Posts tagged ‘afganistan’

ottobre 30, 2020

Il richiamo della foresta!

 Di Beppe Sarno

Agli onorevoli Salvini e Meloni non è parso vero di poter riprendere la polemica razzista contro il mondo islamico, arrivando a chiedere le dimissioni del ministro Lamorgese, che ha dimostrato di saper fare il suo lavoro, ritenendola responsabile della strage di Nizza. Anche da parte governativa non vi è stato se non un balbettio teso a giustificare la circostanza che il terrorista di Nizza non era stato individuato durante il suo passaggio sul territorio italiano.

Il terrorismo da qualunque parte arrivi va condannato e ogni comunità statale ha il diritto ed il dovere di fermarlo e sanzionarlo con le misure più severe. Dopo la condanna del terrorismo e la solidarietà nei confronti delle vittime però bisogna passare alla riflessione per capire e per evitare che una comunità diventi islamofoba senza capire il problema in tutte le sue sfaccettature.

Da qualche tempo giovani mussulmani francesi commettono feroci assassini come quello del professore Paty e delle vittime della chiesa di Nizza. Questi atti come reazione annullano la possibilità di aprire un dibattito sul problema e capire il mondo islamico che ormai è componente integrata nella nostra comunità nazionale. Dimentichiamo così tutti quelli che vengono trattati come schiavi nelle campagne italiane, tutti quelli che lavorano sottopagati e quelli che sopportano duri sacrifici pur di acquistare la cittadinanza italiana.

Salvini, Meloni e le destre razziste spingono verso la militarizzazione del pensiero. Chi non è arabo chi non è di religione islamica deve essere per forza contro il mondo islamico e deve ignorare il patrimonio culturale dell’Islam così vario e complesso. Di converso i nichilisti islamici scavano per creare una barriera fra loro e il mondo occidentale e così abbiamo due eserciti che non desiderano altro che lo scontro frontale.

L’odio così cancella quei valori di giustizia, libertà, uguaglianza che provengono dalla nostra cultura di cui la nostra Carta Costituzionale è testimone. Sarebbe blasfemo affermare che questi valori non siano vivi anche nella cultura e nel mondo islamico che cerca di dialogare con noi al di sopra di chi questi valori vorrebbe negarli. L’obbiettivo da una parte e dall’altra è quello di impedire la creazione di una “globalizzazione” del pensiero dove le varie culture ragionano insieme per affrontare   i veri problemi che assillano la comunità globale quali ambiente, cambiamenti climatici, epidemie, fame ed il fenomeno delle migrazioni. Problemi comuni che andrebbero affrontati col dialogo e con la solidarietà.

Il Presidente francese Macron dice che il mondo musulmano è in crisi e forse è vero,  però non dice che noi occidentali non aiutiamo l’Islam ad uscire dalla crisi nel momento in cui alimentiamo xenofobia e i populismi islamofobi alla Salvini e alla Meloni.

Eppure il radicalismo islamico storicamente, almeno nell’epoca moderna, nasce in Afganistan dopo l’invasione da parte degli Usa e dei suoi servizi segreti che hanno finanziato migliaia di giovani addestrandoli al terrorismo. Contemporaneamente l’Iran ha fatto a sua volta scelte radicali. L’occupazione dell’Iraq motivata da inesistenti pretesti  da parte americana ha continuato ad alimentare movimenti islamici radicali. Venendo ai giorni nostri la situazione è andata peggiorando grazie al regime di Assad che aiutato da Putin ha distrutto la società siriana. Il terrorismo islamico ha quindi molti padri, che eliminando la politica e l’autodeterminazione hanno creato una situazione in cui il radicalismo islamico si sostituisce a cittadini in possesso di diritti politici, organizzazione, cultura e coscienza democratica. Un giorno, alcuni anni fa, viaggiando in treno da   Marrakech a Casablanca assistetti ad una discussione fra due giovani che parlavano del cinema italiano con una competenza e conoscenza della materia che mi lasciarono sbalordito.

Dall’11 settembre 2001, ma già prima, una parte del mondo occidentale, grazie ai mass media, ha individuato nel terrorismo islamico il male assoluto salvo poi allearsi con i peggiori regimi dittatoriali del medio oriente.

L’odio del terrorismo islamico trova terreno fertile perché nel modo occidentale nessuno ha condannato le stragi in Afganistan, in Iraq, in Siria. Quante vittime innocenti musulmane sono morte per mano  del civilissimo e democratico occidente.  Il civilissimo Stato d’Israele utilizza l’alibi del terrorismo per  attuare un vero e proprio genocidio nei confronti del popolo Palestinese, ma noi guardiamo dall’altra parte perché chi si allea con noi può commettere qualsiasi nefandezza.

C’è quindi da una parte il nichilismo islamico che aumenta la spirale del terrore e dall’altra il razzismo antimusulmano: due facce di una stessa medaglia.  

Questo razzismo antimusulmano, che dimentica il colonialismo le stragi nel mondo arabo, l’iprite, il generale Graziani, solo per parlare dell’Italia, ma la Francia, l’Inghilterra, la Germania, gli Usa non sono da meno,  anzi!, non è la chiave per affrontare e risolvere il problema, perché come dicevo all’inizio il mondo arabo non è rappresentato dal nichilismo islamico, che invece trova terreno fertile quando si compie una discriminazione generalizzata nei confronti del mondo e della cultura araba. Questo sentimento di discriminazione è il brodo di coltura del radicalismo terroristico.

Se non si affronta il problema con una riflessione seria ed accurata sulla crisi dell’islam come specchio di una crisi globale, che può solo peggiorare se non precipitare e non affrontata nella maniera giusta e nel più breve tempo possibile, rischiamo di assistere ad altri efferati assassini, divenendone consapevolmente complici.

Bisogna assumersi le proprie responsabilità pe rigettare ogni forma di razzismo e combattere le rivendicazioni di superiorità entica e religiosa. Papa Francesco ce lo dice ogni giorno ed io come socialista e cattolico non riesco a non condividere il suo pensiero.    

Dice un vecchio adagio al peggio non c’è mai fine ed io aggiungo che il peggio non avvisa quando arriva.

marzo 7, 2020

8 marzo dedicato alle donne di Kobane!

L'immagine può contenere: 9 persone, persone in piedi e spazio all'aperto

dicembre 4, 2013

Evoluzione dei costumi.

aprile 19, 2013

A Kabul aereo italiano solidarieta’ consegna plasmaderivati.

Afghanistan e farmaci, aereo 'della solidarieta' consegna plasmaderivati Afghanistan e farmaci, aereo ‘della solidarieta’ consegna plasmaderivati

Nella giornata mondiale dell’emofilia arriva in Afghanistan l’aereo italiano della solidarieta’. E’ infatti atterrato alle 13.15 a Kabul un velivolo C130-J dell’Aeronautica Militare con a bordo un carico di circa 700 flaconi di prodotti plasmaderivati che saranno per la prima volta consegnati all’ospedale Esteqlal per curare i pazienti emofilici che – insieme a quelli di Egitto, India, Zambia, Eritrea e America Latina – attualmente non possono accedere ad un trattamento terapeutico e farmacologico adeguato.

”Siamo fieri di offrire il nostro contributo anche in missioni a carattere umanitario fuori dal territorio nazionale, oltre a quelle piu’ spiccatamente operative – ha dichiarato il Generale di brigata aerea Claudio Salerno durante l’incontro con la stampa avvenuto in occasione dell’Open Day che FedEmo (Federazione delle associazioni degli Emofilici) ha organizzato per celebrare la IX Giornata Mondiale di questa rara malattia genetica -. L’opportunita’ data di portare conforto a popolazioni in sofferenza e di salvare vite umane e’ importante e non e’ certamente il primo impegno di questo tipo per l’Aeronautica Militare”.

ottobre 6, 2011

Emergency e l’Afganistan.

Ricorre in questi giorni il decimo anniversario dell’ennesima aggressione militare in Afganistan. Quella cui orgogliosamente partecipa anche il nostro paese.
La casta politica italiana dal 2002 a oggi ha sempre approvato in modo bipartisan le spese per la guerra in Afganistan – camuffata da “missione di pace”. Per tenervi una media di 3.000 soldati, ha speso fino a ora quasi 4 miliardi di euro.
Il danaro delle nostre tasse per la guerra, contro la nostra Costituzione, contro le nostre coscienze.

In dieci anni Emergency ha speso in Afganistan 55 milioni di euro. Con poco più dell’1 per cento di quello che i governi italiani hanno speso per la guerra, Emergency ha realizzato 3 Centri chirurgici, un Centro di maternità, una rete di 29 Posti di primo soccorso e Centri sanitari, curando oltre 3 milioni di persone di tutti i gruppi sociali, di tutte le parti politiche, di tutti i credo religiosi.

Il lavoro di Emergency, non i blindati, è il pezzo di Italia che gli afgani apprezzano. Le vittime non capiranno mai le motivazioni di chi porta lutti e miseria, le ragioni di chi semina terrore per combattere il terrorismo, di chi pratica la guerra per fare finire la guerra.