di Alfonso Bruno
In tempo di coronavirus la storia ci ricorda come un semplice insetto abbia potuto bloccare i piani espansionistici di un impero. La rivista di geopolitica LIMES nell’editoriale del suo ultimo numero “Un mondo virato” presenta anche la vicenda di Saint-Domingue (attuale Haiti) ad inizio XIX secolo.
Lo sfruttamento degli schiavi deportati dall’Africa Occidentale fu una delle pagine più tristi e vergognose della storia. Toussaint Louverure, originario di Allada nell’attuale Benin, guidò la rivolta dei neri. Malgrado la repressione del generale Leclerc lo scontro segnò la fine del periodo coloniale per i francesi che furono costretti a svendere anche la Louisiana ai nordamericani pur di non farla capitolare agli inglesi. L’armata francese infatti veniva decimata dalla febbre gialle e la malaria. Quando la campagna militare si trasferì in Russia da dove Napoleone sperava sferrare l’attacco agli inglesi sottraendo loro le Indie, il tifo e la dissenteria fecero il resto per accelerare la fine di un impero e di un imperatore. (Fra AMAB)
Alla vigilia della rivoluzione francese il possedimento di Saint-Domingue, oggi Haiti, sezione occidentale dell’isola di Hispaniola, era la colonia più ricca del mondo. Grazie alla forza lavoro erogata da mezzo milione di schiavi africani, esportava zucchero, caffè, cotone, tabacco, cacao e piante d’indaco, a soddisfare i gusti esotici di mezza Europa. Le Cap Français, porto principale, meritava il titolo di «Parigi delle Antille». Un acro delle piantagioni di Saint-Domingue produceva più ricchezza di qualsiasi altro acro del pianeta. Allo stesso tempo, in colonia si concentrava la più squallida miseria, incarnata dagli schiavi neri, bestialmente sfruttati dai proprietari bianchi francesi. Furono quei dannati della terra, che i negrieri trasferivano dall’Africa occidentale e centrale verso il paradiso/inferno caraibico, a diffondervi l’Aedes aegypti. Perfido insetto, vettore della febbre gialla e di altre micidiali malattie tropicali dirompenti nelle calde e umide estati. Molto selettivo nel contagio. Le zanzare femmine, use pasteggiare a sangue umano per maturare le proprie uova, preferivano uomini giovani e robusti. Bersagli disponibili: lo schiavo nero e il colono bianco. Poiché gli africani erano spesso immunizzati, ne scaturivano stragi stagionali dei francesi, vergini al morbo. Il differenziale immunitario virò la storia di Saint-Domingue, del Nordamerica, quindi del mondo. Ispirato dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo sbandierata dai rivoluzionari francesi, lo «Spartaco nero», al secolo François-Dominique Toussaint Louverture, carismatica figura di generale e politico di formazione gesuitica ma di ideali giacobini, guidò alla vittoria la rivolta degli schiavi scoppiata nel 1791. La guerriglia dei disperati ebbe ragione delle truppe francesi, decimate dalla febbre gialla. Da capo assoluto della colonia, Louverture ebbe cura di non recidere il vincolo con Parigi – gli schiavi emancipati erano dichiarati cittadini francesi – mentre si proclamava bonapartista. Ma Napoleone non intendeva scendere a patti con un «nègre», per tale incapace di autogoverno. Louverture fu arrestato e deportato in Francia, dove languirà fino alla morte in una prigione del Giura. Il corpo di spedizione del generale Leclerc, inviato nel 1801 da Napoleone per farla finita con i rivoltosi, venne però falcidiato dai morsi dell’Aedes aegypti. Malgrado il terrore scatenato dai soldati francesi, che ricorsero alla crocefissione e al soffocamento dei prigionieri nelle stive di navi trasformate in camere a tossico gas di zolfo, nel 1803 la guerriglia degli africani e il dilagare della malattia finirono per stroncare il contingente napoleonico. «Maledetto zucchero! Maledetto caffè! Maledette colonie!» pare fosse il commento del primo console . Napoleone perdeva così il trampolino di lancio per la conquista del Nordamerica, lungo l’asse fra Saint-Domingue e La Nouvelle Orléans, che avrebbe dovuto espellere gli inglesi dal continente. Umiliato nei Caraibi, sconvolto dalla vulnerabilità delle sue truppe a quell’ambiente infetto, Bonaparte decretò la Louisiana del Nord America priva d’ogni senso geopolitico. Meglio cederla alla repubblica americana, esperimento senza prospettive di potenza, che lasciarla alle brame inglesi. Mentre consegnava quasi gratis a Washington lo heartland americano, Napoleone già immaginava di sloggiare il perfido britannico dall’India: «Quando la spada francese toccherà il Gange, l’edificio della grandezza mercantile inglese crollerà in rovine». Necessario passo intermedio, la liquidazione della Russia. L’inverno russo gli sarà fatale più dell’estate caraibica. Kutuzov si svelerà Louverture al cubo. Tifo e dissenteria infieriranno sulla Grande Armée in rotta come la febbre gialla sui fanti di Leclerc.
Napoleone avrà ormai i giorni contati.
«Ei fu…» per causa di una piccola zanzara!
