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aprile 17, 2020

La lezione della Grecia: ecco perché il Mes può avere effetti devastanti per il nostro Paese

Un dibattito che prosegue, impossibile da estirpare come certa erba cattiva. E che si fa giorno dopo giorno sempre più pericoloso, visto le continue adesioni che il fronte del “Sì Mes” continua a ricevere. Un “Sì Mes” che si è travestito nelle ultime ore da “Sì Mes, tanto è light”, con i vari Prodi, Renzi e Berlusconi a sottolineare come ormai il Meccanismo, svuotato delle sue condizionalità, sia un’occasione d’oro, da non lasciarsi sfuggire. Ma qualcosa è cambiato davvero o rischiamo, aderendo al Fondo Salva-Stati, di andare incontro a un destino simile a quello, terribile, in cui è incappata la Grecia?

La lezione della Grecia : ecco perché il Mes può avere effetti devastanti per il nostro Paese

Bene ribadirlo: il Mes non ha ufficialmente cambiato pelle. Vero, dopo l’accordo dell’Eurogruppo si è previsto l’accesso a una linea di credito fino al 2% del Pil (nel caso dell’Italia 35 miliardi) con la sola condizionalità di usare quei soldi “per spese di assistenza sanitaria diretta e indiretta e per i costi relativi alla cura e alla prevenzione della crisi”. Ma allora esiste davvero un Mes light, verrebbe da pensare. Attenzione: all’atto pratico nessuno ha cambiato la natura del Meccanismo, che è e resta un creditore in tutto e per tutto. Con condizionalità che, come hanno ricordato diversi economisti in queste ore, possono essere all’ingresso (vedi il famoso memorandum firmato dalla Grecia) o inserite successivamente. Anche qui viene in mente l’esempio greco, con i programmi rivisti anche dopo la loro adozione.

Esistono modi per trasformare il Mes da potenziale trappola a strumento utile alla causa? Certo, ma in questo dovrà essere bravo Conte, che in sede di Consiglio Europeo dovrà riuscire a strappare soluzioni che elimino i pericolosi rischi che oggi accompagnano lo strumento. Una soluzione potrebbe essere quella di farsi assegnare i soldi in un’unica volta, evitando così che a ogni tranche sia poi necessario ridiscutere le condizioni. Un passaggio che farà capire fin da subito se l’Italia sarà stata in grado di alzare almeno un po’ la voce o se saranno stati i Paesi del Nord, al solito, a plasmare l’Europa a proprio piacimento.

Insomma, ricorrere al Mes resta al momento un rischio, considerando anche il fatto che, trattandosi di un creditore privilegiato, renderebbe meno sicuro il resto del debito italiano facendo salire i tassi richiesti dagli investitori per finanziarlo. Nelle ultime ore, però, la fetta di Partito Democratico favorevole al Fondo Salva-Stati si è andata allargando a vista d’occhio. E la sensazione è che, alla fine, anche Conte (fin qui fermo nella sua contrarietà) potrebbe vacillare.

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aprile 17, 2020

Ricominciamo a correre

aprile 17, 2020

Altro che pangolino, il coronavirus è figlio della globalizzazione capitalista. L’analisi dello storico Andrew Liu

L’espansione del coronavirus ha più a che fare con la globalizzazione capitalista che con pangolini e sistema cinese. Ne è convinto Andrew Liu, professore associato di storia alla Villanova University (USA) e autore del libro “Tea War: A History of Capitalism in China and India” che in una sua riflessione su El diario, cerca di sdoganare una per una le convinzioni che da quando è scoppiato il Covid-19 sono rimbalzate alla cronaca.

Cominciando dal concetto di ‘Cina’, che secondo Liu è diventata il capro espiatorio per i politici degli Stati Uniti e dell’Europa occidentale che ‘cercano di distogliere l’attenzione dai loro terribili errori nella gestione della pandemia di coronavirus’.

“Il fascino di incolpare la “Cina” sta nella sua ambiguità. Le critiche si limitano al modo in cui il Partito comunista ha trattenuto informazioni durante quelle settimane cruciali di gennaio, poiché negli Stati Uniti difendono progressisti e conservatori, incluso Donald Trump? O è il messaggio ovvio tra le righe che il vero colpevole è il “popolo cinese” con i suoi costumi e la cultura esotici?”, scrive Liu.

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Questo tipo di atteggiamento secondo il docente non fa altro che creare un’esclation di violenza razzista contro i cinesi e gli asiatici in generale. “Siamo finiti a discutere di identità e differenze culturali quando ciò che dovremmo analizzare sono processi storici complessi. Qualsiasi tentativo serio di affrontare il ruolo della Cina in questa pandemia deve anche considerare le condizioni politico-economiche dell’ascesa della Cina sul mercato mondiale negli ultimi anni, un fenomeno che ha facilitato la diffusione del virus e ha piantato i semi per questa reazione in Europa e negli Stati Uniti”.

Liu parte dall’affermazione (non confermata) secondo cui il nuovo coronavirus deriva dal pangolino. Il loro commercio è figlio della globalizzazione.  “I prezzi degli animali sono passati da 14 dollari al chilo nel 1994 a oltre 600 dollari oggi, con spedizioni illegali confiscate che generalmente superano le 10 tonnellate”. Ciò succede secondo Liu perché gli animali selvatici sono simbolo di uno status.

“I clienti che acquistano animali selvatici lo fanno per vantarsi della propria ricchezza o per celebrare una buona giornata in borsa, sebbene siano una minoranza. Per la maggior parte, i cittadini cinesi sostengono limiti rigorosi , se non direttamente vietati, per il consumo di animali selvatici. Pertanto, per spiegare l’aumento del consumo di pangolino, non è necessario pensare tanto a una peculiarità culturale ma alla liberalizzazione economica della Cina, difesa dagli Stati Uniti”, dice ancora.

Forze economiche che avrebbero contribuito alla diffusione del virus in altri paesi. Tutto ha avuto origine da Wuhan, città solo apparentemente di secondo livello perché è anello di congiunzione tra le metropoli costiere di Guangzhou e Shanghai.

“A febbraio e marzo, nuovi casi di coronavirus hanno rivelato legami economici a lungo nascosti, come investimenti cinesi a Qom, infrastrutture dell’Iran o collegamenti tra l’industria dei ricambi auto di Wuhan e le fabbriche in Germania, Serbia e Corea del Sud. Il coronavirus potrebbe essere apparso per la prima volta in Cina, ma la successiva diffusione e crisi sono dovute al commercio globale, al turismo e ai sistemi della catena di approvvigionamento costruiti da potenti interessi durante il 21° secolo”.

Quindi, secondo Liu, ritenere che la cultura cinese sia l’unica responsabile della pandemia è ‘particolarmente ironico’.  “Combattere la posizione anti-cinese non significa trovare scusanti per lo Stato o difendere le sue azioni. È chiaro che il governo cinese ha sistematicamente minimizzato il livello di contagio e morti e che le autorità locali hanno sbagliato a mettere a tacere il dottor Li Wenliang”, dice ancora.

Tuttavia, secondo Liu, bisogna chiedersi se ci sia veramente una differenza tra regimi autoritari e quelli democratici, nella gestione dell’emergenza. “La maggior parte degli analisti concorda sul fatto che la Cina abbia coperto la crisi di Wuhan per tre settimane a gennaio. Ma i rapporti sul ritardo nella risposta di altri governi da metà gennaio forniscono anche spunti di riflessione: il Regno Unito ha impiegato otto settimane interminabili per reagire e gli Stati Uniti hanno ignorato chiari segnali di avvertimento per 70 giorni.

“Durante le peggiori settimane italiane , i funzionari hanno ammesso di aver visto la crisi di Wuhan come un “film di fantascienza che non aveva nulla a che fare con noi”. Negli Stati Uniti, un politico del Kansas ha dichiarato che la sua città era al sicuro perché c’erano pochi residenti cinesi . In una manifestazione ancora più estrema del pensiero razzista, a Filadelfia circolavano voci secondo cui il virus non poteva infettare i neri americani perché era una malattia cinese”.

In sintesi, quindi, la questione va affrontata al di la del semplice razzismo e inserita in un contesto di capitalismo mondiale. “Da ciò ne consegue che questi sentimenti pericolosi non scompariranno automaticamente con lo sviluppo di un vaccino. Dobbiamo riconoscere e affrontare le forze politico-economiche alla base della reazione dell’Occidente contro la Cina e l’inadeguatezza del nazionalismo, per rispondere alle crisi sociali e di salute pubblica globali che stiamo affrontando oggi”.

Fonte: El Diario

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aprile 17, 2020

Il figlio del repubblichino.

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Nicola Croce

“Il Coronavirus ci ha fatto un regalo liberandoci finalmente dal 25 aprile. E se la ride della stupidità degli antifascisti.”

L’autore di questo abominio si chiama Alessandro Sallusti, di professione pare faccia il giornalista, anche se non pubblica una notizia dal 1993.

Ma Sallusti, nel suo editoriale sul “Giornale” va addirittura oltre, affermando baldanzoso che festeggiare il 25 aprile è ridicolo anche perché – dice – “non c’è più un partigiano neanche a pagarlo oro.”

Come se non fosse proprio questo il senso, lo spirito e la grandezza della celebrazione del 25 aprile: portare avanti la memoria di chi non c’è più, la loro lotta, le loro idee, la loro resistenza.

In attesa di festeggiare come sempre – anche a distanza – il 25 aprile – aspettiamo con ansia un’altra liberazione: il giorno in cui l’Ordine dei giornalisti finalmente libererà il giornalismo da questo scempio quotidiano.”

(Lorenzo TOSA)

aprile 17, 2020

Verso il 25 Aprile……………

(Tiziana Parisi)
Tra gli antifascisti aumenta la rabbia verso Togliatti che aveva, in nome della pacificazione, concesso l’amnistia ai fascisti.
Anche militanti del PCI scrissero lettere di protesta. Riportiamo il testo della lettera fornitaci dal partigiano Enzo Galasi, compagno di lotta di Sergio Bassi.
Caro Togliatti, sono un vecchio comunista compagno di Picelli . Lei mi crederà settario perché così sono chiamati quelli che hanno la propria fede e sono disposti a qualunque sacrificio. Intendo parlare dell’amnistia. So già che lei mi dirà che si tratta di una mossa politica indispensabile e strategica. I lavoratori, anche se ignoranti, sono in grado di capire certe necessità date le condizioni in cui ci troviamo, gli alleati ecc. Ma i lavoratori capiscono anche che c’è un limite a tutto, specie se hanno sofferto. I migliori compagni pensano che lei ha passato ogni limite e non conosce i fascisti se pensa che questi si ammansiranno di fronte al generoso gesto dell’amnistia generale. Perché di questo si tratta non si è ridotta la pena di cinque o dieci anni. No signori.
Si sono mandati addirittura a casa uomini che avevano meritato l’ergastolo o trent’anni di galera, che sono fra i maggiori responsabili della rovina del popolo.
Si è dato ragione in questo modo alle canaglie fasciste che si atteggiavano a martiri e che chiamano delinquenti i valorosi partigiani che hanno combattuto contro tedeschi e fascisti.
Io che le parlo sono il padre di Sergio Bassi. A 19 anni si è battuto come un leone in difesa della libertà e ha compiuto circa venti azioni pericolose. Anche lui è morto abbattuto alla mitraglia insieme ad altri cinque giovani generosi come lui all’idroscalo di Milano.
Ma il compagno Togliatti queste cose riesce a comprenderle? Mio figlio non può avere pace se io tengo ancora la tessera del Partito per il quale egli è morto, di quel Partito che trascura i migliori che favorisce i profittatori, di quel partito che non rispetta più nemmeno i suoi morti perché manda in libertà i loro assassini. Lei mi dirà che è stato obbligato a questo da altri componenti del governo, ma piuttosto che commettere una cosa simile era molto meglio dimettersi.
Distinti saluti.
Bassi Roberto
Via Carlo Imbonati 9, Milano. Buona giornata Comunisti Resistenti 

 

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aprile 17, 2020

Il Coronavirus è stato creato dall’uomo, ecco la prova: un premio Nobel fa discutere

 Flavia Provenzani

Coronavirus è stato creato dall'uomo, ecco la prova: un premio Nobel fa discutere

Il coronavirus è stato creato dall’uomo come diretto risultato di una manipolazione compiuta su un vaccino contro l’AIDS, uscito per sbaglio da un laboratorio a Wuhan, in Cina, epicentro della pandemia. È questo il pensiero del noto premio Nobel per la medicina nel 2008 Luc Montagniercome riportato da Agence France Presse.

Contrariamente a quanto finora raccontato, ovvero che il virus COVID-19 derivi da una mutazione naturale, trasmesso agli umani dai pipistrelli (forse) attraverso i pangolini – il dottor Luc Montagnier, l’uomo che ha scoperto il virus dell’HIV nel 1983, non è d’accordo e ritiene che il coronavirus è stato creato dall’uomo.

Intervenendo durante il podcast francese Pourquoi Doctor, Montagnier ha affermato che il SARS-CoV-2 è un virus manipolato ed uscito accidentalmente da un laboratorio sito a Wuhan, in cui i ricercatori cinesi stavano utilizzando il coronavirus allo scopo di sviluppare un vaccino contro l’AIDS. Per questo alcuni frammenti di DNA dell’HIV sarebbero stati trovati nel genoma del SARS-CoV-2, il coronavirus che sta paralizzando il mondo.

Le dichiarazioni del premio Nobel, secondo cui «la verità scientifica emerge sempre», hanno creato una forte reazione da parte della comunità scientifica.

aprile 17, 2020

L’Europa e la fine della democrazia.

di Franco Bartolomei

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NOI CONSIDERIAMO LA UE UNA GABBIA CHE PORTA ALLA FINE DELLA NOSTRA DEMOCRAZIA ,ALLA DISTRUZIONE DEL NOSTRO TESSUTO ECONOMICO , ED AL COLLASSO DELLA NOSTRA SOCIETA’ CIVILE .

LA RITENIAMO ASSOLUTAMENTE IRRIFORMABILE

RITENIAMO che La rottura unilaterale da parte del nostro paese del sistema Euro /Maastricht, sia la condizione base per la rinascita della nostra economia ,e per la ricostruzione della nostra Democrazia , a partire dalla affermazione una nuova CENTRALITA’ DEL LAVORO…

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aprile 17, 2020

Un libro e la sfida continua.

di Gaetano Colantuono
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“Lo scritto [di Rosselli] dedicato alla memoria di Turati è un commosso atto d’amore per il vecchio maestro, è il riconoscimento argomentato e documentato di quanto egli ha dato, fino all’ultimo suo giorno di vita, alla causa della libertà, del socialismo, della nazione; è anche storicizzazione di una esperienza irripetibile perché irreversibile è il mutamento avvenuto nei moduli della lotta sociale, politica, ideologica. I motivi polemici che egli verrà via via sviluppando fondono le riflessioni sul passato, l’analisi del presente, le intuizioni su quel che sarà l’imminente e incombente futuro; è stato merito del socialismo democratico, per Rosselli, avere indirizzato il movimento operaio sulla via della legalità, ma il legalitarismo condanna alla sconfitta qualora sia elevato a dogma: lo dimostra il caso dell’Aventino, quando si erano affidate le sorti della battaglia a una forza esterna e tendenzialmente avversa, la monarchia.” (Gaetano Arfè, socialista, giornalista e storico, parlamentare, direttore de “L’Avanti!”)

aprile 17, 2020

CONTRO I RADICALI

di Giuseppe Giudice

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mi riferisco ai “pannelliani” e suoi discepoli. Da segretario della FGS mi sono sempre rifiutato di formare documenti con i radicali. Non mi piaceva Loris Fortuna (della destra PSI) ….ho sempre pensato che per essere garantisti e difensori della dignità e libertà della persona umana bastava la tradizione socialista. Perchè c’è una profonda differenza tra il libertarismo dei socialisti e l’individualismo esasperato dei radicali. Essere socialisti libertari sia marxisti (come la Luxemburg o Lombardi) che non marxisti (come Rosselli) aveva il chiaro significato di contestare una deriva dispotica, dittatoriale (fino ai limiti della spietatezza sanguinaria) del socialismo. E quindi rivendicare una società in cui socialismo, democrazia e libertà della persona fossero fortemente interconnesse tra di loro. I radicali sono per una società radicalmente individualista ed ipercompetitiva (sono sostenitori accaniti del MES – in una visione molto simile a quella olandese. Sono mercatisti. Rosselli li avrebbe disprezzati . Ricordo Riccardo Lombardi (il quale diceva sempre che i diritti civili non possono mai essere separati da quelli sociali), che nel 1975 disse no alla richiesta del compianto Pannella di prendere la tessera del PSI. Certo Lombardi teneva molto al rapporto con i cattolici socialisti come Labor o Carniti. Ma esprimeva un punto di vista molto diverso dai radicali sull’uomo e e società. Ricordo che sul tema dell’aborto, in aperta polemica con Spadaccia, disse (difendendo la 194 – che i radicali rifiutavano perchè era per la totale libertà di aborto) che la depenalizzazione dell’aborto non poteva essere considerato un diritto civile (come il divorzio o il diritto di famiglia) quanto la risposta ad un problema sociale grave come l’aborto clandestino che colpiva prevalente donne più povere. Anche se la decisione finale andava lasciata alla donna (ma che avrebbe dovuto avere assistenza). Ma è solo un esempio. Il socialismo come lo intendevano Lombardi, De Martino, Basso, Foa , era una società fondata sulla piena capacità della persona di sviluppare liberamente la sua personalità, in un quadro di una società in cui fossero prevalenti i valori di cooperazione, e soprattutto in una società liberata dall’economicismo e dal produttivismo (come pensava Lombardi). La Bonino pensa invece ad una società dominata dalla logica delle Start-Up , radicalmente competitiva e mercatistica

aprile 17, 2020

Negli Usa durante il coronavirus le vendite di marijuana hanno superato tutti i record

Durante la quarantena gli americani stanno consumando più erba che mai, tanto da aver portato le vendite di cannabis legale al nuovo record assoluto nel marzo 2020. E’ quanto rivela il quotidiano economico Bloomberg, secondo il quale durante il mese scorso le vendite di marijuana hanno toccato aumenti da capogiro, fino al 64% su base settimanale.

Dati confermati anche da un sondaggio che ha rivelato come il numero degli statunitensi che abbiano dichiarato di aver consumato almeno una volta marijuana nel corso del mese di marzo si sia attestato al 12,8%, anche questo un record rispetto al precedente del 12,5%.

I primi dati ufficiali che arrivano dagli stati confermano la tendenza: durante l’emergenza del coronavirus gli americani si stanno rivolgendo alla cannabis per riempire le giornate casalinghe e probabilmente per cercare di superare le ansie date da una situazione lavorativa che desta preoccupazione.

In Oregon durante il mese di marzo si è venduta cannabis per 84,5 milioni di dollari, addirittura il 38% in più rispetto ai 61,2 milioni fatturati dal settore nello stesso periodo del 2019. Curioso notare come anche le vendite di alcolici siano notevolmente cresciute, seppur a livello inferiore rispetto all’erba, registrano un + 17% su base mensile.

Passando dalla costa al profondo midwest americano i dati non cambiano e confermano la validità dell’analisi prodotta da Bloomberg. In Illinois la legalizzazione è entrata in vigore solamente dal primo gennaio scorso, e quindi i dati non sono consolidati. Nello stato è in vigore una norma secondo la quale i cittadini possono uscire di casa solo per motivi di salute, di lavoro, o per acquistare una lista ristretta di beni essenziali, tra i quali è stata inserita anche la cannabis. A marzo 2020 le vendite hanno raggiunto i 38 milioni di dollari, superando i 35 milioni raggiunti a febbraio.