Posts tagged ‘colina’

dicembre 22, 2010

Il rapporto tra resistenza muscolare e acetilcolina.

Topi ingegnerizzati in modo da avere una maggiore disponibilità di questo importante neurotrasmettitore riescono a correre per una distanza doppia. Aumentare la resistenza alla fatica con un incremento della disponibilità di acetilcolina: è quanto sono riusciti a fare i ricercatori della Vanderbilt University con alcuni topi ingegnerizzati.

In sostanza, gli animali hanno dimostrato di poter correre per una distanza doppia producendo in misura maggiore questo neurotrasmettitore fondamentale per la contrazione muscolare: il risultato apre la strada a ulteriori studi che consentirebbero in linea di principio di trattare in modo efficace patologie umane come la miastenia grave, in cui i segnali colinergici non riescono a raggiungere i muscoli.

Nel corso di quest’ultima ricerca, Randy Blakely e colleghi della Vanderbilt hanno inserito nei topi un gene che incrementa la produzione del trasportatore colina nelle sinapsi. Tale composto è un

Maggio 17, 2010

Studi italiani sul ‘fegato grasso’ – Silibina per fermare la steatosi.

Completato l’arruolamento dei pazienti, a breve i risultati che confermino l’efficacia del Realsil nel contrastare la progressione di steatosi in steatoepatite e fibrosi.Copenhagen, 23 aprile 2009 – Le principali malattie del fegato per quattro giorni sotto osservazione dagli epatologi europei. Gli esperti riuniti al Congresso EASL (European Association for the Study of the Liver) si confrontano sulle più diffuse patologie che minacciano la salute di questo organo e le armi per rallentarne i danni. Tra i temi la steatosi epatica, o fegato grasso, che interessa oltre 20 milioni di italiani. Ne soffre il 20% dei bambini in soprappeso, il 25% della popolazione adulta normale, il 40-100% dei pazienti con diabete di tipo II, il 20-80% dei dislipidemici e il 30-70% dei pazienti affetti da epatite da HCV (virus dell’epatite C). Per arginare questa vera e propria emergenza è stata testata per la prima volta su 181 pazienti la silibina, veicolata in una nuova forma (fitosoma) al fine di favorirne la biodisponibilità. “L’arruolamento dei pazienti nello studio multicentrico, randomizzato in doppio cieco, di fase III è ormai concluso – spiega il direttore medico Carlo di Manzano -. Ora dobbiamo aspettare solo i risultati dell’analisi statistica, ma siamo molto fiduciosi. Lo studio ha valutato l’efficacia di Realsil (Ibi Lorenzini), costituito dall’associazione di silibina estratta dal cardo mariano, fosfolipidi e vitamina E, nel migliorare il danno epatico in pazienti con fegato grasso non alcolico in presenza o meno di infezione da HCV.” E continua: “la steatosi può essere solo il primo passo verso una steatoepatite, infiammazione che rende più sensibili le cellule epatiche, gli epatociti, alla morte cellulare programmata (apoptosi) e alla necrosi. Di conseguenza anche alla cirrosi (che colpisce il 3% della popolazione) che assieme al carcinoma epatico ogni anno miete circa 50.000 vittime”.