Alcuni ricercatori in Europa hanno scoperto che stabilizzare le placche vulnerabili come metodo di prevenzione secondaria potrebbe contribuire a eliminare almeno il 50% degli episodi coronarici.
Pubblicato sulla rivista Thrombosis and Haemostasis, l’articolo del gruppo di lavoro sull’arteriosclerosi e la biologia vascolare della Società europea di cardiologia (ESC) suggerisce che la ricerca sulle cause della rottura della placca, e sullo sviluppo di una migliore diagnostica e di cure più efficaci, dovrebbe essere intensificata.
L’articolo ha affrontato lo stato attuale delle conoscenze riguardo le placche instabili studiando il ruolo dell’infiammazione, dei fattori di crescita, delle piastrine, delle chemochine, dell’angiogenesi e del fumo. Le terapie come le cure a base di statine, anti-piastriniche e antipertensive sono state descritte nell’articolo e i ricercatori hanno valutato nuovi approcci per gestire gli episodi cardiovascolari. Hanno anche lavorato per identificare le placche instabili attraverso test genetici, biomarcatori e diagnostica per immagini.