Il 12 e 13 giugno gli Italiani sono chiamati ad esprimersi sulla privatizzazione dell’acqua pubblica, tema che da molti mesi accende il dibattito tra associazioni ambientaliste, comitati di cittadini, amministrazioni e governo. Non molti sanno però che lo sfruttamento della risorsa idrica a fini privati in Italia esiste già, ed è largamente diffuso. Parliamo dell’industria delle acque minerali, di cui il nostro Paese è uno dei maggiori consumatori in Europa e nel mondo.
IL BUSINESS DELLE MINERALI – Numerosi studi tecnici dimostrano come l’acqua proveniente dagli acquedotti urbani sia ugualmente (e in certi casi maggiormente) sana rispetto a quella imbottigliata, che costa circa mille volte di più per litro e produce una grande quantità di rifiuti, dato che le bottiglie di plastica vengono gettate per il 70% in discarica. Ciononostante, le grandi imprese dell’acqua continuano a crescere e fare affari d’oro, appropriandosi a prezzi ridicoli dell’acqua di tutti, e rivendendola come fosse loro ad un costo infinitamente superiore. Finché qualcuno non ha cominciato a mettere i bastoni tra le ruote ai grandi industriali e alla politica compiacente, con pochi mezzi compensati da cocciutaggine e perseveranza.