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Maggio 23, 2020

GILLES MARTINET

di Giuseppe Giudice

Doveroso ricordo di uno degli esponenti più interessanti del socialismo francese. Lo ricordo perché le sue riflessioni ed i suoi libri hanno avuto una importante impronta sulla mia formazione politica. In particolare il suo libro “La Conquista dei Poteri” che è del 1968 (ma fu pubblicato in italiano qualche anno dopo con prefazione di Riccardo LOmbardi). In quel libro , per la prima volta emerse quel felice ossimoro “Riformismo Rivoluzionario” con riferimento al pensiero di diversi esponenti della sinistra italiana sia socialista che comunista: LOmbardi , Basso, Foa fino a TRentin ed Ingrao. Riccardo Lombardi fece proprio questo termine e lo sviluppò. Del pensiero di Martinet ne ho parlato in altri post. Voglio solo ricordare il suo percorso politico. Inizialmente iscritto alla gioventù comunista, uscì dal PCF , dopo le “purghe ” staliniane e nel 1938 aderì alla SFIO. Uscì dalla SFIO alla fine degli anni 50 per protesta contro il sostanziale sostegno del partito alla guerra d’Algeria. E fu tra i fondatori del PSU (partito socialista unificato) con Rocard ed altri fuoriusciti dalla SFIO, e con l’ex Trotzkista Jean Poperen. Del resto proprio la lotta alla guerra d’Algeria fu uno dei tratti caratteristici del PSU. Partito della sinistra socialista , ma più vicino alle posizioni di LOmbardi che del Psiup (mantenendo comunque rapporti con i settori non filosovietici di quel partito. Il PSU era fortemente critico verso la SFIO, ma anche verso il “socialismo reale”, autonomista nei confronti del PCF (pur nella disponibilità alla collaborazione). Ed a cui aderirono molti cattolici di sinistra. Era teorico di un socialismo autogestionario. Comunque Martinet , dopo lo scioglimento della SFIO e la formazione ad Epinay nel nuovo PS di Mitterrand ,vi aderì (anche se pare che non avesse grandi simpatie per Mitterrand stesso) e contribuì il modo determinante al programma ed al progetto del nuovo partito. Nel 1981 Mitterrand lo nominò ambasciatore in Italia. Dopo gradualmente abbandonò l’attività politica diretta. Era sposato con la figlia di Bruno Buozzi (ed aveva un discreta conoscenza dell’italiano) che fu esule per molti anni in Francia.