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dicembre 31, 2021

Democrazia assediata.

Di Beppe Sarno

L’art. 135, comma 1 della Costituzione afferma che la Corte costituzionale è composta di quindici giudici nominati:


• per un terzo dal Presidente della Repubblica;
• per un terzo dal Parlamento in seduta comune;
• per un terzo dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa»;

I giudici della Corte costituzionale sono nominati per nove anni, decorrenti per ciascuno di essi dal giorno del giuramento, e non possono essere nuovamente nominati. Alla scadenza del termine il giudice costituzionale cessa dalla carica e dall’esercizio delle funzioni.

I giudici che attualmente compongono la Corte costituzionale e sono alla scadenza del mandato sono:

Giancarlo Coraggio, che attualmente riveste la carica di Presidente e dovrà essere sostituito dopo il 28 gennaio 2022. la sua nomina spetterà alla magistratura ordinaria e amministrativa.

Giuliano Amato e stato nominato dal presidente della Repubblica ed è in scadenza di mandato il 12 settembre 2022;

Daria de Pretis è stata nominata dal presidente della Repubblica ed è in scadenza di mandato al 18 ottobre 2023;

Nicolò Zanon e stato nominato dal presidente della Repubblica ed è in scadenza di mandato il 18 ottobre 2023.

Quindi il nuovo presidente della Repubblica nel biennio 2022 e 2023 dovrà nominare tre giudici costituzionali.

sono inoltre in scadenza Silvana Sciarra il cui mandato scade il 6 novembre 2023, Franco Modugno il cui mandato scade il 16 dicembre 2024, Giulio Prosperetti il cui mandato scade il 15 dicembre 2024 ed infine Augusto Antonio Barbera il cui mandato scade il 21 dicembre 2024.

Ciò significa che nei prossimi tre anni scadono otto giudici costituzionali e di questi tre saranno nominati dal presidente della Repubblica quattro dal Parlamento in seduta comune e soltanto uno dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa.

se Silvio Berlusconi dovesse essere eletto presidente della Repubblica avrebbe il diritto di nominare mentre componenti Della Corte costituzionale altri quattro verrebbero eletti dal Parlamento in seduta comune e soltanto uno dalla magistratura ordinaria.

Il capo dello Stato viene eletto dai cd. grandi elettori che in base alle regole vigenti saranno 1009(di fatto saranno1006): 630 deputati, 321 senatori (inclusi i senatori a vita) e 58 delegati regionali.

Nelle prime tre votazioni sarà necessario un quorum qualificato di due terzi dell’assemblea parlamentare, equivalente a 673 elettori su 1009 (il numero dei Grandi elettori). 

Dal quarto scrutinio pertanto  saranno sufficienti 504 voti per essere eletto presidente e non parteciperanno al voto i Presidenti di Camera e Senato.

Il centrodestra può contare su una base teorica di 452 voti in parlamento mentre il centrosinistra (PD,5stelle, leu e altri) contano su 436 grandi elettori. Determinanti saranno i voti dei parlamentari che non sono ascrivibili a nessuno dei due fronti.

Il quadro politico della Corte Costituzionale sarebbe completamente stravolto se Berlusconi e forse anche Draghi, venissero  eletti Presidente della Repubblica. Dei quindici membri infatti tre di nomina presidenziale verrebbero scelti fra le file del centrodestra, come pure i quattro in scadenza di mandato che dovranno essere eletti dal parlamento in seduta comune: Se dovesse vincere il centrodestra alle elezioni del 2023 avremmo altri quattro componenti scelti fra le file del centrodestra, in sostituzione di quattro eletti dal PD e dai 5 stelle; ciò significa che sette su quindici giudici costituzionale saranno di orientamento conservatore a cui si aggiunge Luca Antonini eletto in quota Lega Nord e quindi si può affermare con un certo grado di sicurezza che nei prossimi tre anni la Corte Costituzionale avrà fra i suoi componenti otto giudici sicuramente orientati a destra.   

E’ stato opportunamente detto “ la previsione di un organo investito del potere di incidenza sulla legge delinea un tipo di controllo che è politico nella sostanza, in quanto diretto a eliminare atti del potere politico quali sono le leggi, ma giurisdizionale della forma, in quanto esercitato attraverso lo strumento del processo che si svolge davanti a un giudice imparziale”.

Ora il potere della Corte Costituzionale è enorme perché se è vero che il suo ruolo fondamentale e quello di mantenere un equilibrio fra giudice e legislatore per garantire l’osservanza della Costituzione, chi ci garantisce che una Corte Costituzionale politicamente sbilanciata  “scriva” un precetto normativo in via sostitutiva del Parlamento?

Già per il passato la nostra Corte Costituzionale si è assunta la responsabilità di svolgere una sorta di potere costituente, fondato sull’estrapolazione dei nuovi diritti dalla norma costituzionale attraverso tecniche interpretative. Si pensi, tra gli altri, al diritto alla riservatezza, al diritto all’ambiente, al diritto all’identità sessuale: tutti diritti non previsti e disciplinati in Costituzione ma ritenuti diritti fondamentali costituzionali in virtù di pronunciamenti della Corte. E che dire del giudizio di ammissibilità del referendum abrogativo? E’ stato detto che “Di fatto la  Corte ha riscritto l’art. 75 della Costituzione, introducendo nuovi limiti – ben oltre cioè quelli già disciplinati in Costituzione – alla promovibilità del referendum abrogativo, suscettibili di essere, di volta in volta, integrati, modificati, ampliati.” Non a caso, ed è questo il pericolo di una Corte Costituzionale orientata a destra, in  una sentenza che non è stata l’ultima (la n. 1146 del 1988), è stato detto «la Costituzione italiana contiene alcuni principi supremi che non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da leggi di revisione costituzionale o altre leggi costituzionali […]. Non si può negare che la Corte sia competente a giudicare sulla conformità delle leggi di revisione costituzionale e delle altre leggi costituzionali anche nei confronti dei principi supremi dell’ordinamento costituzionale».

Ciò significa che la Corte Costituzionale può di fatto arrogarsi il diritto di  rovesciare la Costituzione, irrigidendola oltremodo, integrandola con interventi paracostituenti, dilatandola per consentire di fare entrare nel testo diritti fondamentali, ovvero processi sovranazionali.

Che la Corte Costituzionale abbia svolto un ruolo politico a volte anche di supplenza è cosa nota. Esiste però il pericolo che una Corte non politicamente equilibrata, come quella che verrà, attraverso sentenze politicamente eterodirette stravolga la  democrazia rendendo sempre più precaria la difesa dei diritti costituzionalmente garantiti.

marzo 11, 2021

Siamo tutti vinti!

 Di Antonella Ricciardi
“Quella è stata una guerra cruenta piena di vittime innocenti. In ogni guerra di cui si parla non ci saranno mai dei vincitori:  siamo tutti vinti; ancora oggi ci sono madri, mogli, figli ,che piangono i loro morti”[…]

Queste ed altre parole emergono dall’accorata testimonianza di Maria Morabito, moglie dell’ex boss della ‘ndrangheta, Pasquale Condello: un appello a favore del diritto alla salute, di un lavoro costruito sull’onestà, e dei diritti costituzionali  contro la violenza delle faide, che sconfiggono tutti. Nelle parole di Maria Morabito si evidenzia anche la necessità di spezzare i meccanismi di esclusione sociale, che  la pura repressione indiscriminata favorisce, in realtà, ai danni della legalità e dello Stato di diritto:  emarginare ad esempio i figli di padrini di un tempo, oltre ad essere ingiusto,  rischia di impedirne proprio l’inserimento in un contesto slegato dalle mafie.  Nel corso dell’intervista, il figlio di Maria, Francesco, è stato liberato da una misura di sorveglianza speciale, per la sua condotta molto corretta, che ha convinto i magistrati… un primo passo verso una rinascita della situazione della famiglia. Maria Morabito condanna gli errori passati del marito, ma cerca contemporaneamente di aiutare a comprendere un contesto, per cui questi, che pure inizialmente voleva tenersi fuori da un certo ambiente, si era trovato al centro di una guerra… Sullo sfondo, le vicende passate che avevano coinvolto da una parte la cosca Imerti-Condello-Fontana, dall’altra il potente clan dei De Stefano, ed altro ancora. Attualmente, Pasquale Condello, pur non essendosi sentito di percorrere la strada del pentito giudiziario, non vuole avere più contatti con il crimine; anche la Corte Costituzionale, con storica sentenza del 2019, aveva sancito la non condivisibilità della negazione automatica di tutti i benefici, cioè attenuazioni dei gradi di intensità delle pene,  in mancanza di collaborazione con la giustizia.

Nell’Italia delle quattro mafie principali, in effetti, molto spesso si parla di tali fenomeni, ma molto meno frequentemente delle loro cause: in questo senso, l’analisi della Consulta aiuta a fare maggiore chiarezza. Nelle parole di Maria Morabito viene espressa una coraggiosa presa di posizione contro una mentalità oppressiva arcaica, che stigmatizza la libertà delle donne, c’è la volontà di inserirsi onestamente in un contesto lavorativo interno allo Stato, in un desiderio di riscatto sociale, ed emergono anche dei fatti tangibili, tra cui la non sussistenza di grandi risorse economiche di dubbia origine per la famiglia Condello; piuttosto, sono incontrovertibili attualmente le sue ristrettezze economiche. Pasquale Condello più volte si è definito vittima di abusi carcerari:..non sempre è chiaro quanto ciò sia eventualmente reale e quanto sia eventualmente frutto di patologie psichiatriche subentrategli in prigione, ma certamente le patologie ci sono: gravi sofferenze, che chiaramente il carcere, oltretutto gravato dalle misure estreme del 41 bis,  non aiuta assolutamente ad attenuarsi. Del resto, chiedere rispetto del diritto alla salute è chiedere qualcosa di tutt’altro che contrario allo Stato di diritto. Per questi motivi, la situazione si presenta del tutto compatibile con l’ipotesi di differimento della pena, cioè lo scontarla definitivamente  in una struttura esterna. In attesa di tale eventuale misura, si ricorda che è possibile, per evitare il tracollo di determinate situazioni, che  a volte possa essere la stessa direzione sanitaria delle prigioni a collocare in strutture di cura esterna persone che ormai erano più pazienti che detenuti: è accaduto negli ultimi anni anche a nomi molto più noti, tra cui quello di Salvatore Riina, di Bernardo Provenzano, di Raffaele Cutolo. Sono alcuni tra i vari esempi possibili in cui il diritto alla cura è correttamente prevalso, per intervento di medici che avevano dichiarato i pazienti non dimissibili. Le parole di Maria Morabito, così, esprimono il più intenso auspicio a favore dell’affermazione dei principi del diritto, che comprendono anche i diritti dei detenuti; del resto, le leggi di emergenza, approvate dopo le atroci stragi del 1992 in Sicilia, erano però a cavallo tra costituzionalità ed inconstituzionalità, e giustificate temporaneamente solo dall’emergenza: una emergenza che attualmente non sussiste più.

Ricciardi: “Più volte hai espresso  il concetto che tuo marito, Pasquale Condello, era intenzionato a tenersi fuori da questioni relative alla 'ndrangheta, ma si è poi trovato coinvolto, suo malgrado, in una guerra: puoi spiegare meglio questa molto drammatica dinamica? 
 

 Morabito: “Per risponderti voglio partire dall’ infanzia di mio marito molto molto sfortunata. non per  dare una giustificazione ai suoi sbagli…

Perché secondo me niente e nessuno devono portarci su strade sbagliate ,ma è altrettanto sbagliato giudicare….. Mio marito è rimasto orfano da piccolissimo. La madre era  rimasta vedova con 4 figli, di cui il più piccolo era  un bambino paraplegico al 100%. Mio suocero è  morto sul lavoro, oggi queste vengono chiamate morti 'bianche,.lavorava in una fabbrica di mattoni e un giorno ebbe un incidente: gli cadde addosso una montagna di creta. Oggi una morte del genere sarebbe risarcitoria per i familiari, ma allora non era cosi: mia suocera si è trovata nella miseria, cominciò allora a lavorare come colona in una vigna da cui ricavava il vino e lo vendeva, ma con tutto ciò non riusciva a mantenere la famiglia e allora ai due fratelli più grandi toccò l'orfanotrofio, da cui mio marito una volta scappò. Verso i 14 anni andò a lavorare in una officina x motorini, che erano la sua grande passione. Dopo il militare la sua vita cambiò, cambiarono le sue amicizie. Io ho conosciuto mio marito nel 1982, subito dopo il mio diploma e ci siamo fidanzati a settembre dello stesso anno. Io provengo da una famiglia cosiddetta “normale”, mio padre e nessuno dei miei parenti hanno mai avuto problemi giudiziari. il matrimonio tra me e mio marito è stato un matrimonio d'amore; allora mio padre acconsentì, nonostante Pasquale aveva già una condanna per associazione mafiosa, perché lo conosceva da quando era un ragazzino e lo riteneva un ragazzo serio e lo stimava.  “Dalla sua condanna per  associazione mafiosa gli era rimasto allora un residuo di pena,  che io sapevo che prima o poi doveva scontare. Cominciammo allora a fare i nostri progetti, il fratello maggiore in quel periodo stava aprendo un negozio di ceramica e bagni; lui intendeva mettersi a lavorare con suo fratello e cambiare vita, ora che stava x formare una famiglia. Dopo sposati, io aspettavo la prima figlia e vennero a casa per arrestarlo, per scontare quello che gli rimaneva da fare in carcere. Ad ottobre del 1985, dopo una bomba scoppiata a villa S. Giovanni nei riguardi di Antonino Imerti, dopo tre giorni ci fu l'uccisione di Paolo de Stefano. Mio marito in quei giorni si trovava in carcere, non aveva fatto nessun colloquio e non aveva avuto nessun contatto con l'esterno. Infatti fu riconosciuto innocente sia dall'associazione che dall'omicidio di De Stefano. Nonostante ciò, uscito dal carcere qualche anno dopo, si è reso subito irreperibile, per paura di essere ucciso, poiché la prima vittima dopo l'uccisione di Paolo de Stefano è stato Francesco Domenico Condello il fratello di mio marito. Tutto ciò, a tre mesi esatti, nonostante non c'entrava niente con tutto ciò. Si susseguirono allora tante morti e cominciarono così le prime operazioni e i vari arresti e condanne con ergastoli e con queste i primi pentiti. Allora chi si pentiva riceveva tanti benefici, anche sull'espiazione della condanna. I processi che fecero a mio marito furono basati solo su dichiarazioni di pentiti con tante incongruenze tra di loro. In quel periodo venivano creduti anche senza riscontri. Ed in questa realtà mio marito ebbe le condanne all'ergastolo ostativo. Per quanto riguarda la morte di Ludovico Ligato, io personalmente non avevo mai sentito parlare di questa persona. Io penso che mio marito non c'entra niente con questo omicidio, perché lui non ha 'mai avuto interessi politico economici.In tutta la sua vita non è stato mai coinvolto con politici o con affari politici mafiosi; che interesse aveva per lui la morte di Ligato? Nessuna!! Io, per come ho conosciuto mio marito, è stato sempre una brava persona seria e rispettosa. Non è stato mai un uomo che ha rincorso ricchezze. La famiglia era ed è per lui il suo più grande bene. Ad oggi, mio marito non ha contatti con nessuno, da 13 anni di carcere ha incontrato solo me e i miei figli. Per quanto riguarda noi, non abbiamo più contatti con nessuno dei parenti Condello né con quelli fuori né con quelli che sono attualmente reclusi. Tutto ciò, dopo la separazione delle mie figlie con i loro mariti e il nuovo rapporto di mia figlia con un altro uomo. Abbiamo trasgredito le regole della famiglia (anche se mio marito è d’accordo con le figlie). Siamo diventati secondo loro il disonore della famiglia. Io invece io dico che abbiamo raggiunto la nostra libertà !!!”

Ricciardi:  “Negli anni tragici delle faide tuo marito, va detto, aveva escluso il traffico di droga dalle proprie attività, e non erano mancate tragedie anche subite: soprattutto l’assassinio del fratello; puoi esporre di più in che modo si svilupparono queste vicende?”

Morabito: “Mio marito non ha mai avuto processi per droga, non solo durante il periodo della faida, ma da sempre: non è stato mai interessato a questi traffici. era contrario, da quando ci siamo conosciuti , e me ne parlava:  mi diceva sempre questo suo concetto: la droga è la rovina delle famiglie, i giovani distruggono la loro vita e spesso trovano la morte con queste sostanze; non vorrei mai trovarmi in una situazione del genere con un mio figlio. La droga per  lui era una grande piaga, e per soldi non si può bruciare la vita degli altri. Per quanto riguarda la morte di mio cognato, quel giorno della sua uccisione, come già detto, mio marito si trovava in carcere. Era il 13 gennaio 1985, ricordo quel giorno come fosse ora: avevamo fatto il colloquio con mio marito,  allora si trovava nel carcere di Reggio, in via S. Pietro. Usciti dopo il colloquio, io ero un po’ indietro rispetto a mio cognato, sentii dei colpi di pistola e vidi lui stesso a terra. quando mi sono avvicinata era già morto. Lasciava una moglie e tre figli tutti piccoli . Mio cognato non ha mai avuto a che fare con malavita,  ha sempre lavorato non so perché quella morte. Quella è stata una guerra cruenta piena di vittime innocenti. In ogni guerra di cui si parla non ci saranno mai dei vincitori:  siamo tutti vinti; ancora oggi ci sono madri ,mogli, figli, che piangono i loro morti. “

Ricciardi: “Pasquale Condello era stato definito “U supremu”, il supremo, in dialetto calabrese, ed addirittura paragonato a Bernardo Provenzano, ma, nonostante alcuni errori del passato, non si è arricchito con proventi illeciti quanto altri; le vostre difficoltà economiche sono documentate. Puoi raccontare meglio questa situazione anche attuale?”

Morabito: “Non so perché hanno affibbiato questo soprannome a mio marito, mi sembra esagerato “supremo”...mio marito non ha mai cercato la ricchezza, anche se gli sono stati affibiati miliardi, tesori, e quant'altro. Abbiamo sempre vissuto nella modestia, vivevamo in un palazzo di 4 piani: in tutto,  8 appartamenti. Al Pian terreno abitava mia suocera con il figlio disabile, al primo mia cognata, la vedova,  e al secondo io; gli altri appartamenti, tra cui anche la scala, erano tutti rustici. Quando  questo palazzo era stato costruito negli anni ’70, io non conoscevo ancora mio marito. Per come mi hanno sempre raccontato, è stato fatto con tanti tanti sacrifici. Allora mia suocera prendeva la pensione e pure quella di suo marito morto. Mio cognato, disabile al 100%, prendeva pure la pensione con accompagnamento e in più la parte della pensione del padre morto: in tutto 5 milioni di lire al mese, e mio cognato, Domenico Francesco, lavorava allora. Tutta questa documentazione non è bastata per non fare confiscare il palazzo. Una volta confiscato il palazzo, abbiamo dovuto lasciare i nostri rispettivi appartamenti. Pure mio cognato disabile !!!! Nessun disabile può essere cacciato di casa!!!! Mio cognato infatti da quel giorno non ha più sorriso,  si è visto sradicare dalle sue radici dai suoi affetti.!
Dopo un po' di tempo è morto nel suo dolore. Io ho sempre vissuto con l'aiuto di mio padre, un commerciante, mia madre aveva una bottega di generi alimentari; siamo stati sempre benestanti. Andato in pensione mio padre, lasciò il suo negozio a mia figlia Angela: la più grande; appena sposata, avendo avuto la bambina, quasi subito lasciò la responsabilità del negozio a suo marito, oggi suo ex, ma questi lo ha gestito in modo disastroso!! Ha lasciato tanti debiti a mia figlia, sia con banche, con l'erario, e ora rischia di perdere pure la casa. Non abbiamo potuto far fronte a questi debiti. Io dopo essere stata cacciata dalla mia casa confiscata sono andata in affitto. Eravamo io, mio figlio e la più piccola,  poiché  Angela era già sposata. Tre anni dopo il matrimonio della figlia piccola, sono uscita dall'affitto,  per risparmiare, e sono andata a vivere in casa di mia mamma e mio padre. Per pagare l'ultima rata del ristorante del matrimonio di mia figlia, ho venduto la mia macchina. È da allora che non ho una mia macchina, sto con  una panda condivisa:  la usiamo io e le mie due figlie. Mio figlio ha solo una punto furgonata che usa per il lavoro, se deve uscire con la fidanzata gliela presta suo cugino,  il figlio di mia sorella…Tutte queste ricchezze presunte dove sono? Io ho bisogno di lavorare,  da quest'anno sono in graduatoria a Roma per insegnare; è la prima volta che faccio domanda, perché mio marito non ha voluto che lavorassi,  per poter seguire meglio i miei figli e anche perché mio padre non ci ha mai fatto mancare niente. Ora sono pronta anche ad andare fuori Reggio per poter insegnare. Io ho sempre insegnato ai miei figli che si deve lavorare, che niente ci è dovuto. Nella vita bisogna fare sacrifici,  tutti e tre i miei figli lavorano, ma devo riconoscere che i miei figli sono molto penalizzati x il lavoro;  qualche anno fa una ditta a mia figlia Caterina è stata chiusa perché il padre è ritenuto mafioso…queste cose non sono affatto giuste, secondo me.”
 
Ricciardi: “Attualmente Pasquale Condello è molto cambiato rispetto a quando è stato arrestato nel 2008; provato da una carcerazione definita esplicitamente dura da coloro che gliela hanno applicata, subisce la misura estrema del 41 bis, ma da tempo non ha e non vuole avere rapporti con la devianza. Soprattutto soffre per una malattia che gli causa disagio mentale, parziale ma indiscutibile. Il regime di prigionia potenzialmente può favorire ed aggravare questa sofferenza,veramente straziante? 
 Morabito: “Mio marito è entrato in carcere nel febbraio del 2008. Quando vi è entrato godeva di ottima salute; è stato per nove anni nel carcere di Parma,  dove ha iniziato a sentire scosse elettromagnetiche, qualunque cosa toccasse. Si trovava nell'area riservata del 41bis di Parma. Il 41 più duro . Nel 2012 ancora subiva queste torture che sono durate anni,  ma un giorno di questo anno lo trovarono in cella incosciente e lo trasferirono immediatamente nell'ospedale di Parma. Gli furono riscontrati ematomi alla testa, che, curato, si riassorbirono. Di certo quegli ematomi non gli erano venuti per una caduta da letto o da qualsiasi altra caduta. Una volta rimesso dall'ospedale, abbiamo subito fatto un colloquio io e i miei figli e lo abbiamo trovato con lividi sotto gli occhi!!!.Lui non ha detto niente in proposito e noi non abbiamo chiesto, perché pensavamo che erano dovuti agli ematomi alla testa che aveva avuto. Iniziò a non mangiare e non bere,  perché diceva che gli mettevano cose nel mangiare e pure nell'acqua che lo facevano stare molto male. Ci ribadiva sempre che non è per mancanza di fame che non mangiava, ma per le cose che gli mettevano per farlo stare male. Abbiamo mandato allora un nostro medico per visitarlo e ci avvisò che, se avesse continuato in quel modo,  sarebbe potuto morire. Era dimagrito tantissimo, era irriconoscibile. Allorché un giorno siamo partiti per Parma, ma ci fu detto che non si trovava a parma bensì nel carcere di Livorno in un centro psichiatrico. È stato a Livorno più di un mese e lì cominciò un po’ a riprendersi. Là era più tranquillo, non gli venivano emesse quelle scosse di cui lui si lamentava. Tornato a Parma, ricominciò a lamentarsi per le scosse e non poteva neanche lavarsi, perché con l'acqua soffriva di più;  per anni non ha potuto fare la doccia né lavarsi i denti. Si puliva con fazzolettini imbevuti… e  mio marito è stato sempre un maniaco della pulizia personale e della sua cura. 4 anni fa veniva trasferito nel carcere di Novara, dove eravamo contenti che le cose sarebbero migliorate per  lui…ma abbiamo avuto una dolorosa sorpresa: mio marito diceva cose senza senso, sentiva voci fuori dalla sua stanza delirava!!!!!
Allorché mandiamo uno pschiatra da Reggio che lo visitò per 4 ore,  gli fece pure dei test e ci disse che aveva deliri, che era un malato pschiatrico,  che aveva bisogno di cura, ma mio marito non si è fatto mai curare perchè ha paura che lo vogliano uccidere. Ancora oggi ci esprime questa sua paura: non può certo continuare in questa situazione delirante!!!! Non so come hanno fatto in tutti questi anni a trattare così mio marito. Nessuna persona umana deve avere questi trattamenti, nessuna tortura di nessun genere deve essere fatta a qualunque uomo, chiunque egli  sia e qualunque cosa abbia fatto!!!!! Quando andiamo a fare il colloquio, lo troviamo con una fascia in testa perché dice che ha dolori; sono anni che non vede i nipoti, i figli delle nostre figlie, perché non è in condizioni di farlo vedere ai bambini. I gemelli di 5 anni non lo conoscono: sentono parlare di questo nonno, ma non hanno presente la sua figura,  solo qualche vecchia foto: tutto questo perché? Perchè doveva pentirsi e non lo ha fatto?”
 Ricciardi: “Tuo figlio, Domenico Francesco Condello, aveva subito un arresto per scommesse clandestine con cavalli. Tuo figlio rimarca la sua innocenza rispetto all'ipotesi di associazione del delinquere, e tu stessa dici che è stata fatta pressione acuta su tuo marito affinchè si pentisse, e l’arresto di tuo figlio è stato fatto per il suo rifiuto. Puoi spiegare ancora meglio tale situazione, della quale si auspica il superamento?”
Morabito: “Mio marito nel primo periodo del suo arresto  ci raccontava che andavano a trovarlo in carcere e auspicavano un suo pentimento. Quando mio figlio ha subito il primo arresto, mio marito ci replicò che lo sapeva che sarebbe avvenuto, perché era stato avvisato che se non si sentiva avrebbero arrestato nostro figlio!!! Mio figlio è stato arrestato per favoreggiamento del padre. Lui aveva appena 20 anni…quella notte che sono venuti x prenderlo, io non credevo che fosse possibile una cosa del genere!!!!
Mio figlio arrestato!!!! Un bravissimo ragazzo onesto …io vedevo il futuro di mio figlio al di fuori dalla ndrangheta, al di fuori da tutte queste cose!!!! Ma non è stato così, nel processo è stato condannato a un anno e 8 mesi per favoreggiamento:  una sentenza basata solo su supposizioni senza nessuna prova!!!.4 anni fa la storia si è ripetuta hanno arrestato mio figlio nell'operazione Eracle per corse di cavalli clandestine. Mio figlio non ha mai fatto corse clandestine, aveva solo il suo cavallo dove altri avevano i loro cavalli. Si è trovato là in mezzo. Mio figlio non ha mai fatto corse né tantomeno ha mai maltrattato il suo cavallo, tanto è vero  che lo amava da morire e che curava tantissimo. Ora sono 4 anni che è iniziato questo processo e ancora non è finito neanche il primo grado. Oggi mio figlio ha 31 anni e una vita davanti a sé. Con la fedina penale sporca non può auspicare a un posto di lavoro non può fare domande o concorsi. Lui ad oggi comunque lavora, fa il rappresentante di prodotti semilavorati per pasticcerie e rivende bibite. Ha un regolare contratto di lavoro e partita iva. Questa estate gli hanno messo la sorveglianza speciale con divieto di uscire dal comune con rientro con orario a casa e con limite di entrare in luoghi pubblici dalle 17 in poi. La sorveglianza perché a questo ragazzo che non ha mai avuto una accusa di associazione mafiosa.  Neanche il primo grado, quando finirà  tutto questo? E intanto la vita di mio figlio continua appesa a un filo, appesa a una giustizia che non ha fine .E tutto questo non è giusto. Io spero che ci sia per mio figlio una giusta sentenza e che non venga più arrestato per cose che non ha fatto. Se sbaglia,  che paghi, ma non pagare per errori mai fatti. Non lo trovo giusto. Mio figlio non deve pagare per essere “il figlio di”; non ha scelto lui di nascere in questa nostra famiglia. Mio figlio ha tanta voglia di potersi riscattare fare il bravo ragazzo quale è. E io spero tanto in tutto questo e prego Dio.”
 Ricciardi: “Mentre attuavamo questa intervista, subito dopo questa tua risposta,  è arrivata questa notizia, per te molto positiva, che offe un enorme sollievo: mi accennavi sia  arrivata la revoca della sorveglianza per tuo figlio: puoi spiegare più precisamente cosa sia accaduto?”
  Morabito: “L'altra sera aspettavo mio figlio come al solito il suo rientro a casa per le 19. Quando ho visto che erano le 19 e dieci mi sono subito preoccupata: mio figlio con 10 minuti di ritardo con una sorveglianza speciale e non era rientrato!!!!!! Allora l'ho chiamato subito e mi rispose che non doveva rientrare perché gli avevano tolto la sorveglianza!!!!! L'avvocato aveva presentato l'appello e i giudici avevano deciso. Ho letto e riletto la sentenza i giudici avevano stabilito che la prima condanna per favoreggiamento per il padre non era una condanna che dava i requisiti per  una sorveglianza speciale, poiché non era condanna per mafia e c'era il rapporto padre-figlio, e non portava una gravità. Poi per quanto riguardava il processo Eracle, che è ancora in corso, mio figlio ha solo a carico una associazione delinquere comune. Non c'erano neanche i presupposti per detta sorveglianza, poiché Domenico Francesco ha sempre lavorato, migliorando oltretutto la sua attività lavorativa. Ha sempre mantenuto un comportamento esemplare, senza aver a che fare con pregiudicati. Ha condotto uno stile di vita conforme al suo guadagno. E ha provveduto con il suo lavoro al mantenimento della famiglia!!!! Giustizia è stata fatta!!!! Mio figlio è stato riconosciuto per quello che è stata riconosciuta la sua vita e condotta al di fuori della cosca Condello, nonostante è il figlio del presunto "boss” Condello Pasquale. Questa è la conferma che non per forza i figli dei boss diventeranno di conseguenza dei boss. io ho sempre cresciuto i miei figli con idee oneste legali con dedizione al lavoro. Oggi sono soddisfatta e felice, ma non è finita: da oggi ancor più mio figlio dovrà dimostrare questa sua estraneità a delinquere. Grazie Antonella Ricciardi, per avermi dato questa possibilità di farmi conoscere e far conoscere la mia famiglia !
 
Ci ho messo il cuore in questa intervista, tutto il mio sentimento di moglie di madre. Tutto è verità,  tutto può essere documentato! E’ la mia storia, la storia di una famiglia che voleva vivere degnamente, ma è stata battuta dal destino avverso. Sia lodato Gesù!!!
luglio 29, 2018

Ladri di democrazia

Beppe Grillo si domanda “che cos’è la democrazia quando meno del 50% va a votare?” gli fa eco il presidente dell’Associazione Rousseau, Davide Casaleggio, che sostiene “il superamento della democrazia rappresentativa è inevitabile”, poi il tragicomico Grillo aggiunge “oggi sono le minoranze che gestiscono i Paesi” e “probabilmente la democrazia deve essere sostituita con qualcos’altro, magari con un’estrazione casuale”. Queste parole non sono constatazioni ma un programma politico e Grillo ha dimostrato, purtroppo, che i suoi programmi riesce a realizzarli. Un programma non meno pericoloso delle esternazioni e dei comportamenti di Matteo Salvini ministro della malavita.
Perchè questo accade? e perchè queste parole e questi progetti debbono essere presi molto seriamente da chi crede ancore nel bene della democrazia?
La democrazia è un dono prezioso che ci hanno consegnato i nostri padri e i nostri nonni opponendosi al fascismo e cacciando i nazifascisti e la monarchia dall’Italia. Ci hanno regalato la Repubblica, la Costituzione, detta anche la legge delle leggi. Tutto questo oggi viene messo in discussione.
Chi ha a cuore le sorti del nostro sistema democratico ha il dovere di interrogarsi a seconda delle proprie origini culturali e politiche in modi molto diversi e contradditori ma con lo scopo di impedire questa pericolosa deriva. Ci sono in questi momenti drammatici due grandi protagonisti: da una parte il paese, cioè la gente comune confusa e indebolita da una crisi economica senza fine che si dibatte nei problemi di ogni giorno che si trincera dietro la promesse di avere un reddito senza lavoro, con la paura del diverso sia esso rom, extracomunitario e perchè no omosessuale. C’è poi la classe politica che cerca di orientare il cammino del paese secondo le proprie strategie e i propri programmi. Una classe politica priva di unità politica e legata dal servilismo verso i cd. poteri forti interni ed esterni per niente interessata al bene comune. Oggi in Italia non esiste un vuoto temporaneo di potere, ma un vuoto ideologico e politico assai più pauroso e oscuro. Questo vuoto va colmato. ma come e con chi? Purtroppo il paese reale è oggi incapace, senza più riferimenti certi, di prefigurare e di preordinare da solo il proprio futuro e si dibatte fra la paura e la conseguente richiesta di ordine poliziesco di caccia al diverso, cosicché i migliori frutti di questa retorica li sta raccogliendo il qualunquismo dei cinque stelle e la peggiore e più retorica reazione di destra.
I partiti, o quello che ne resta, giunti al limite della inefficienza ideologica ed operativa non sono più in grado di proporre al paese un progetto politico serio ed accettabile, ripetendo in modo stanco e monotono le ricette imposte da una burocrazia europea senza anima e senza consapevolezza dei problemi reali. Partiti ormai ridotti a stracci di quello che furono non solo non sono in grado di proporre riforme teoriche ed astratte, ma neppure una gestione positiva dell’ordinario della nostra società. Si vive alla giornata.
Al vuoto di potere governativo ed amministrativo si somma il vuoto ideologico e politico al quale ha fatto sempre seguito nella storia un mutamento di regime con la conseguente perdita di libertà.
Ci si illude che l’uomo solo al comando possa risolvere il problema. L’Italia si è illusa con Berlusconi e la sua rivoluzione liberale, con il risultato che abbiamo visto, poi si è affidata a Monti ed alla sua ricetta di austerità, a Letta e il suo perbenismo, a Renzi il rottamatore e adesso a Salvini e di Maio. Illusione dannosa e pericolosa che ricopiano il periodo di inefficienza e di inconsistenza politica che precedette il 28 ottobre 1922 anche se il fascismo di oggi è ancora soltanto strisciante. Non nascondiamoci, perchè l’Aventino non ha mai portato fortuna.
Eppure prove di democrazia ne abbiamo dato in questi anni, malgrado tutto. Abbiamo vinto senza capi e senza partiti la lotta per l’acqua bene comune, abbiamo sconfitto il referendum antidemocratico di Renzi, gli eroici abitanti della Val di Susa son ancora li a combattere, il movimento No tap vive e resiste, la lotta degli avvocati democratici ha fatto dichiarare anticostituzionali ben due leggi elettorali ed esistono tante sacche di resistenza democratica che non si arrendono al conformismo dilagante. per non parlare di Roberto Saviano che dice no al ministro della malavita e a tutti quegli oscuri eroi che salvano vita in mare di tanti disperati che fuggono arrivando in un paese che non li vuole se non come schiavo o manodopera a basso costo.
In un paese dove l’amministrazione è tutto e dove l’opposizione senza potere non conta nulla, le situazioni precipitano rapidamente e il contagio della mentalità reazionaria che cova in molti ambienti democraticamente immaturi, può infettare, come di è visto, in poco tempo largi strati della polizia, della magistratura, e della opinione pubblica drogata dai mass media, che si dimostra piccola e timorosa e perciò reazionaria. Sono fenomeni a sviluppo veloce e i sintomi più preoccupanti stanno davanti ai nostri occhi. Tutto questo sta dietro alle parole di grillo ed alle iniziative di Salvini.
Ma non tutto è perduto l’Italia può cambiare strada che ha a cuore la democrazia deve trovare la forza di parlare, oggi non si può fare altro. Basta promesse che non si possono mantenere, ma cominciamo a parlar ad aprire un dibattito sulla democrazia e sul suo insostituibile valore. Anche non andare a votare è l’ esercizio di un diritto. Esiste ancora una massa con la quale si può dialogare, che crede ancora che lottando si può invertire la rotta di questa orribile deriva, senza proporre programmi ma costruendo insieme un dibattito politico che trova da solo le soluzioni e fa le scelte miglior in funzione de bene comune, laddove questo non è un ideale astratto ma la soluzione collettiva degli interessi particolari. Se per esempio proponiamo ai giovani, invece di fare promesse irrealizzabili, di riscoprire la mutualità e proponiamo a questi di rimboccarsi le maniche e a costruire da soli il proprio futuro, senza fuggire ma trovando nelle proprie radici gli strumenti per inventare il lavoro ed un salario. Se diciamo che il reddito di cittadinanza è un inganno perchè dividendo il salario dal lavoro si fanno gli interessi del capitale che così con una mancetta mette a tacere tanta gente che invece potrebbe ribellarsi.
C’è una massa di giovani che dal 2008 ha vissuto la crisi economica e questa crisi è pesata sulla loro pelle, scorticandola, amareggiandoli, umiliandoli. Questi giovani in parte fuggono all’estero, in parte fanno lavori sottopagati, in parte vivono alla giornata sostenuti dalle famiglie finchè possono. Questi giovani non hanno conosciuto la politica, non sanno chi sia Moro, Saragat, Pertini, e perchè no Almirante. Questi giovani che vivono di nulla hanno bisogno di capire. Con questi giovani noi che abbiamo a cuore la democrazia dobbiamo parlare, raccontare le nostre storie, le lotte dei nostri genitori per costruire e difendere la democrazia, parlare di diritti, spiegare che la nostra Costituzione dice che siamo una repubblica democratica fondata sul lavoro. Diventiamo partigiani della democrazia e dei diritti e andiamo a dirlo nelle scuole, nelle fabbriche, nelle strade. Se faremo questo ci accorgeremo con sorpresa quanto gente è disposta ad ascoltarci ed a fare qualcosa per cambiare l’attuale situazione politica. Difendiamo la democrazia ed impediamo a Grillo a Salvini ed ai loro scherani di rubarci il ben più prezioso che abbiamo.
Beppe Sarno

luglio 27, 2013

Ma i ricchi quando piangono?

Stop al prelievo sulle pensioni d’oro: Inps restituisce le trattenute.

L’Inps dovrà restituire le trattenute sulle pensioni sopra i 90mila euro. Si tratta di circa 40 milioni di euro annui. L’annuncio arriva in seguito alla sentenza della Consulta che ha dichiarato l’illegittimità della normativa che ha istituito, dal primo agosto 2011 al 31 dicembre 2014, un contributo di perequazione sulle pensioni d’oro. Stop, quindi, al contributo e al via la restituzione dell’importo precedentemente trattenuto. La norma che è stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale prevedeva che, a decorrere dal primo agosto 2011 e fino al 31 dicembre 2014, i trattamenti pensionistici, corrisposti da enti gestori di forme di previdenza obbligatorie i cui importi fossero superiori a 90mila euro lori annui, dovessero essere assoggettati a un contributo di perequazione pari al 5% della parte eccedente l’importo fino a 150mila euro, al 10% per la parte eccedente 150mila euro e al 15% per la parte eccedente 200mila euro. Ma questa norma è stata, appunto, giudicata dalla Consulta in contrasto con gli articoli 3 e 53 della Costituzione.

luglio 3, 2013

Nello scontro con Fiat, la Consulta dà ragione alla Fiom.


Con una sentenza destinata a entrare nella storia, la Corte Costituzionale dichiara incostituzionale l’art.19 dello Statuto dei lavoratori nella parte che consente la rappresentanza sindacale ai soli sindacati firmatari del…
ROMA (WSI) – La Consulta dà ragione alla Fiom. Con una sentenza “storica”, la Corte costituzionale ha dichiarato ogVisualizza altro

Maggio 18, 2013

Ore contate per il porcellum.

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La Corte di Cassazione, Sez. I  Civile ha fatto proprie le  censure ci costituzionalità di 27 cittadini elettori patrocinati dagli avvocati Bozzi e Tani  in un giudizio che prendeva le mosse dalle sentenze n. 15 e 16 del 2008 della Corte Costituzionale, dove le censure erano già state sollevate dall’Avv. Felice Besostri nel  febbraio del 2008.
L’avv. Besostri, già componente della commisioni affari costituzionali del Senato, è lo stesso che ha discusso il ricorso davanti alla Cassazione lo scorso 21 Marzo. “Si sarebbe potuti arrivare prima a questo traguardo – ha sottolineato Besostri – se i giudici amministrativi avessero rimesso alla Corte nei ricorsi contro le elezioni del 2008 e se il Tribunale e la Corte d’Appello di Milano non si fossero, illegittimamente, sostituiti alla Corte Costituzionale”.
Un pensiero va anche ai mezzi di comunicazione che hanno ignorato le vicende per ben 5 anni.
agosto 20, 2012

Qualcosa non torna.

Gustavo Zagrebelsky, “Principi e voti“, 2005:

L’accusa più pesante, infamante e delegittimante che può rivolgersi a una Corte costituzionale, come in genere a ogni soggetto chiamato a svolgere compiti neutrali di garanzia nell’interesse di tutti, è di agire o avere agito politicamente; accusa molto più grave di quella di sbagliare o di avere sbagliato nel decidere.

Marco Travaglio, 14 agosto 2012:

Mentre noi comuni mortali, per contestare una sentenza sgradita, non abbiamo altra arma che impugnarla in appello e in Cassazione, lorsignori (Napolitano, Monti, il potere, etc., ndr) si rivolgono direttamente alla Corte costituzionale, cioè a giudici nominati dalla politica: oseranno mai dare torto al Presidente e al Governo, innescando gravi “scontri istituzionali”?

Sia chiaro, questo post rappresenta solo un piccolo spunto, in una vicenda enorme, complessa, in cui fatico a schierarmi. Ma da queste parole potremmo dedurre che Zagrebelsky, Presidente emerito di Corte Costituzionale, ha appena firmato l’appello di un giornalista che ha “gravemente, pensantemente infamato e delegittimato” la Corte Costituzionale di questo paese, dopo averla giustamente difesa per anni, con Berlusconi al potere.
giugno 7, 2011

La Corte costituzionale da il via libera al referendum.

La Consulta dopo tre ore di camerca di consiglio ha approvato il quesito così come riformulato dalla Cassazione. Ieri il neo presidente Quaranta aveva anticipato: “Non possiamo cancellarlo”. Il presidente emerito Mirabelli: “No alle polemiche”. Napolitano: “Voto? Sono un elettore che fa sempre il suo dovere”

giugno 6, 2011

Quaranta: «Il referendum non si può bloccare»

Quaranta piccola

La decisione ufficiale non è ancora stata presa, ma il neoeletto presidente della Consulta, Alfonso Quaranta, ha dichiarato: «Personalmente ritengo di no. Questa materia è all’esame della camera di consiglio, ascolteremo le parti e agiremo con rapidità. Decideremo domani o al massimo dopo domani». Domani mattina la corte costituzionale si ritirerà in camera di consiglio per decidere se ammettere il quesito referendario sul nucleare riscritto dalla Cassazione dopo le modifiche legislative del decreto Omnibus.

Maggio 17, 2011

Nucleare, la Consulta ribadisce: ci vuole il consenso delle Regioni.

graffiti sulle torri di raffreddamento delle centrali nucleari

Dopo il ricorso della Regione Toscana, Puglia e Provincia autonoma di Trento con lasentenza n. 165 del 12 maggio la Consulta chiarisce e fissa che in materia di energia il Governo non può imporre le centrali nucleari in un territorio senza aver prima ottenuto il consenso della Regione. Anzi per la verità demolisce una parte dei decreti legge (Misure urgenti in materia di energia 8 luglio 2010, n. 105 e Provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini1 luglio 2009, n. 78).

L’aspetto interessante di questa sentenza, rispetto a quella emanata qualche mese fa è che qui viene ribadito che nel caso di mancata intesa tra Governo e Regione il Governo non può bypassare la Regione nominando un Commissario con poteri straordinari che sarebbe stato poi l’interlocutore al posto dell’amministrazione regionale. La motivazione è da ricercarsi nell’art.120 della Costituzione in quanto mancherebbe il rispetto del principio:

di sussidiarietà e del principio di leale collaborazione.