Archive for aprile 1st, 2020

aprile 1, 2020

Mussolini, il socialista.

Emilio Gentile scrive un altro libro su Mussolini socialista. Quello di qualche anno fa era un insieme di saggi di vari autori sòtto la regia dello stesso Gentile e di Spencer Di Scala. Il libro in uscita sembra una biografia più organica, più unitaria. A leggere la recensione di Marcello Flores, autore di una recente storia della Resistenza .
In questo libro, secondo il Flores, si dà particolare importanza ai passaggi dalla scelta di neutralità assoluta a quella di neutralità attiva fino all’interventismo. E poi alle scelte politiche maturate durante la guerra.
Perché segnalo questo libro? Non per sfoggio di erudizione. Nel corso degli anni sono andati affilandosi gli strumenti di ricerca sulle cause del fascismo. All’inizio la vulgata marxista ha visto nel fascismo una semplice scontro di classe. Con il colpo di Stato finale della borghesia. Insomma il trionfo militare del liberismo. Certo c’è stato il conflitto e lo scontro militare. Ma non solo questo. E gli storici allievi di De felice ci hanno aiutato a comprendere. E prima di loro Nenni con il suo diciannovismo. Nel linguaggio di una parte dei socialisti della diaspora trovo molti elementi di nazionalismo che mi richiamano quelle ragioni. Dalle stelle alle stalle trovo che questo nazionalismo, questa mancanza di coscienza critica, questo non voler vedere a 360 gradi la realta con le sue ragioni e i suoi torti, non è altro che la replica di maniera a fenomeni antichi.
Costoro leggono i torti della UE con le lenti di questi idola. Giuliano Vassalli nell’ultima sua apparizione televisiva ricordò con una punta di ironia che dal socialismo erano nati il fascismo e il comunismo. La costanza della ragione può aiutare a non far loro trovare automaticamente nello schieramento dei sovranisti.

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aprile 1, 2020

Dopo quasi un mese di emergenza-crisi…

di Gaetano Colantuono

Stiamo perdendo tempo che non abbiamo, i Covid-bond (o altri bond) non si faranno mai, almeno non nell’immediato. L’unica strada è andare oggi sui mercati a raccattare risorse e mettere alla prova l’operato della BCE: se mantengono i tassi bassi è fatta e si potrebbe andare avanti, altrimenti sarà un addio come in certe coppie in eutanasia.
Se invece ci “regalano” il MES, avremo una crisi sul modello greco: un’altra dose di austerità che forse non sarà accettata pacificamente in questo paese.

C’è della perfidia in questa situazione. Pessimismo della ragione ad alti livelli.

– Fino a quando INPS e stato potranno pagare servizi (compresi quelli medico-sanitari), stipendi e pensioni?
– Quante risorse aggiuntive saranno stanziate per le varie forme di reddito di emergenza (compresa la cassa in integrazione)?
– Quante pmi riapriranno dopo la fine dell’emergenza?
– Su quali entrate fiscali lo stato potrà contare nei prossimi mesi?
– Quale sorte di tutti coloro che non rientrano fra le misure previsti?

Non ho mai fatto mia la squallida logica del “tanto peggio tanto meglio” né la pratica meschina del demagogo, ma mi chiedo SE NON CI SARA’ UN PARTITO SOCIALISTA COSTITUZIONALE COME SE NE POTRA’ USCIRE SENZA DEMOCRATURA O CRIPTOFASCISMO?

Noi tutti-e siamo chiamati-e alla responsabilità collettiva.

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aprile 1, 2020

Odi et Amo!

di Celestino Genovese

Categoria: Publio Ovidio Nasone @ Rhadrix ℗

Nel suo Non-luogo-senza-tempo Scrivente aveva radunato un certo numero di persone, ma prima aveva accuratamente recintato il giardino con un’alta rete per evitare che una folla sterminata, proveniente da diversi secoli e millenni, potesse entrare, desiderosa di dire la propria sull’argomento che egli voleva discutere. Ora il gruppetto si era raccolto intorno al più giovane tra loro, che si arrovellava sui suoi sentimenti contrastanti.

Gaio Valerio Catullo, scuotendo il capo: – Odio e contemporaneamente amo. Forse mi chiedi il motivo per il quale lo faccio.  Io non lo so, ma sento che accade e ne sono crocefisso.

Anacreonte, austero con la sua lunga barba: – Amo e non amo. Sono pazzo e non sono pazzo. Era accaduto anche a me.

Catullo: – Ma è diverso! Non amare non vuol dire odiare: è solo indifferenza.

Sigmund Freud, perfettamente a suo agio nel Non-luogo-senza-tempo: – L’atto di amare non è suscettibile di uno solo, ma di tre contrari. Oltre all’antitesi amare-odiare, vi è quella di amare ed essere amati; e inoltre l’amare e l’odiare presi insieme si contrappongono allo stato dell’indifferenza o della mancanza d’interesse.

Scrivente: – Già; ma l’indifferenza non è una passione, mentre amore ed odio sì. Come fanno due passioni opposte a stare insieme?

Freud: – Può accadere che lo stesso oggetto serva al soddisfacimento di più pulsioni, producendo ciò che Alfred Adler chiama un ‘intreccio pulsionale’.

Catullo: – Stai dicendo con parole diverse la stessa cosa che avevo detto io. Quel che io non so è: perché accade?

Freud: – La storia delle origini e dei rapporti dell’amore ci fa intendere perché tanto spesso esso si manifesti in forma ‘ambivalente’, e cioè accompagnato da moti di odio verso il medesimo oggetto.

Catullo: – E allora dillo. A che storia ti riferisci?

Freud: – L’odio mescolato all’amore proviene in parte dagli stadi preliminari non pienamente superati dell’amore, in parte si costituisce mediante reazioni di ripudio da parte delle pulsioni dell’Io…

Scrivente, rivolto a Catullo: – Per pulsioni dell’Io il Maestro intende la naturale spinta all’autoconservazione di tutti gli esseri umani.

Catullo: – Si; ma quali sarebbero questi “stadi preliminari non pienamente superati dell’amore”?

Freud: – Fasi preliminari dell’amore si costituiscono come mete sessuali provvisorie nel mentre che le pulsioni sessuali effettuano il loro complicato sviluppo. Quale prima fra queste fasi ravvisiamo quella dell’incorporare in sé, o divorare, una specie di amore compatibile con l’abolizione dell’esistenza separata dell’oggetto, che può quindi essere designato come ambivalente.

Catullo: – Questo è vero. Io stesso, quando sono con Lesbia, prima me la mangio con gli occhi e poi con mille e cento baci e poi ancora e ancora. Se potessi abolire la sua esistenza separata da me, la terrei al riparo anche dalle attenzioni di Egnazio, quello stupido iberico che ride sempre per mostrare i denti lavati con la propria urina.

Sarà anche stupido, ma certo non perché iberico – intervenne piccato Lucio Anneo Seneca: – Pur essendo nato a Cordova, tutto mi si può dire, eccetto che io rida sempre…E poi, quella baggianata dei denti lavati con l’urina, via…

Catullo: – Scusami Seneca, non intendevo offenderti. Sai, è la gelosia che fa brutti scherzi.

Quindi, rivolto di nuovo a Freud: – E poi?

Freud: – Nella successiva fase dell’organizzazione pregenitale sadico-anale, l’impulso verso l’oggetto si presenta come spinta ad appropriarsene e non importa se l’oggetto viene danneggiato o annientato.

Scrivente, divertito, scrutò con la coda dell’occhio il volto di Catullo per coglierne le reazioni. In realtà, non aveva tenuto conto dei carmi del poeta di Sirmione che non compaiono nelle antologie scolastiche ad opera della censura. Fu quindi un po’ sorpreso per la totale assenza d’imbarazzo con cui Catullo accolse l’inconsueto riferimento ad impudiche funzioni corporali; ma fu anche sorpreso per il fatto che il poeta sembrò comprendere appieno il senso di quel che aveva sentito.

Catullo: – Così si spiega come mai siamo portati anche a picchiare la donna che amiamo, cosa che mi era sempre sembrata un controsenso.

Scrivente, rivolto a Freud: – Prima dicevi anche che l’odio, oltre che provenire dagli stadi preliminari dell’amore, in parte si costituisce mediante reazioni di ripudio da parte delle pulsioni dell’Io. Quali reazioni?

Freud: – …reazioni che, dati i frequenti conflitti tra gli interessi dell’Io e quelli dell’amore, possono richiamarsi a motivi effettivi e attuali. In entrambi i casi l’odio che si mescola all’amore trae dunque origine dalle pulsioni di autoconservazione. Quando la relazione verso un oggetto determinato viene troncata, l’odio sorge non di rado al suo posto, cosicché noi ritraiamo l’impressione di una conversione dell’amore in odio.

Proprio in quel momento, provenendo dal cielo, Medea, figlia di Eete, aveva superato la rete di protezione ed aveva fermato il carro del Sole, trainato dai serpenti alati, tra i narcisi che fiorivano intorno al laghetto del Non-luogo-senza-tempo.

Medea: – Altro che impressione! So ben io che la conversione dell’amore in odio è una realtà…

Euripide di Salamina la interruppe: – Tu non hai diritto alla parola! Sei un personaggio, non una persona. Quel che avevi da dire è tutto in quel che io ho scritto.

 Seneca (di nuovo un po’ piccato): – Be’, per la verità è anche un personaggio mio.

Scrivente: – Suvvia, non è il caso di aprire una vertenza. Di Medea hanno scritto in tanti. In fondo, più che un personaggio è un mito… Giacché è qui, direi di farla parlare – e rivolto a Medea – Che cosa stavi dicendo?

Medea: – L’uomo al quale vi rivolgete come ad un maestro – disse indicando Freud – ha fatto intendere che la conversione dell’amore nell’odio è soltanto un’apparenza, un’impressione appunto. Ma forse lui non sa con quale sentimento profondo, forte e autentico ho odiato Giasone. 

Freud: – L’odio, il quale è effettivamente motivato, viene rafforzato dalla regressione dell’amore alla fase sadica preliminare; in tal modo l’odio acquista un carattere erotico e viene garantita la continuità di una relazione amorosa

Seneca: – Vi rendete conto che in questo modo state entrando nel delirio di una donna malata, che ha perso il senno, diventando l’espressione stessa del Maligno? Ma non ricordate tutto quello che ha fatto? E’ persino difficile elencare i suoi delitti, tanto sono numerosi: ha ucciso Glauce, Creonte, prima ancora il proprio fratello Albsirto, ma soprattutto ha ucciso i propri figli, e, non appagata, fuggita ad Atene col suo carro del Sole, ha tramato, per fortuna invano, perché Teseo fosse ucciso dal suo stesso padre. Ricordate quelle parole? “Anche se ne uccido due”, diceva l’indemoniata prima di uccidere il secondo figlio davanti agli occhi del padre, “numero troppo esiguo è per il mio rancore. Se nel mio grembo si cela ancora qualche creatura, frugherò le mie viscere con la spada e la estrarrò col ferro” Altro che continuità della relazione amorosa!

Catullo: – In effetti, più che malata, questa donna accecata dall’odio vive in un suo mondo incomprensibile, che a noi è completamente estraneo.

Cremète: – Sono un uomo e di quanto è umano nulla penso che mi sia estraneo.

 Medea annuì convinta, mentre a quel punto si fece avanti un uomo dalla carnagione ambrata.

Afro Publio Terenzio: – Neanche tu, Cremète, in quanto mio personaggio, potresti parlare; ma in fondo non fai che proporre il mio stesso pensiero. Pertanto…

Catullo (rivolto a Terenzio) protestò: – Queste cose non saranno estranee a te, che sei venuto schiavo da Cartagine, ma a noi persone civili certamente non appartengono. D’altra parte, non viene Medea dalla Colchide? Non è anch’essa una barbara?

 Prima che le cose prendessero una brutta piega Scrivente intervenne per calmare gli animi; quasi tutti, infatti, sembravano indignati per l’infelice uscita di Catullo.

scrivente: – Tutti noi siamo stranieri, Catullo, anche la tua Sirmione è nella Gallia Cisalpina. Anacreonte è nato a Teo in Asia Minore, come in Asia Minore è l’isola di Salamina, patria di Euripide. Di Seneca si è già detto che viene da Cordova e, quanto a Freud, non solo è nato in Moravia, ma appartiene ad una minoranza ebraica che mai si è veramente integrata in quella che lui considera la sua Vienna. Anch’io, infine, vivo in una città che non è quella dove sono nato e cresciuto. In tutti noi c’è un altrove, che non ci rende pacificati e crea in noi una dimensione disordinata e tragica. E’ questo che ci fa degli esseri umani, ed è per questo che voi poeti potete occuparvi di noi.

Euripide: – Infatti, è quel che dice Ecuba nella mia opera: “Altro non era scritto fra gli dèi che le mie pene (…) Eppure, se Dio ci avesse inabissati, travolgendo sottoterra quello ch’era sopra, noi, rimanendo oscuri, non saremmo stati cantati, non avremmo dato appiglio ai canti d’uomini futuri”.

Catullo: – Ma non potete certo dire che tutti noi facciamo quel che ha fatto Medea!

Scrivente: – Non lo facciamo, ma potremmo farlo. L’alterità di cui parliamo è dentro di noi, ma noi non la riconosciamo e ne facciamo uno straniero: è Medea la sciagurata e noi ci sentiamo salvi.  Il mio Maestro – aggiunse indicando Freud – ha dato il nome di Es a questa parte di noi che ignoriamo, ma della quale siamo schiavi.

Freud assentì col capo, mentre Catullo, Seneca e Terenzio si guardarono con aria interrogativa.

Scrivente: – Oh, scusate, non conoscete il tedesco. La traduzione latina della parola Es è Id, per intendere qualcosa di estraneo.

Un uomo alto ed un po’ allampanato, con i capelli bianchi ed una sigaretta tra le labbra, si avvicinò al gruppo.

Donald Woods Winnicott: – Sarà la traduzione latina, ma anche noi nel Regno Unito usiamo la parola Id, come anche Ego e Super-Ego.

Freud scosse il capo, pensando al guaio che aveva combinato approvando, a suo tempo, la traduzione inglese della sua opera curata da Strachey. Proprio da quella traduzione sarebbero poi derivati equivoci ed incomprensioni, e tante critiche che la psicoanalisi certo non meritava. Preferì, però, tenere per sé quelle considerazioni, poiché sapeva che Strachey era stato analista di Winnicott.  

Seneca, rivolto a Scrivente: – In parte, comprendo cosa vuoi dire; ma ci stiamo allontanando dalla questione centrale. Se ci limitassimo all’odio di Medea per Giasone, forse il discorso quadrerebbe, ma qui ci troviamo di fronte ad una donna, che, per vendicarsi con il suo uomo, uccide i suoi stessi figli! Come si può uccidere chi si ama per l’odio verso un altro? Qui non c’entra la trasformazione dell’amore in odio: Medea non odia i suoi figli, eppure li uccide… Assurdo!

Medea: – Ma che dite? Non capite che la vendetta nei confronti di Giasone è soltanto una delle cause del mio gesto, e forse neppure la più importante? Non capite che uccidere i miei figli era necessario per salvarmi dall’odio e, quindi, dall’amore per Giasone? Solo dopo quel delitto si è potuto dissolvere ciò che ancora mi legava all’uomo che avevo sposato, il quale ha così perso per me ogni valore, finendo nel mucchio dell’indifferenza, come diceva il vostro maestro.

E c’è di più: non capite che anche per salvare i miei figli era necessario ucciderli? Avrei forse dovuto lasciarli nelle mani dei Corinzi? Oppure nelle mani del padre, che per loro preparava un futuro forse più agiato, ma alterandone e misconoscendone identità e radici? Altro che odio, li ho uccisi per amore. Li avevo generati io, e solo uccidendoli io, potevo renderli liberi e conservarne integra l’identità.

Era davvero strano come il discorso di Medea, pur rimanendo assolutamente folle, sembrava, per altri versi, estremamente coerente. Ed infatti per qualche secondo tutti tacquero confusi.

Scrivente: – Credo che Medea stia dicendo che con il suo gesto ha anche impedito che i suoi figli diventassero per lei stessa un’alterità. E’ quest’ultima che ha ucciso, salvando dentro di sé l’unità con loro. Però, io mi chiedo: è veramente possibile fare ciò senza odio? Può una madre odiare i propri bambini come alterità?

Winnicott: – La mia ipotesi è che la madre odi il bambino prima che il bambino odi la madre, e prima che il bambino possa sapere che sua madre lo odia.

Scrivente: – E quest’odio è sempre collegato al problema dell’alterità?

Winnicott: – Nei miei scritti ho elencato almeno diciotto ragioni per le quali la madre può odiare il suo bambino e queste hanno tutte delle connessioni con l’alterità, compreso l’amore spietato del piccolo.

Catullo: – Mi sembra di capire che questo tipo d’odio sia specifico della madre. Esso riguarda quindi la tormentata vita amorosa della donna, non quella del maschio.

 

Scrivente era un po’ deluso dalla piega che aveva preso il discorso, che più procedeva più complicava il problema, anziché chiarirlo. Ma la sua perplessità fu subito tranciata da una sentenza senza appello, pronunciata dal Maestro.

 

Freud: – [La vita amorosa] della donna – da una parte a causa dell’atrofizzazione culturale, dall’altra a causa del silenzio e dell’insincerità convenzionale delle donne – è ancora avvolta da un’oscurità impenetrabile.

Scrivente non fece in tempo a riprendersi dalla sorpresa che la folla ondeggiante cominciò a rumoreggiare di là della rete. Erano tantissimi quelli che volevano intervenire per dire la ‘parola decisiva’ sul tema dell’amore e dell’odio. Scrivente riconobbe alla rinfusa Publio Ovidio Nasone, Lev Tolstoj, Dante Alighieri, Gesù di Nazareth, William Shakespeare, Sofocle di Colono, Melanie Klein, ecc. ecc. ecc. ecc. Cominciò a contarli, ma a differenza di ciò che solitamente accade quando si conta a lungo, invece di addormentarsi si svegliò.

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aprile 1, 2020

CORONAVIRUS, TITO BOERI PROPONE UN REDDITO PER GLI IMMIGRATI

Le soluzioni per quella che sarà una crisi economica senza precedenti si stanno rincorrendo. L’emergenza Coronavirus ha fatto capire che lascerà strascichi importanti e tutti i personaggi più in vista del Paese, per quanto riguarda il settore economico, stanno proponendo la loro ricetta.

Così è stato anche per Tito Boeri, ex-Presidente dell’INPS nonché direttore scientifico del Festival dell’Economia di Trento. Tuttavia il parere di Boeri, presentato nel corso della trasmissione Otto e mezzo, condotta dalla celebre giornalista Lilli Gruber, ha lasciato più di qualche perplessità.

Confindustria prevede un -6% su base annua, il che vuol dire in termini di disavanzo pubblico un -7 o addirittura -8%. In questo momento – afferma Boeri – la cosa più importante è aumentare la nostra capacità produttiva e lavorativa. Sfruttiamo al massimo il potenziale del telelavoro, anche se molte aziende già si sono mosse in questa direzione. In Italia circa il 33% dei lavori può essere fatto a distanza e non dobbiamo dimenticare che il primo problema che abbiamo oggi si pone dal lato dell’offerta, ovvero della nostra capacità di continuare a produrre“.

Bisogna però tappare anche quei buchi che sono rimasti nel decreto di marzo, raggiungendo tutte le famiglie e le persone che oggi sono in Italia, compresi i lavoratori in nero e gli stranieri regolari” ha aggiunto l’ex Presidente dell’INPS. “Bisogna dare a tutti un reddito, un sostegno in questo momento: è fondamentale per la nostra economia per non aggiungere a una crisi dell’offerta anche una crisi della domanda“.

Positivo invece il suo giudizio sull’operato del Governo: “Credo che si stiano facendo le cose giuste, ma bisogna arrivare a tutti. Certo non è semplicissimo, in altri paesi hanno avuto molta difficoltà. Noi nel primo provvedimento avevamo lasciato fuori una serie di categorie, come le badanti. Loro, come gli immigrati e i lavoratori in nero, sono persone alle quali dobbiamo per forza pensare“.

Poi Lilli Gruber ha posto a Tito Boeri una domanda sulle misure economiche proposte dal Matteo Salvini, ovvero l’erogazione di BOT di guerra e un maxi condono edilizio e fiscale. “Non ne capisco il ragionamento – ha risposto – poiché i BOT sono titoli a scadenza breve mentre noi in questo momento dobbiamo allungare il più possibile le scadenze. La BCE ci coprirà 200 miliardi di titoli di Stato, francamente non vedo la necessità di mettere nuovi strumenti nel breve periodo. Anzi, dovremmo cercare di mettere titoli non redimibili, che non richiedano il rimborso alla scadenza. Questa dovrebbe essere la logica entro la quale muoversi. Quanto al condono, non capisco la razionalità di fare un’operazione di questo tipo: in genere si fa quando si hanno problemi di cassa, aumentando subito le entrate rinunciando ad averne in futuro. Il nostro problema oggi è opposto: le persone non possono pagare oggi le tasse, dobbiamo quindi dilazionare e spostare nel tempo le tasse, alleggerire la pressione fiscale e semmai recuperarla in futuro“.