12:33 am | L’utilizzo della tossina botulinica, nota per i trattamenti estetici, può eliminare i sintomi della vescica iperattiva nelle donne e controllare l’incontinenza urinaria Per molti, il Botox è noto…
9 ottobre 2012 / Leggi tutto »
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12:33 am | L’utilizzo della tossina botulinica, nota per i trattamenti estetici, può eliminare i sintomi della vescica iperattiva nelle donne e controllare l’incontinenza urinaria Per molti, il Botox è noto…
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Pieghe del viso ‘stirate’, ma muscoli meno tonici. Impoveriti di fibre, colonizzati dal grasso. Questo è il rischio che, almeno secondo uno studio canadese, potrebbero correre le donne schiave del botulino antirughe. In sintesi il ‘dolce veleno’, soprattutto se usato spesso, potrebbe causare una perdita di massa muscolare anche lontano dal punto del corpo dove è stato iniettato. Ad avvertire chi non riesce a scendere a patti con lo specchio è un gruppo di scienziati dell’università di Calgary, autori di una ricerca pubblicata sul ‘Journal of Biomechanics’. Gli esperimenti riguardano i topi, ma secondo gli studiosi il pericolo è reale anche per l’uomo.(liquidarea)
Il ”Botox” (tossina botulinica di tipo A) ha ricevuto l’autorizzazione da parte dell’Autorita’ Regolatoria del Regno Unito (MHRA) all’utilizzo nella profilassi della cefalea in adulti affetti da emicrania cronica, sindrome caratterizzata da episodi cefalgici che durano almeno 15 giorni al mese di cui 8 con emicrania.
L’emicrania, e’ un attacco di mal di testa monolaterale, accompagnato da disturbi visivi (come visione doppia), disturbi gastrointestinali e sudorazione. Studi epidemiologici internazionali dimostrano una prevalenza della malattia nel sesso femminile (rapporto 2:1 rispetto al sesso maschile) e con eta’ di insorgenza compresa tra 25 e 55 anni, il periodo piu’ produttivo nella vita di un individuo.
L’emicrania cronica e’ purtroppo ancora un problema sottostimato: si calcola che l’80% dei casi non sia diagnosticato e non riceva quindi cure adeguate.
Sino ad oggi e’ stata trattata con farmaci quali i triptani, gli antidepressivi triciclici, i betabloccanti e gli antiepilettici.
E’, dunque, la prima volta quindi che viene approvato un rimedio preventivo in grado di diminuire la frequenza e l’intensita’ degli attacchi.