Posts tagged ‘Avellino’

marzo 5, 2020

Livida palus: metafora di una città.

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Iniziano ex abrupto, come sempre, anche gli ultimi romanzi di Franco Festa, scrittore impropriamente definibile come giallista, invece maestro nell’ibridare il genere engagé con trame poliziesche. Alle prime pagine sembra che siamo assaliti e ingoiati da un torrente in piena, che fatica a trovare il fiume in cui confluire, e quel torrente trascina rami secchi, fa rotolare ciottoli, sbatte contro le rive sinuose, con acque scure e putride che sommergono. Eppure, quelle acque così sporche sentiamo di amarle, sono le nostre, a qualunque paese apparteniamo, e, come un personaggio dei tanti romanzi, forse anche qualcuno tra noi tutte le sere vorrebbe andare a trarne fuori frasche macere… plastica….abbandoni di un’umanità che disperde…. e si disperde.
Non riesco a immaginare le trame estranee al corpo sofferente della città che vi compare, la ‘nostra’ città. Vi riconosciamo angoli da amare, fischi di vento, raffiche gelate, e quel caldo umido che ammorba l’aria e sembra congiurare per la degradazione sempre più in basso, sempre più viscida e putrescente…come quelle acque ….livida palus, direbbe qualcuno… La città è una lividissima palus, e quindi, in un’interpretazione simbolica, una descensio ad Inferos, nell’inconscio più profondo, un labor-intus. E da qui la destrutturazione dei periodi, spezzati, lacerati , ridotti a monconi di dialoghi in cui non ci si comprende il più delle volte, e si parlano linguaggi da sordomuti, simbolici e infernali. La forma è il contenuto: è questa la chiave di lettura! Ed è anche, questo, un linguaggio espressivo che risente delle neoavanguardie tardonovecentesche: il cui piano non è assolutamente estetico-letterario, ma di un politico-ideologico portato a valenza estetica, se questo concetto è possibile logicamente: ed anche, il cosiddetto messaggio dell’anticorruzione e dell’anticapitalismo è fortunatamente non tout court progressista, perché è senza cattedre e palchi, senza microfoni o folle di adepti: no, si tratta qui di un’antidemagogia: della voce, anzi no, della resistenza di chi si spezza le gambe a fare il suo dovere, credendo nelle istituzioni civili . Livida palude di Caronte. Palus-pestis, stessa radice. Il caldo stagnante appiccicoso dell’estate in mezzo al cemento avellinese, quando l’aria non viene fuori dal climatizzatore della questura e il commissario Matarazzo soffre ancor più per la palude-peste dell’anima che lo deprime, lo opprime, che ha molto dello Spleen de Paris. Livia è lontana, forse l’ama, o forse non più, ma ciò che è tremendo e lo schianta è l’accusa implicita di non essere stato all’altezza della donna che poteva essere la sua donna, ma non si sa perché, che cosa non andasse, forse niente, e sembra tutto, forse nella guerra inconscia uomo-donna lui è sconfitto perché non ha capito che non c’è in realtà alcuna ostilità, che interagire è la vera forza, ma perché lei si rifiuta? Perché lui non riesce a farsi accettare? Una città e un amore malato che hanno tanto della livida palus virgiliana, dantesca, baudelairiana, sanguinetiana… Altro che Avellino! E non s’intravede resurrezione alcuna, né personale, né umana.
Questo lo scenario degli ultimi libri di Franco Festa. Poi, chiunque, lettore del nord e del sud, può e deve astrarre da Avellino e scendere nei propri inferni, leggere dentro le storie un’allegoria cittadina che vale per noi tutti oggi, come l’Inferno di Dante nel M.Evo per l’intera umanità. Un inferno senza cielo come quello della cosmologia dantesca, una voragine in cui l’individualismo chiude ciascuna anima dannata nella propria dolorosa solitudine.
E agli antipodi la roccaforte. L’angelo salvifico che schiaccia il capo al serpente, nella forma del vecchio commissario Melillo, sempre biancovestito, che conversa amabilmente offrendo un profumato Aglianico tra le mura fresche e protettive, alte sull’abisso del nulla. Il centro storico, l’orologio che scandisce il tempo esatto dei giusti e la possibilità di ricordare che il Natale è ancora Natale e che il luogo, anche questo un archetipo, ma di segno rovesciato e positivo, è l’intimità della dimora domestica, raccolta e silenziosa, di chi si è speso tutto e sta per andar via dallo scenario del mondo.

Perugia, 4 Marzo 2020

Gina Ascolese

febbraio 28, 2020

In occasione del Bicentenario dei Moti Carbonari del 1820

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Un romanzo storico: La fontana di Bellerofonte di C. Genovese

Quest’anno ricorre il bicentenario dei moti carbonari del 1820, che videro Avellino protagonista della storia d’Italia nel Risorgimento. Una testimonianza di presenza morale, intellettuale, civile, che ci fa onore e che fu l’anima del famoso moto rivoluzionario, iniziando col pronunciamento militare dei giovani ufficiali carbonari Morelli e Silvati, alla testa dello squadrone di cavalleria di stanza alla caserma di Nola. Il moto, partito quindi da Nola, coinvolse i centri di Monteforte, Avellino e Salerno e via via ingrossò le sue file con l’apporto di civili, liberali e Carbonari. Ma la proclamata monarchia costituzionale fu soffocata dopo soli nove mesi col sostegno di un esercito austriaco, che ripristinò l’ assolutismo borbonico. E il re Ferdinando I fu affiancato nella repressione dalla sanguinaria e vendicativa regina Maria Carolina.

A questo punto sembra doveroso, in tale contesto di celebrazione, menzionare il solo romanzo storico completamente incentrato sull’argomento, di notevole interesse, anche perché frutto di interessantissime ricerche personali, tutte documentate, opera dello scrittore, nostro conterraneo, Celestino  Genovese, che racconta efficacemente le eroiche vicende : “La fontana di Bellerofonte”, Pironti editore, Napoli 2014. Il romanzo ricostruisce la memoria dell’ evento a cui si sta facendo riferimento, e riguarda specificamente la storia degli anni venti-ventuno, ma con un’ottica puntata sull’Italia e sull’Europa. Un romanzo storico, quindi, che è ben più di un quadro della propria città. Ma il testo, unico nel suo genere, sembra ormai esaurito (qualche copia forse sembra sia ancora reperibile su Amazon) e pensiamo che sarebbe il caso che l’editore provvedesse a ristamparlo, anche in vista del Bicentenario.

Il titolo del romanzo deriva da una fontana seicentesca del Fanzago, anche detta ‘Fontana dei tre cannuoli’, sita lungo il Corso Umberto I di Avellino, all’epoca Via Regia delle Puglie. La città irpina viene fatta rivivere, come anche Napoli, nell’ antico aspetto, con vie, porte, ‘larghi’, attraverso una vicenda che specularmente riflette microstoria e macrostoria: i nove mesi di gravidanza segreta della giovanissima protagonista corrispondono a quelli del nonimestre costituzionale, mentre viene fatta ruotare una miriade di personaggi operosi e carichi di idee, dei quali diversi incarnano figure storiche reali, che ricorrono non casualmente nell’odierna toponomastica cittadina.

Il romanzo suscita interesse, dicevamo, per la fondata e convincente visione storica d’insieme, ma anche per i molti dettagli forniti. Ad esempio, si apprende, non senza sgomento, che sul patibolo, nei pressi di Porta Capuana a Napoli, il giovane Morelli orgogliosamente rifiutò di pentirsi, attestando di voler andare all’Inferno per aspettare lì il Borbone ed assistere alla sorte riservata al reazionario fedifrago…! Orgoglio per cui il suo corpo subì l’estrema infamia di non essere sepolto, ma gettato nella calce viva a bruciare! Il Pepe e il de Concilj non subirono la pena capitale, perché si sottrassero alla morte con la fuga per un volontario esilio, da cui tornarono in patria solo nel 1848, in mutate condizioni storiche. Apprendiamo che la Gran Corte Speciale di Napoli, attiva un anno circa dal ‘21 al ‘22, “comminò trenta condanne a morte con il terzo grado di pubblico esempio: trasporto del condannato sul luogo dell’esecuzione a piedi nudi, vestito di nero e con un velo nero che gli copriva il volto” e nel ‘23 aggiunse alle condanne quella in contumacia di Pepe, de Concilj, Carrascosa, Minichini. Leggiamo sempre : “Durante la repressione organizzata dal principe di Canosa, furono centinaia le esecuzioni capitali, le carcerazioni e gli esili, nonché i procedimenti restrittivi comminati a sacerdoti, insegnanti, etc”. E constatiamo che effettivamente, a proposito di Piazza Libertà : “Nessun monumento vi fu mai eretto a onorare la memoria di quei moti, tranne una targa con un piccolo altorilievo apposto sulla facciata del Palazzo del Governo. A Napoli, invece, in Piazza dei Martiri, fra i quattro grandi leoni di pietra che presidiano la colonna delle Virtù ve n’è uno, trafitto da una spada, che rappresenta i caduti carbonari del 1820-21”.

C’è materia sufficiente per celebrare la memoria di tale insurrezione?

Questo, sommariamente, il quadro storico dei moti carbonari e della “Fontana di Bellerofonte 1820”. Tuttavia sembra importante, per noi tutti meridionali e no, far menzione di un testo che lo onora, e ci onora, redatto da Giuseppe Poerio, padre di Carlo e Alessandro, quando il neoparlamento fu costretto a sciogliersi: testo riportato parola per parola, con cocente indignazione e fierezza, nel romanzo, alla data di Venerdì 3 marzo 1821.

Gina Ascolese

luglio 29, 2013

Chiuso per lutto.

Sono Irpino e percorro quella strada quasi tutti i giorni.

Piango le vittime di un incidente assurdo che ha sconvolto una intera comunità.

ottobre 18, 2010

Ecosistema, giù le metropoli Roma crolla, Belluno in vetta.

ROMA – Le grandi città hanno perso anche questa volta. In testa alla classifica di Ecosistema urbano 2010 l’annuale ricerca di Legambiente sulla sostenibilità delle nostre città, c’è infatti un centro che ha meno di 40mila abitanti: Belluno. Il capoluogo veneto, secondo nella scorsa edizione, strappa a Verbania il gradino più alto del podio e vince la palma di comune più virtuoso d’Italia. Ma a fare notizia non è tanto questa (prevedibile) vittoria, quanto l’inesorabile sconfitta delle metropoli. E’ quasi assordante il tonfo di Roma, passata dal 62esimo al 75esimo posto per via del traffico scriteriato e superata da Milano, che pure perde 17 posizioni e cade dal 46esimo al 63esimo piazzamento. Piccoli progressi solo per Torino, che è 74esima (era 77esima l’anno passato), perché migliora leggermente nelle medie del PM10 e dell’ozono e risale, anche se di poco, nei settori del trasporto pubblico, dei consumi idrici e dei rifiuti, sia nella produzione che nella raccolta differenziata dove arriva al 42%. Drammatica, poi, la situazione delle grandi città del Sud. Napoli, Palermo e Catania soccombono sotto cumuli di rifiuti e scontano forti carenze nel trasporto pubblico. Per questo occupano il fondo della classifica, posizionandosi rispettivamente al 96esimo, 101esimo e 103esimo e ultimo posto.

tavia non si possono non notare quei piccoli movimenti che rendono “mobile” la staticità del Paese. Sono i capoluoghi più piccoli, del Centro, del Nord, del Sud o delle Isole, a fare i movimenti più evidenti, sia in positivo che in negativo. Particolarmente visibili i balzi in avanti di Oristano (22esima, ma 74esima lo scorso anno), Avellino (29esima, era addirittura 80esima), Sondrio (35esima, era 73esima) e Isernia (52esima, era 95esima nella passata edizione), tutte piccole città, che recuperano tra le trentotto (Sondrio) e le cinquantadue (Oristano) posizioni nella graduatoria finale. Merita anche Pordenone, altro piccolo centro, che scalando 29 posti entra nella top ten (è ottava, era 37esima lo scorso anno). Le rimonte di queste città sono frutto di miglioramenti sostanziali nella qualità dell’aria (Pordenone, Isernia, Sondrio, Oristano), nella raccolta differenziata dei rifiuti (Pordenone, Oristano, Avellino, Sondrio e Isernia), nel trasporto pubblico (Avellino), nella depurazione (Avellino, Oristano e Pordenone) o nei consumi idrici (Oristano, Sondrio, Isernia).

agosto 28, 2010

Fma, domani riaprono i cancelli: malumori e incertezze.

 

Domani mattina riaprono i cancelli della Fma fino al nove settembre, il giovedì e il venerdì saranno impegnati il 50% degli operai, poi domenica fino al nove lavorerà l’intero stabilimento. Per quanto riguarda la sezione montaggio la ripresa è prevista per il primo di settembre mentre dal due lavoreranno tutti. Sono circa dieci giorni di lavoro, ma gli operai sono tutt’altro che soddisfatti. Antonio Sfera rsu della Fismic, riferendosi alla riapertura dei cancelli della Fma ha commentato: “La previsione era quella di lavorare due settimane, ci auguriamo che per l’ultima settimana arrivi una comunicazione in merito, diversamente sarebbe un’ennesima presa in giro. Da parte di Fiat c’è un continuo atteggiamento ostile, si può aprire un nuovo ciclo, ma serve subito un incontro per capire i termini e le garanzie si è perso molto tempo e sicuramente non per colpa nostra. Inoltre resta aperta la discussione che riguarda i 270 operatori della Ceva, si parlava di un reintegro in fabbrica ma poi non si è fatto più nulla, ci auguriamo di avere chiarezza anche riguardo questa situazione.” Pertanto domani gli operai torneranno in fabbrica con malumore ed incertezze, in quanto non ci sono garanzie per il futuro.

aprile 11, 2010

De Luca ad Avellino

aprile 4, 2010

Censura Socialista…

Il 27 marzo del 2010 l’Avanti, giornale socialista, pubblica l’elenco dei candidati socialisti nelle varie regioni d’Italia. Con grande rammarico sfogliando l’elenco scopriamo che il nome di Salvatore Cianciulli, candidato nel colleggio di Avellino e provincia ( alla fine risulterà il più votato tra i socialisti del collegio Avellino e provincia )ed esponente della storica sezione “Ferdinando Cianciulli” di Montella, non viene menzionato.
 Non vogliamo scendere in polemica con nessuno, anche perchè i fatti parlano da soli, ma invitiamo tutti a leggere le giustificazioni addotte a questa ” dimenticanza”…..
“Mi è dispiaciuto verificare come il mio nome non apparrisse tra i candidati elencati sulla pagine dell’Avanti del 27 marzo scorso, tra i socialisti impegnati nelle elezioni regionali. Volevo ricordare a codesta redazione che il sottoscritto candidato nella lista Campania Libera per il collegio di Avellino, è regolarmente iscritto al partito socialista da molti anni e fa parte di una delle sezioni socialiste più antiche di Italia, la “Ferdinando Cianciulli” di Montella (AV) che quest’anno compie 90 anni di vita politica. Per informazione sono stato il socialista più votato della provincia di Avellino con 1907 voti, anche più dei compagni La Vita e Iannone invece menzionati. Vi saluto e questo è soltanto l’ultima delle disattenzioni che il partito mostra nei confronti delle realtà periferiche che ancora ci credono e alimentano la speranza, ma che lentamente stanno andando via, come probabilmente faremo anche noi.
Distinti saluti
Salvatore Cianciulli”
Risposta:
” Caro Cianciulli, siamo dispiaciuti come e più di te per quanto giustamente lamenti. Non cerchiamo certo di accampare scuse ma ti posso assicurare che, nè il comitato regionale dela Campania, nè il Segretario della federazione di Avellino, da me personalmente contattati  hanno comunicato (come avrebbero dovuto) l’informazione con  il tuo nominativo. In altre parole non siamo stati informati che nella circoscrizione di Avellino tu eri candidato nella lista Campania Libera. Se ne fossimo stati messi a parte l’avremmo pubblicato, così come avvenuto per la circoscrizione di Napoli, tanto sull’Avanti! quanto sul sito. Me ne rammarico davvero ma credo che tu debba rivolgere le tue legittime e giuste proteste a chi aveva il dovere e il compito di informarci. Non a noi che abbiamo svolto il nostro con assoluta puntualità. Fraterni saluti
Emanuele Pecheux”
aprile 3, 2010

Crisi al palazzo di giustizia di Avellino.

Continuano le polemiche al palazzo di giustizia di Avellino, questa volta è il caso delle centinaia di inchieste ferme per la mancanza di personale. Pile di fascicoli che impolverano gli uffici della Procura avellinese a causa dei ruoli scoperti dei magistrati trasferiti. Abusi sessuali a danno di minori, rapine, e decine di altri casi restano fermi senza giustizia. Non si sta parlando certo dei magistrati attivi, che riescono compatibilmente con i tempi della giustizia italiana, a concludere i procedimenti loro affidati. Si parla invece della mancanza di personale che trasferiti o costretti ad assentarsi a lungo per motivi personali bloccano centinaia di inchieste creando gravi conseguenze sui cittadini coinvolti nelle vicende giudiziarie. Una impressionante mole di arretrati di cui ne è certamente consapevole il Procuratore Generale Romano che spesso si è espresso affinché questo problema venga risolto. Si parla di casi eclatanti come quello di un presunto abuso sessuale a danno di una 13 enne che per 4 anni è rimasto fermo senza nemmeno l’apertura del fascicolo. A ciò si aggiungono i recenti fatti della polemica scoppiata con lo scontro tra i penalisti e la procura, che con le varie astensioni non certo favoriscono lo

Carenza magistrati: inchieste bloccate
Continuano le polemiche al palazzo di giustizia di Avellino, questa volta è il caso delle centinaia di inchieste ferme per la mancanza di personale. Pile di fascicoli che impolverano gli uffici della Procura avellinese a causa dei ruoli scoperti dei magistrati trasferiti. Abusi sessuali a danno di minori, rapine, e decine di altri casi restano fermi senza giustizia. Non si sta parlando certo dei magistrati attivi, che riescono compatibilmente con i tempi della giustizia italiana, a concludere i procedimenti loro affidati. Si parla invece della mancanza di personale che trasferiti o costretti ad assentarsi a lungo per motivi personali bloccano centinaia di inchieste creando gravi conseguenze sui cittadini coinvolti nelle vicende giudiziarie. Una impressionante mole di arretrati di cui ne è certamente consapevole il Procuratore Generale Romano che spesso si è espresso affinché questo problema venga risolto. Si parla di casi eclatanti come quello di un presunto abuso sessuale a danno di una 13 enne che per 4 anni è rimasto fermo senza nemmeno l’apertura del fascicolo. (irpiniaoggi)

marzo 21, 2010

Ad Avellino i verdi offrono fiori alla città

“Una primavera Verde, col sorriso delle donne”, è lo slogan che accompagnerà la distribuzione gratuita di fiori, domenica 21 marzo dalle ore 11.30, per le strade del centro cittadino di Avellino. La simpatica iniziativa è promossa dai Verdi irpini, che vogliono così presentare, anche con un gesto simbolico, la nuova stagione dell’ecologismo nella nostra provincia.   “I verdi escono dal palazzo per incontrare la gente, specialmente i giovani e le donne, che ci auguriamo possano meglio comprendere e dare fiducia al nostro messaggio di rinnovamento politico – dichiara il presidente provinciale dei Verdi, Pasquale Puorro -Stiamo costruendo una nuova azione a tutela dell’ambiente e della qualità della vita  senza retaggi ideologici e con la concretezza – conclude Puorro – di chi crede che anche in Irpinia possano esserci spazi per la “rivoluzione verde” ormai al centro dell’agenda politica e del dibattito pubblico in tutto il mondo”.   Oltre al presidente Puorro, anche la candidata dei Verdi irpini al consiglio regionale, Sabrina Palladino, sarà tra i volontari che domenica mattina, con l’arrivo della primavera, distribuiranno gratuitamente mazzetti di fiori alle donne di Avellino a partire da Piazza Libertà fino al Corso Vittorio Emanuele e alle strade limitrofe.(Irpinia oggi)

marzo 17, 2010

Avellino fallimento Alvi, gli addetti: “Siamo disperati”

 

Fallimento Alvi, stamane in piazza il dramma dei lavoratori dei cinque punti vendita irpini: di questi quattro sono ad Avellino città. Già provati per il fallimento dell’azienda, ora si è aggiunta la notizia del suicidio di un loro collega a Nocera. “Siamo disperati, chiediamo aiuto alle istituzioni” – hanno detto stamane in piazza Del Popolo dove si sono radunati per il vertice con l’amministrazione comunale di Avellino. Sono un centinaio gli addetti che rischiano il posto di lavoro. “Il comune – ha spiegato Mario Dello Russo della Uil commercio – deve dare garanzie sulla questione delle licenze, in maniera tale da favorire l’arrivo di nuovi imprenditori”. Mentre la politica consuma stancamente il rito della campagna elettorale, si svolge, nell’indifferenza generale, un dramma che avrà ripercussioni su almeno cento famiglie, destinate a rimanere senza stipendio e senza mezzi di sostentamento.