di Giuseppe Giudice
Gaetano Arfè diceva che Turati, Matteotti, Treves , Modigliani , rifiutarono sempre di considerarsi riformisti. In effetti il termine “riformismo” alla fine dell’800, indicava quelle correnti liberali progressiste ( in alcuni paesi chiamati “radicali” – ma nulla a che vedere con Pannella) che volevano riformare il sistema borghese senza metterlo in discussione e rappresentavano il ceto medio colto e progressista. Allo stesso Bernstein fu attribuito il termine “revisionista” (non so se lui si sarebbe considerato riformista) . E comunque Bernstein fu criticato dai socialisti democratici di ispirazione marxista. Da Jaures in Francia, a Turati , Matteotti , Modigliani e Mondolfo in Italia. Si deve stare attenti a non confondere il riformismo con il socialismo gradualista di ispirazione marxista democratica. Pur nella contrapposizione al socialismo rivoluzionario (ma di matrice soreliana) di Mussolini, non accettarono mai di definirsi riformisti. Perché come Kautsky, Hilferding, Bauer e FritzAdler. , erano convinti della piena ‘autonomia politica della classe lavoratrice rispetto alle frazioni progressiste della borghesia” . Il gradualismo fu definito (mi pare da Kautsky)come “evoluzionismo rivoluzionario”. Del resto, storicamente si definirono “socialisti riformisti” Bissolati e Bonomi , che furono espulsi dal PSI per il loro appoggio alla Guerra di Libia. Lo stesso Rosselli (come sottolineò DE Martino) parlava di socialismo liberale rivoluzionario. Molta acqua è passata sotto i ponti da allora. Ma il termine riformismo ha sempre avuto una sostanziale ambiguità. E’ con Riccardo Lombardi (ed in Francia con Martnet) che si opera una vera e propria “decostruzione” dei termini riformismo e rivoluzione in una sintesi nuova. Già Saragat, negli anni 30 , sosteneva che occorreva un nuovo socialismo democratico marxista che superasse le “malattie dell’infanzia del socialismo (riformismo e massimalismo) e quelle della “pubertà” il bolscevismo. In Lombardi , nel concetto di riformismo rivoluzionario, c’è al contempo , la contestazione della subalternità del riformismo e, contemporaneamente la cont
estazione della visione leninista e bolscevica della rivoluzione. Con l’idea di una trasformazione dall’interno della società capitalistica ma con l’obbiettivo di superarla, tramite processi di rottura dei rapporti di potere nell’economia e nella società. Quersta visione sarà poi arricchita dalla tematica dei contropoteri (foa e panzieri) integrasti nel suo schema delle riforme di struttura. La tematica dei contropoteri è una altra arma polemica verso il leninismo. Ma Lombardi non aderì mai a posizioni “gauchiste(che consideravano la Costituzione come espressione organica del dominio della borghesia)…il suo riformismo rivoluzionario doveva operare nel quadro pieno della costituzione repubblicana e delle sue garanzie., anche perché la Costituzione lascia la porta aperta ad una trasformazione democratica e socialista nel senso indicato da Lombardi stesso.