Di Beppe Sarno
In questi giorni la stampa nazionale, i social, Facebook sono pieni di commenti su questa data fatidica che è stata la scissione di Livorno cioè il 21 gennaio 1921. Si ricorda a giusta ragione l’importanza che il PCI ha avuto nella storia d’Italia, come se l’attuale situazione storico-politica fosse la naturale evoluzione, in positivo di quell’avvenimento.
Il PD dovrebbe essere l’erede morale di quella scissione. Si dimentica da parte dei più o meglio da quasi tutti che ci fu un partito che quella scissione la subì, ma non per questo divenne un partito reazionario o borghese e invece continuò il suo percorso politico affrontando i tragici avvenimenti che la storia riservava con la dignità e la coerenza che lo aveva contraddistinto fin dalla sua formazione. Il Partito socialista italiano è stato il partito dei lavoratori, ha affrontato e subito il fascismo, ha contribuito a liberare l’Italia dal fascismo e dalla furia nazista, in prima fila durante la Resistenza, ha lottato per costruire la Repubblica, la Carta Costituzionale ed è stato con i suoi rappresentanti protagonista della ricostruzione morale e materiale della Repubblica. Di socialisti invece oggi non si può parlare se non in termini negativi; noi siamo quelli che nel ’92 hanno depredato l’Italia.
Mentre si esalta la scissione di Livorno e si celebrano proprio oggi i cento anni della nascita del Partito Comunista, questi comunisti d’accatto, che della storia del comunismo nulla sanno se non le risposte da “settimana enigmistica”, dimenticano che oggi 21 gennaio 2021 ricorre un altro anniversario, che dovrebbe essere triste per i compagni comunisti: l’anniversario della morte di Lenin.
Lenin come padre della rivoluzione russa sicuramente appartiene al patrimonio di tutti i socialisti, comprendendo con questo termine tutti coloro che si riconoscono come fautori di una società fondata sulla solidarietà, sulla democrazia, sulla uguaglianza, sull’abbattimento dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
A questi compagni o pseudo tali che oggi con enfasi sospetta celebrano l’anniversario della scissione di Livorno voglio fare un regalo.
Ho trovato nella mia biblioteca un volumetto che raccoglie un’annata, il 1924, della rivista socialista “Pagine Rosse”. Un intero numero di questa rivista è dedicato alla scomparsa di Lenin. Fra le tante la più bella a mio avviso è la celebrazione che ne fa Lev Trotskij. Essa si intitola “Il dittatore povero”
Riporto testualmente: “ Lenin visse sempre poveramente. A Zurigo aveva un’unica cameretta in un quartiere popolare in casa di un calzolaio. A Ginevra abitarono, lui e la moglie, in una modesta cameretta che serviva da cucina, da studio e da camera da letto. La su spesa più grande erano i libri. Diventato capo della rivoluzione non cambiò costume. Restò modesto come sempre. Vestiva dimessamente e quando, durante la carestia, dai più diversi paesi venivano dei doni egli li ripartiva subito fra gli umili che gli erano attorno. Aveva come onorario, cinquecento rubli mensili e poiché la somma era insufficiente, il segretario Gourbunov, il primo marzo 2018 pensò di portarlo ad ottocento di propria iniziativa: Lenin prima chiese perché di simile provvedimento, poi non avendo avuto risposta gli mandò il seguente biglietto ufficiale “…..omissis…..vista la illegalità flagrante di questo provvedimento, deciso di vostra propria autorità ……in infrazione al decreto del C.C. del partito del 23 novembre 2017, vi infliggo un biasmo severo.” Conclude Trotskij il suo ricordo affermando “Lenin, il dittatore rosso, il capo della rivoluzione mondiale, l’uomo il cui nome faceva tremare i potenti della terra era un modesto, un povero.”
La domanda sorge spontanea: perché i socialisti nel 1924, quando ancora bruciava l’amarezza per una scissione che rappresentava una sconfitta del movimento di tutti i lavoratori onorava il capo del comunismo mondiale dedicandogli un intero numero della rivista “Pagine Rosse” in suo onore raccogliendo scritti oltre che di Trotskij di Zinonev, Gorky, Nevskij, Bucarin, Kamenev e tanti altri, mentre oggi gli eredi o pseudo tali di tale scissione dimenticano il padre della rivoluzione russa?
Sono sicuro i comunisti “di buona volontà” come il mio amico Luigi Anzalone o il giovane Tony, figlio del mio indimenticato amico Stefano della Pia sapranno darmi una risposta seria, senza cadere nella odiosa banalità di questi giorni.