Archive for aprile 4th, 2020

aprile 4, 2020

Ciao Kolkov

di Franco Bartolomei

L'immagine può contenere: fiore, cielo, pianta, spazio all'aperto e natura

Ringrazio Franco per le belle parole per ricordare a tutti la figura di Massimo.

Io ho avuto modo di conoscerlo poco, ma fin da subito ho condiviso con lui una simpatia ed una solidarietà credo ricambiata. Avevamo fatto dei progetti per il rilancio dell’Avanti e lui ne era entusiasta, rendendosi subito disponibile.

Si è saputo poche ore fa: è morto Massimo. Le notizie sono incerte e frammentarie: stando a qualche indizio, la causa potrebbe essere l’epidemia in corso e può darsi che sia stato abbandonato in casa (come avviene a tanti, in questo periodo) e che sia deceduto -in solitudine- ieri o l’altro ieri, benchè sia stato ritrovato dalla polizia solo questa mattina.
Trentacinque anni almeno data la nostra conoscenza, buona parte dei quali trascorsa con impegni e lotte comuni e sempre dalla stessa parte della barricata.
Inizialmente era un giovane operaio dell’Alitalia ed iniziò la nostra conoscenza e poi amicizia perché eravamo entrambi -secondo le sbrigative e superficiali etichettature giornalistiche- dell’ala “filosovietica” del PCI, per cui i compagni gli affibbiarono l’ironico appellativo di Kolcos: lo pronunciavamo così e lui ci teneva molto al suo soprannome.
Era di Tor Bella Monaca, dirigente della locale sezione del PCI, alla quale spettava il difficilissimo compito di misurarsi con le problematiche e le contraddizioni di quel quartiere, allora nuovo. Tuttavia era una sezione importante, meritevole, ricordo che andai a parlare ad un dibattito organizzato alla festa dell’Unità (verso il 1987-88) ed il titolo della festa dimostrava l’acutezza e la coerenza politica di quei compagni: “Comunisti, Sempre!”
Lo “presi in prestito” per sintetizzare la mia scelta di vita e lo proposi come nome della nostra compagine alle compagne e ai compagni che uscirono insieme a me dal PCI e dalla FGCI prima del loro scioglimento e da cui -qualche anno dopo- nacque Iniziativa Comunista.
Massimo è stato sempre impegnato sindacalmente, anche nei periodi in cui non lavorava, sia interessandosi delle battaglie dei lavoratori, sia partecipando e promuovendo le rivendicazioni economiche e sociali degli strati più poveri del popolo, soprattutto nel suo quartiere. Era un autentico proletario, sempre fiero nella sua coscienza di classe ed è un’espressione vera della complessità e delle difficoltà di un “luogo” come Tor Bella Monaca e anche dei nostri tempi, così tormentati e talvolta assurdi in Italia.
Solo in pochi periodi abbiamo perso i contatti ma ci siamo sempre ritrovati negli snodi cruciali e sulle questioni più discriminanti e sempre abbiamo ricominciato insieme come se il nostro rapporto non avesse mai avuto pause.
Ha seguito indefesso il percorso della maggior parte dei compagni dopo lo scioglimento del PCI, scegliendo le appartenenze che più riteneva vicine alla storia del disciolto Partito e spesso ha organizzato iniziative e posizioni che proponevano il rilancio o la ricostituzione del medesimo, ecco perché ci siamo spesso incontrati, fino a poche settimane fa.
Non era tipo da avventurismi ma tanto meno era accomodante e non mancava di far sentire limpidamente la sua critica e le sue proteste, senza preoccuparsi se ciò fosse scomodo per la sua “carriera” politica. Anche negli ultimi due anni, dopo la sua ennesima delusione, ho potuto contare sul suo contributo, sempre pronto e incondizionato, per i seminari autogestiti e per altre iniziative a favore dell’identità e degli ideali comunisti.
Circa un mese fa, ha provveduto lui stesso, tempestivamente, a recapitare una mia lettera aperta al saltimbanco televisivo Giletti ed ultimamente avevamo parlato di certe idee per il futuro prossimo. Non ha mai abbandonato Tor Bella Monaca, né è stato solo un suo abitante passivo, tanto meno “risentito” per dover vivere lì. Quando non era il caso di partecipare a progetti politici, era comunque sempre presente nella vita sociale del quartiere, anche con iniziative culturali e teatrali. Sempre pronto alla spontanea solidarietà con genti di tutte le “razze”.
Siccome con qualche riga non si possono neanche riassumere trentacinque anni di esperienza, vorrei almeno accennare a qualche tratto che ha caratterizzato la sua vita e la sua personalità, così tipica della nostra epoca e delle sue contraddizioni.
In primo luogo, non ha mai tradito la sua identità, non ha mai professato la sua rinuncia agli ideali comunisti ed ha sempre rivendicato la storia del PCI, dimostrando una coerenza -ed in questo senso un’incorruttibilità- da cui molti “personaggetti” di successo della sinistra attuale dovrebbero imparare.
In secondo luogo, lui sapeva veramente come viveva e pensava la gente più sfruttata e oppressa, non solo perché era uno di loro (di noi) ma perché ha saputo mettere in pratica -nelle condizioni richieste dalla sua problematica borgata- l’indirizzo che Togliatti sintetizzava così: “riuscire ad aderire a tutte le pieghe della nostra società”.
In terzo luogo, era semplice, modesto ma capace di difendere i suoi ideali meglio di tanti cialtroni politicanti, per questo era uno dei tanti che non avrebbe mai potuto “far carriera” nella sinistra attuale benchè avesse capacità più di altri di farlo. Non si è mai montato la testa, è sempre stato sensibile con la sua gente e soprattutto si batteva per i suoi ideali non era un carrierista, non li tradiva per poter diventare importante.
Come un paradosso, lui che ha conosciuto tanta gente che gli si affezionava e ora lo piange, lui che ha sempre avuto intatta la curiosità e la disponibilità di conoscere tutte le esperienze, confrontarsi con tutti (dagli evangelici a chi “rimedia” la giornata ai margini della malavita) oggi è stato portato via da solo, in uno squallido sacco dalla polizia mortuaria.
Dato il periodo, non potrà neanche avere un normale funerale.
Avrà tuttavia tanti di noi che lo ricorderanno: quando sarà possibile, le compagne e i compagni gli renderanno il tributo che oggi non possiamo manifestare come avremmo certamente fatto.
Così, ci ha lasciati all’improvviso, alla stessa età in cui è morto Berlinguer, senza vere esequie: è come se la sua dipartita fosse in un certo senso “sospesa”.
Questo ci suggestiona, come a sentirlo un poco ancora con noi ad accompagnarci, a fare di lui (della sua vita e della sua morte) una delle tante spinte morali che ci sono necessarie, anche a breve per condurre con coraggio e senza tentennamenti la battaglia per i rilancio della lotta di classe, per la causa del proletariato, per ridare al nostro paese il PCI, che già ebbe, che lo rese grande e di cui oggi c’è tanto bisogno.
GRAZIE KOLCOS, ADDIO.

aprile 4, 2020

SFIDA ACCETTATA.

Anche Gaetano  indirettamente accetta la sfida .

Gaetano Colantuono

Partirò dal Baden, manuale di versioni dal greco per il triennio, composto dal mio maestro, il prof. Lugarà. Non solo un docente, ma un maestro, che – dopo l’impatto difficile dei primi tempi, visto il carattere burbero – venne poi riconosciuto. Quando infatti finirono i dubbi e pregiudizi reciproci, fra lui, me e la mia crew liceale nascerà poi una forte relazione, neppure interrotta dalla fine del liceo né dalla sua prematura scomparsa nell’estate 2000; per me uno spartiacque.

La sua influenza su di me è stata enorme: di fatto, ho seguito le sue orme, fra lettere classiche e insegnamento e poi sindacato. Alcune sue ubbie le ho assunte.

Di lui restano, oltre a questo manuale laterziano, anche due commenti a orazioni lisiane e una grammatica ginnasiale per il greco, pubblicata postuma, Imperfetto, Perfetto, Piuccheperfetto, che non ha avuto la fortuna didattica che avrebbe meritato.

Quest’anno saranno 20 anni dalla sua scomparsa ma pochi suoi studenti lo hanno dimenticato.

Nessuna descrizione della foto disponibile.
aprile 4, 2020

CARA LUCIA COSI’ NON VA!

Lucia Annunziata e i soldi per il Sud, un documento dell’Eurispes per rendere giustizia al Mezzogiorno

In foto Lucia Annunziata
Riceviamo e pubblichiamo dall’Eurispes:

Nella trasmissione di Lucia Annunziata, Mezzora in Più, andata in onda domenica sera (29 marzo) su Rai 3, si parla dei disordini avvenuti al Sud in seguito al crescere del dramma povertà, dopo il fermo delle attività economiche per l’emergenza Covid-19. Si discute dei 400 milioni che il governo Conte ha messo a disposizione per aiutare la gente che vive in condizioni di grande difficoltà e che non riesce a fare la spesa. Risulta davvero interessante notare la piega presa a un certo punto dalla discussione, quando la conduttrice rivolge a Ferruccio De Bortoli la seguente domanda: “Esiste un’emergenza sociale o si tratta di semplice e pura delinquenza dietro a queste cose?”, riprendendo poi con l’affermare che “comunque la soluzione non può essere solo soldi di nuovo”. Orbene, ciò che colpisce di più è quel “di nuovo”. Eppure, Lucia Annunziata, ex presidente della Rai, si è laureata in filosofia con una tesi proprio sui “contributi statali per il Sud e il movimento operaio”. Pertanto, dovrebbe sapere molto bene che durante il periodo di massimo finanziamento al Sud, tramite la Cassa per il Mezzogiorno, il Meridione riceveva lo 0,5% del Pil italiano, quando contemporaneamente il Nord ne percepiva il 35%. Dovrebbe altresì sapere che di quello 0,5% a beneficiarne, nell’ultimo periodo della Cassa, come attestato dal Fondo Monetario Internazionale, erano per l’80% aziende del Settentrione; le quali, peraltro, iniziavano i lavori, intascavano i soldi, e poi abbandonavano tutto, lasciando spesso sul territorio meridionale le famigerate “cattedrali nel deserto”. E ancora, quale esperta del settore, dovrebbe essere a conoscenza più di chiunque altro che, ad esempio, solo dal 2000 al 2017 il Sud si è visto sottrarre illecitamente dallo Stato italiano qualcosa come 840 miliardi, dirottati al Centro-Nord (vedi in figura 1 il quadro d’insieme sintetico); e ciò in aperta e sistematica violazione della Costituzione, in particolare, e soprattutto, degli articoli 117 e 119 del Titolo V (recepente le modifiche sul federalismo fiscale), in violazione delle leggi attuative della Costituzione (come, ad esempio, la 243 del 2012), del Dpcm del 27 marzo 2015, nonché in elusione delle sentenze della Corte Costituzionale (come, ad esempio: la n. 141/2016 o la n. 273/2013 o anche la n. 65/2016).

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aprile 4, 2020

Coronavirus: perché i contagi non calano?

Il numero di nuovi positivi si riduce con andamento lento e incostante, i morti sembrano assestati sugli stessi numeri ormai da settimane: perché in Italia i contagi non calano?

Coronavirus: perché i contagi non calano?

I dati diffusi ieri dalla Protezione Civile, ed etichettati ancora come stabili, riportano nuovi positivi che segnano quota 2.339 unità, in calo leggerissimo rispetto ai 2.477 del 2 aprile, e contro i 2.937 del 2 aprile e i 2.107 del primo aprile.

Per quanto riguarda invece i decessi, non è purtroppo possibile parlare neanche di un vero calo, visto che i 766 morti di ieri sono superiori ai 760 del 2 aprile e seguono un andamento che non accenna a un’inversione di trend.

Se da una parte rincuora il notevole abbassamento dei ricoveri in terapia intensiva e un sistema sanitario che può almeno parzialmente tirare il fiato, dall’altra in molti fanno grossa fatica a intravedere anche solo uno spiraglio di luce alla fine di questo lungo tunnel.

Forse si tratta di un andamento prevedibile, ma le dichiarazioni contrastanti in arrivo anche dai vertici – vedi la cosiddetta fase due datata al 16 maggio da Borrelli e la sua successiva smentita – non fanno che amplificare la confusione e la sfiducia del momento.

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Coronavirus: perché i contagi non calano?

Le comunicazioni governative degli ultimi giorni invitano i cittadini a non modificare nessuna delle abitudini introdotte dalle restrizioni, vista una stabilizzazione che non garantisce ancora certezze o possibilità di “abbassare la guardia”.

La stessa Protezione Civile ha ammesso nelle ultime ore che non si può ancora parlare di un calo sensibile, e alterare lo scenario di lockdown sarebbe prematuro e altamente deleterio.

Lockdown che adesso segna una scadenza molto, troppo vicina, indicata al 13 aprile, e che ha portato in molti a manifestare dubbi e perplessità. Il prolungamento imposto dal nuovo DPCM è parso ai più un temporeggiamento, volto a cercare di inquadrare una situazione non chiara.

A testimonianza di ciò, comunicazioni dai vertici che troppo spesso risultano in pieno contrasto; a partire dalla ormai famosa circolare sulle passeggiate genitori-figli, che lo stesso premier Giuseppe Conte ha praticamente smentito in diretta nazionale.

Per concludere nelle ultime ore con il commissario Borrelli, che prima ipotizza una data della cosiddetta ’Fase 2’ al 16 maggio, poi torna sui suoi passi per precisare che oltre al 13 aprile ufficialmente segnalato non esiste nessun’altra certezza.

Quello che appare evidente, al momento, è che la situazione è ben lontana da una svolta anche parziale, come indirettamente confermato dalle ultime dichiarazioni del commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, che ha parlato di un semplice contenimento che non permette ancora di cantare vittoria:

“La nostra battaglia contro il coronavirus prosegue senza sosta, ma dobbiamo evitare di pensare che stiamo vincendo: gli indicatori ci dicono solo che stiamo cominciando a contenerne la portata. La sua dimensione, seppure non uniforme, è ancora rilevante. Bisogna astenersi dal pensare che sia già arrivato il momento di tornare a normalizzare comportamenti”.

aprile 4, 2020

Coronavirus a Napoli, quindicimila avvocati per il bonus di 600 euro: è già primato nazionale.

Più della metà degli avvocati napoletani ha fatto richiesta di accesso ai seicento euro governativi, al bonus messo a disposizione per fronteggiare l’emergenza economica post corona virus. Sono oltre 15.100 le istanze giunte alla cassa forense di piazza Cenni, in soli tre giorni: siamo al 56 per cento degli avvocati del distretto di corte di appello, un dato che proietta Napoli in testa (poi ci sono Roma, Milano, quarta Bari) nella triste classifica legata alle richieste di aiuto. Un boom di domande in pochissime ore, se si pensa che i tempi previsti per la presentazione delle istanze di bonus scadono il trenta aprile. Bastano pochi dati nudi per fotografare i danni economici subiti da una categoria professionale che ha sempre svolto un ruolo dinamico nell’economia cittadina. In sintesi, sono due le fasce di reddito che verranno tenute in considerazione dai ragionieri di Stato: può presentare domanda chi ha dichiarato finora un reddito inferiore ai 35mila euro; mentre per il reddito che va dai 35mila ai 50mila, bisogna dimostrare – conti alla mano – che c’è stata una flessione negli ultimi mesi determinata dall’avvento dell’emergenza sanitaria.
Spiega al Mattino il presidente dell’ordine degli avvocati Antonio Tafuri: «È un dato allarmante, dimostra che qui a Napoli, i professionisti vivono un momento di grande disagio, occorre lavorare per superare le difficoltà dell’intero contesto economico e intensificare i rapporti con il mercato. Ci aspettiamo soluzioni adeguate a far ripartire le attività in Tribunale, ovviamente nel rispetto delle esigenze di sicurezza per utenti e addetti ai lavori». Ma è un intero mondo professionale ad attendere un punto di svolta. Niente processi, economia ferma, studi professionali chiusi o ridotti al minimo, per evitare la diffusione del contagio. Sono pochissimi i processi che si celebrano in questi giorni e anche l’accesso in Tribunale deve essere giustificato dalla celebrazione di udienze e atti irrinunciabili.

Difficile commentare una notizia del genere. Non sarebbe stato meglio lasciare il bonus a chi ne ha veramente bisogno?

aprile 4, 2020

Fatti non parole!

Quando c’è stato da criticare lo abbiamo fatto.

Quando lo abbiamo visto salire per la prima volta al Quirinale per ricevere l’incarico di Presidente del Consiglio ci siamo chiesti, in tanti, chi fosse. “Un burattino di Salvini e Grillo”, abbiamo pensato.

Poi, quel giorno di agosto, quando Salvini capendo di aver commesso un’idiozia ha cercato di ritornare sui suoi passi e non far più cadere il governo, Conte ha dimostrato a lui e al Paese tutta la sua dignità: “Se non vuoi più chiedere le miei dimissioni, allora le dimissioni le do da me”.

L’altro ieri Giuseppe Conte ha ceduto.

Il premier che non urla, che non fa il clown, che non fa slogan, che mantiene la calma, che resta impassibile e ha creato un modello di lotta alla pandemia oggi imitato in tutto il pianeta, ha ceduto.

Intervistato sul momento più difficile di questa emergenza ha ricordato le ore dei primi decessi.
E la ragione ha ceduto all’emozione.

Tutto il coinvolgimento emotivo che sta patendo da settimane, tra persone da salvare, un Paese da tenere in piedi mentre politici senza scrupoli cercano di scatenargli l’Italia contro bufale, manipolazioni, è venuto fuori.

L’espressione di quell’uomo sul punto di piangere è l’espressione di una persona che sta semplicemente facendo il meglio che può.
Senza calcoli elettorali, senza avere la pretesa di possedere la verità.

Oggi al suo posto avremmo potuto avere qualcuno che senza esitazione avrebbe sfruttato il dramma per elevarsi a difensore della Patria.

Avremmo vissuto in uno show perenne.

Invece abbiamo alla guida del Paese un uomo rispettoso delle istituzioni, che lavora incessantemente per il paese anziché per il partito.

E che merita, almeno per quel che mi riguarda gratitudine.

(Trovato sul web ma è sostanzialmente quello che penso. Al di là della politica. È una questione umana)

L'immagine può contenere: 1 persona, possibile testo seguente "LACRIME DI DIGNITÀ"
aprile 4, 2020

Anche i ricchi piangono!

Cina, verso la crescita più bassa di 44 anni: le previsioni

Malgrado alcuni timidi segnali di ripresa dalla devastazione causata dalla pandemia di coronavirus, la strada da percorrere resta estremamente incerta e la crescita potrebbe essere quasi completamente azzerata secondo molti, mettendo a rischio milioni di posti di lavoro.

Il Prodotto Interno Lordo della seconda maggiore economia al mondo potrebbe crescere di una percentuale che va dall’1% al 2%, vale a dire con un calo intorno al 6,1% rispetto 2019, secondo quanto indicato dagli stessi economisti interni al governo di Pechino.

Nel peggiore dei casi – ha avvertito la Banca Mondiale all’inizio di questa settimana – la crescita potrebbe essere a zero.

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Stando alla maggior parte delle stime, saremmo di fronte alla performance finanziaria più debole in 44 anni, ancora peggiore dei periodi di recessione globale del 2008 e del 1990, quando l’Occidente impose dure sanzioni alla Cina dopo il massacro di Piazza Tiananmen.

Gli analisti di UBS e Goldman Sachs hanno recentemente rivisto al ribasso le loro previsioni di crescita, ora rispettivamente all’1,5% e al 3%, mentre i funzionari cinesi al momento evitano di spendersi in qualunque previsione.

Uno dei principali responsabili delle politiche presso la Banca popolare cinese, Ma Jun, ha dichiarato che il governo non dovrebbe fissare nessun obiettivo per il 2020:

“È difficile persino ipotizzare una crescita compresa tra il 4% e il 5%. Molti hanno previsto l’1% o il 2%, ma queste circostanze di fatto ora sono tutte possibili”.

Considerate le enormi incertezze circa le prospettive, il Paese sta trovando difficoltà a determinare lo stimolo fiscale e a selezionare gli investimenti.
Eppure, un sondaggio di questa settimana ha mostrato una, seppur debole, ripresa dell’industria manifatturiera lo scorso mese, a seguito del crollo dell’attività di febbraio.

A inizio settimana l’esecutivo di Pechino ha annunciato oltre 3.000 miliardi di yuan di sostegno finanziario extra per le piccole imprese, mentre la banca centrale metterà a disposizione altri 1.000 miliardi di yuan per le piccole e medie banche, riducendo gli obblighi di riserve.

In precedenza, la banca centrale aveva garantito liquidità e assegnato prestiti aggiuntivi per un valore di oltre 1.600 miliardi di yuan, mentre il governo ha stanziato almeno 116,9 miliardi di yuan in aiuti finanziari e contributi a fronte dell’emergenza coronavirus:

“Siamo convinti che garantire agevolazioni finanziarie alle imprese, in particolare le PMI, e le famiglie colpite dalla pandemia può essere la politica migliore del momento sul fronte economico e sociale”,

ha dichiarato Ting Lu, capo economista cinese di Nomura.

aprile 4, 2020

La sfida continua!

Amazon.it: Manituana - Ming, Wu - Libri in altre lingue

Manituana è un romanzo storico del collettivo Wu Ming del 2007.

Manituana è il primo romanzo di quello che i Wu Ming chiamano il “Trittico Atlantico”, progetto che prevede la realizzazione di tre libri, tutti ambientati negli ultimi trent’anni del XVIII secolo, su entrambe le sponde dell’Oceano Atlantico. Intorno a ciascun libro si va sviluppando una serie di racconti, eventi e spettacoli teatrali-multimediali.