Posts tagged ‘Cina’

marzo 2, 2022

La guerra non ferma la guerra!

Di Beppe Sarno

Certamente va condannato l’atto scellerato di Putin di invadere l’Ucraina e di arrivare alle porte di Kiev.

Come stiamo vedendo la guerra ha innestato una spirale pericolosa  che come primo risultato ha portato il rafforzamento della NATO e la subordinazione dell’Italia e dell’Europa  agli interessi politici ed economici americani. Il discorso di Biden alla televisione e il consenso ricevuto nel suo paese ne sono la riprova.   

Bettino Craxi fu il primo a denunciare il pericolo che la crisi dell’Unione Sovietica si risolvesse nel passaggio dell’economia di stato ad un’economia di mercato predatoria ed affamatrice dei lavoratori. Il capitalismo finanziario occidentale preferì appoggiare il tentativo di Eltsin a danno della speranza di Gorbaciov che sognava di trasformare la federazione degli stati russi  in una socialdemocrazia con lo strumento della perestroika e della glasnost.   La scelta dell’occidente di partecipare al banchetto delle immense ricchezze dell’URSS hanno, da un lato inserito la Russia nella competizione internazionale con caratteristiche sue proprie, dall’altro hanno generato quel nazionalismo esasperato di cui Putin si è fatto interprete.

L’Italia e l’Europa invece di spendersi fin da subito per trovare una soluzione pacifica alla tragedia della guerra fra Ucraina e Russia ha deciso di armare l’Ucraina. Questo atto irresponsabile cancella con un colpo di spugna l’art. 11 della Costituzione rinnega i valori della resistenza e mette d’accordo tutta la classe politica italiana da Meloni a Bersani. L’Usa e l’Europa hanno dimostrato chiaramente di voler destabilizzare  la parte orientale del nostro continente al fine di isolare la Russia per scopi commerciali e di politica  di basso livello.  Le televisioni nazionali sostengono che sia giusto partecipare a questa guerra anche a costo di rinnegare la nostra costituzione. Certamente il popolo ucraino va aiutato, ma non inviando armi e aiuti militari.  La nostra  coscienza civile ci deve imporre di evitare il maggior danno che alla guerra si contrapponga un’altra guerra. La giusta resistenza del popolo ucraino contro la prepotenza dell’invasore non deve spingerci a dire che è giusto inviare armi e soldati in Ucraina.

È sbagliata la convinzione che i buoni siano da una parte e i cattivi dall’altra. Non è così! a chi dice questo va ricordato che non è vero che questa è la prima volta che comincia una guerra in territorio europeo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Il governo D’Alema bombardò la ex Jugoslavia per portarvi la democrazia.

Sappiamo com’è andata a finire!

La guerra in  l’Ucraina è scoppiata nel 2014. La  brigata d’Azov tristemente famosa ha fatto migliaia di vittime senza che nessuno si si commuovesse. A Biden non interessa l’economia europea; al presidente americano  interessa sottomettere l’Europa ai propri disegni imperiali.

Il Governo Draghi cammina nella scia di questo disegno incapace di esprimere un’autonomia che il governo Conte con tutti i suoi limiti aveva cercato di imporre. Conte è caduto non per la cattiva gestione della pandemia ma perché non asservito al capitalismo politico militare finanziario internazionale.

Nel dibattito politico interno americano Biden cerca di conquistare consensi umiliando la Russia e isolandola dal resto dell’Europa.

La guerra più che un delitto è una follia. E’ una follia per l’Europa perché essa al di la delle vite umane che si stanno perdendo,  seguirà n disastro economico di cui gli imprenditori più chiaroveggenti dall’una e dall’altra parte non ignorano e di cui già stanno calcolando le conseguenze. Chi alla fine pagherà il conto saranno come sempre i lavoratori e le classi subalterne.

Per questi motivi la guerra sarà una catastrofe cruenta che aggiungerà nuove rovine a quelle già esistenti e non risolverà i problemi dell’Ucraina, della Russia e di nessuno. Come abbiamo visto dopo aver violato la nostra Costituzione invocando lo stato di necessità, verrà violato, in nome della guerra, ogni diritto, ogni istituzione di libertà di ragione di democrazia. La guerra senza risolvere alcun problema, accanto alle ferite della pandemia ne aggiungerà, per tutti, nessun escluso,  altre ancora più terribili ancora più sanguinanti.

Gli unici attori al di fuori di queste logiche sono, non a caso, Pap Francesco e il presidente cinese Xi Jinping. Ed è nella loro mediazione che guardiamo  con ansia.

Nel frattempo Israele bombarda regolarmente la Siria ma nessuno si commuove come se quella guerra non essitesse. 

dicembre 15, 2021

Si è interrotta la catena dei rifornimenti, ma non quella degli speculatori.

Di Alberto Angela

Ricorrere alla metafora Smithiana della mano invisibile quale colpevole della interruzione della catena degli approvvigionamenti, costituirebbe una semplificazione della crisi che sta investendo il mondo ancora alle prese con la pandemia COVID 19. Nessuno, men che meno gli economisti di rito classico avevano presagito quale sarebbe stato il disastro sulla logistica nella fase centrale della pandemia. Ora lo sappiamo, perché abbiamo appreso quale sia la portata dell’interruzione della catena di approvvigionamento globale. I media ci hanno messo di fronte a un docufilm attraverso cui abbiamo potuto vedere navi portacontainer attraccate ai più grandi porti o file di autotreni in attesa di svolgere il proprio lavoro di trasporto delle merci. Manca di tutto, chip per computer, attrezzature per esercizi, cereali per la colazione, medicinali, materie varie per le attività industriale. Dai giornali e dalla TV abbiamo appreso che il mondo è a corto di moltissimi prodotti. Sorprende questa notizia, visto che viviamo in un epoca in cui ci siamo abituati a fare clic e ad aspettare che tutto ciò che desideriamo arrivi alle nostre porte. So di molti miei amici che da mesi aspettano di ricevere lo smartphone o di altri che devono rinunciare alla pretesa di avere l’auto nuova, da lungo tempo ordinata, con il colore preferito. La pandemia fin dai suoi inizi è stata una lezione terribile a causa dalla mancata disponibilità e ritardi nei rifornimenti dei dispositivi medici. La pandemia ha quasi interrotto ogni procedura della catena di approvvigionamento globale; cioè il percorso solitamente invisibile di produzione, trasporto e logistica che porta le merci da dove sono fabbricate, estratte o coltivate fino al luogo del deposito o dell’ordinazione, e poi nelle vicinanze della nostra abitazione. Alla fine della catena c’è un’altra azienda o un consumatore che ha pagato per il prodotto finito e la scarsità ha fatto aumentare i prezzi di molte cose, da cui, come l’Araba Fenice, riprende a padroneggiare la speculazione. Quindi, i segnali c’erano già nella fase iniziale della pandemia.  Le fabbriche in alcune parti del mondo in cui si trova gran parte della capacità produttiva mondiale, paesi come Cina, Corea del Sud e Taiwan, nonché nazioni del sud-est asiatico come il Vietnam e giganti industriali europei come la Germania,  sono state duramente colpite dalla diffusione dei casi di coronavirus. Molte fabbriche hanno chiuso o sono state costrette a ridurre la produzione perché i lavoratori erano malati o in isolamento. In risposta, le compagnie di navigazione hanno ridotto i loro impegni in previsione di un calo della domanda di merci in movimento in tutto il mondo. La spiegazione che viene data è che con il lockdown il cittadino ha fatto più acquisti, per cui la quantità e la tempistica degli  acquisti dei consumatori hanno sommerso il sistema. Le fabbriche, la cui produzione tende ad essere predefinita mediante un  processo di programmazione abbastanza prevedibile, si sono impegnate ad aumenta tali processi per soddisfare un’ondata imprevista di ordini e questo ha prodotto i suoi problemi organizzativi. Le fabbriche generalmente hanno bisogno di introdurre componenti, programmare i tempi e la logistica per realizzare le cose che esportano. Ad esempio, un computer assemblato in Cina potrebbe richiedere un chip prodotto a Taiwan o in Malesia, un display a schermo piatto dalla Corea del Sud e dozzine di altri dispositivi elettronici provenienti da tutto il mondo, che richiedono prodotti chimici specializzati da altre parti della Cina o dell’Europa. Il drammatico aumento della domanda ha intasato il sistema di trasporto delle merci alle fabbriche che ne avevano bisogno. Allo stesso tempo, i prodotti finiti, molti dei quali realizzati in Cina, si accumulavano nei magazzini e nei porti di tutta l’Asia a causa di una profonda carenza di container.

In parole povere, i prodotti sono rimasti bloccati nei posti sbagliati. Nella prima fase della pandemia, poiché la Cina ha spedito enormi volumi di dispositivi di protezione come maschere per il viso e camici ospedalieri in tutto il mondo, i container sono stati scaricati in regioni come l’Africa occidentale e l’Asia meridionale, che generalmente non rimandano in Cina altri prodotti diversi  e di cui  il Paese ha necessità. In quei luoghi, allora, i container vuoti si accumulavano proprio mentre le fabbriche cinesi stavano producendo una potente ondata di altri beni destinati ai ricchi mercati del Nord America e dell’Europa. Poiché i container erano scarsi e la domanda di spedizione intensa, il costo del trasporto delle merci è salito alle stelle. Prima della pandemia, spedire un container da Shanghai a Los Angeles costava forse 2.000 dollari. All’inizio del 2021, lo stesso viaggio costava fino a  25.000 dollari. E molti container venivano buttati giù dalle navi e costretti ad aspettare, aggiungendo ritardi lungo tutta la catena di approvvigionamento. Persino grandi aziende come Target e Home Depot hanno dovuto aspettare settimane e persino mesi per portare i loro prodotti di fabbrica finiti sulle navi.

Nel frattempo, nei porti del Nord America e dell’Europa, dove arrivavano i container, il pesante afflusso di navi ha travolto la disponibilità delle banchine. Allo stesso tempo, camionisti e lavoratori portuali sono rimasti bloccati in quarantena, riducendo la disponibilità delle persone per scaricare le merci e rallentando ulteriormente il processo. Questa situazione è stata aggravata dalla chiusura del Canale di Suez dopo che una gigantesca nave portacontainer vi è rimasta bloccata, e poi dalle chiusure dei principali porti cinesi in risposta ai nuovi casi di Covid. Molte aziende hanno risposto alle carenze iniziali ordinando articoli extra, aumentando le tensioni sui porti e riempiendo i magazzini . Con i magazzini pieni, i container, che improvvisamente fungono da aree di stoccaggio e si accumulano nei porti, il risultato è stato la madre di tutti gli ingorghi. Quasi tutto ciò che viene prodotto o fabbricato, dai prodotti chimici all’elettronica alle scarpe da corsa. Le carenze generano altre carenze. Un produttore di vernici che ha bisogno di 27 sostanze chimiche per realizzare i propri prodotti potrebbe essere in grado di acquistarne tutte tranne una, ma quella, forse bloccata su una nave portacontainer al largo del porto di Trieste, potrebbe essere sufficiente per fermare la produzione. Si consideri la domanda delle nuove auto, che beneficiano di contributi governativi, usano chip per computer, molti di loro, e la carenza di chip ha reso più difficile la produzione di veicoli. A sua volta, ciò ha reso più difficile e costoso acquistare automobili.

Se stiamo a quanto scrivono alcuni politici ed economisti la carenza nella catena di approvvigionamento globale sembra potersi spiegare e giustificare ricorrendo alla pandemia, che ha sicuramente reso l’offerta e la domanda estremamente volatili, spostandosi più velocemente di quanto la catena di approvvigionamento possa adattarsi. Ma si può anche spiegare dal comportamento speculativo delle aziende produttrici, le quali per decenni hanno mantenuto e accumulato le scorte a livelli scarsi per limitare i loro costi, cosicchè all’accrescersi della domanda è stato per loro redditizio spostare sui prezzi dei prodotti resi carenti ulteriori incrementi dei loro profitti. Poi ci sono i gruppi di monopolio esercitato sulle materie prime, cioè delle terre rare a cui si associa il ricatto, non solo economico, esercitato dai paesi che controllano queste aree e i flussi di petrolio e gas naturale. La risposta a questi problemi non può essere data da un solo paese, qui occorre che sia l’Europa a costruire in fretta una sua iniziativa per impedire che i deboli segnali di ripresa dell’economia dell’area europea non siano soffocati da politiche speculative e monopolistiche, mettendo in atto tutte le difese che il momento difficile richiede per non compromettere quanto costruito in questi anni. Nell’ultimo Consiglio dell’Europa la questione strategica dello stoccaggio europeo del gas è stata posta con forza da Draghi, con l’invito ad assumere una più responsabile linea di chiarezza verso i paesi fornitori, in primis la Russia. Nello stesso tempo è stata affrontata la difficile materia della transizione energetica, che richiederà tempo e investimenti, nonché costi rilevanti prevedibilmente a carico dei consumatori, per cui, anche su questa condizionalità Draghi ha richiamato l’attenzione del Consiglio, confidando che alla fine l’Europa si mobiliti più rapidamente, superando i diversi interessi che tra i 27 sembrano ancora prevalere e ritardare una risposta. Singolare situazione politica quella del nostro Paese, che deve affidarsi ad un ex Banchiere per uscire da una crisi economica e sociale terribile, cogliendo l’opportunità di ingenti risorse finanziarie concesse dall’Europa contro la quale una parte della maggioranza di governo dell’emergenza cannoneggiava proponendosi financo l’obiettivo di uscire dall’Euro. Il momento è difficile e le alternative non sono all’orizzonte. Dobbiamo solo sperare che quando residua dei partiti della sinistra sappia trovare un’idea miracolosa sulla quale ricostruire l’identità della sinistra in una visione moderna e all’altezza dei compiti che il presente c’impone di affrontare per un futuro diverso.

aprile 11, 2021

LA PROTERVIA DEI COMPETENTI!

di ferdinando pastore

Ho atteso volutamente qualche giorno prima di commentare la conferenza stampa di Mario Draghi. Dovevo far fronte a una sensazione di fastidio morale e fisico di non semplice decodificazione. Una repulsione che non era strettamente connessa alle indicazioni di indirizzo politico espresse dal Presidente del Consiglio. Un’indigeribilità legata a un’atmosfera, a un atteggiamento. Ciò che rimaneva nell’ombra nell’immediatezza delle sue parole ha preso pian piano limpidezza. Draghi si rivolgeva alla popolazione con un’aria di rassegnata sufficienza. Ha riproposto semplicemente con lo sguardo quella predisposizione mentale tipica della managerialità. La realtà è troppo complessa per essere spiegata. Le interconnessioni tra mercati, decisioni economiche, reti della globalizzazione non possono essere oggetto di interpretazioni politiche. Attraverso quel contegno paternalistico si ammoniva l’intera comunità dell’infruttuosa perdita di tempo che determinate convenzioni comportano. L’utilizzo di questa retorica ha permesso al capitalismo concorrenziale di abbattere dall’immaginario collettivo in primo luogo l’interesse dei singoli alla partecipazione politica cosicché si andassero a deperire in una lenta agonia i corpi intermedi all’interno dei quali si sviluppava un tempo la conflittualità sociale che configurava la democrazia sostanziale e in secondo luogo di rendere le forme della democrazia formale desuete forme di discussione che non potranno in alcun modo reggere il passo con lo spirito della competizione educativa che necessita di interventi di rapida sottomissione alle tendenze dei mercati.Per assecondare questa visione ideologica e irrazionale della realtà la conferenza stampa è andata avanti per forza d’inerzia in un veloce susseguirsi di banali luoghi comuni ormai in voga da almeno tre decenni. La colpevolizzazione dei singoli e del sistema pubblico per le inefficienze per esempio. I giovani che indebitamente si vaccinano non rispettando il turno in un groviglio di clientelarismo e furbizia malandrina tipica dell’italianità da sempre così poco incline alla disciplina frugale del protestantesimo. L’abbandono dei falliti al proprio destino. Non al passo con la creatività necessaria per sopravvivere nel virtuoso percorso formativo dell’imprenditorialità. Quell’inclinazione all’impresa che proprio i governi dei competenti in questi anni hanno promosso con politiche attive – specchio dell’interventismo liberale – dando corpo al sistema degli incentivi, degli sgravi fiscali per confuse categorie di soggetti. I quali non dovevano in nessun modo rivendicare un’occupazione pubblica ma sfoderando coraggio e innovazione cimentarsi nella costruzione auto-disciplinante dell’uomo/impresa. Modo come un altro per celare i dati sulla disoccupazione. La famosa disoccupazione strutturale. Lo stesso meccanismo si deve applicare a questi costosi carrozzoni pubblici. Affezionarsi a una compagnia di bandiera è frutto di un arcaico sentimentalismo novecentesco. Tutto si deve misurare con lo spirito della concorrenza. Ce lo chiedono i trattati. Ce lo chiede l’Europa. A maggior ragione se la stessa oggi si sacrifica in modo così commovente nell’elargizione dello strozzinaggio caritatevole denominato Recovery Plan. Le famose condizionalità che non esistevano. L’Italia si genuflette ai suoi padroni. Nell’osservanza dei due vincoli esterni. Adempimenti acritici dei precetti morali impartiti dalla superiorità genetica tedesca e dei consigli portati dai venti di una nuova guerra fredda. Perturbazioni messe in circolo dal sempreverde imperialismo americano. Si dia un fermo e deciso stop a questa folle simpatia per Cina, Russia e Cuba. Lì ci sono i dittatori, qui una sana e civile oligarchia.

gennaio 19, 2021

DISSOCIAZIONE E “MEDIO-EGO”

di Luca Massimo Climati

Voglio ringraziare il rapper Ballarin per questa stupenda sintesi riassuntiva che è il “MEDIO-EGO e descriverò in poche righe lo stato di globale DISSOCIAZIONE.Vedo che aldilà degli “interessati soliti”, sia allo spolpamento del “Recovery” alla faccia dell’interesse generale che alla colonizzazione atlantica del nostro Paese, prevalga una diffusa CONFUSIONE-DISSOCIAZIONE LOGICA. Essa caratterizza soprattutto i sedicenti intellettuali, spesso blasonati, dal giornale unico padronale, quello che intervista Renzi h24, e si materializza in evidenti contraddizioni logiche.Basterebbe produrre un esempio sul come affrontare il COVID19,ovvero la PESTE ODIERNA.I “critici dissociati” dell’operato governativo, incuranti del fatto che in quasi tutti i paesi del mondo, tranne 5 o 6 ( Cina, Vietnam ,Coree, Cuba, Nuova Zelanda) la Peste sia passata in 2-3 ondate devastanti, (con esiti peggiori in rapporto alla età della popolazione e dei sistemi sanitari), sostengono tesi platealmente contraddittorie.Essi gridano allo scandalo per il fatto che il governo italianonon abbia applicato chiusure più nette ed abbia differenziato per aree regionali i provvedimenti.Non si considera minimamente il problema dei vari equilibri da rispettare ma soprattutto la rete da una parte di interessi economici che si contrappone strumentalmente a qualsiasi provvedimento severo e quindi efficace. Ma ci sta anche il problema della Scuola, dei giovani che non ce la fanno a vivere in uno stato d’assedio che dura da quasi un anno ed abbisogna probabilmente di un altro trimestre di somma attenzione. Ma soprattutto la disperazione di milioni di lavoratori allo stremo e non garantiti o parzialmente garantitiNon si può accontentare tutti, materializzare medici ed infermieri dopo quattro decine di anni di smantellamento del sistema sanitario Pubblico e di validi ed organizzati presidi locali che avrebbero ancor meglio prevenuto i problemi posti dal covid.Il governo in democrazia ,dove le regioni fanno come gli pare o addirittura creano impaccio alle decisioni centrali, almeno non goda di una autorevolezza plebiscitaria o una maturità compatta che solo popolazioni estremo-orientali posseggono per profonda cultura, diventa OVUNQUE COMPLICATO E DA SVOLGERE CON DIPLOMAZIA, PAZIENZA E SAGGEZZA: NON SI POSSONO ACCONTENTARE TUTTI.Invece i media bombardano spesso notizie infondate, allarmi o stati d’ansia 24 ore al giorno, remando contro il governo per chiari interessi economico-strategici diparte: la parte dei loro padroni .Ma su tutto, prevale una CONFUSIONE-DISSOCIAZIONE, spesso egoica e primitiva: si ha paura della Peste, ma si vorrebbe guadagnare uguale, si desidera ogni libertà, ma poi si pretenderebbe uno Stato pronto ed efficiente a far fronte a tutto.Lo stato confusionale e dissociato raggiunge vette inenarrabili nel caso di chi, da pulviscolari fazioni estremiste a sinistra o sovranisti immaginari ( sono la stessa cartata di roba) auspica la caduta del governo noncurante del fatto che i settori della popolazione più precari verrebbero ancor meglio danneggiati, nel nome del profitto e degli interessi particolari.Conclusione: in questa grande DISSOCAZIONE , spesso dei ceti pseudo-colti, è ora che il BUON-SENSO SILENZIOSO di una gran parte della Popolazione si faccia sentire. Ora o mai più…o nel caso alle prossime possibili elezioni.

Maggio 9, 2020

QUALE MONDO DOPO TRUMP?

 

Possibile che il presidente americano riesca a superare la crisi di rigetto determinata dal “virus di Wuhan”. O, più esattamente, dalla sua pretesa di addossare alla Cina, per colpa o, detto tra le righe, per dolo, la responsabilità per lo scoppio e la diffusione della pandemia. Così da essere sconfitto nell’appuntamento di novembre (a meno di rinviarlo o di affrontarlo con regole tali da scoraggiare l’afflusso degli elettori democratici).

Oggi, la sua…

Continua a leggere

aprile 17, 2020

Altro che pangolino, il coronavirus è figlio della globalizzazione capitalista. L’analisi dello storico Andrew Liu

L’espansione del coronavirus ha più a che fare con la globalizzazione capitalista che con pangolini e sistema cinese. Ne è convinto Andrew Liu, professore associato di storia alla Villanova University (USA) e autore del libro “Tea War: A History of Capitalism in China and India” che in una sua riflessione su El diario, cerca di sdoganare una per una le convinzioni che da quando è scoppiato il Covid-19 sono rimbalzate alla cronaca.

Cominciando dal concetto di ‘Cina’, che secondo Liu è diventata il capro espiatorio per i politici degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale che ‘cercano di distogliere l’attenzione dai loro terribili errori nella gestione della pandemia di coronavirus’.

“Il fascino di incolpare la “Cina” sta nella sua ambiguità. Le critiche si limitano al modo in cui il Partito comunista ha trattenuto informazioni durante quelle settimane cruciali di gennaio, poiché negli Stati Uniti difendono progressisti e conservatori, incluso Donald Trump? O è il messaggio ovvio tra le righe che il vero colpevole è il “popolo cinese” con i suoi costumi e la cultura esotici?”, scrive Liu.

Visualizza immagine di origine

Questo tipo di atteggiamento secondo il docente non fa altro che creare un’esclation di violenza razzista contro i cinesi e gli asiatici in generale. “Siamo finiti a discutere di identità e differenze culturali quando ciò che dovremmo analizzare sono processi storici complessi. Qualsiasi tentativo serio di affrontare il ruolo della Cina in questa pandemia deve anche considerare le condizioni politico-economiche dell’ascesa della Cina sul mercato mondiale negli ultimi anni, un fenomeno che ha facilitato la diffusione del virus e ha piantato i semi per questa reazione in Europa e negli Stati Uniti”.

Liu parte dall’affermazione (non confermata) secondo cui il nuovo coronavirus deriva dal pangolino. Il loro commercio è figlio della globalizzazione.  “I prezzi degli animali sono passati da 14 dollari al chilo nel 1994 a oltre 600 dollari oggi, con spedizioni illegali confiscate che generalmente superano le 10 tonnellate”. Ciò succede secondo Liu perché gli animali selvatici sono simbolo di uno status.

“I clienti che acquistano animali selvatici lo fanno per vantarsi della propria ricchezza o per celebrare una buona giornata in borsa, sebbene siano una minoranza. Per la maggior parte, i cittadini cinesi sostengono limiti rigorosi , se non direttamente vietati, per il consumo di animali selvatici. Pertanto, per spiegare l’aumento del consumo di pangolino, non è necessario pensare tanto a una peculiarità culturale ma alla liberalizzazione economica della Cina, difesa dagli Stati Uniti”, dice ancora.

Forze economiche che avrebbero contribuito alla diffusione del virus in altri paesi. Tutto ha avuto origine da Wuhan, città solo apparentemente di secondo livello perché è anello di congiunzione tra le metropoli costiere di Guangzhou e Shanghai.

“A febbraio e marzo, nuovi casi di coronavirus hanno rivelato legami economici a lungo nascosti, come investimenti cinesi a Qom, infrastrutture dell’Iran o collegamenti tra l’industria dei ricambi auto di Wuhan e le fabbriche in Germania, Serbia e Corea del Sud. Il coronavirus potrebbe essere apparso per la prima volta in Cina, ma la successiva diffusione e crisi sono dovute al commercio globale, al turismo e ai sistemi della catena di approvvigionamento costruiti da potenti interessi durante il 21° secolo”.

Quindi, secondo Liu, ritenere che la cultura cinese sia l’unica responsabile della pandemia è ‘particolarmente ironico’.  “Combattere la posizione anti-cinese non significa trovare scusanti per lo Stato o difendere le sue azioni. È chiaro che il governo cinese ha sistematicamente minimizzato il livello di contagio e morti e che le autorità locali hanno sbagliato a mettere a tacere il dottor Li Wenliang”, dice ancora.

Tuttavia, secondo Liu, bisogna chiedersi se ci sia veramente una differenza tra regimi autoritari e quelli democratici, nella gestione dell’emergenza. “La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che la Cina abbia coperto la crisi di Wuhan per tre settimane a gennaio. Ma i rapporti sul ritardo nella risposta di altri governi da metà gennaio forniscono anche spunti di riflessione: il Regno Unito ha impiegato otto settimane interminabili per reagire e gli Stati Uniti hanno ignorato chiari segnali di avvertimento per 70 giorni.

“Durante le peggiori settimane italiane , i funzionari hanno ammesso di aver visto la crisi di Wuhan come un “film di fantascienza che non aveva nulla a che fare con noi”. Negli Stati Uniti, un politico del Kansas ha dichiarato che la sua città era al sicuro perché c’erano pochi residenti cinesi . In una manifestazione ancora più estrema del pensiero razzista, a Filadelfia circolavano voci secondo cui il virus non poteva infettare i neri americani perché era una malattia cinese”.

In sintesi, quindi, la questione va affrontata al di la del semplice razzismo e inserita in un contesto di capitalismo mondiale. “Da ciò ne consegue che questi sentimenti pericolosi non scompariranno automaticamente con lo sviluppo di un vaccino. Dobbiamo riconoscere e affrontare le forze politico-economiche alla base della reazione dell’Occidente contro la Cina e l’inadeguatezza del nazionalismo, per rispondere alle crisi sociali e di salute pubblica globali che stiamo affrontando oggi”.

Fonte: El Diario

Leggi anche:

aprile 4, 2020

Anche i ricchi piangono!

Cina, verso la crescita più bassa di 44 anni: le previsioni

Malgrado alcuni timidi segnali di ripresa dalla devastazione causata dalla pandemia di coronavirus, la strada da percorrere resta estremamente incerta e la crescita potrebbe essere quasi completamente azzerata secondo molti, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro.

Il Prodotto Interno Lordo della seconda maggiore economia al mondo potrebbe crescere di una percentuale che va dall’1% al 2%, vale a dire con un calo intorno al 6,1% rispetto 2019, secondo quanto indicato dagli stessi economisti interni al governo di Pechino.

Nel peggiore dei casi – ha avvertito la Banca Mondiale all’inizio di questa settimana – la crescita potrebbe essere a zero.

LEGGI ANCHE 

Allarme Cina: ecco perché in realtà l’economia non è in ripresa (nonostante i PMI)

Cina, verso la crescita più bassa di 44 anni: le previsioni

Stando alla maggior parte delle stime, saremmo di fronte alla performance finanziaria più debole in 44 anni, ancora peggiore dei periodi di recessione globale del 2008 e del 1990, quando l’Occidente impose dure sanzioni alla Cina dopo il massacro di Piazza Tiananmen.

Gli analisti di UBS e Goldman Sachs hanno recentemente rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita, ora rispettivamente all’1,5% e al 3%, mentre i funzionari cinesi al momento evitano di spendersi in qualunque previsione.

Uno dei principali responsabili delle politiche presso la Banca popolare cinese, Ma Jun, ha dichiarato che il governo non dovrebbe fissare nessun obiettivo per il 2020:

“È difficile persino ipotizzare una crescita compresa tra il 4% e il 5%. Molti hanno previsto l’1% o il 2%, ma queste circostanze di fatto ora sono tutte possibili”.

Considerate le enormi incertezze circa le prospettive, il Paese sta trovando difficoltà a determinare lo stimolo fiscale e a selezionare gli investimenti.
Eppure, un sondaggio di questa settimana ha mostrato una, seppur debole, ripresa dell’industria manifatturiera lo scorso mese, a seguito del crollo dell’attività di febbraio.

A inizio settimana l’esecutivo di Pechino ha annunciato oltre 3.000 miliardi di yuan di sostegno finanziario extra per le piccole imprese, mentre la banca centrale metterà a disposizione altri 1.000 miliardi di yuan per le piccole e medie banche, riducendo gli obblighi di riserve.

In precedenza, la banca centrale aveva garantito liquidità e assegnato prestiti aggiuntivi per un valore di oltre 1.600 miliardi di yuan, mentre il governo ha stanziato almeno 116,9 miliardi di yuan in aiuti finanziari e contributi a fronte dell’emergenza coronavirus:

“Siamo convinti che garantire agevolazioni finanziarie alle imprese, in particolare le PMI, e le famiglie colpite dalla pandemia può essere la politica migliore del momento sul fronte economico e sociale”,

ha dichiarato Ting Lu, capo economista cinese di Nomura.

marzo 26, 2020

L’IMPERO DEL MALE

di Alberto Benzoni

L’espressione fu coniata da Reagan e ripresa poi da Bush figlio; per essere sviluppata da Trump, sino alla applicazione pratica più estesa e più estrema. E stava a indicare, in una specie di osceno miscuglio tra politica e morale, i paesi che di volta in volta l’Amministrazione individuava come nemici: Unione sovietica, Russia (dopo la parentesi eltsiniana), Cina (in misura proporzionale alla crescita della sua potenza), Corea del Nord, Iran (sempre), Iraq (dal 1990 al 2003), Cuba, Venezuela (all’occorrenza).

Non siamo al Male assoluto; ma all’infinita volontà e capacità di nuocere. E’ L’Iraq che dispone di strumenti di distruzione di massa e intende usarli; è l’Iran che semina distruzione e terrore in tutto il Medio Oriente e vuole distruggere Israele. E’ la Russia le cui interferenze minano alla base le democrazie occidentali e che, alla minima occasione, è pronta ad azzannarci alla gola. E’ la Cina subdolamente intenta al dominio del mondo e che sta infiltrando il nostro mondo con tutti i mezzi possibili. E’ un’ambizione, spesso del tutto irrazionale, almeno alla luce dei rapporti di forza e degli stessi propri interessi, ma comunque sostenuta da una malvagità congenita; e sullo sfondo di scenari potenzialmente catastrofici.

E mi fermo qui. Perché un mondo in cui l’Avversario di turno è, sempre, onnipotente, cattivissimo e irrazionale non esiste. Se non nella fantasia malata di chi ce lo propone. E chi ce lo propone è impervio a ogni critica e non accetta alcuna discussione.

Pure gli imperi del male esistono. E non si misurano solo nelle loro azioni e per il numero delle loro vittime. O nella intrinseca malvagità che “vi sta dietro”. Perché a prevalere, nella grande maggioranza dei casi, è la pura e semplice stupidità; la sordità intellettuale e morale che ci impedisce di misurarci con le tragedie del mondo e di capire cos’è bene e cos’è male cos’è giusto e cos’e sbagliato.

Questo per dire che ai tempi del coronavirus l’impero del male sono proprio gli Stati uniti di Trump.

E valgano, al riguardo, le ultime prese di posizione del Nostro e dei suoi collaboratori.

Partiamo da un fatto specifico; perché in sé vergognoso e perché illumina il quadro generale.

Il fatto specifico è: che il popolo iraniano, colpito prima da sanzioni pesantissime e poi dalla pandemia è allo stremo; che il suo governo ha chiesto 5 miliardi di dollari al Fmi per far fronte all’emergenza sanitaria; che gli Usa hanno posto il veto a questa richiesta, introducendo nuove sanzioni; che una serie di paesi hanno chiesto a Washington di ripensarci; che, in questo senso, il presidente Rouhani ha rivolto un appello al popolo americano; e che questo appello sia stato respinto, con la seguente motivazione :”il virus killer viene da Wuhan e l’Iran è il suo complice” (dichiarazione di Mike Pompeo).

Eccolo l’impero del male spiegato al popolo. Il virus è killer perché, magari intenzionalmente, partorito dalla Cina; e il successivo passaggio/diffusione in Iran è la conferma della presenza di un disegno incomprensibile ai più e perciò stesso infernale.

Il bello è, però, che, appena arrivato negli Stati uniti questo virus si ammoscia dando luogo a una semplice malattia, prima inesistente, poi di ambito minimale, poi destinata a scomparire, infine una delle tante (muore più gente per incidenti automobilistici; guarda caso, l’argomento statistico usato dalle Brigate rosse per ridimensionare la portata delle loro azioni terroristiche…).

In questo ragionamento, la cura (leggi le misure adottate in tutta Europa per frenare il contagio) è ritenuta peggiore dello stesso contagio; il che significa l’adozione di un bazooka (leggi di più di duemila miliardi di dollari per sostenere imprese e redditi delle persone) e di un temperino per combattere la malattia e per rafforzare il sistema sanitario pubblico oggi del tutto impari alla bisogna.

Una visione e una narrazione che passano per un uso sfacciato della menzogna e della reticenza: trentaseimila contagiati secondo i dati ufficiali, venticinquemila per il solo stato di New York, secondo il governatore Cuomo.

Siamo al più cinico “carta vince carta perde”; praticato non dal truffatore di strada ma dall’uomo più potente del mondo. E in nome delle esigenze dell’economia contrapposte ai diritti delle persone. Se si riuscirà a fare scomparire l’entità del contagio avranno vinto Trump e Wall street. Ma se questo dovesse, come è più che probabile, assumere proporzioni tali da travolgere l’intero popolo americano e lo stesso futuro del mondo, la colpa sarà del nemico esterno, imperi del male, migranti, democratici, il mondo intero e altri ancora.

Quanto basta e avanza per qualificare l’America di Trump come impero del male; e, perché no, per qualificare il prossimo appuntamento di novembre come vero e proprio giudizio di Dio.

marzo 22, 2020

Appello di Risorgimento Socialista al Presidente del Consiglio dei Ministri

AL Presidente del Consiglio dei Ministri
Avv. Giuseppe Conte

In questo difficilissimo momento CINA , CUBA , e RUSSIA stanno aiutando concretamente il nostro paese , con grande generosita’ e competenza ,a superare la gravissima emergenza sanitaria che lo ha colpito , inviando in nostro soccorso personale medico specializzato ed attrezzature sanitarie di alta qualita’ .

Questi paesi , che hanno sempre mostrato grande amicizia e stima nei confronti dell’Italia , stanno dando al nostro paese una grande prova di amicizia , ed esprimono una solidarieta’ verso di noi che purtroppo non trova eguale riscontro nel resto d’Europa e oltre l’Atlantico .

Anzi in un momento cosi’ difficile e drammatico per la nostra comunita’ nazionale , le autorita’ monetarie europee , sempre schiacciate sugli interessi finanziari della Germania e della Francia ,e forze finanziarie potenti hanno tentato con manovre speculative fortissime di colpire il nostro sistema economico , puntando ad un commissariamento politico dell’Italia .

Non ha pertanto alcun senso politico , ed e’ addirittura riprovevole dal punto di vista etico , che l’Italia continui ad aderire all’embargo commerciale ed economico , preteso dagli USA e dalla Nato , con il servile avvallo della UE ,nei confronti di questi grandi paesi , che in modo concreto ci stanno aiutando a lottare contro il dramma che stiamo vivendo

Il Risorgimento Socialista chiede quindi al Governo Italiano ed al Presidente del Consiglio che il nostro paese interrompa, unilateralmente ,l’embargo ,ed ogni altra sanzione esistente , nei confronti della Cina POPOLARE , della FEDERAZIONE RUSSA , ,e dello STATO SOCIALISTA DI CUBA , ripristinando immediatamente con questi paesi normali e complete relazioni economiche e commerciali , senza restrizione alcuna , con pieno spirito di collaborazione e dialogo .

Con Stima
Franco Bartolomei
coordinatore nazionale del RISORGIMENTO SOCIALISTA

febbraio 4, 2014

Stampanti ad acqua: la rivoluzione ecologica dalla Cina


GreenStyle – Stampanti a getto d’inchiostro, toner oppure laser: sono queste le modalità di stampa più diffuse al mondo, accomunate non solo dai costi ma anche dall’impatto ambientale. La produzione di inchiostro inquina, il toner può spargere metalli pesanti nell’aria, il laser è dispendioso dal punto di vista energetico. E se trasformare uVisualizza altro