Oggi hummus…..😉 ceci lessati frullati con thine che è pasta di sesamo diluito con acqua e limone e aglio pestato nel mortaio con sale fino ….frulli il tutto e poi lo servi con olio d’oliva ,prezzemolo per decorazione qualche cecio intero e summak che è una spezia acida che sa di limone simile all’erba pacionga che a Bergamo la chiamiamo così .
Giovanni AlpaNo, il compagno Juan Leon Jaures non era un pacifista. Era un socialista e non voleva la pace ad ogni costo ma il boicottaggio della guerra borghese da parte del proletariato europeo. Stava organizzando uno sciopero congiunto dei sindacati almeno francesi e tedeschi che avrebbe anche potuto convertirsi in sciopero insurrezionale ed evitare, così, la prima guerra mondiale. Quando venne vilmente trucidato in un ristorante di Parigi, il suo piano non potè essere applicato e la Germania si affrettò a dichiarare guerra allo zar di tutte le Russie per convincere i socialisti tedeschi sulle sue buone intenzioni anti assolutiste. Il PS tedesco (quello maggioritario) si lasciò convincere e votò i crediti di guerra ma i compagni tedeschi del Partito Socialista Indipendente non approvarono l’ eccidio mondiale della borghesia. Viva il socialismo !
Buongiorno, mi chiamo Matteo Cuccini (aretino di nascita, umbro di adozione) e vi scrivo per segnalarvi il cortometraggio, dal titolo Lockdown, che ho realizzato in questi giorni di isolamento qui in Italia. L’ho scritto, diretto e girato nella mia casa, e nel mio giardino, usando semplici strumenti e tutto quello che potevo avere a disposizione. Lockdown è un esperimento amatoriale che ho concepito e realizzato per raccontare il mio punto di vista, i miei sentimenti e le mie sensazioni circa la pandemia di Coronavirus e il suo impatto sulla nostra società e i nostri stili di vita.
A questa pagina del sito, https://cortometraggiocoronavirus.wordpress.com/lockdown-short-films/ , ho creato inoltre una sezione in cui mi piacerebbe condividere e raccogliere i video di chiunque altro (da qualsiasi angolo del mondo) si fosse cimentato in un simile progetto a testimonianza e libera interpretazione di questo brutto momento per l’intera umanità.
Nell’ intervento al senato di oggi 21 aprile il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte parla del recovery fund con a garanzia direttamente il bilancio UE. In buona sostanza la condivisione del rischio diventa comune a tutti i paesi della EU che non tiene conto del debito passato che rimane inalterato.
Conte ha definito i recovery fund: “una parte essenziale” per aprire una trattativa con i paese intransigenti aggiungendo “l’Italia intende realizzarlo il prima possibile e questo sarà il tema della riunione di giovedì”, giorno in cui si svolgerà il prossimo incontro del Consiglio europeo.
Ma c’è una differenza sostanziale fra eurobond o corona bond e recovery fund.
La prima è che gli eurobond sono titoli emessi dai singoli stati sotto la garanzia totale e reciproca di tutti. In buona sostanza ogni governo deciderebbe secondo i suoi processi costituzionali (fra cui le regole di bilancio, eventuali impegni con paesi terzi) e con la sua maggioranza parlamentare.
Inoltre gli eurobond non costringono gli stati a sottostare alle regole di bilancio EU.
I recovery fund viceversa vengono emessi da un ente collettivo sotto il diretto controllo dell’EU. In buona sostanza è un mes travestito: viene alimentato da a contributi (calcolati in un certo modo) degli stati membri, entro limiti complessivi e per materie decisi periodicamente all’unanimità, e speso secondo il metodo comunitario. Inoltre l’utilizzo non è libero ma viene stabilita una procedura comune per decidere l’utilizzo. Stiamo parlando di un MES mascherato.
Parlando ancora del recovery fund, secondo Conte “questo nuovo strumento finanziamento dovrà essere conforme ai trattati perché non abbiamo tempo per modificarli. Va gestito a livello europeo senza carattere bilaterale, deve essere ben più consistente degli strumenti attuali, mirato a far fronte a tutte le conseguenze economiche e sociali, dovrà essere immediatamente disponibile e se dovrà ricadere nel quadro finanziario pluriennale dovrà essere messo a disposizione subito, attraverso garanzie che ne anticipino l’applicazione”.
Conte ignora o finge di ignorare le differenze costituzionali macroscopiche fra i due strumenti che di fatto implica la rinuncia ad una quota di sovranità fiscale e in senso molto ampio, di politica economica e finanziaria.
L’avvocato del popolo si è dimostrato per quello che veramente è.
Le domande che in tanti si stanno ponendo in questo periodo circa l’alimentazione sono:
esiste una dieta che ci aiuta a difenderci dall’infezione del Covid-19?
deve cambiare la nostra dieta e in che modo?
Purtroppo al momento non conosciamo bene questo virus e sappiamo poco delle sue caratteristiche e degli alimenti che potrebbero prevenirlo e combatterlo.
NUTRIENTI CHE AIUTANO IL SISTEMA IMMUNITARIO
Tuttavia possiamo aiutare il nostro sistema immunitario attraverso l’assunzione di nutrienti specifici o di alimenti ricchi di nutrienti funzionali. In particolare, per alcune vitamine (Vit. A, C, E e D), per alcuni micronutrienti (zinco e selenio) e per i probiotici sono state dimostrate proprietà immuno-stimolanti.
LA VITAMINA C
Oltre 140 studi su animali suggeriscono che la vitamina C può prevenire o alleviare i sintomi di infezioni causate da batteri, virus e protozoi. Nel raffreddore per esempio la vitamina C sembra ridurre la durata dei sintomi.
Gli effetti della vitamina C contro le infezioni devono essere ulteriormente indagati: a oggi, infatti, solo due studi hanno dimostrato un beneficio terapeutico della vitamina C per i pazienti con polmonite.
La mia crociata anti petrolio è iniziata quando l’ENI e compari volevano trivellare i campi vicino ai posti dove sono cresciuta. Non avrei mai pensato che sarebbe andata a finire così. Prima del 2007 non sapevo e non seguivo nulla dei mercati petroliferi, poi ci sono stati 12 anni di battaglie, a volte feroci, con ENI, politici e sfruttatori. A un certo punto il petrolio era arrivato a costare oltre 100 dollari al barile. Poi è arrivato il coronavirus.
La notizia di oggi è che a causa della pandemia e del fatto che è tutto fermo – aerei e autobus, con superstrade vuote e scampagnate fuori città ridotte a ricordi vicini e lontani allo stesso tempo – il prezzo del petrolio è crollato. Ma nel frattempo hanno continuato a pomparlo e ora non sanno dove metterlo. Le raffinerie sono sature e non ne vogliono più. Così il prezzo dei futures del greggio per maggio 2020 è diventato negativo, ciò significa che se accetti ora tra meno di un mese ti daranno soldi se te lo prendi e te lo stocchi a casa tua. E quant’è questo prezzo? -$37.63 dollari per barile.
Nei limiti del possibile, finora il governo USA ha dato soldi a tutti per cercare di sostenere l’economia, ma niente o quasi ai petrolieri. Al massimo Trump ha un po’ allargato lo stoccaggio nazionale a Cushing, Oklahoma, dove ci sono le riserve strategiche di greggio: il governo ha comprato un po’ più di petrolio e ha concesso ai petrolieri di usare il sito come un parcheggio a pagamento temporaneo. Ma niente di più di questo. Nel frattempo le tasche dei consumatori, come sappiamo, sono a secco.
Il consumo mondiale di petrolio è calato di almeno il 20-30%. Prima era di circa 100 milioni di barili al giorno. Solo negli USA ci sono 2 milioni di barili al giorno pompati di fresco che non si sa dove mettere mentre ci sono ancora a zonzo per il mondo petroliere cariche di greggio dell’Arabia Saudita che non si sa se e dove sbarcheranno e scaricheranno.
Che fare? E chi lo sa.
La Russia e l’Arabia Saudita hanno accettato di diminuire la produzione, per un totale di meno 9.7 barili al giorno, a partire da maggio 2020. Molti pozzi saranno chiusi. Ma tutto questo non basterà. Si prevede la bancarotta per molte ditte di petrolio, specie quelle più piccole e meno finanziariamente solide.
Il petrolio nell’astratto e nel reale è stato il lupus in fabula della mia vita per tanto, forse troppo tempo. Di fronte a questi sviluppi non sono contenta perché il prezzo da pagare è stata questa pandemia mondiale che ha portato morte e paura ovunque. Perché volevo che vincessimo ad armi pari, anche se le armi dei petrolieri e dei politici sono sempre state più forti di quelle di tutti noi. Perché volevo vincere con l’energia pulita, con le macchine elettriche, con una cittadinanza attiva, cosciente, intelligente, con una classe politica volente o nolente impegnata ad uscire da questo pantano fossile.
Così non è stato. È stato un virus a sconfiggere i petrolieri, anche se temporaneamente.
Sul rapporto col mondo religioso vi sono delle pagine nelle tesi congressuali di RS che meriterebbero di essere lette e conosciute dai e dalle dirigenti del partito, perché esse si presentano anche anticipatorie di alcune dinamiche in atto.
Laicità, questione cattolica e religiosa in Italia, intercultura
L’approccio laico che la tradizione socialista ci affida deve essere riaffermato e al contempo aggiornato rispetto alle sfide del nostro complesso presente.
La fase ottocentesca, basata sull’opzione liberale di “libera Chiesa in libero Stato” e quella post-unitaria di contrapposizione fra masse cattoliche e istituzioni del nuovo stato, fu poi superata dagli eventi del Novecento (la nazionalizzazione passiva delle stesse masse popolari) e dal Concordato del 1929 fra due stati, la Città del Vaticano e lo stato fascista, salvaguardato – nonostante la contrarietà del mondo socialista – dall’articolo 7 della Costituzione e da una modificazione bilaterale avvenuta nel 1984. Tale situazione rende lo Stato italiano uno dei pochi stati concordatari al mondo rimasti nel nuovo secolo, un’evidente anomalia che va risolta mediante mediazione.
La fine del partito cattolico interclassista di centro (la Democrazia cristiana), principale detentore del potere politico nei primi 40 anni della Repubblica – uno dei motivi cha hanno consentito il formarsi della cosiddetta “seconda repubblica” –, anziché costituire un fattore per una definitiva laicizzazione delle istituzioni pubbliche italiane, si è rovesciata in una quasi totale resa delle stesse istituzioni ai dettami ideologici vaticani e alle relative richieste economiche (finanziamenti e sgravi fiscali), soprattutto nel periodo finale del pontificato di Giovanni Paolo II e lungo quello successivo di Benedetto XVI: un’autentica riclericalizzazione dello spazio pubblico e politico italiano perseguito in particolare durante la presidenza di Camillo Ruini nella CEI. I principali raggruppamenti politici, quello liberista di sinistra (Ulivo, DS, PD) e liberista di destra (Forza Italia e polo berlusconiano), hanno svelato anche sul piano dell’assenza di laicità e di subalternità verso alcune organizzazioni cattoliche – così come nei confronti del neoliberismo e dell’atlantismo – una reale contiguità, ben al di là delle presunte incompatibilità fra loro. La battaglia per una completa laicità dello Stato rappresenta per noi socialisti una delle facce del nostro impegno contro il neoliberismo e la sudditanza politico-militare agli Stati Uniti: un elemento dell’indipendenza e della sovranità reale dello Stato, secondo il dettato costituzionale.
Attualmente, al tempo del pontificato non più eurocentrico di Francesco I, del ruolo diplomatico positivo che il segretario di Stato vaticano, mons. Parolin, sta ricoprendo in molte questioni internazionali e della presidenza nella CEI di mons. Bassetti, non priva di critiche alle storture del sistema socio-economico vigente e alle derive neorazziste di forze politiche italiane, è possibile pensare alla ripresa di un dialogo necessario con i gruppi cattolici in Italia per obiettivi comuni: nella difesa e attuazione della Costituzione, nel ripensare un nuovo modello di sviluppo, nella salvaguardia del sistema ecologico, nella gestione dell’enorme disagio sociale (non solo accoglienza e integrazione di immigrati, ma anche critica della diffusa emigrazione giovanile meridionale e assistenza a gruppi sociali fragili). Pertanto, pur mantenendo gli argini del Tevere a debita distanza, si pone l’esigenza di canali di dialogo e di iniziativa comuni con quella parte del mondo cattolico critico verso gli effetti della globalizzazione neoliberista e verso la catastrofe ecologica. Alcuni temi comuni sono già adesso la resistenza ad ogni forma di mercificazione dell’umano (corpo e patrimonio genetico) e di privatizzazione dell’acqua e dei beni comuni, che riteniamo fasi estreme della grande trasformazione neocapitalistica.
D’altra parte, non siamo osservatori neutrali del conflitto interno al mondo vaticano e cattolico, come mostrano i reiterati tentativi di oppositori alle pur caute riforme e nomine volute dal nuovo corso bergogliano di ripristinare una religione come stampella di una caduca ideologia al servizio del potere euroatlantico, complice di politiche conservatrici se non apertamente reazionarie, sempre neocolonialiste. Consapevoli di questo, noi avversiamo l’opposizione di destra, anteconciliare e elitistica a papa Bergoglio e sosteniamo le critiche con cui gruppi riformatori stanno stimolando il percorso bergogliano. Né siamo disinteressati rispetto alle molteplici attestazioni di dialogo, a livello vaticano e di chiese locali, fra il mondo cattolico e i movimenti popolari, come testimoniano le esperienze dei social forum mondiali e delle annuali giornate di incontri mondiali dei movimenti popolari in Vaticano. Inoltre, riteniamo il confronto con la sinistra cristiana e col mondo delle comunità cristiane non cattoliche, a cominciare dalla chiesa valdese, un’esigenza che si rinnova, dal momento che da lì sono giunti compagni e compagne rilevanti nella secolare storia del movimento socialista.
Il dialogo presuppone da parte nostra una chiarezza rispetto ad alcune questioni. Ribadiamo l’esigenza inderogabile di riaffermare il principio di libertà delle confessioni religiose e di eguaglianza fra loro davanti allo Stato (articolo 8 Cost.). In tal senso, occorre ripensare all’insegnamento della religione cattolica nelle scuole statali e alla sostanziale discriminazione verso gli studenti che non se ne avvalgono (in assenza o in presenza di attività alternative previste dai singoli istituti): sosteniamo la posizione della recente legge di iniziativa popolare “Per la scuola della Costituzione” che (art. 8 della proposta) aveva previsto che le attività di chi faccia richiesta dell’IRC siano svolte in orario extracurricolare e che «cerimonie religiose e atti di culto non hanno luogo nei locali scolastici, né in orario scolastico». Quanto alle scuole non statali ribadiamo l’assenza di oneri statali diretti per il loro funzionamento o per le loro iscrizioni (art. 33, c. 3 Cost.), in chiara contrapposizione ai cospicui finanziamenti per le scuole non statali, per lo più gestite da enti cattolici, erogati da tutti i governi precedenti, compreso quello attuale.
I fenomeni migratori che stanno interessando l’Italia, come luogo di approdo, transito o anche domicilio pongono a loro volta sfide inedite anche sul piano culturale e religioso per una sempre maggiore presenza di gruppi provenienti da altre culture e da altri continenti, in particolare da Africa, Asia e America latina. Nel rigettare e contrastare qualunque posizione razzista, neocolonialista, eurocentrica e discriminatoria e nel riaffermare i principi di pluralità e di libertà etico-religiose, riteniamo la risposta multiculturale debole, compatibile con il sistema neoliberista e capace di fomentare quelle discriminazioni che vorrebbe superare, compartimentando la società su base etnico-culturale; sosteniamo invece una posizione interculturale critica, basata sul riconoscimento e promozione delle diversità di qualsiasi tipo, che ha il vantaggio di garantire i principi di pluralità e di libertà di scelte senza però scendere in una sorta di relativismo etico-religioso.
La nostra concezione di laicità delle istituzioni pubbliche – coniugata a scelte di varia natura (confessionali, religiose, spirituali, agnostiche o atee) e/o alla affermazione di un coerente materialismo storico – si declina in chiave interculturale. Non possiamo trascurare la componente religiosa delle masse popolari, cattolica ancora per gran parte della popolazione italiana, cristiana non cattolica o islamica per molti lavoratori immigrati e le ricadute pubbliche che i loro culti assumono.
Non possiamo sostenere le posizioni di privilegio che su base giuridica e soprattutto di fatto ancora assume la chiesa cattolica. La nostra laicità non è pertanto ostilità al mondo religioso in quanto tale (nelle varianti del laicismo oltranzista borghese o ateismo di stato sovietico) né ad un positivismo scientista ma, fedele ai principi costituzionali, si oppone a tutte le ingerenze e rendite di posizione dominante. L’abolizione del Concordato è un obiettivo di medio periodo, da conseguire – secondo lo stesso dettato dell’art. 7 Cost. – in modo non unilaterale.
Non ci appartiene – come oltre un secolo fa Engels rispondeva chiaramente alla Kuliscioff – la Kulturkampf (la politica anticlericale e laicista imposta da Bismarck nella Germania di fine Ottocento) non riguardava le forze socialiste, essendo uno scontro interno alla cultura delle classi dominanti.
L’immagine della preghiera solitaria di Papa Francesco in piazza San Pietro ha fatto breccia anche nel cuore degli atei, ma in Vaticano e negli ambienti ultracattolici c’è chi lavora per far passare il messaggio che il coronavirus è la punizione divina per le colpe di Bergoglio. La puntata di ‘Report’ di Sigfrido Ranucci, in onda stasera su Rai3, è un viaggio lungo l’ultima frontiera della guerra in Vaticano. C’è John-Henry Westen, direttore del sito ultracattolico Lifesitenews, che parla di “tradimento del Papa contro nostro Signore” e mette in collegamento diretto il sì di Francesco “alle comunioni sacrileghe a divorziati e risposati” con la punizione della pandemia. Siti web e predicatori americani arrivano ad accusare Bergoglio di idolatria per aver accolto in Vaticano, dopo il sinodo sull’Amazzonia, le statue di Pachamama, divinità inca.
Tesi sconcertanti che – rivela ‘Report’ – hanno i loro punti di riferimento anche in Vaticano: nell’arcivescovo Carlo Maria Viganò, ex nunzio apostolico negli stati Uniti, ma soprattutto nel potentissimo cardinale Raymond Burke, membro del conclave, che con Bergoglio non è in buoni rapporti. Dal Vaticano ai poteri forti americani che controllano la politica il passo è breve. Burke è presidente della fondazione filantropica Sciacca (di cui Salvini è a capo del comitato scientifico) ed ex presidente della Dignitatis Humanae che fa riferimento a Steve Bannon, stratega di Trump. “Dalle organizzazioni ultracristiane americane è arrivato in Europa un miliardo di dollari per finanziare movimenti e associazioni di estrema destra e mettere in crisi il Papa”. Soldi che – spiega ‘Report’ – arrivano anche al gruppo europeo di Giorgia Meloni.