Piero Bevilacqua- Fino ad oggi l’Expo di Milano, che aprirà i battenti nella prossima primavera, ha attirato l’attenzione del pubblico italiano e internazionale per gli episodi di corruzione legati alla costruzione dei suoi edifici e spazi espositivi. E ancora oggi, su quell’evento, si concentrano polemiche sui tempi di realizzazione dei vari padiglioni e soprattutto su … Altro…
Il suolo come bene comune
Torna Aristippo, il filosofo del piacere.
Torna Aristippo, il filosofo del piacere
Questo pezzo è uscito sul Venerdì di Repubblica.
Per gli antichi greci più che la filosofia esisteva il filosofare. Un’azione, anzi una pratica, subito chiara nel significato originario del verbo: amare (philein) la sapienza, la saggezza (sophia). Il filosofo, dunque, non aveva nulla a che vedere con il tipo umano a cui siamo abituati. Come il medico, egli era dedito a una terapia, terapia non del corpo ma dell’anima. Soprattutto dopo la grandiosa riflessione filosofica tedesca dei secoli XVIII e XIX , noi identifichiamo il filosofo in un uomo immerso nella ricerca teoretica, chino sui libri, sempre alle prese con domande circa il senso dell’essere. Nell’antichità invece la pratica di chi era in cerca di saggezza possedeva un carattere immediatamente vitale, per nulla estraneo alla quotidianità. Il fine della conoscenza consisteva in qualcosa di molto semplice e comune a tutti gli esseri umani: raggiungere la felicità. Come vivere bene la nostra breve vita? Come essere felici?
L’esposizione alla luce solare riduce pressione sanguigna e abbassa rischi ictus
A dirlo, uno studio pubblicato sula rivista Journal of Investigative Dermatology.
Il team di ricercatori della University of Southampton e della University of Edinburgh ha mostrato che la luce del sole puo’ alterare i livelli delle piccole molecole messaggero, l’ossido nitrico presente nella pelle e nel sangue, riducendo la pressione sanguigna. L’ossido nitrico, e i suoi sottoprodotti, sono coinvolti nella regolazione della pressione sanguigna. Lo studio, condotto su 24 soggetti in salute esposti alla luce Uva per due sessioni di 20 minuti ognuna, suggerisce che l’esposizione dilata i vasi sanguigni, abbassando significativamente la pressione del sangue e andando ad agire sui metaboliti dell’ossido nitrico circolanti nel sangue.
ll caffè, sveglia-memoria di 24 ore per gli italiani.

Buone notizie per gli amanti dell’espresso, ma anche del the e delle bibite a base di caffeina: oltre a dare una sferzata di energia, questa sostanza infatti regala ricordi di ferro. E l’effetto si ‘trascina’ fino a 24 ore dopo il consumo.
Lo assicurano i ricercatori della Johns Hopkins University, autori di una ricerca pubblicata su ‘Nature Neuroscience’.
Michael Yassa e il suo team di scienziati (che hanno iniziato lo studio all’Università della California prima di arrivare alla Johns Hopkins) hanno infatti evidenziato che la caffeina ha un effetto positivo sulla memoria a lungo termine: migliora alcuni tipi di ricordi, e questo almeno fino a 24 ore dopo. “Abbiamo sempre saputo che la caffeina ha effetti cognitivi, ma la capacità di fissare i ricordi rendendoli più resistenti e difficili da dimenticare non è mai stata esaminata in dettaglio negli esseri umani”, ha detto Yassa. Ebbene, i ricercatori possono “segnalare per la prima volta uno specifico effetto della caffeina sulla riduzione delle dimenticanze per più di 24 ore”.
Un antidepressivo per curare la sindrome di Down.
Un farmaco antidepressivo, somministrato prima della nascita a cavie e’ stato capace di ripristinare lo sviluppo normale del cervello. La ricerca apre la possibilità della cura nell’uomo. Lo sostiene un gruppo di ricerca del Dipartimento di Scienze Biomediche e Neuromotorie dell’Università di Bologna, guidato da Renata Bartesaghi, che ha pubblicato sulla rivista di neuroscienze “Brain” uno studio che dimostra la possibilità di riuscire a ripristinare, su uno specifico modello di topo di laboratorio, lo sviluppo del cervello colpito da sindrome di Down, grazie ad una terapia farmacologica prenatale.
La ricerca, sottolineano gli autori, è innovativa in quanto evidenzia, per la prima volta, come sia possibile correggere in laboratorio, prima della nascita, le alterazioni cerebrali e le disabilità cognitive causate dalla sindrome di Down. I ricercatori dell’Alma Mater hanno iniziato a studiare, alcuni anni fa, in topi modificati per replicare molte delle caratteristiche tipiche della sindrome di Down, la possibilità di ripristinare farmacologicamente, in esemplari appena nati, il corretto sviluppo cerebrale tramite la somministrazione di fluoxetina, un antidepressivo di largo uso. La ricerca ha avuto un esito positivo e ora gli obiettivi del team bolognese si sono spinti oltre. Ad eccezione dei neuroni della regione ippocampica, che si formano in larga misura dopo la nascita, la maggior parte dei neuroni che popolano il cervello vengono generati nel feto e, pertanto, il periodo prenatale è quello più critico per il normale sviluppo cerebrale. I ricercatori dell’Alma Mater si sono quindi posti un ulteriore quesito: è possibile ripristinare significativamente lo sviluppo del cervello, prima della nascita, tramite una terapia farmacologica? Finora non esistevano studi che avessero esplorato questa possibilità. La ricerca dimostra, per la prima volta, come sia possibile ripristinare, in laboratorio, lo sviluppo di tutto il cervello affetto da SD mediante terapia prenatale con fluoxetina.
Nelle insuline ‘con il cervello’ il futuro della cura del diabete?

21 ott 2013
Nelle insuline ‘con il cerve…
Le ultime ricerche vanno verso un guscio intelligente che ‘sente’ la glicemia …
Vertigini: studiando il perché alle ballerine non gira la testa, una scoperta che aiuta chi le soffre come patologia
Vertigini: studiando il perché alle ballerine non gira la testa, una scoperta che aiuta chi le soffre come patologia
Uno nuovo studio fa luce sul perché ai ballerini, nonostante le piroette, non gira la testa. Sarebbe tutto nel cervello che, con l’abitudine, fa sopprimere i segnali provenienti dagli organi dell’equilibrio dell’orecchio interno I ballerini e le ballerine sono soliti eseguire…
Modello virtuale di cervello per studiare danni e relative terapie.
Creato un modello virtuale del cervello che sogna a occhi aperti esattamente come gli esseri umani. Il modello si basa sulle dinamiche delle cellule cerebrali e le numerose connessioni tra loro. Il progetto e’ di un team di ricercatori della Washington University e ha come obiettivo quello di aiutare la scienza a comprendere meglio quali aree del cervello lavorano insieme quando una persone fantastica o e’ mentalmente inattiva, cioe’ a riposo. I risultati potrebbero un giorno permettere ai medici di effettuare diagnosi migliori e trattamenti piu’ efficaci per le lesioni cerebrali. Lo studio, apparso sul Journal of Neuroscience, permette di testare l’impatto di differenti patologie, come ha spiegato Maurizio Corbetta, tra gli autori, “possiamo imporre al nostro modello lesioni come quelle osservate dopo un ictus o in presenza di cancro al cervello, disabilitando gruppi di cellule virtuali per analizzare in che modo vengono alterate o danneggiate le funzioni cerebrali. Il modello ci permette anche di vagliare strategie alternative per riportare l’attivita’ del cervello alla normalita’”
Anomalia cerebrale dietro il disturbo narcisistico della personalità.
BERLINO – Il disturbo narcisistico della personalità è una patologia associata a una riduzione della materia grigia nella parte più esterna del cervello chiamata insula. Quella che viene generalmente associata alla capacità di identificarsi con l’altro e alla coscienza e consapevolezza che la persona ha di sè. A sostenere questa tesi è uno studio condotto dal team guidato dallo psichiatra Stefan Ropke della Libera Università di Berlino, pubblicato sulla rivista Journal of Psychiatric Research. Il gruppo di ricerca ha dimostrato che la causa del disturbo legato al narcisismo è riconducibile a un’anomalia del cervello. Si tratta di un problema strutturale che coinvolge l’insula, lo strato più esterno della corteccia cerebrale, fondamentale a livello cognitivo.
La ricerca ha preso in esame 17 pazienti con problemi di narcisismo diagnosticati in precedenza e 17 persone sane ma con le stesse caratteristiche generali (sesso, età e status socio-economico). Il narcisista è caratterizzato da segni onnipresenti di grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia col prossimo, come segnala la definizione standard dell’American Psychiatric Association. “Abbiamo fornito la prima prova empirica – hanno spiegato a conclusione dello studio i ricercatori – di anomalie strutturali del cervello in pazienti con ‘disturbo narcisistico di personalità’”.
Il cervello è in grado di produrre il suo “equivalente” valium.
Una proteina naturale prodotta in una zona limitata dal cervello dei mammiferi che ha lo stesso effetto del Valium, il famoso farmaco anti-ansia e calmante commercializzato nel 1965, e può agire un po’ come la molecola. Ovvero porre un freno su alcuni tipi di crisi epilettiche, controllare le convulsioni febbrili o anche offrire un supporto nell’astinenza acuta da alcol. A fare la scoperta è un team della Stanford University of Medicine (Usa) che ha pubblicato lo studio sulla rivista ‘Neuron’.
La proteina conosciuta come inibitore che regola l’eccitabilità dei neuroni della diazepina (Dbi), agisce nel circuito chiave del cervello in cui avvengo i processi all’origine delle scariche ad alta frequenza responsabili delle crisi epilettiche. Secondo i ricercatori la proteina ‘simil Valium‘ potrebbe rivelarsi così un prezioso alleato nello sviluppo di nuove terapie con meno effetti collaterali rispetto a quelle più vecchie.