprenderne il  pensiero. Per conoscere cosa pensa il genio  sulla guerra bisogna decidere se egli parteggiava per Faucoinbridge o per Enrico. Sembra leggendo le pagine immortali che il genio sia rimasto imparziale, ma ame sembra che non sia così.

‘A une immagination comme la sienne,il faut une patrie moins limitèe qual la patrie terrestre, cette patrie est l’ideal”(Villemais).

Comodo così!

Ma noi viviamo il nostro tempo. Certamente però, qualcuno delle oltre 50 opere del genio avrà sicuramente trovato dei pensieri a favore della guerra; ma si sa! Di pensieri Shakespeare ne aveva per tutti i gusti. “Shakespeare è come il Vangelo” ha detto qualcuno e quindi nella sterminata opera shakesperiana si può trovare qualche frase dal sapore bellicoso. Quello che fu definito il  cantore dalla lingua di miele può essere tranquillamente scambiato per un furente tifoso della guerra. E stato detto “datemi tre parole di un uomo e ve lo faccio condannare a morte”. Lo definirono “il cigno di Avon” non falco, non sparviero; lo definirono  “l’amabile Will”. Qualcuno se lo è immaginato di origine siciliana,  amante del vino delle belle donne e avendo vissuto d’amore l’amore cantò. L’amore sovrasta le sue tragedia e sopra la tragedia c’è il sole che domina. L’ amore è più grande dell’odio fra i Montecchi e i Capuleti; è più forte Di Antonio sconfitto da Cleopatra è più forte di Otello. Negli  stessi drammi storici di Shakespeare alla fine l’amore vince e conduce  ogni  vicenda crudele in un finale di serenità. Possiamo vederlo nelle nozze di Enrico con Caterina di Francia pegno di pace fra due terre rivali; lo vediamo in quell’altro Enrico con Margherita d’Angjou quando Carlo settimo chiese la tregua d’armi. Tutte le donne del poeta sono sempre portatrici di un messaggio di conciliazione: Imogene, Porzia, Cordelia, Desdemona, Perdita e Miranda figure luminose; mentre Ofelia e Giulietta erano martiri d’amore. Enrico Heine riteneva addirittura che anche Lady Macbeth fosse portatrice d’amore. Scopriamo quindi che il poeta si dimostra imparziale e abbia descritto queste donne con la tenerezza di un innamorato e la dolcezza di un padre. Cleopatra confessa ad Antonio il suo desiderio di pace, oppure Lady Percey nell’ Enrico VIII piange sugli orrori della guerra. Sentiamo l’uomo presente nella tragedia più di quanto imprechi Otello l o bestemmi Riccardo III. nelle “pene d’amore perdute” Shakespeare ci racconta delle tre principesse che vanno a chiedere la provincia d’Aquitania al Re  di Navarra e nel racconto c’è il messaggio che le controversie possono essere risolte senza ambasciatori e senza guerre basta un incontro amichevole.

“…. sotto l’albero verde, chi ama stendersi con me e accordare i suoi canti a quelli degli uccelli, che esso venga, che esso venga, che esso venga! Qui non avrà altri nemici che l’inverno e la tempesta….” datemi trenta parole di un uomo e ve lo farò assolvere per la vita!

Shakespeare non è per la guerra nemmeno con la Barbara Germania,  nelle “Pene d’amore perdute” c’è un paragone fra le mogli e gli orologi della Germania “sempre da sorvegliare” e nemmeno con gli italiani francesi è stato generoso: paragona L’Italia a un delfino mutilatore di cadaveri e definisce Giovanna d’Arco come una pazza isterica al pari di Margherita D’anjou entrambe guerriere. Anche con i suoi connazionali Shakespeare non è stato molto generoso perché pur essendo un nazionalista per necessità nel “Troilo e Cressida” tratta malissimo l’eroico Ettore malgrado la leggenda  volesse gli inglesi discendenti di Ettore.

Shakespeare quando parla della storia patria racconta sempre  insidie tradimenti, stragi, tutti gli errori delle guerra delle due rose, tutte le fetenzie di Riccardo III deforme di corpo e di animo; racconta di Enrico VIII assassino di tre mogli è di 60.000 sudditi; di re Giovanni, debole crudele,  di re Riccardo II narcisista  usurpatore e ancora di Re Enrico IV così fiero di sé da invidiare i poveri “che possono dormire”. Per non parlare di Enrico V, vincitore di Azincourt, che insieme  ai suoi compagni di merenda si divertiva ad ammazzare la gente per strada.

Macbeth si macchiava di molti crimine e  Re Edmondo  e  Gonerilla una delle tre figlie di Re Lear che per gelosia fa morire avvelenata la sorella Regan con la quale divideva il regno. Le storie di cui parla Shakespeare non sono frutto della fantasia del poeta ma fatti autentici trovati nelle cronache di Holinshed, anche se qualcuno ha visto in Amleto Giordano Bruno.

Accanto agli eroi di guerra c’è sempre qualcuno saggiamente critico come Tersite che  nel Trolio e Cressida il quale osservando i due eroi Achille e Ajace commenta ironicamente “per liberare una Mosca da una ragnatela, costoro la prenderebbero a sciabolate”  e poi c’è  Pandoro che chiama Agamennone uno scervellato e Nestore viene definito un vecchio formaggio bacato; Ajace un bruto. Enrico V fa una figuraccia con Falstaff  perché avendolo il re chiesto una spada il filosofo Falstaff che non ama la guerra gli porge  un fiasco di vino. Allora il re ricorda a Falstaff che la vita è un debito che si deve pagare a Dio. Falstaff brandendo il fiasco ormai vuoto afferma “ sì ma non prima della scadenza” Claudio nella scena capitale di “Misura per misura” afferma il suo diritto alla vita e grida “ Oh, Vivere!…. L’esistenza la più pesante e  la più penosa che la vecchiezza, la malattia, la miseria, la prigione rendono intollerabile, è un paradiso in confronto ciò che temiamo dalla morte!” Per finire voglio ricordare volentieri il Giacomo di “ Come vi piacerà”, che alcuni hanno identificato nel poeta, che piange per il cadavere di un cervo o Prospero della “Tempesta” che perdona ai nemici e insegna al suo schiavo Calibano, mostro ripugnante, le regole di una sana misantropia. “Pronto a cadere su di me; che, quando mi sono svegliato, ho pianto per sognare di nuovo».

Alla luce di questa narrazione si può concludere che il grande genio   William  Shakespeare ci ha spiegato da par suo quanto odiasse la guerra. Io ormai vecchio sognatore socialista mi limito ad ululare alla luna nelle notti di luna piena e a pensare che se Colui che è morto per noi, risorgesse ancor oggi,  ripeterebbe forse l’invocazione di Caterina d’Aragona nell’Enrico VIII:

“Spiriti della pace, dove siete?”

E sconsolato tornerebbe indietro osservando quanto è inutile la primavera.

Maggio 18, 2020

De Luca conferma l’obbligo della mascherina anche all’aperto

Confermato l’obbligo della mascherina per i cittadini della Campania.

Il presidente De Luca ha smentito le indiscrezioni riferite a quella che sembrava essere l’ultima settimana con tale obbligo annunciando che resterà la misura della mascherina anche nelle prossime settimane.

E’ indicato in modo specifico nell’ordinanza numero 48 diffusa questa sera in cui si legge all’articolo 6:

Obbligo di utilizzo delle mascherine nelle aree pubbliche ed aperte al pubblico, all’aperto e al chiuso.

Su tutto il territorio regionale resta confermato l’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale (cd. mascherine) nelle aree pubbliche ed aperte al pubblico del territorio regionale. Non sono soggetti all’obbligo i bambini al di sotto dei sei anni, nonche’ i soggetti con forme di disabilita’ non compatibili con l’uso continuativo della mascherina. In tali ultimi casi, laddove possibile, ne è comunque raccomandato l’utilizzo sotto stretta sorveglianza dei soggetti all’uopo titolati.

A tale proposito, il governatore della Campania, Vincenzo De Luca ha ribadito: “Voglio insistere su una cosa: dobbiamo essere rigorosi sull’obbligo di indossare mascherine fuori casa e se è possibile rispettare il distanziamento sociale”.

aprile 9, 2020

Cassa Integrazione: i contributi che si maturano

Con il decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18 (cd.decreto “CuraItalia” o decreto “#IoRestoACasa“), il Governo italiano ha introdotto diverse misure a sostegno di imprese, lavoratori e famiglie e delle imprese per far fronte all’emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del COVID-19. Tra gli aiuti previsti per far fronte all’emergenza epidemiologica, il decreto ha allargato la platea dei beneficiari dei trattamenti di integrazione salariale, includendo gli eventi strettamente correlati all’emergenza COVID-19.

=> #Curaitalia Incentivi al via: come fare domanda

In particolare il decreto concede a Regioni e Province autonome la possibilità di riconoscere la cassa integrazione in deroga, per massimo 9 settimane, ai datori di lavoro del privato (compresi agricoltura, pesca, terzo settore ed enti religiosi) esclusi da CIG e CIGS. Un trattamento aggiuntivo rispetto a quello della durata massima di 13 settimane già concesso in LombardiaVeneto ed Emilia-Romagna con il decreto n. 9/2020.

Ma come cosa accade ai contributi a fini pensionistici, nel periodo in cui si usufruisce della cassa integrazione?

=> Cassa in deroga Covid-19: la corretta procedura INPS

Contributi in cassa integrazione

I periodi di cassa integrazione sono coperti da contribuzione figurativa, quindi, il lavoratore continua a maturare la pensione. Esistono specifiche eccezioni stabilite specificatamente per i singoli strumenti che vengono attivati.

Per quanto riguarda le diverse forme di ammortizzatore sociale previste per rispondere all’emergenza Coronavirus, come la CIG in deroga, il dl 18/2020 prevede la contribuzione figurativa valida sia ai fini del diritto a pensione sia per il suo calcolo.All’articolo 22 si legge infatti:

Per i lavoratori è riconosciuta la contribuzione figurativa e i relativi oneri accessori.

=> Cassa integrazione: guida alla domanda e tempi di pagamento

Questi contributi vengono accreditati d’ufficio, senza specifica domanda, nelle Gestioni pensionistiche dei lavoratori pubblici o in quelle dei lavoratori privati, senza onere a carico degli stessi e sono validi sia per raggiungere l’anzianità contributiva necessaria per maturare il diritto a pensione che ai fini della misura, facendo crescere l’importo dell’assegno previdenziale.

marzo 31, 2020

LO STERMINIO DELLA MIA GENERAZIONE

di Giorgio Cremaschi

Il Covid19 sta sterminando chi ha dai settant’anni in su, la mia generazione e quelle più vicine. Generazioni nate a cavallo della seconda guerra mondiale, che ne hanno incontrato le sofferenze, le distruzioni, i morti, le lotte o direttamente, o subito dopo nei ricordi dei genitori che ogni tanto si lasciavamo scappare qualche frase, magari mentre si parlava d’altro.
Io, che sono nato nel dopoguerra, ho conosciuto questa parola per un gioco stupido che avevo imparato in strada, allora i bambini ci vivevano, da miei compagni più grandi. Facevano con la bocca il rumore sempre più forte degli aerei che si avvicinavano: uuuuuuuuu. Mi era sembrato divertente e poi ero bravo a riprodurre quel suono ed una sera lo provai a tavola. Un urlo disperato di mia madre – smettila!- mi ammutolì. Seppi poi che ad altri bambini non era andata così bene, il loro rievocare il rumore dei bombardieri in arrivo era stato interrotto da solenni scapaccioni.
La mia generazione ha visto il mondo cambiare forse come poche altre. Quando ero piccolo il solo mezzo di comunicazione della famiglia con il mondo, oltre ai giornali, era la radio. Telefoni e televisione erano un lusso che sarebbe arrivato dopo, già con l’adolescenza.
La mia generazione non è stata determinante per la ricostruzione del paese, realizzata da quelle precedenti. Però la mia generazione è stata decisiva, questo sì, per la costruzione sociale civile e culturale. Quando ero adolescente la moralità dominante era ancora quella medioevale. La donna era sottoposta all’uomo, vigeva persino il diritto di ucciderla se traditrice dei doveri di matrimonio. E divorzio, aborto, omosessualità, erano proibiti persino come parole, la maledizione ed il sospetto incombevano su chi osasse parlarne senza usare termini spregiativi.
La scuola era un privilegio da cui erano esclusi i figli degli operai e dei contadini. Il primo esame era in seconda elementare e si poteva essere bocciati, ricordo miei compagni di classe che lo furono. Poi dopo l’esame di quinta elementare c’era la vera spartizione sociale. Per entrare nella scuola media – dove si studiava il latino e solo attraverso la quale si poteva accedere al liceo ed all’università – si doveva superare un difficile esame di ammissione, pubblico però senza alcuna preparazione pubblica. Così le famiglie dovevano pagare un’insegnante privata e quelle che non potevano permetterselo mandavano i figli alla scuola di avviamento, che dopo tre anni spediva direttamente al lavoro. La maggioranza della mia classe seguì quella via e a tredici o quattordici anni molti di quei ragazzi erano già apprendisti operai, o semplicemente garzoni, così si chiamavano, in qualsiasi altro posto di lavoro.
Nei luoghi di lavoro vigeva un autoritarismo padronale che si sommava a quello che si era riaffermato in tutta la società, dopo il breve dilagare di libertà seguito al 25 aprile del 45. Giuseppe Di Vittorio lo definì il ritorno del fascismo nelle fabbriche. E anche se il paese cresceva e diventava diverso , lo sfruttamento era gigantesco, come la miseria che spingeva milioni di persone dal Mezzogiorno verso il Nord, ove si accelerava lo sviluppo industriale. Il mondo cambiava e la politica, la grande politica entrava nelle vite della mia generazione da tanti lati. Dal conflitto delle sinistre , comunisti e socialisti, con la democrazia cristiana, che attraversava tutto il paese e che prima o poi ti coinvolgeva Dallo sconvolgimento del mondo dove crollavano gli imperi coloniali e avanzava il socialismo, dalle lotte di liberazione, Cuba, l’Algeria, il Vietnam che ti chiedevano di prendere posizione. Dal cambiamento dei costumi che avanzava e minava l’Italia bigotta, familista e autoritaria che ancora dominava. Magari si cominciava con la musica, il rock contro il melodico, e poi si finiva in piazza. Quelli più grandi di noi lo fecero già nel 1960 scendendo in strada con le loro magliette a righe contro il governo filofascista di Tambroni e furono uccisi a Reggio Emilia, in Sicilia. Poi ci furono il 68 ed il 69, le grandi lotte degli settanta, che davvero trasformarono il paese, spazzarono via tutto l’autoritarismo che ancora lo permeava e provarono a costruire una società giusta.
Negli anni 80 cominciò il riflusso, il giro di boa della storia, e in diversi decenni di restaurazione molte conquiste sociali e democratiche furono cancellate. Nel nome del mercato e dell’impresa, che si presentavano come moderni, rivoluzionari persino. Una parte della mia generazione fu catturata da questi tempi nuovi e se ne fece complice e artefice. In molti però resistemmo, per fermare ciò che vedevamo come il ritorno al passato, mentre si presentava come il futuro. Così da rivoluzionari in fondo diventammo conservatori, e così fummo definiti e dileggiati. Lottammo tanto, ma perdemmo, il mondo diventò ciò che non avremmo mai voluto che fosse, dominato dalla ricchezza e dal denaro. Prima di restare chiuso in casa, girando per Brescia mi capitava spesso di incontrare operai con cui avevo lottato negli settanta e ottanta e tutti mi facevano lo stesso discorso: quanti scioperi quante lotte e ora si è perso tutto, i giovani non hanno più nulla di ciò che avevamo conquistato noi.
Già i giovani, ai quali la mia generazione era additata come causa dei loro guai, da chi ci aveva sconfitto. Noi eravamo considerati dei privilegiati, perché avevamo conquistato un lavoro più sicuro, perché avevamo una pensione, bassa ma dignitosa. Noi avevamo lottato contro la distruzione dei diritti sociali e del lavoro, contro la precarizzazione dei lavori e delle vite, ma paradossalmente, proprio coloro che avevano cancellato le nostre conquiste, ora ci accusavano di essere la causa del fatto che nessuna di esse fosse arrivata ai giovani.
Eravamo i baby boomers, la generazione nata col boom delle nascite del dopoguerra, che viveva alle spalle di tutte le altre. Ok boomers era il termine che si stava diffondendo e che serviva a zittire con disprezzo uno della mia generazione, se provava a dire che il mondo attuale non gli piaceva affatto. Vai all’inferno vecchietto, accontentati dei tuoi privilegi e della tua vita fortunata.
Poi è arrivato il morbo che ha aggredito in particolare gli anziani e ucciso tante e tanti di essi. Come per una tremenda legge del contrappasso, noi che abbiamo lottato per la sanità pubblica e contro i tagli e le privatizzazioni, ora siamo vittime della nostra sconfitta e del successo di chi ci ha battuto.
Ora di fronte allo sterminio delle generazioni anziane l’opinione verso di noi sta mutando, e una società che ha colpito i diritti ed il futuro dei giovani dandone la colpa a noi, ora riscopre le parole e le idee della nostra gioventù. Il conflitto generazionale quasi scompare e tornano le differenze di classe, le ingiustizie sociali, la divisione tra ricchi e poveri, anche quelle tra stati nel mondo. E la solidarietà e l’eguaglianza riconquistano improvvisamente la ribalta, i politici che le hanno sempre ignorate e dileggiate ora si nascondono ipocritamente dietro di esse.
La mia generazione e quelle più vicine pagano con migliaia di morti il ritorno di ciò per cui si sono battute fin dalla gioventù e per cui bisognerà riprendere a lottare. Coloro che ce l’avranno fatta in fondo torneranno giovani e ci auguriamo che essi siano il più possibile.

L'immagine può contenere: 12 persone, persone in piedi e folla
marzo 22, 2020

Appello di Risorgimento Socialista al Presidente del Consiglio dei Ministri

AL Presidente del Consiglio dei Ministri
Avv. Giuseppe Conte

In questo difficilissimo momento CINA , CUBA , e RUSSIA stanno aiutando concretamente il nostro paese , con grande generosita’ e competenza ,a superare la gravissima emergenza sanitaria che lo ha colpito , inviando in nostro soccorso personale medico specializzato ed attrezzature sanitarie di alta qualita’ .

Questi paesi , che hanno sempre mostrato grande amicizia e stima nei confronti dell’Italia , stanno dando al nostro paese una grande prova di amicizia , ed esprimono una solidarieta’ verso di noi che purtroppo non trova eguale riscontro nel resto d’Europa e oltre l’Atlantico .

Anzi in un momento cosi’ difficile e drammatico per la nostra comunita’ nazionale , le autorita’ monetarie europee , sempre schiacciate sugli interessi finanziari della Germania e della Francia ,e forze finanziarie potenti hanno tentato con manovre speculative fortissime di colpire il nostro sistema economico , puntando ad un commissariamento politico dell’Italia .

Non ha pertanto alcun senso politico , ed e’ addirittura riprovevole dal punto di vista etico , che l’Italia continui ad aderire all’embargo commerciale ed economico , preteso dagli USA e dalla Nato , con il servile avvallo della UE ,nei confronti di questi grandi paesi , che in modo concreto ci stanno aiutando a lottare contro il dramma che stiamo vivendo

Il Risorgimento Socialista chiede quindi al Governo Italiano ed al Presidente del Consiglio che il nostro paese interrompa, unilateralmente ,l’embargo ,ed ogni altra sanzione esistente , nei confronti della Cina POPOLARE , della FEDERAZIONE RUSSA , ,e dello STATO SOCIALISTA DI CUBA , ripristinando immediatamente con questi paesi normali e complete relazioni economiche e commerciali , senza restrizione alcuna , con pieno spirito di collaborazione e dialogo .

Con Stima
Franco Bartolomei
coordinatore nazionale del RISORGIMENTO SOCIALISTA