Archive for aprile 8th, 2020

aprile 8, 2020

APPELLO AL GOVERNO ITALIANO PER LA PREDISPOSIZIONE DI UN PIANO B PER SALVARE IL PAESE DALL’ESITO NEGATIVO DELLA TRATTATIVA IN ATTO NELLA UE .

di Franco bartolomei coordinatore nazionale di Risorgimento socialista.

La ferma risposta negativa data dalla Germania ed i suoi stati vassalli – in ossequio alle stringenti regole europee – alla richiesta Italiana di una diretta emissione di Eurobond da parte della BCE , i cui ricavi siano ripartiti proporzionalmente tra gli stati della UE ,per far fronte alle spese straordinarie ed ingenti necessarie ad uscrire dall’emergenza ed a rilanciare le economie nazionali , rende sempre più difficile e densa di rischi per il nostro paese la trattativa in atto nel gruppo decisionale della Eurozona.

E’ evidente il gioco della Germania e dei suoi alleati, e degli organi esecutivi della UE – edificata proprio per attuare politiche ispirate al contenimento dei bilanci e della spesa sociale – di allungare i tempi della trattativa per volgerla a proprio favore e ridurre i margini di manovra dell’Italia e della Spagna .
E’ evidente il disegno: strozzare il nostro paese, alle prese con tutte le emergenze connesse con la crisi epidemica in atto, in una situazione in cui le difficoltà di liquidità e la pressione speculativa esercitata sugli spread, finiscano per piegare le ginocchia al nostro tentativo di resistenza sulle richieste avanzate dalla Governance europea e sul nostro diniego alla utilizzazione del Meccanismo Europeo di Stabilità( MES). Meccanismo che se attuato produrrebbe il commissariamento economico, finanziario e normativo della nostra residua autonomia decisionale.

L’attacco – massiccio e continuativo – da parte della BCE sullo Spread diventerebbe uno strumento formidabile di pressione sul Governo italiano per fargli accettare in condizioni di piena emergenza, il progetto originario della UE sponsorizzato dai paesi del Nord, quello di far transitare ogni possibile via di erogazione di liquidità straordinaria attraverso le forche caudine di un nuovo MES. Anche se esso fosse potenziato finanziariamente e solo lievemente attenuato nei suoi tempi e nei suoi poteri di commissariamento del paese, sarebbe comunque finalizzato a distruggere definitivamente la nostra autonomia economica. L’Italia è ancora fondata su un sistema manifatturiero molto esteso, completo in tutte le filiere , di forte spessore tecnologico e di alta qualità progettuale e commerciale. La nostra forza finanziaria, fondata sia sul risparmio privato più ampio tra tutte le economie sviluppate che sulle nostre tecnostrutture bancarie e finanziarie in possesso di fortissime competenze operative, si troverebbe immediatamente sotto attacco. Inoltre senza attuare serie politiche di espansione della domanda interna e di nuova liquidità si imporrebbe al paese una politica forzata di restituzioni e sacrifici a danno delle classe popolari e del mondo del lavoro .
E’ necessario che il governo prepari un piano di uscita e di emergenza per evitare di essere posto in una situazione di fatto ricattatoria.

Un piano articolato, da attuare nel momento in cui l’attacco della UE – governato dalla Germania – dovesse scattare in modo irreversibile, diretto a consentire al Paese di riacquistare immediatamente la propria autonomia finanziaria e monetaria .

Un piano di uscita unilaterale dal sistema Maastricht/Lisbona per consentire all’Italia di far fronte con mezzi autonomi o autonomamente reperiti a ogni possibile crisi di liquidità che paralizzerebbe tutta l’attività amministrativa ed esecutiva dello Stato e che porterebbe al collasso tutto il nostro sistema paese. Per far fronte a ogni altra aggressione sugli spread che porterebbe in prima battuta tutto il nostro sistema bancario e finanziario a un default immediato.

Un piano di emergenza che preveda:
L’immediata introduzione sul mercato di una nostra nuova ed indipendente circolazione monetaria.
L’immediato ingresso con partecipazioni pubbliche di controllo o condizionamento in tutte le imprese strategiche per il paese.
L’adozione di tutti gli strumenti operativi necessari a impedire flussi speculativi contro il nostro sistema azionario ed obbligazionario.
L’emissione di nuovi titoli di debito pubblico internazionalmente contrattati e riservati ai Paesi legati all’Italia da continuative relazioni di scambio commerciale.

aprile 8, 2020

CORBYN E L’OLANDA

di Giuseppe Giudice.
Due anni fa Jeremy Corbyn fu invitato all’Aja dall'(ex ) partito laburista olandese, che ha sostenuto e con convinzione le impostazioni le impostazioni rigoriste e liberiste del finanzcapitalismo in salsa europea (alla base della attuale struttura UE). Ecco quello che disse sapendo bene a quale uditorio si rivolgesse: ““Di elezione in elezione, gli elettori hanno dimostrato di non credere che i partiti socialdemocratici rappresentino una reale alternativa. Dopo un decennio di austerità a seguito della crisi finanziaria, di anni di stagnazione della qualità di vita e di aumento dell’insicurezza, la classe lavoratrice non è più disposta ad accettare le stesse politiche,” ha sottolineato. “Il mio messaggio per i partiti socialdemocratici europei è semplice: rifiutate l’austerità o sarete rifiutati dagli elettori. Se i vostri partiti continueranno a presentarsi come parte dell’establishment, sostenendo un sistema economico fallito, controllato dai più ricchi e dalle élite, sarete osteggiati dagli elettori – e la destra populista vi rimpiazzerà.”

Corbyn ha inoltre invocato “un nuovo modello economico che rimpiazzi quello fallimentare del neoliberismo, il quale ha distrutto le condizione di vita della classe lavoratrice, rinforzato le disuguaglianze e l’insicurezza, e strappato la ricchezza alla maggioranza della popolazione per darla a una ristretta élite”, e ha invitato i suoi alleati a riscoprire la loro “radicale ragion d’essere”.

“È tempo di cambiamento in Europa. Ma i partiti socialisti europei potranno guidare il cambiamento solo se si opporranno in modo chiaro e netto a un modello economico e sociale che mette i lavoratori gli uni contro gli altri, che svende i nostri beni comuni per il beneficio di pochi, e che favorisce senza vergogna le banche, le multinazionali e gli evasori fiscali”, ha affermato Corbyn. “Se non guideremo il cambiamento, lo farà qualcun altro. Questo sistema economico fallimentare è un terreno fertile per lo sviluppo di movimenti xenofobi. Se non offriremo un’alternativa chiara e radicale, e la speranza di un futuro di giustizia sociale e ricchezza per tutti, le politiche dell’odio e della divisione continueranno ad avanzare sul nostro continente.” Oggi l’Olanda è il capofila della opposizione radicale ai coronabond, lo strumento più efficace per una politica coordinata a livello europeo per combattere efficacemente la Pandemia, ricostruire l’economia europea ed in particolare svincolare lo sviluppo dalla gabbia della austerità (di cui il Mes è uno strumento) ma per un diverso modello di sviluppo eco-socialista. Qui sta il discrimine radicale tra una sinistra socialista popolare ed internazionalista, e la destra nazionalista e reazionaria: quella del “liberismo in un paese solo- con la flat tax, la xenofobia e il dispotismo degli Orban (che poi è amico della Germania). Ed anche la differenza con un neoliberismo falsamente progressista o con l’europeismo ultra liberista della Bonino e di + Europa.

aprile 8, 2020

UNA TASK FORCE PER L’AGRICOLTURA.

L'immagine può contenere: una o più persone, pianta, spazio all'aperto e cibo
RS – Risorgimento Socialista – Emilia RomagnaMi piace

7 h

 

E’ di questi giorni la notizia che la filiera agricola sconta una preoccupante mancanza di manodopera su tutto il territorio nazionale. La chiusura delle frontiere, per contenere la Pandemia, impedirà nei prossimi mesi l’arrivo dai paesi esteri di tantissimi lavoratori stranieri che annualmente coprono la richiesta di manodopera agricola.
In occasione della carenza di personale medico in un settore strategico come quello della Sanità, la Presidenza del Consiglio dei Ministri, di concerto con altri enti statali, ha deciso di creare una task force di circa 300 medici provenienti da ogni parte d’Italia da poter inviare nei territori con le maggiori criticità sanitarie. Alla chiamata hanno risposto in oltre 7000 !!
A questo punto, come Risorgimento Socialista E-R, avanziamo la proposta, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, per la creazione di una task force per risolvere il problema di carenza di manodopera in un altro settore strategico del paese, quello dell’Agricoltura.
In un momento di crisi economica, con un bacino di disoccupazione che certamente, ahinoi, si andrà a gonfiare nei prossimi mesi, il Governo potrebbe mettere mano alla creazione di una task force mediante una chiamata diretta anche nel campo dell’agricoltura, magari con specializzazioni diverse, gruppi di volontari, esperti e meno esperti, da inviare e gestire direttamente, mediante il Ministero, lavoratori assunti con un apposito contratto nazionale, laddove vi sia necessità e carenza di manodopera. Tale intervento statale, oltre a risolvere il problema primario, permetterebbe il controllo della sicurezza e delle condizioni di lavoro, andrebbe a dare un duro colpo al caporalato, allo sfruttamento dei lavoratori e farebbe venire a galla una fetta di economia sommersa in questo importantissimo settore. Lo Stato potrebbe inoltre partecipare con una quota al pagamento degli stipendi di tali lavoratori investendo così, direttamente gli eventuali aiuti ed incentivi stanziati per le imprese agricole a causa della crisi. Certo la nostra è una proposta che andrebbe perfezionata, discussa, smontata e rimontata, ma intende incoraggiare il Governo a proseguire quel percorso di intervento diretto, di attenzione per il territorio, di stretta collaborazione con Comuni e Regioni che ci sembra andare nella direzione giusta per una riappropriazione completa della capacità di uno Stato Sovrano di incidere in maniera positiva sulla vita dei propri cittadini e sull’Economia reale del proprio territorio. Un doveroso ritorno alla fase progettuale di un paese, una visione d’insieme che per troppo tempo si è accantonata perchè ritenuta antistorica a causa di una visione liberista e globalizzata dell’economia e della società, visione che evidentemente, come dimostra la lunga crisi economica che ci attanaglia dal 2008, è risultata del tutto fallimentare. La cosa pubblica, lo Stato, torni insomma a guidare gli importanti processi di sviluppo del paese.

aprile 8, 2020

I veri motivi per cui Germania e Olanda non vogliono aiutare l’Italia

L’Italia chiede all’Europa a gran voce – per quanto riesce, si intende – un’emissione di eurobond per trovare fresca liquidità necessaria a far fronte alla crisi portata dal coronavirus. Ad opporsi con maggior forza all’idea sono Germania e Olanda.

Per quale motivo questi due Paesi non accettano di procedere con una mutualizzazione del debito, impedendo così aiuti immediati a Italia, Francia e Spagna, tra i più duramente colpiti a livello economico da COVID-19?

Germani e Olanda i “cattivi” d’Europa

Dopo il niente di fatto dell’Eurogruppo di ieri – il cui prossimo incontro è previsto per giovedì – l’Europa si conferma essere visceralmente divisa sulla possibilità di una mutualizzazione del debito che tanto aiuterebbe Italia & Co.

Tra chi si oppone maggiormente ai cosiddetti “eurobond” spiccano Olanda e Germania, nonostante l’ampio appoggio già dato a tale iniziativa da altri 9 Stati membri dell’UE, ritenuta una necessità nella strategia di mitigazione dell’impatto della pandemia da coronavirus a livello economico e finanziario.

Da italiani potremmo essere di parte, ma l’opposizione tedesca e olandese dà non poco fastidio a Conte e agli altri leader della cosiddetta “Europa meridionale”, con conti pubblici di difficile gestione già da prima che il coronavirus facesse il suo arrivo.

Perché Germania e Olanda non vogliono aiutare Italia & Co

Per quali motivi Olanda e Germania si rifiutano di dare il loro sostegno agli eurobond?

1) C’è già il QE della BCE

Come sottolineato da CNBC, il piano massiccio di Quantitative Easing messo in campo in risposta al coronavirus da parte della BCE rappresenta agli occhi di Olanda e Germania un aiuto più che sufficiente da parte dell’Unione Europea. Tedeschi e olandesi ritengono che tale stimolo, che contribuisce a creare un ambiente di mercato piuttosto buono, si muove a beneficio di tutti i Paesi che utilizzano l’euro, non rendendo così necessario il ricorso agli eurobond.

La Banca Centrale Europea ha provveduto a lanciare un QE da 750 miliardi di euro nel corso del 2020 ai fini di abbassare i tassi di interesse di ciascun Stato membro dell’Eurozona.

LEGGI ANCHE 

BCE, riunione d’emergenza: una novità da 750 miliardi contro il coronavirus

2) La stabilità del governo tedesco e olandese è a rischio

A livello di stabilità politica, entrambi i Paesi non se la passano molto bene al momento, i rispettivi governi sono entrambi aggrappati ad alleanze politiche piuttosto fragili.

In Germania, Angela Merkel si è vista costretta a unire le forze con il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD) a seguito delle ultime elezioni datate 2017. La coalizione tra il CDU della Merkel e l’SPD è già stata messa a dura prova e una divisione intestina a tema eurobond potrebbe portare ad una rottura definitiva.

In Olanda il primo ministro Mark Rutte, liberale, sempre nel 2017 si è visto costretto a creare una coalizione con altri tre partiti, i cui rapporti sono esacerbati dalle attività di opposizione in Parlamento ad opera della crescente contrarietà all’UE. Il Partito per la libertà, guidato da Geert Wilders, è il secondo gruppo più forte all’interno del Parlamento olandese in termini di numeri.

Sul fronte anti-Europa, la Merkel sta avendo a che fare con Alternativa per la Germania (AfD), che rappresenta il terzo gruppo più numeroso all’interno del Parlamento tedesco. Il partito si è detto subito contrario agli eurobond – un suo portavoce ha dichiarato che né il coronavirus né l’euro “giustificano il fatto che i contribuenti tedeschi siano dissanguati per il debito dell’intera UE”.

aprile 8, 2020

GIOVEDÌ SANTO

Un canto per l’adorazione del Santo Sepolcro.
Lo propongo per la delicatezza interpretativa, straordinaria, del mezzosoprano. Accompagnata da una strumentazione così lieve che se ne distingue il pizzicato degli archi e dell’arpa. Il flusso dei violini e di tutta l’orchestra fa poi il controcanto nella seconda parte, che sarebbe bello ascoltare con una seconda voce umana, prevista dall’autore. E intorno lo scenario di una chiesa che ha lo s

Altro…

Elīna Garanča, mezzo “Panis angelicus,” – César Franck From the Adventskonzert at the Dresden Frauenkirche. c. Christoph Eschenbach

YOUTUBE.COM
aprile 8, 2020

‘A PIZZA CHIENA, LA RICETTA DEL RUSTICO PIÙ AMATO D’IRPINIA

 Selene Fioretti

Pizza chiena

‘A pizza chiena, cioè ripiena, è il rustico più apprezzato in Campania durante il periodo pasquale. Le sue origini risalgono all’entroterra della regione e in particolare alle realtà rurali; così come ci suggeriscono i succulenti ingredienti di cui è composta. La ricetta, che molti conosceranno, viene qui riproposta in maniera molto particolare

Dorata e croccante all’esterno, nasconde un ripieno morbido e gustoso al suo interno;  consistenze e profumi diversi si amalgamano per dare vita alla “pizza chiena”, il rustico più amato d’Irpinia.  Come si evince dai suoi ingredienti, questo immancabile piatto pasquale, ha origini contadine. La cucina povera, infatti, era in realtà quella che poteva disporre più facilmente di questi elementi: formaggi, uova, farina, salumi. Inoltre ” ‘a  pizza chiena” si presta molto bene ad essere conservata per più giorni; infatti è ancora oggi tradizione sfornarla nel Giovedì o Venerdì Santo, per poi gustarla il Sabato, alla vigilia di Pasqua. Una volta fatta raffreddare e riposare si rivela ancora più buona al palato.  Moltissime sono le varianti che vengono applicate alla ricetta, che si trasforma di paese in paese; tuttavia, seppur diversa, nessuno può rinunciavi. Ecco la particolare ricetta che Avellino.ZON propone ai suoi cari lettori.

‘A pizza chiena” (8/10 persone)

Ingredienti p’a làena (sfoglia):

  • ‘No chilo ‘e farina ianca
  • 4 ova
  • 15 gr. ‘e lievito ‘e birra frisco
  • 50gr. ‘e nzogna ( sostituibile con burro)
  • ‘no poco ‘e latte
  • ‘Na vranchetella ‘e sale

Ingredienti p’o ripieno:

  • 10 ova
  • ‘No chilo ‘e ricotta ‘e pecora
  • caso rattato
  • caso frisco
  • salame
  • sasicchi seccati
  • pepe

Preparazione

N’goppa a no tompagno ‘mpastati ‘a farina ianca co’ l’acqua. Quanno a pasta è ancora no poco moscia, mittitici ‘o sale e ‘a nzogna sciogliuta. Po’ pigliati no recipiente co’  no poco e acqua tiepida e rinto facitici scioglie ‘o lievito. Auniti ‘o lievito e ammassate buono tutto cose. Se ‘a pasta vene troppo gnommosa, mettiti n’ato poco ‘e latte, se è troppo muolla aviti mette n’ato poco ‘e farina; po’ ve n’accurgiti stesso ‘mpastanno. Quann’aviti finito,  mettiti ‘a pasta a fa cresce pe’ minimo 4 ore; si ci mittiti no panno cavoro n’goppa è ancora meglio. Mo che l’impasto è crisciuto, l’ aviti fa a metà: ‘na parte serve sott’ ‘o ruoto, pe’ fa ‘a base; l’ata parte serve n’goppa, pe’ l’accummiglià. No’ vi scordati che quell’ ‘e sotta adda esci no’ poco fore ra ‘o ruoto, pecchè roppo s’adda aunì co quell’ ‘e coppa, rint’i lati.

Pe’ fa ‘o ripieno, pigliati ‘na bella zuppiera e iniziati a ‘miscà l’ove co’ ‘a ricotta, ‘o caso rattato, sale e pepe, secondo come vi piace a vui. Attiento ‘a mette ‘o sale pecchè l’ingredienti so’ già belli sapuriti app’è loro. Mo pigliati ‘no ruoto, ongitilo co’ ‘a ‘nzogna e facitici attacca tuorno tuorno ‘a farina; accussì ‘a pizza non si ‘mbizzica. Co ‘no  lainaturo ( matterello) stinniti ‘a pasta e mittitila sott’o ruoto. ‘Ntramente faciti a pezzarielli ‘o salame, ‘o caso frisco e i sasicchi. Rint’o ruoto co’ ‘a làena faciti ‘no strato ‘e caso, ‘no strato ‘e salame e robba varia; cioè adda esse’ uno pe’ ogni ingrediente, come si stissivi facenno ‘na parmigiana ‘e mulignane, fino a regne a metà ‘o ruoto. Rint’o spazio superchio facitici colà quillo bello ‘mpasto ‘e prima, quillo co l’ova. Mo tutti ‘i pirtusi venino rignuti e tutto sta in parti uguali; accussì quanno  a tavola tagliano  ‘a fetta trovino tutti quanti ‘e stesse cose, e ‘no solamente ova o salame. Invece sta pure chi ‘misca tutto cose direttamente; so’ gusti!

Accummigliati tutto cose co’ n’ata làena e aunitile rint’i lati. M’o facitici i buchilli n’goppa, pe’ la fa respira, e mittitila rint’o furno a 200° pe’ n’ora. Prima re a ‘nfornà, ci putiti puro fa na bella passata n’goppa co’ o’ianco ‘e l’ova, pe’ ‘a fa ascì bella rossa e lucente.

aprile 8, 2020

Solidarietà!

di Alberto Benzoni!

Avvento di fraternità - per incontrare Cristo povero | Caritas ...

Come usciremo da questa crisi? Non come una persona guarita da una polmonite o da un cancro che, riaperta la porta di casa, ricomincia la sua vita normale, con tutte le sue facoltà intatte. Ma piuttosto come una persona colpita da un ictus o da una rottura del femore, che deve recuperare faticosamente le sue facoltà e che non riesce a trovare accanto a sé persone che l’assistano.

Questa persona, noi, sarà certo più sobria e più attenta. Meno viaggi in paesi esotici e più attenzione alle infinite bellezze del proprio paese; meno pubblicità e più realtà; meno illusioni individuali e più attenzione ai beni collettivi; meno domeniche nei supermercati e più visite nei negozi sotto casa. Meno oggetti rutilanti; più oggetti duraturi. E, per dirla più in generale, meno consumo e sciupio e più risparmio e conservazione.

Ma sarà anche, attenzione, più chiusa. In generale, a un mondo esterno da cui sono apparsi molti pericoli ma pochi soccorsi. Ma anche agli estranei; anche perchè avremo sempre qualche avvelenatore di pozzi ad alimentare i nostri sospetti. Faremo molta fatica a recuperare i nostri spazi pubblici e i luoghi dei nostri incontri collettivi: stadi, cinema, teatri, discoteche ma anche le sedi e le manifestazioni della politica. Ascolteremo di più (non abbiamo fatto altro ai tempi della crisi) ma in quanto a esercitare il nostro di parola, la vedo dura. E, per dirla più in generale, seguiremo a chiuderci in noi stessi; e, quando riapriremo, lo faremo con molta difficoltà.

Vivremo più poveri in un mondo più povero. In genere i paesi poveri sono anche più giusti. Ma non è affatto detto che questo lo sia.

Sono tornati in campo è vero, a salvarci dal disastro, gli stati e la spesa pubblica; e, per nostra fortuna, non si ritireranno certo in buon ordine a missione compiuta. Ma è anche vero che la crisi ha fatto esplodere ogni tipo di disuguaglianza; e che questo tema non sembra al centro dell’attenzione dei governi. Un eufemismo per dire che non lo è affatto nemmeno nel discorso politico.

Saremo perciò, tendenzialmente, non solo più poveri, ma anche più disuguali.

Ma, alla stessa stregua, saremo anche meno liberi.

Impazzano, anche nelle democrazie, gli uomini soli al comando, nell’assenza dei parlamenti e del dibattito politico (a proposito, tanti auguri di pronta guarigione a Boris Johnson; anche perché il suo sostituto è un disastro…). Ma crescono anche i paesi dove, in nome della lotta al coronavirus il Salvatore o il vecchio autocrate di turno è autorizzato a cancellare libertà pubbliche e private. Mentre la scoperta della possibilità di “tracciare” le persone – dove sono, dove vanno, con chi hanno contatti – appare sì, per ora, un frutto proibito ma costituisce anche una tentazione permanente; e un colpo decisivo per le nostre libertà.

Come, allora, risalire la china? Come contrastare collettivamente una tendenza oggettivamente inarrestabile?

Le prime parole che ci vengono in mente sono “solidarietà” e “internazionale” (mi raccomando, da scrivere con la minuscola N.d.A) . E, a primo acchito, ci suonano bene. Constatiamo però, immediatamente dopo, che queste parole ce le sentiamo ripetere da mesi; ma come invocazione. E accoppiate, in forme diverse con “Europa”. E constatiamo ancora, immediatamente dopo, che queste parole hanno il doppio (dis) valore di funzionare nel corso di una seduta spiritica (leggi evocazione dei morti) e, insieme, di un esorcismo (cacciata dei demoni). Intendendo per tali da una parte le istituzioni e le regole internazionali e, dall’altra, gli stati nazionali e le pulsioni nazionaliste (oltre che “populiste”).

La realtà è che, nella battaglia contro il coronavirus, non c’è spazio per istituzioni, regole e iniziative comuni. Fino al punto che la manifestazione delle solidarietà più elementari – come l’invio di mascherine e altro materiale sanitario – è visto con sospetto e consentito solo dopo negoziati “al più alto livello”(“io Trump non dirò più che il virus è cinese”; “tu Cina, mandami le mascherine di cui ho un grandissimo bisogno”; testuale).

Tutti intenti, invece, a gestire singolarmente il presente per essere più forti, oggi e quindi anche domani, rispetto ai propri nemici, ai lacci e lacciuoli della democrazia e ai propri concorrenti internazionali. Non a caso, a guidare il percorso, l’America di Trump (consensi in forte crescita per la sua gestione della crisi):”far ripartire a qualsiasi costo l’economia” per poi “fargliela vedere”; a russi, cinesi, iraniani, europei e via elencando.

C’è dunque da essere pessimisti sul futuro. Meno liberi. Meno uguali. E, ora, almeno collettivamente, meno buoni e cioè meno solidali. Perché, in un ordine internazionale in cui i buoni esortano e i cattivi agiscono, vincono i secondi.

La partita, però, non è persa. Perché abbiamo ancora risorse a nostra disposizione.

E’ vero. Il vecchio antagonista socialista è scomparso dalla scena. Ma non è morto. Giace invece addormentato, come il Federico Barbarossa della leggenda, in qualche caverna dell’Asia minore; ma pronto a ritornare in campo, sempre come dice la leggenda, se richiamato da mille e mille voci a soccorso.

E queste voci diventano più forti giorno dopo giorno. Sono quelle della protesta e della rivolta momentaneamente sospese o soppresse ma non tutte e non definitivamente. Sono quelli di tanti esponenti dell’establishment che ne denunciano la debolezza e il fallimento: imprenditori, economisti, specialisti, opinionisti, politici di ordine e grado. E ci sono soprattutto i tanti che hanno riscoperto, nel giudizio di Dio cui stiamo sottoposti, ciascuno a suo modo, il dono della profezia: rivivere il passato per immaginare il futuro. E cioè riscoprire esistenzialmente i valori della libertà e dell’uguaglianza, oggi gravemente minacciati e il ruolo decisivo della fraternità nell’affermarli e nel difenderli. Per ripartire da questa; nella teoria e nella pratica. La prima a morire nel macello della prima guerra e nell’uso strumentale e tutto interno degli eredi di Lenin; ma per risorgere oggi più forte che mai.

Immaginate, allora, di riunire questi “tanti” in una stanza. E di fargli ascoltare l’Internazionale. Una musica che ti commuove, sempre, e in qualunque circostanza; e non solo per la sua trascinante bellezza ma perché ha il dono di farti sentire come parte di un tutto. E le sue parole finali: “e l’Internazionale sarà il genere umano”.

Non è un esperimento per “vedere l’effetto che fa”. Perché li c’è tutto, ma proprio tutto. Un impegno politico ed etico, ma anche un movimento, una fiamma che sentiamo ricrescere in ogni angolo e che nessuno potrà mai spegnere o soffocare.

Almeno per ora, un argine nei confronti del dilagare del male. Almeno per ora, quanto basta per farci sperare nel futuro.

aprile 8, 2020

COVID-19 E PIZZA CON L’ERBA

di Celestino Genovese.
Quest’anno per le restrizioni dovute alla pandemia da Covid-19 ci mancherà moltissimo la pizza con l’erba, una delle colonne portanti della tradizione pasquale. Tra i nostri amici di FB soltanto una minoranza (per quanto consistente) può comprendere a cosa ci riferiamo: si tratta di quelli che condividono le nostre origini e che sanno quindi cosa sia la pizza con l’erba. È una tradizione del territorio più prossimo al capoluogo irpino e che consiste in una sorta di focaccia preparata con la pasta del pane, farcita con quattro erbe selvatiche: la borragine, il cerfoglio, il cardo e la scarola. Quest’ultima è l’unica che si coltiva nell’orto, mentre le altre sono verdure spontanee che possono essere raccolte soltanto nel periodo primaverile coincidente con la Pasqua. E infatti è proprio il Venerdì Santo, quando si mangia di magro, che il cibo penitenziale (si fa per dire…) è rappresentato da questa povera, ma nobilissima focaccia.
Negli ultimi anni, su suggerimento prezioso di un’amica, avevamo trovato strategicamente comodissimo il negozio di un fornaio a poca distanza dall’uscita dell’autostrada A16 ad Avellino, dove potevamo approvvigionarci per poi rientrare in autostrada e proseguire per la nostra casa di campagna.
Ecco, quest’anno il rito s’interromperà giacché la pizza con l’erba non consente una soluzione autarchica per chi vive nel cuore del quartiere Vomero nella città partenopea. Come procurarsi infatti le erbette selvatiche? Potremmo ripiegare sulla pur gradevole pizza di scarola, lontana parente metropolitana della nostra focaccia, ma è una parente con un temperamento molto diverso, che sta alla pizza con l’erba come il pollo di batteria sta al pollo ruspante di una volta…
aprile 8, 2020

Cassa in deroga Covid-19: la corretta procedura INPS

scritto il 

Istruzioni INPS per la procedura di domanda e concessione della cassa integrazione in deroga e semplificazioni per i datori di lavoro nella compilazione del modello SR41.

Il decreto Cura Italia concede a Regioni e Province autonome la possibilità di riconoscere la cassa integrazione in deroga, per massimo 9 settimane, ai datori di lavoro del privato (compresi agricoltura, pesca, terzo settore ed enti religiosi) esclusi da Cig e Cigs.

Si tratta di un trattamento aggiuntivo rispetto a quello della durata massima di 13 settimane già concesso in LombardiaVeneto ed Emilia-Romagna con il decreto n.9/2020. Pertanto, l’INPS rende noto che i periodi riferiti ai due provvedimenti possono essere autorizzati dalle Regioni interessate con un unico provvedimento di concessione per un periodo non superiore alle 13 settimane.

Procedura di autorizzazione

In questo senso sono operative le procedure per l’invio dei provvedimenti di concessione tramite il Sistema Informativo dei Percettori (SIP).  I decreti devono essere inviati dalle Regioni: eventuali domande inviate dalle aziende non potranno essere esaminate.

=> Cassa integrazione: guida alla domanda e tempi di pagamento

Una volta completata l’istruttoria (semplificata), sarà emesso il provvedimento di autorizzazione al pagamento, reso disponibile all’interno del Fascicolo elettronico e notificato al datore di lavoro.

Compilazione modello SR41

Solo a questo punto i datori di lavoro dovranno inoltrare all’INPS la documentazione per la liquidazione dei pagamenti, avvalendosi del modello “SR41”, con le modalità semplificate previste dal messaggio n. 1508 del 6 aprile, per consentire alle Strutture territoriali di erogare le prestazioni con le stesse modalità della CIG in deroga.

Non si potrà dare luogo a pagamenti in assenza del numero di autorizzazione.

Il Messaggio INPS del 6 aprile n.1508 semplifica la gestione e compilazione del modello IG Str Au” (cod. SR41) con i dati per il pagamento diretto ai lavoratori delle integrazioni salariali e l’accredito della contribuzione figurativa. La semplificazione consiste nell’abolizione dell’obbligo di far sottoscrivere il modello al lavorare beneficiario. Le informazioni saranno verificate d’ufficio in modo automatico.

Pagamento diretto

Per quanto riguarda la certificazione dell’IBAN sul quale avviene l’accredito della prestazione, ci si deve riferire alle disposizioni della circolare n. 48 del 29 marzo 2020 (soppressione modelli cartacei e scambio telematico delle informazioni tra INPS e banche).

Dalla modalità automatizzata sono esclusi i beneficiari cui deve essere applicata una trattenuta sull’importo della prestazione (es.: presenza di pensione o provvedimenti giudiziari a favore del coniuge separato o divorziato).Una ulteriore novità riguarda la possibilità di effettuare pagamenti plurimi per gruppi omogenei di  trattamenti di cassa integrazione:

  • FONDI SENZA CAUSALE COVID;
  • FONDI CON CAUSALE COVID;
  • CIGO, CIGS, CIGD SENZA CAUSALE COVID;
  • CIGO, CIGD CON CAUSALE COVID.

Infine, un’altra novità è l’invio di flussi relativi a periodi su più mensilità, per ridurre il numero di SR41 da trasmettere.