Di Beppe Sarno
L’Italia in cui oggi viviamo è governata da avventurieri, uomini piccoli piccoli, che vivono la loro avventura come una grazia ricevuta o da uomini servitori del capitale internazionale che non hanno a cuore e gli interessi della gente, dei lavoratori, della classi meno abbienti e men che meno dei giovani. L’Italia è ridotta ad un feudo dell’America di Biden, uomo guerrafondaio che prova a risolvere i problemi della sua assenza di una visone politica globale e delle sue difficoltà elettorali fomentando una guerra che potrebbe essere fermata in ventiquattro ore.
Il servilismo di Draghi nei confronti degli alleati è imbarazzante laddove è stato dimostrato che si può essere alleati di un paese senza diventarne il suo servitorello sciocco. Lo dimostrò Craxi con la crisi di Sigonella, episodio in cui pur senza rinnegare la posizione dell’Italia come paese schierato contro il terrorismo da qualunque parte venisse e amico degli Stati Uniti ribadì con fermezza l’autonomia delle scelte politiche dell’Italia dotata di una sovranità propria che nessuno poteva calpestare.
Fu Craxi che diede all’Italia un ruolo di primo piano nella scacchiere internazionale perché pur essendo le sue scelte in campo internazionale storia di vittorie esaltanti e sconfitte dolorose il Leader del PSI capì che la politica estera avrebbe dovuto rappresentare uno spazio prioritario per l’Italia destinato a crescere negli anni della sua presidenza.
Già all’interno nelle organizzazioni universitarie grazie al suo impegno conobbe politici che poi diventarono leader nazionali e internazionali. Craxi era convinto, infatti, che una maggiore considerazione in campo europeo e mondiale avrebbe contribuito alla valorizzazione dell’Italia costituita di un formidabile sistema produttivo fatto da tante piccole e medie imprese. Se si confronta con la condizione dell’Italia di oggi si può vedere quale abisso ci separa da quella visione. Nella politica estera di Craxi erano presenti principi e valori a cui si era ispirato nella sua militanza nell’Internazionale Socialista. Il suo forte e coraggioso sostegno alla nascenti democrazie dell’America Latina, dall’Argentina di Alfonsin dall’Uruguay di Sanguinetti al Perù di García, era un segnale di un nuovo corso per la nostra proiezione internazionale e di un diverso modello di convivenza fra Nazioni sovrane, nonché la difesa del principio di libertà e dell’autodeterminazione dei popoli, un principio che considerava non negoziabile.
Per Craxi l’Europa allora come oggi divisa, doveva diventare punto di riferimento per un sistema basato sulla convivenza pacifica e sullo spegnimenti di tutti i focolai di guerra. Egli capì che l’antagonismo fra la Russia e l’America andava neutralizzato e che bisognava creare le premesse per spostare il dibattito da un piano strettamente militare ad un piano economico e politico.
La scelta sull’installazione degli Euromissili, deciso su sollecitazione di Helmut Schmidt che aveva legato lo schieramento delle forze nucleari nel territorio della Germania federale, a un analogo spiegamento almeno in un altro importante paese dell’Europa servì ad un mutamento di rotta che contribuì ad un decisivo miglioramento del clima tra le due superpotenze militari. Per Craxi la politica verso la regione mediorientale e mediterranea era anche una questione Europea: “ I socialisti europei hanno perciò non soltanto il dovere di dare un giudizio ma anche il compito di contribuire attivamente per raggiungere questi obbiettivi, individuando i problemi, indicando soluzioni, intensificando le relazioni reciproche con le forze politiche affini, influendo sui governi per operare la pace nel Mediterraneo.” (B.Craxi, Discorso alla riunione dell’Internazionale socialista “I Socialisti nel mediterraneo”, Madrid, 8 Maggio 1977). Ma si può ricordare, della politica estera del governo Craxi, anche la straordinaria apertura alla Cina di Deng Xiaoping. Nell’ormai famoso episodio di Sigonella Craxi dimostrò che l’onore e il rispetto per il Paese venivano prima di tutto.
Circa l’informazione Craxi poneva estrema attenzione nella corretta informazione e nell’analisi internazionale. Non fidandosi delle “veline” che soprattutto i servizi segreti israeliani e inglesi facevano circolare servendosi della sponda americana, teneva contatti frequentissimi, spesso riservati, con personaggi della politica, della finanza e dell’economia per, come lui diceva, vedere meglio “le carte” e giudicare secondo coscienza e conoscenza. Non di rado, ricorreva ai legami che risalivano ai primi anni del suo impegno politico; ricorda Ugo Intini: “Non c’era in Craxi né incoscienza né spirito avventuristico nel suo approccio diplomatico. Al contrario, egli era conscio che ci fosse sempre un prezzo da pagare, ovvero un rischio da assumersi per ogni azione che uscisse dagli schemi di una diplomazia convenzionale, asservita all’ortodossia e alla liturgia dell’atlantismo e dell’Europeismo di maniera.”( U. Intini, I socialisti , Gea, Milano, 1996, (pp. 217).
Negli avvenimenti di oggi invece assistiamo ad un sistema informativo schierato da una sola parte. Ci vuole poco per capire che non è più né la guerra, ne la sua evoluzione, ne il problema dei profughi che interessa ma il gruppo di persone al potere. Il “Quarto potere” è ridotto al livello del buffone di corte che loda il padrone e ne ruffianeggia le trame. Tutto viene dall’alto: Draghi è onnipotente: una minoranza privilegiata fabbrica l’opinione e diventa la coscienza del paese. E’ l’ubriacatura del servilismo; è un cupio dissolvi collettivo. Chi non è con loro è contro di loro, chi prova a ragionare o è un fascista o un comunista. Questa dissoluzione porta gli uomini al potere che da maestri di cinismo quali sono, ci giocano e ci portano dove vogliono. Un’oligarchia onnipotente che si identifica con lo Stato ne hanno occupato gli organismi e provano calpestando la Costituzione, ad annullare la sovranità popolare.
Craxi non fu mai un guerrafondaio ma si schierò sempre a difesa delle ragioni della pace. Valgano in questo senso le parole che usò in difesa dei diritti del popolo Palestinese “Vedete io contesto all’OLP l’uso della lotta armata non perché ritengo che non ne abbia il diritto, ma perché sono convinto che la lotta armata non porterà a nessuna soluzione. (Camera dei Deputati seduta del 6 novembre 1985. Discussione sulle comunicazioni del governo di Bettino Craxi.. )
Un’altra questione fondamentale per Craxi era la necessità di presentarsi come paese neutrale per potersi garantire il ruolo di interlocutore affidabile nella trattive di pace. Dice Craxi “ Com’è noto, i compagni del Partito Laburista maltese hanno preannunciato un progetto per il riconoscimento dello status di neutralità più o meno garantita dell’isola a partire dal marzo 1979, epoca in cui verrà a scadere l’accordo dell’affitto della base navale stipulato con la Gran Bretagna e, per certi aspetti finanziari, di fatto con la NATO. La neutralità garantita di Malta, ampliando di per se i margini della pace nel Mediterraneo, deve essere vista con il massimo favore. A questo progetto i nostri partiti non possono dunque non dare la loro adesione, anche se esso richiederà certamente uno sforzo finanziario congiunto dei paesi europei per permettere all’isola di operare una riconversione della sua economia, oggi notevolmente dipendente dai proventi dell’affitto delle attrezzature navali militari. Il Partito Laburista maltese ha posto con chiarezza la questione di fronte ai governi europei, in particolare della Francia e dell’Italia. Le risposte che sino ad oggi sono state formulate non possono essere considerate soddisfacenti. Malta ha chiesto ai due paesi Europei sopra citati, e contemporaneamente alla Libia e all’Algeria, una dichiarazione politica che riconosca il valore e l’importanza della futura neutralità. Il governo maltese non è disponibile a divenire base militare di potenze straniere e men che meno delle maggiori che già si contendono l’influenza militare nel mare Mediterraneo. È questa una posizione importante che deve spingere i governi europei e arabi più direttamente interessati a cooperare con Malta per consentirle di affrontare prospettive derivanti dal suo nuovo status, senza contraccolpi gravi per la vita economica e sociale dell’isola.” (CRAXI). NEUTRALITA’. Parola sconosciuta al funzionario delle multinazionali Draghi, capo del nostro governo su mandato delle Banche e della multinazionali.
Rispetto a quello che oggi avviene fra Russia ed Ucraina Craxi capì con decenni di anticipo quello che sarebbe successo in caso di dissoluzione dell’impero sovietico. Il suo viaggio a Mosca avvenuto nel maggio 1985 era il segno che il leader socialista aveva capito che le scelte politiche di Gorbaciov andavano sostenute perché il segretario del PCUS che sognava di costruire un paese su base socialdemocratica andava nella direzione giusta. Fu la miopia deli leader occidentali che preferirono sedersi al banchetto della dissoluzione dell’URSS appoggiando il colpo di stato di Yeltsin . Putin e la sua nomenclatura sono il frutto di quelle scelte scellerate.
Circa le ragione dell’attuale guerra è ancora attuale il pensiero di Craxi “Non c’è dubbio che i nostri partiti hanno un interesse fondamentale alle vicende del mediterraneo…Dal manifestarsi della crisi economica in Europa nel 1974 si è continuamento parlato di un dialogo euro-arabo e di un dialogo fra nord e sud senza peraltro che esso sia approdato a un qualche concreto risultato…La verità è che l’approccio è avvenuto nei termini di interessi economici reciproci fra le strutture capitalistiche dell’Europa occidentale legate al capitalismo americano e alle compagnie multinazionali e i Paesi produttori di petrolio e materie prime. Rapporti di tale genere non possono risolvere i problemi di una cooperazione che, per essere concreta e duratura ha bisogno di una visione politica fondata sui principi della parità e dell’uguaglianza”
Durante un convegno, Andreotti ebbe modo di ricordare con franchezza che “lavorare con Craxi non era facile, specialmente avendo un carattere completamente opposto” e aggiungeva “io sono sostanzialmente un burocrate, Craxi, se volevi veramente che leggesse un appunto non doveva andare oltre una sola pagina. Però egli aveva la grande virtù e la grande capacità di individuare il centro dei problemi, e di sapere poi trasmettere quelle che erano le sue posizioni.” Perennemente, per tutta la vita, combatté battaglie di minoranza affrontandole sempre con spirito garibaldino e modi e convinzioni di democratico: da segretario di zona del Psi a Sesto San Giovanni fino al suo seggio di Presidente del Consiglio dei Ministri e di interlocutore dei potenti della terra. La sua passione per la politica e la sua anima patriottica lo spinsero a dedicarsi costantemente e con profitto alla politica estera, “la più alta e decisiva delle esperienze umane” come amava sottolineare. Con l’azione del suo governo ottenne rispetto internazionale per l’Italia e a agli italiani, la realizzazione di una politica estera da protagonista, né marginale né subalterna”.
Non so quando finirà la Guerra fra la Russia e l’Ucraina, sono consapevole però che questa guerra come tutte le guerre soddisferà le pretese di qualcuno che resterà soddisfatto della guerra come istituzione e quindi, invece di desiderare la fine di tutte le guerre, avrà la tendenza opposta. C’è una casta che guarda e sempre guarderà alla guerra come ad una finalità della vita.
Non così Craxi!
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