Posts tagged ‘commissione europea’

marzo 1, 2021

Comprare vaccini in proprio si può: lo dice la Commissione Europea!

Di Beppe sarno

Secondo l’accordo che l’Europa ha fatto con i paesi membri in base al piano strategico per la vaccinazione Covid i contratti sono stati stipulati direttamente con le aziende produttrici dei vaccini dalla Commissione europea per conto di tutti i Paesi membri dell’Unione. Ogni Stato riceverà una quota percentuale di dosi spettante in proporzione alla popolazione, secondo le stime Eurostat. All’Italia spetteranno 26,92 milioni di dosi dal contratto con Pfizer-Biontech, di cui 8,749 milioni nel primo trimestre. Questo dato è destinato ad aumentare nel tempo.

Al 14 febbraio le società Pfizer/Biontech, Moderna e Astrazeneca hanno consegnato 14,5 milioni dosi.

In Campania sono arrivati al 27 febbraio 2021 518.000 dosi e risultano somministrate 386.404 dosi al 28 febbraio (fonte ministero della salute). La popolazione della Campania all’agosto 2020 era di 5.693.749 abitanti. Se consideriamo che a partire dal 27 dicembre è iniziata la vaccinazione di massa ed in due mesi la regione Campania è stata in grado di somministrare così poche dosi se dovesse continuare questo ritmo vuol dire che la regione Campania riesce a somministrare solo 6.440 dosi al giorno. Per sottoporre alla prima dose di vaccino tutta la popolazione Campana servirebbero ben 884 giorni., cioè due anni e quattro mesi.

Questo significa al di là delle semplificazioni che il piano di vaccinazioni pensato dall’ Europa gestito in parte dal Ministero della Salute ed in parte dalle regioni e nel nostro caso dalla regione Campania è destinato al fallimento   e chiudere le scuole, ristoranti, cinema e teatri non servirà a niente.

Si potrà obbiettare che le dosi aumenteranno, che i sistemi di vaccinazione si perfezioneranno in qualche maniera, che con l’accordo fatto con i medici di base consentirà un’impennata delle vaccinazioni, ma  tutte le misure che verranno messe in campo, si spera la più presto, di quanto ridurranno quale periodo teorico di due anni e quattro mesi?

Intanto ci sono governatori regionali che non credono alla favoletta della maggiore efficienza della somministrazione dei vaccini e non credono che le consegne di dosi aumenteranno nel breve periodo anche perché nei fatti si verificano ritardi nelle consegne a livello comunitario. Se ne è accorto il presidente della regione Sicilia Musumeci, il Presidente della regione Veneto Zaia, il presidente della regione Marche che si domanda perché non si consente alle regioni di acquistare in proprio le dosi di vaccini. I presidenti in parola si sono rivolti direttamente alla commissione Europea per conoscere se è possibile di intavolare trattative parallele con le aziende produttrici per acquistare dosi extra di vaccini.  La risposta della Commissione Europea è stata “”I negoziati paralleli con le aziende con cui la Commissione europea ha contratti di pre-acquisto non sono in linea con la nostra strategia. Per vaccini prodotti da altre aziende, Regioni o Stati membri possono concludere i contratti“.” La Germania si è già mossa in questo senso.

Che cosa significa? Che per i singoli stati e per le regioni sono possibili contratti per vaccini prodotti da altre aziende. Il governatore Zaia commentando il comunicato della commissione europea ha detto ““non c’è nessuna legge che vieta l’acquisto di vaccini da parte delle Regioni”. Gli ha fatto il paio il Presidente della regione Sicilia che ha commentato “non c’è difficoltà ad assumere l’impegno di acquistare i vaccini siamo tutti interessati ad accelerare il più possibile sulla immunizzazione della maggioranza dei siciliani- ha evidenziato Musumeci- almeno per l’80%”.

A questo punto sorge spontanea la domanda: e De Luca che fa? Nelle sue solite conferenze da guitto di periferia,  ha detto di essere disponibile a procedere autonomamente all’acquisto dei vaccini contro il Coronavirus per coprire la sua popolazione. Ma la sua preferenza va verso il vaccino russo che però ancora possibile reperire nei Paesi dell’Unione Europea, dal momento che l’Ema (l’agenzia europea del farmaco) non ha ancora dato il via libera e la cui vendita chissà quando sarà autorizzata. Allora invece di fare proclami vuoti gli diamo un suggerimento perché De Luca non fa una telefonata al presidente della regione Veneto o a quello dell’Emilia e si mette d’accordo per acquistare  le dosi di vaccino in  più che consentirebbero di porre in essere un piano serio di vaccinazioni  consentendo alla regione di mettere la popolazione campana in sicurezza, di evitare nuove chiusure e di far ripartire l’economia soprattutto quella del turismo che per la Campania è vitale? Se il Veneto che si è assicurata il nulla osta della Commissione europea per Il importare 4 milioni di dosi di vaccini autorizzati Ema” con tempi di consegna “inferiori ad un mese” e “prezzi vicini a quelli di Ema” perché invece di sognare lo Sputnik non fa la stessa cosa il nostro presidente che ha candidamente riconosciuto “che il piano di somministrazione dei vaccini così come è concepito non funziona” e intanto continua  a chiudere tutto senza alcun risultato concreto?

agosto 24, 2020

Una buona notizia?

di Beppe Sarno

La Commissione Europea ha approvato un pacchetto da 81 miliardi per il Programma Sure. Di questi 81 miliardi se il Consiglio Europeo dovesse dare il via libera, come sembra, 27,4 miliardi andranno all’Italia.

Si tratta di un prestito di cui beneficerà l’Italia, con tassi circa 8 volte inferiori a quelli dei mercati.

Da questo punto di vista è una buona notizia. Ma quando arriveranno? Non si sa!

Doveva essere operativo a giugno scorso, ma siamo già a settembre e ci sono una serie di regole da rispettare perché i prestiti concessi saranno sostenuti dal bilancio UE e quindi garantiti da tutti gli stati membri in proporzione della loro quota PIL nell’unione, quindi non si prevedono tempi  brevissimi.

I finanziamenti del Sure hanno lo scopo di finanziare regimi di riduzione dell’orario lavorativo per i lavoratori dipendenti o misure analoghe per i lavoratori autonomi. Aiutare i lavoratori dovrebbe essere l’obbiettivo prioritario da raggiungere con questo prestito.

Le regole stabilite dalla Commissione Europea non sono né negoziabili né modificabili, non avendo avuto il parlamento Europeo nessuna voce, a riprova, laddove ce ne fosse bisogno, della mancanza di strumenti democratici  della UE.

La Commissione quindi negozierà con i singoli stati le condizioni da rispettare per ottenere i fondi. Condizioni che ovviamente oggi non si conoscono e potrebbero essere anche gravi e pesanti. Ma tant’è!

Quando questi soldi arriveranno dall’UE all’Italia, il governo Conte dovrà dire come intende utilizzarli. Occorre, però,  sottolineare che data la finalità per cui vengono erogati è essenziale che la nostra classe politica dia una specifica concretezza e soprattutto una funzionale organicità al sostegno ai lavoratori ed alle imprese mediante un nuovo modello di sviluppo in modo da  trovare un coordinamento interventi di politiche mirate a breve e  non breve termine sulla base di un progetto di reindustrializzazione dell’Italia. Deve emergere da parte di chi oggi governa l’Italia la necessità di riabilitare l’importanza e la priorità del dominio collettivo e del senso della collettività tutta, mortificata da decenni di austerità ancora prima del coronavirus. Insomma questi soldi non dovranno andare ai soliti noti non dovranno essere merce di scambio fra governo e Confindustria. Bisogna far riemergere da parte del governo la consapevolezza che l’economia pubblica (a cominciare da una pianificazione degli investimenti anche sotto il profilo territoriale con particolare riguardo alle aree più depresse economicamente) deve assumere una funzione dinamica portante di tutto il complesso economico nazionale. Deve emergere il riconoscimento che sullo Stato deve ricadere la funzione e la responsabilità dei piani per la mobilitazione delle essenziali risorse economiche e lavorative. La finanza internazionale non ha il diritto e non dovrà averlo più di dettare le regole del gioco.

Abbiamo assistito, in questa prima fase dell’emergenza coronavirus  ad interventi  senza un piano di intervento organico dello stato volto ad assicurar la ripresa economica del paese. Ci accorgiamo ora dopo venti anni di economia regolata dal mercato delle deficienze della trascuratezza della sottovalutazione della funzione economica dell’intervento dello Stato che possa permettere una cooperazione tra capitale pubblico e capitale privato, nell’interesse del bene comune a  tutela del lavoro e dei lavoratori, delle piccole e medie industrie castigate da una politica che cancellato  l’attività produttiva nazionale a favore di un polo industriale sovranazionale. Questi soldi che arriveranno dovranno essere funzionali allo scopo per cui verranno erogati creando strumenti per evitare manovre speculative, funzionalizzazione ad esclusivo uso e consumo dell’industri privata. Un nuovo modello di sviluppo presuppone che la stretta connessione che esiste fra politica ed economia, fra principi ideali e interessi concreti trovi un punto di equilibrio per evitare che ancora una volta l’Italia subisca le conseguenze di scelte altrui laddove queste scelte competono alla collettività nazionale sulla base di un’approfondita analisi della situazione e degli obbiettivi che deve prefiggersi il nostro paese.

ottobre 31, 2013

Stati Uniti contro Germania: «Con le sue politiche indebolisce l’Eurozona». Berlino: «Critiche incomprensibili»

La Germania dipende troppo dall’export e troppo poco dalla domanda interna: il risultato è che esporta deflazione non solo in Europa ma in tutto il mondo. Capita spesso di leggere queste considerazioni nei rapporti delle banche d’affari, ma questa volta l’atto d’accusa è contenuto nero su bianco nel rapporto semestrale del Tesoro americano sulle valute e le politiche economiche dei Paesi concorrenti degli Usa. Una critica definita «incomprensibile» da Berlino. di Gabriele Meoni «L’anemico tasso di crescita della domanda interna in Germania e la dipendenza dall’export – recita il documento diffuso ieri in tarda serata a Washington – hanno ostacolato il ribilanciamento in una fase in cui molte economie dell’area euro sono sotto forte pressione per tagliare la domanda e comprimere l’import. Il risultato è un effetto deflazionistico nell’area euro e nell’economia mondiale». di Gabriele Meoni – Berlino insomma dopo aver imposto ai Paesi del Sud Europa una dura medicina di austerità ora dovrebbe aiutarli a uscire dalla recessione. L’atto d’accusa americano alla Germania aggiunge nuovi motivi di tensione ai rapporti tra i due Paesi già sotto stress per la vicenda dello spionaggio dell’Nsa alla cancelliera Merkel. La risposta di Berlino non si è fatta attendere: «Il surplus commerciale – afferma in una nota il ministero dell’Economia – è il risultato della forte competitività dell’economia tedesca» e le critiche americane sono quindi «incomprensibili». «Incidentalmente – prosegue il comunicato – ricordiamo che per l’Fmi l’avanzo commerciale tedesco non deriva da distorsioni nella politica economica del Governo». In difesa della Germania è intervenuta anche la Commissione europea, che attraverso il suo portavoce l’ha definita «una locomotiva per la zona euro e per la Ue». Il problema è che il treno di Gabriele Meoni – Il Sole 24 Ore – leggi su http://24o.it/Hk0o9

ottobre 29, 2013

Come la Merkel ci vuole fregare in via definitiva.

E’ successo in occasione di una cena data nella sede di Bruxelles del Consiglio europeo. Era stato appena servito il dolce, poco prima di mezzanotte, quando Angela Merkel ha fatto quello che i capi di governo europeo le chiedevano da mesi, cioè dimostrare la sua leadership. I paesi della zona euro devono diventare più competitivi, ha ripetuto con insistenza il cancelliere, il controllo che finora ha esercitato la Commissione europea non basta, bisogna adattare delle “misure più vincolanti”. Inoltre la “dimensione sociale” non deve essere trascurata, ha detto la leader della Cdu. L’Europa deve fare un “salto qualitativo”.

In occasione del suo terzo mandato Merkel è determinata a diventare una vera e propria cancelliera europea. Alle ultime elezioni i tedeschi le hanno dato il più alto numero di consensi che abbia mai avuto, è diventata il “leader più potente d’Europa” (The Economist) e ben presto guiderà una grande coalizione con il secondo partito tedesco. Merkel è convinta di essere in posizione di forza per promuovere un progetto che dovrebbe diventare la sua eredità politica: la riforma dell’Unione europea. Tuttavia anche se il rischio di una prossima disintegrazione della moneta unica è stato per ora evitato e se la congiuntura della zona euro mostra i primi segni di ripresa da molto tempo, Merkel è consapevole che in ogni momento la crisi potrebbe di nuovo aggravarsi. Dalla Francia all’Italia i partiti euroscettici hanno il vento in poppa, in molti paesi indebitati le riforme sono a un punto morto e le banche sono molto restie a concedere dei crediti.

Per questo motivo la cancelliera prepara una serie di riforme europee e sa già come imporre il suo progetto; con l’aiuto dei suoi nuovi partner di coalizione – i socialdemocratici – vuole dare un carattere “sociale” alla sua politica europea. Si tratta di creare dei programmi contro la disoccupazione dei giovani e contro l’evasione fiscale, e di adottare un bilancio specifico per la zona euro per rilanciare la crescita. In cambio Bruxelles avrà un potere di controllo esteso sulle politiche finanziarie ed economiche degli stati membri.

Denaro in cambio di riforme. Merkel vuole adesso dare al suo controverso programma una forma “socialdemocratica” e per fare questo si è trovata un alleato importante. Vuole far passare il suo progetto grazie al sostegno del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che presiede la delegazione dell’Spd sulle questioni di politica europea nel quadro dei negoziati in vista della formazione della coalizione, ma pensa già alle prossime tappe della sua carriera. Per ora pensa a essere il capolista dei socialisti alle europee del prossimo maggio, dopodiché, se sarà riuscito a raccogliere abbastanza suffragi, cercherà di diventare presidente della Commissione europea. Così la cancelliera si sbarazzerebbe del suo ex alleato caduto in disgrazia, l’attuale presidente della Commissione José Manuel Barroso. Insieme a Schulz, Merkel potrebbe avviare le riforme in favore della crescita e della competitività.

Schulz vede regolarmente la cancelliera a Berlino, si scambiano sms ed elaborano compromessi

La linea del nuovo governo tedesco è prevedibile: nessun obbligo europeo ma più denaro per i programmi di rilancio e un potere più esteso per Bruxelles. Per imporre la sua nuova strategia Merkel, spesso soprannominata “Mutti” [mammina] nelle sue stesse fila, si è trovata un nuovo alleato in Schulz. E per quanto il dirigente dell’Spd dichiari pubblicamente che “Merkel non è la [sua] migliore amica”, a microfoni spenti entrambi i leader si lasciano andare a grandi dichiarazioni di stima reciproca. Schulz vede regolarmente la cancelliera a Berlino, si scambiano sms ed elaborano compromessi, l’ultimo dei quali riguarda il bilancio supplementare dell’Ue. Entrambi sono contrari a una soluzione di tutti i problemi su scala europea. I loro punti di vista convergono anche sui mezzi per riuscire a rafforzare l’unione monetaria ed economica.

Niente complicazioni

Schulz rappresenta un elemento importante per la grande coalizione e i suoi stretti rapporti con il capofila dell’Spd, Sigmar Gabriel, potranno tornare utili a Merkel sul piano europeo. Le elezioni europee dell’anno prossimo saranno le prime a svolgersi sulla base delle condizioni fissate dal trattato di Lisbona. I suoi risultati dovranno quindi essere presi in conto dai 28 capi di governo degli stati membri per la nomina del presidente della Commissione. Martin Schulz, 57 anni, ha buone possibilità di essere scelto. Può contare su un largo sostegno in parlamento e nel Consiglio europeo, che va ben oltre le fila della sua famiglia politica. Merkel lo sa e sarebbe ben contenta di averlo a capo della Commissione, soprattutto perché il socialdemocratico ha la fiducia del presidente francese François Hollande. Un elemento che permetterebbe di rilanciare il logoro motore franco-tedesco.

Il solo problema per la Merkel è che in quanto presidente della Cdu non può sostenere apertamente un membro dell’Spd. Nella campagna per le elezioni europee i due futuri partner di colazione faranno quindi banda a parte. Tuttavia la cancelliera si impegna a non aprire nuovi e inutili fronti di scontro con il socialdemocratico. Così giovedì scorso i leader del Partito popolare europeo si sono riuniti per discutere delle future elezioni europee. Molti hanno detto di volere che il Ppe presenti un suo capolista contro Schulz. Ma Merkel e il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, hanno espresso forti riserve su questo punto. La cancelliera vuole conservare il diritto di nominare il suo favorito al posto di presidente della commissione dopo le elezioni – e forse si potrebbe trattare dello stesso Schulz.

Una cosa è certa, il contributo dei socialdemocratici tedeschi non sarà sgradito se Merkel vorrà imporre il suo programma in Europa.

settembre 24, 2013

Balle spaziali! Ma è vero.

Ennesima multa all’Italia per non aver applicato una direttiva europea. Questa volta l’Europa se la prende con l’abitudine, a suo dire ”tutta italiana”, di utilizzare il bidet, strumento igienico ritenuto dalla maggioranza degli Stati Membri assolutamente inutile e colpevole di un eccessivo spreco di acqua e di spazio.

“L’Italia si adegui ed elimini tutti i bidet dai locali pubblici e dalle abitazioni private” – ha dichiarato perentorio il presidente della Commissione Europea, Barroso.

L’Italia dovrà pagare all’Europa oltre 50.000 euro di multa per non essersi adeguata alla direttiva.

E non mancano le reazioni politiche alla vicenda.

Per Matteo Renzi “l’abolizione del bidet potrebbe rappresentare un primo passo verso un’Europa che non si senta unita solo dalla moneta”.

Per la Lega invece non si pone il problema: “Per il popolo celtico non é mai stato un problema fare a meno del bidet e noi Padani ci laviamo nelle limpide acque del nostro Po” –  ha dichiarato Calderoli.

 

giugno 2, 2013

La BCE ricostruisce la bolla dei derivati?

 

Riportiamo l’interrogazione della Commissione Europea dello scorso 17 maggio da parte dell’eurodeputata Cristiana Muscardini sul ruolo della BCE di Mario Draghi nell’alimentare il mercato finanziario speculativo. In essa è esplicito il riferimento alle analisi della rivista Executive Intelligence Review fondata da Lyndon LaRouche.

Oggetto: Ricostruire lVisualizza altro

giugno 2, 2013

Europa, le raccomandazioni all’Italia e l’evidenza dei fatti.

Enrico Letta, on the left, and José Manuel Barroso

La flessibilizzazione del mercato del lavoro, che l’Europa nuovamente raccomanda, è stata una delle cause del declino della produttività e delle retribuzioni reali dell’ultimo ventennio

di Paolo Pini da Sbilanciamoci.info

aprile 12, 2013

Il vero “contagio” è quello dell’austerità.

money

di Carlo Clericetti, da Repubblica.it

Adesso avremo anche la fama di appestati, visto che la Commissione Ue scrive che la nostra crisi rischia di contagiare il resto d’Europa? Ma contagiare chi, visto che – sempre secondo la Commissione – la lista dei malati è ben più lunga di quella dei paesi “sani”? L’elenco di chi ha squilibri definiti “seri” comprende, oltre a noi, Belgio, Bulgaria, Danimarca, Francia, Malta, Ungheria, Olanda, Finlandia, Svezia, Regno Unito. Già, anche l’Olanda, sempre pronta a rimbrottare gli spreconi mediterranei, anche la virtuosa Finlandia col braccino corto quando si tratta di finanziare strumenti comunitari anti-crisi. Per altri due, Spagna e Slovenia, gli squilibri sono definiti “eccessivi”, cioè stanno anche peggio. E poi ci sono quelli che hanno già dovuto chiedere aiuti, Grecia, Irlanda, Portogallo, Cipro.

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marzo 10, 2013

Jeremy Irons presenta Trashed il suo documentario sulla decrescita alla Commissione europea

La Commissione europea ha ospitato ieri la conferenza tenuta da Jeremy Irons a cui ha preso parte anche Janez Potočnik Commissario per l’ambiente che ha promosso Trashed il documentario a cui ha partecipato l’attore premio Oscar. Dunque ecco un altro vip del cinema che come Leonardo DiCaprio Matt Damon decide di impegnarsi in prima persona nella tutela ambientale del Pianeta.

Irons ha spiegato che il suo impegno contro la produzione dei rifiuti nasce dalla consapevolezza che un simile sistema produttivo e consumistico non può essere più sostenuto e propone un ritorno ai vecchi sistemi dove gli oggetti avevano una vita più lunga.

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marzo 3, 2013

La scomparsa degli insetti selvatici mette in pericolo l’agricoltura.

L’allarme della moria delle api che negli ultimi mesi ha costretto la Commissione Europea a proporre un giro di vite sull’utilizzo di neonicotinoidi in agricoltura si allarga a tutti gli insetti selvatici fondamentali per l’impollinazione. Ed è, ormai, un problema globale. Mosche, farfalle e coleotteri stanno scomparendo e questa alterazione degli ecosistemi agricoli mette in pericolo la produzione di cibo. A lanciare l’allarme è lo studio coordinato dal ricercatore argentino Lucas Garibaldi dell’Università Nazionale di Rio Negro in San Carlos de Bariloche e dalla statunitense Laura Burkle della Washington University e della Montana State University, pubblicato recentemente su Science.

I fattori di declino sono molteplici: il primo è la distruzione di boschi, siepi e prati che sono l’habitat naturale degli insetti, il secondo è rappresentato dai mutamenti climatici che generano un’asincronia fra i picchi di attività degli “impollinatori” e i tempi della fioritura.

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