Posts tagged ‘coronavirus’

marzo 27, 2021

DOPO DRAGHI LETTA,LA NORMALIZZAZIONE CONTINUA!

Di Luca Massimo Climati

Letta è arrivato per ‘modernizzare’ il PD e toglierlo da una condizione di rissa permanente e di subordinazione politica.

Chi ha deciso di sostituire Zingaretti con Letta ha però  in mente anche una ridefinizione complessiva degli equilibri politici in Italia all’interno del quadro europeista e atlantico. Quindi bisogna concepire questo passaggio non solo come alternanza di leadership, ma qualcosa di molto più ampio che è partito dalla defenestrazione di Conte. Siamo in piena pandemia, ma parallelamente siamo dentro una operazione di riorganizzazione del campo imperialista occidentale che coinvolge l’EU e i rapporti con gli USA.

Se questo è il disegno bisogna fare un bilancio sia di come procede l’operazione restaurazione e normalizzazione che di come ci si deve muovere per contrastare i disegni dei nostri avversari politici e di classe. Pensare di contrapporsi a tutto questo con dichiarazioni ‘ e con i appelli generici non può modificare la situazione.

Abbiamo avuto modo di constatare questa cosa nella iniziativa  dell’11 marzo scorso a Roma. L’appello a manifestare veniva da un comitato internazionale che, sostenuto da molti governi, richiedeva la sospensione dei brevetti sui vaccini per consentire la vaccinazione gratuita a livello mondiale. Un’ottima occasione dunque che peraltro è legata a tutta la gestione sanitaria del nostro paese. Davanti a Montecitorio c’erano però solo alcune decine di persone, tutte riconducibili al solito circuito della sinistra ‘alternativa’ romana, con tanto di sventolio di bandiere, mentre mancavano del tutto  settori di popolazione a cui la proposta di lotta sui vaccini sarebbe dovuta sicuramente interessare.

Si può dichiarare guerra al governo Draghi in queste condizioni?

Continua ad imperare in questo modo il principio che non importa quello che facciamo e quali risultati otteniamo, ma quello che diciamo coi comunicati e le testimonianze. Quando si comincerà a stabilire una connessione tra proposte, risultati e gli strumenti operativi per conseguirli? Le prospettive dipendono difatti da questa capacità di connessione. Draghi e il suo blocco golpista dobbiamo imparare a combatterlo veramente e non a parole.

Torniamo dunque alla questioni essenziali che riguardano sia gli strumenti che un ipotesi di programma che sia in grado di misurarsi con la sfida della normalizzazione  che ci viene  dall’operazione Draghi e ora anche dal programma di Letta. In primo luogo abbiamo la questione dello strumento. Pensare di poter affrontare un nemico che, nonostante le contraddizioni che si esprimono al suo interno e nella gestione del potere non solo non può essere assolutamente sottovalutato, ma neppure combattuto con l’arco e con la freccia perchè questo ci rende ininfluenti. Se vogliamo affrontare lo scontro, alle parole devono seguire i fatti. E fatti significa cogliere in modo preciso le contraddizioni e coinvolgere veramente coloro che le subiscono. Bisogna rendersi conto che siamo ben lontani da questa capacità e senza acquisirla rimaniamo soggetti alla manipolazione mediatica che il potere, nelle sue varie articolazioni, esercita sulla gente.

Mao diceva: osare combattere, osare vincere. Per noi il motto deve essere: imparare a combattere, imparare a vincere.

Si tratta, di riportare la discussione sul terreno del realismo e della verifica delle intenzioni di chi dichiara di voler combattere.

Ma quale forza organizzare e in che modo?

Intanto si tratta di fare, in proposito, i conti con un luogo comune in cui sguazza una certa sinistra: la retorica delle lotte senza tener conto che esse, per essere vere,  hanno un inizio e anche una fine e soprattutto un esito. Nutrirsi di ideologia non fa progredire il movimento: o si riduce questo ad un rito o lo si porta alla dispersione e alla sconfitta. Quindi, per andare al concreto, bisogna in questa nuova fase capire da dove partono queste lotte e qual’è il percorso e come ci attrezziamo. La riflessione da fare è questa.

Senza allargare il discorso limitiamoci alla partenza e rendiamoci conto che la prima e la più urgente delle questioni che ci stanno di fronte è quella della pandemia, dei vaccini e delle condizioni di salute della gente e le questioni sociali collegate.

Le forze che si raccolgono attorno a Draghi sanno che su questo si gioca la loro credibilità e il loro futuro.

Possiamo su questo affrontare lo scontro e disarticolare i progetti della restaurazione e della normalizzazione?

Possiamo da questo iniziare a creare una forza reale che sappia combattere la battaglia e porre le condizioni perchè l’esperienza e il risultato positivo possa rimettere in moto ampi settori di sinistra e dargli fiducia che le cose possono cambiare?

In  Italia ci sono milioni di persone che sono diffidenti rispetto all’azione di governo, ma confuse sulle responsabilità. Quest’opera di chiarimento dobbiamo saperla fare uscendo dalle nicchie e impegnandoci in campo aperto e con una forza unitaria e credibile.

Maggio 21, 2020

Non chiamateli eroi.

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Potere al Popolo

I NOSTRI EROI GIA’ DIMENTICATI: GLI INFERMIERI NON CI STANNO! AL FIANCO DELLE/DEGLI INFERMIERE/I!

👩‍⚕️👨‍⚕️ Questa mattina, A Torino, sotto il palazzo della Regione si sono dati appuntamento gli infermieri del Piemonte per protestare contro le ennesime promesse non mantenute.

Durante la fase 1 dell’emergenza li abbiamo sentiti etichettare come “eroi” dalle istituzioni di ogni livello, compresi coloro che negli anni avevano concorso a smantellare il servizio pubblico e precarizzare proprio il personale medico ed infermieristico.

“A marzo dicevano che avrebbero aumentato i nostri stipendi e invece a maggio gli eroi sono già dimenticati. Non ci avete fatto i tamponi – ha detto il sindacalista – abbiamo indossato sacchi della spazzatura e pannoloni sotto le tute, perdendo la nostra dignità. A noi è toccato disinfettare i morti, a volte fare i sacerdoti. Siamo stati lontani dalle nostre famiglie, molti di noi sono stati abbandonati, ma nonostante tutto abbiamo continuato a lavorare, in prima linea tirando l’Italia fuori da questo pantano”.

Gli/le infermieri/e del Piemonte hanno deciso di farsi sentire per pretendere che le promesse vengano rispettate: un bonus per il lavoro svolto in questi mesi e che ha causato la morte di 40 colleghi in regione, la garanzia di investimenti per garantire maggiore sicurezza sul lavoro, la stabilizzazione dell’enorme personale precario.

Non chiamateli eroi se poi li abbandonate.

Maggio 10, 2020

PROFEZIE

Anziani fissati. Una categoria che non è prevista né dai politici né dai pubblicitari. Per i primi siamo autosufficienti: e quindi privileg…

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Maggio 9, 2020

Giù le mani dal fiume Sarno.

Buongiorno a tutti i membri del gruppo, ripropongo un mio post di qualche giorno fa.

PERCHÉ NON HANNO MAI CONTATO I MORTI PER Il TUMORE?

La curva è peggio di quella del COVID 19 e la CAMPANIA è al primo posto eppure nessuno ha mai fatto nulla per salvarci. Menomale che il coronavirus era contagioso altrimenti, ci avrebbero fatto morire come per il cancro.

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Maggio 9, 2020

QUALE MONDO DOPO TRUMP?

 

Possibile che il presidente americano riesca a superare la crisi di rigetto determinata dal “virus di Wuhan”. O, più esattamente, dalla sua pretesa di addossare alla Cina, per colpa o, detto tra le righe, per dolo, la responsabilità per lo scoppio e la diffusione della pandemia. Così da essere sconfitto nell’appuntamento di novembre (a meno di rinviarlo o di affrontarlo con regole tali da scoraggiare l’afflusso degli elettori democratici).

Oggi, la sua…

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Maggio 3, 2020

Tana libera tutti!

di Beppe Sarno

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Ho  seguito con attenzione, come molti questa sera, la trasmissione di Massimo Giletti sulla questione carceraria. Il dibattito verteva sulla scarcerazione per motivi di salute del boss dei Casalesi  Pasquale Zagaria.  Mischiando mezze verità nascondendo informazioni importanti Giletti ha voluto far passare la teoria che grazie al decreto “Cura Italia” più di quattrocento detenuti  per fatti di mafia stavano per essere scarcerati.  Non è vero!

In Italia il sistema carcerario è allo stremo già da prima del coronavirus; ci sono infatti settantamila detenuti laddove la capienza massima e di sessantamila detenuti: Ve ne sono quindi diecimila in soprannumero.

Pasquale Zagaria  detenuto nel carcere di Sassari ha chiesto la scarcerazione per motivi di salute.

Il Magistrato di sorveglianza del Tribunale di Sassari dott. De Luca ha concesso gli arresti domiciliari in considerazione di tre motivi: il primo motivo riguarda le cure  di cui Zagaria, già operato di tumore, ha bisogno e che nè il carcere di Sassari, nè l’ospedale della città sono in grado di prestargli. Il secondo motivo è che le cure di cui aveva bisogno, cioè i trattamenti di chemioterapia, non potevano essergli somministrati dall’ospedale di Sassari che ne frattempo era stato trasformato in reparto Covid ed ovviamente una persona affetta da tumore correva il serio rischio di essere contagiato.  Il terzo motivo che il Dipartimento dell’amministrazione carceraria più volte sollecitato non è stato in grado di indicare al magistrato di sorveglianza di indicare un altro carcere dove Zagaria poteva essere sottoposto alla chemioterapia. ,   Applicando la legge il Magistrato di Sorveglianza di Sassari non ha potuto far altro che concedere gli arresti domiciliari.

Giletti non ha detto agli ascoltatori non informati, che Zagaria ha un tumore e che ha  bisogno di essere sottoposto a chemioterapia. Non ha detto anche che la scarcerazione di Zagaria è limitata ad un periodo di cinque mesi  decorsi i quali il provvedimento può  essere revocato o modificato.

Inoltre per ciò che riguarda Zagaria la Corte d’Appello per le misure di prevenzione ha  ritenuto che non fosse più un soggetto pericoloso, tanto che non ha applicato la misura di prevenzione personale, che è uno strumento di controllo su un soggetto ritenuto pericoloso. Ricordiamo ancora che Zagaria si costituì personalmente e che il suo “fine pena” come si definisca la scarcerazione è fissata al 2025. Dire queste cose però significava rendere meno scandalosa la notizia della sua scarcerazione.

L’obbiettivo di Giletti è  far passare l’idea che con le recenti misure adottate dal governo si rischia di far uscire di galera il meglio della mafia della ndrangheta  e della camorra.

Anche questo non è vero.

Michele Zagaria non è uscito di galera a causa del decreto “cura italia” ma per seri motivi di salute che è un diritto costituzionalmente garantito.

Nessun detenuto per reati gravi per effetto del decreto cura Italia sarà libero di uscire con la facilità di cui parla e finge di indignarsi Giletti. Infatti la detenzione   prevista dal decreto cura Italia  interesserà circa tremila detenuti e ricordiamo che ce ne sono diecimila in soprannumero, e le regole per la scarcerazione sono molto stringenti. Infatti  fino al 30 giugno 2020 potranno ottenere la detenzione domiciliare i detenuti che debbono scontare una pena o un residuo di pena fino a 18 mesi, il tutto grazie ad una procedura semplificata. Il Consiglio dei Ministri, con una propria nota, ha chiarito le misure contenute all’interno del Decreto ed ha stabilito che la misura sarà applicata dal magistrato di sorveglianza, non solo su istanza del detenuto, ma anche per iniziativa del pubblico ministero o della direzione del carcere.

La disposizione prevede che per i detenuti che debbano scontare una pena tra i 7 e i 18 mesi sia possibile ricorrere al braccialetto elettronico, che sarà reso disponibile secondo un particolare programma di distribuzione adottato dal capo dell’amministrazione penitenziaria, d’intesa con il capo del dipartimento di pubblica sicurezza, con riferimento alla capienza degli istituti di detenzione e delle concrete emergenze sanitarie rappresentate dalle autorità competenti.

Dal  provvedimento sono esclusi i soggetti condannati per i delitti indicati dall’art. 4-bis dell’ordinamento penitenziario, coloro che siano stati condannati per corruzione e concussione, i detenuti sottoposti a regime di sorveglianza particolare, i delinquenti abituali, professionali o per tendenza, i detenuti che siano privi di un domicilio effettivo ed idoneo anche in relazione alle esigenze di tutela delle persone offese da reato.

Perchè Giletti  non ha dato una informazione completa ed esauriente che avrebbe potuto facilmente ricavare? A Giletti non interessa informare la gente ma vendere un prodotto.

Egli tratta l’informazione come una merce da vendere e come tale non importa la qualità, ma la sua vendibilità agli spettatori e lui sa che più bassa e la qualità del prodotto che vende e più persone sono disponibile a comprarlo.

Apprezzabile l’equilibrio mostrato da Claudio Martelli.

Maggio 1, 2020

FANTOZZI NON FA PIÙ RIDERE

di Ferdinando Pastore

Oggi siamo tutti “manager di qualcosa” : dai social network alla raccolta differenziata.

Distrutta la centralità del lavoro di fabbrica, ridicolizzata l’immagine del lavoro da impiegati, I nati dagli anni ’70 in poi vivono in un incubo in cui nel nome della “creatività” vengono colpevolizzati nel nome della produttività.

E allora, Fantozzi, l’impiegato a posto fisso parassita e imbranato, non fa più ridere come prima: era lui, quello davvero fortunato.

Per questo Primo Maggio atipico, una riflessione tra cinema e critica sociale di Ferdinando Pastore:

https://www.risorgimentosocialista.it/…/fantozzi-non-fa-pi…/

Il Virus ha costretto parte della popolazione a confrontarsi con il pericolo della morte dopo anni in cui è stata propagandata un’esistenza dedita alla ricerca di un eterno presente. La speranza è che possa sedimentarsi una nuova consapevolezza capace di mettere finalmente in dubbio determinati …

Il Virus ha costretto parte della popolazione a confrontarsi con il pericolo della morte dopo anni in cui è stata propagandata un’esistenza dedita alla ricerca di un eterno presente. La speranza è che possa sedimentarsi una nuova consapevolezza capace di mettere finalmente in dubbio determinati …
aprile 27, 2020

Kronos ultimo dio!

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di Beppe Sarno
Chi dobbiamo processare adesso che tutto sembra fermarsi in attesa di un evento salvifico che nessuna sa cosa sia e quando e se arriverà?
La moderna società capitalistica sì e sviluppata seguendo una regola costante e immodificabile perchè gli abbiamo conferito i contorni di un culto: quello della preziosità del tempo. “Il tempo è denaro!” si dice.
Una preziosità che si aggiunge ad altri simboli della venalità perchè trova il suo motore in uno degli istinti più bassi dell’uomo: la cupidigia.
Oh cieca cupidigia e ira folle/ che si ci sproni nella vita corta/ e ne l’etterna poi si mal c’immolle!
Così Dante scrive nel XII Canto dell’Inferno (vv. 49-51) della Divina Commedia. Con tali versi Dante intende spiegare che l’avidità di beni materiali e la rabbia (rivolta alle persone) guidano l’animo degli uomini ad azioni molto violente durante la loro breve vita terrena (nella vita ultraterrena Dante descrive i violenti in una pozza di sangue bollente immersi per gradi a seconda della gravita delle loro azioni).
Abbiamo assistito fino all’altro ieri ad una corsa a comprimere il maggior numero di eventi e di notizie nel più breve tempo possibile. una notizia su facebook dura qualche minuto e poi scompare divorata da altre notizie che si susseguono nell’arco di una giornata nella frenetica ingordigia di chi ha una insaziabile fame e mentre si ingozza di cibo, nasconde il cibo restante agli altri per portarselo via. “E’ la finanza” ci dicevano “è la globalizzazione” facevano eco gli stupidi.
Così il vivere civile si è strutturato in funzione di questa velocità. comprimere il tutto per riempire di più il sacco. Più eventi ma sempre più brevi. un articolo non deve superare le tremila parole altrimenti nessuno lo legge. Il bombardamento di informazioni che riceviamo in un giorno solo pochi anni fa avrebbero richiesto mesi, anni.
Malgrado ciò lavoravamo intenti al lavoro per produrre in maniera sempre più completa dal punto di vista qualitativo e quantitativo tanto che il prezzo che ci viene pagato o che viene pagato ai lavoratori in genere è ben poca cosa rispetto alle rinunce che vengono chieste in nome della produttività.
Una partita di pallone su sky, le vacanze al mare, la pizza al sabato sera. Per questo abbiamo svenduto la nostra dignità. Il merito però fino ad oggi veniva dato alla tecnologia, al progresso scientifico per cui chi avesse voluto accampare diritti, rivendicazioni sarebbe stato trattato come un ladro un traditore della classe dominate che ci consentiva tutto questo.
I lavoratori in questo ciclo infernale avevano ben poco da rallegrarsi.
La pandemia che stiamo vivendo ha però allargato il problema. Ci rendiamo conto che la folle corsa che stavamo facendo i nostri folli sforzi intesi ad accorciare i tempi e le distanze hanno coinvolto tutti non solo i lavoratori.
L’intera umanità si è dovuta fermare perchè quella folle corsa che stavamo facendo in nome dell’efficienza produttiva aveva bisogno di una energia che ricavavano dalla’avvelenamento costante dell’ambiente.
L’autogenocidio dell’umanità nasce da questo sforzo del sintema capitalistico di accorciare il tempi per renderli più funzionali al profitto e perciò più produttivi.
la tecnologia, il progresso hanno scaricato sulla natura il prezzo di questo prendere sempre senza rendesi conto che prima o poi sarebbe venuto il momenti do pagare il conto.
Il mito di Prometeo ci aveva accecati e non ci rendevamo conto di quanto il sistema fosse labile, pronto a collassare prima o poi.
Prima si è cominciato con le auto sempre più veloci ma impedite a muoversi per via del traffico, gli aerei uguale, tutto all’insegna della velocità, però poi ti rendevi conto che fra attese e ripartenze da Napoli a Milano impiegavi lo stesso tempo con il treno di quanto impiegavi con l’aereo.
Nelle fabbriche senza nessuna protezione sociale i tempi di produzione diventavano sempre più febbrili pena il trasferimento della produzione all’estero. Il lavoro come alienazione. Contemporaneamente le case farmaceutiche diffondevano farmaci elaborati con il preciso intento di curare quelle nevrosi causate dalla corsa contro il tempo.
Perchè è successo tutto questo?
Perchè non abbiamo capito che la vita ha cicli biologici legati al un unico concetto: ‘equilibrio” fra gli uomini, fra la natura e l’uomo, fra gli uomini e gli altri esseri viventi.
Tutti legati da rapporti di tempo lentamente variabili a cui anche il dio Kronos doveva sottomettersi.
Ci siamo illusi di poter corrompere Kronos.
la pandemia ci ha insegnato che tentare di spezzare i rapporti del tempo spezza a sua volta questo equilibrio fra uomo e la natura. Impadronirci dei delicati meccanismi del tempo ci ha dannati piegando la nostra presunzione che ci ha spinto ad illuderci che potevamo cambiare le regole incontrovertibili del gioco.
la natura ci ha fermato. Nel momento in cui ci apprestiamo ad uscire da questa bolla temporale dobbiamo riconsiderare i nostri progetti e provare a fermare la nostra folle ed inutile corsa.
Per fermare lo scempio dei patrimoni naturali e culturali per arrestare la dilapidazione della natura dobbiamo svestirci di questi due bassi istinti: la cupidigia e la presunzione.
Se no lo faremo la Natura come un flagello biblico non si fermerà e questa volta Kronos divorerà per sempre i suoi figli.
Beppe Sarno

aprile 27, 2020

La Lega perde consensi: 25,4%, Pd a 4 punti. Conte, gradimento a quota 66, Salvini a 31

In crescita FdI e FI. Ma ora la coalizione è sotto il 50%. Balzo dei 5 Stelle. E il gradimento di Speranza (37) supera quello di Meloni (35)

Sondaggio | La Lega perde consensi: 25,4%, Pd a 4 punti. Conte, gradimento a quota 66, Salvini a 31

La preoccupazione per la pandemia si mantiene elevata, ma in aprile si rileva una graduale percezione di miglioramento della situazione: infatti oggi il 39% ritiene che siamo all’apice dell’emergenza (in calo del 17% rispetto ad inizio aprile), mentre gli ottimisti, cioè coloro che ritengono che il peggio sia passato, salgono al 21% (contro il 6% di inizio mese), e chi si aspetta che il peggio debba ancora arrivare scende al 22%. Ne consegue che per la prima volta prevale l’opinione di coloro che ritengono opportuno riaprire la maggior parte delle attività lavorative (49%), rispetto a chi è favorevole al mantenimento della chiusura per evitare i contagi (37%). In questo quadro gli indici di gradimento del governo (58) e del presidente Conte (66) fanno segnare un aumento rispettivamente di 2 e 5 punti rispetto a marzo, attestandosi sul livello massimo dall’esordio dell’esecutivo giallo-rosso in poi.

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aprile 25, 2020

Quando le zanzare fermarono Napoleone

di Alfonso Bruno

In tempo di coronavirus la storia ci ricorda come un semplice insetto abbia potuto bloccare i piani espansionistici di un impero. La rivista di geopolitica LIMES nell’editoriale del suo ultimo numero “Un mondo virato” presenta anche la vicenda di Saint-Domingue (attuale Haiti) ad inizio XIX secolo.
Lo sfruttamento degli schiavi deportati dall’Africa Occidentale fu una delle pagine più tristi e vergognose della storia. Toussaint Louverure, originario di Allada nell’attuale Benin, guidò la rivolta dei neri. Malgrado la repressione del generale Leclerc lo scontro segnò la fine del periodo coloniale per i francesi che furono costretti a svendere anche la Louisiana ai nordamericani pur di non farla capitolare agli inglesi. L’armata francese infatti veniva decimata dalla febbre gialle e la malaria. Quando la campagna militare si trasferì in Russia da dove Napoleone sperava sferrare l’attacco agli inglesi sottraendo loro le Indie, il tifo e la dissenteria fecero il resto per accelerare la fine di un impero e di un imperatore. (Fra AMAB)

Alla vigilia della rivoluzione francese il possedimento di Saint-Domingue, oggi Haiti, sezione occidentale dell’isola di Hispaniola, era la colonia più ricca del mondo. Grazie alla forza lavoro erogata da mezzo milione di schiavi africani, esportava zucchero, caffè, cotone, tabacco, cacao e piante d’indaco, a soddisfare i gusti esotici di mezza Europa. Le Cap Français, porto principale, meritava il titolo di «Parigi delle Antille». Un acro delle piantagioni di Saint-Domingue produceva più ricchezza di qualsiasi altro acro del pianeta. Allo stesso tempo, in colonia si concentrava la più squallida miseria, incarnata dagli schiavi neri, bestialmente sfruttati dai proprietari bianchi francesi. Furono quei dannati della terra, che i negrieri trasferivano dall’Africa occidentale e centrale verso il paradiso/inferno caraibico, a diffondervi l’Aedes aegypti. Perfido insetto, vettore della febbre gialla e di altre micidiali malattie tropicali dirompenti nelle calde e umide estati. Molto selettivo nel contagio. Le zanzare femmine, use pasteggiare a sangue umano per maturare le proprie uova, preferivano uomini giovani e robusti. Bersagli disponibili: lo schiavo nero e il colono bianco. Poiché gli africani erano spesso immunizzati, ne scaturivano stragi stagionali dei francesi, vergini al morbo. Il differenziale immunitario virò la storia di Saint-Domingue, del Nordamerica, quindi del mondo. Ispirato dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo sbandierata dai rivoluzionari francesi, lo «Spartaco nero», al secolo François-Dominique Toussaint Louverture, carismatica figura di generale e politico di formazione gesuitica ma di ideali giacobini, guidò alla vittoria la rivolta degli schiavi scoppiata nel 1791. La guerriglia dei disperati ebbe ragione delle truppe francesi, decimate dalla febbre gialla. Da capo assoluto della colonia, Louverture ebbe cura di non recidere il vincolo con Parigi – gli schiavi emancipati erano dichiarati cittadini francesi – mentre si proclamava bonapartista. Ma Napoleone non intendeva scendere a patti con un «nègre», per tale incapace di autogoverno. Louverture fu arrestato e deportato in Francia, dove languirà fino alla morte in una prigione del Giura. Il corpo di spedizione del generale Leclerc, inviato nel 1801 da Napoleone per farla finita con i rivoltosi, venne però falcidiato dai morsi dell’Aedes aegypti. Malgrado il terrore scatenato dai soldati francesi, che ricorsero alla crocefissione e al soffocamento dei prigionieri nelle stive di navi trasformate in camere a tossico gas di zolfo, nel 1803 la guerriglia degli africani e il dilagare della malattia finirono per stroncare il contingente napoleonico. «Maledetto zucchero! Maledetto caffè! Maledette colonie!» pare fosse il commento del primo console . Napoleone perdeva così il trampolino di lancio per la conquista del Nordamerica, lungo l’asse fra Saint-Domingue e La Nouvelle Orléans, che avrebbe dovuto espellere gli inglesi dal continente. Umiliato nei Caraibi, sconvolto dalla vulnerabilità delle sue truppe a quell’ambiente infetto, Bonaparte decretò la Louisiana del Nord America priva d’ogni senso geopolitico. Meglio cederla alla repubblica americana, esperimento senza prospettive di potenza, che lasciarla alle brame inglesi. Mentre consegnava quasi gratis a Washington lo heartland americano, Napoleone già immaginava di sloggiare il perfido britannico dall’India: «Quando la spada francese toccherà il Gange, l’edificio della grandezza mercantile inglese crollerà in rovine». Necessario passo intermedio, la liquidazione della Russia. L’inverno russo gli sarà fatale più dell’estate caraibica. Kutuzov si svelerà Louverture al cubo. Tifo e dissenteria infieriranno sulla Grande Armée in rotta come la febbre gialla sui fanti di Leclerc.
Napoleone avrà ormai i giorni contati.
«Ei fu…» per causa di una piccola zanzara!

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