di Gaetano Colantuono
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Le sue idee sono ancora vive.
Quando si ricorda Ezio Tarantelli, vittima del terrorismo, non si sottolinea mai abbastanza che questo economista con passione e lucidità ha cercato di offrire soluzioni moderne alla economia ed alle relazioni industriali con proposte originali ed efficaci. Tarantelli non può essere legato solo alle vicende della scala mobile. La sua opera ha tenacemente agito per creare condizioni di crescita dotate di equità e attente alle esigenze sociali, senza trascurare quelle del sistema produttivo. E tenendo sempre conto del ruolo delle organizzazioni sindacali che voleva protagonista dei cambiamenti necessari per uscire negli anni ’80 dalla spirale inflazione-disoccupazione.
Non va mai dimenticato inoltre quello che Federico Caffè diceva di lui: “Tarantelli non era uomo incline ad alzare steccati”; un giudizio che va condiviso pienamente perché in quegli anni difficili si è prodigato non a creare divisioni ma a cercare soluzioni utili per tutti.
Naturalmente gli anni ’80 sono stati un periodo assai diverso da quello che stiamo vivendo. Eppure il cambio di passo che Tarantelli voleva imprimere alle relazioni industriali del tempo, specie sul problema acuto della disoccupazione, sarebbe stato prezioso per comprendere che tutto stava cambiando e tutto sarebbe ancor di più mutato in seguito. In un famoso articolo del luglio 1984 dal titolo emblematico “l’undicesimo comandamento” Tarantelli tornando su tema a lui caro dell’orario di lavoro e della flessibilità contrattata segnalava proprio il limite di una visione dell’industria italiana abbarbicata al passato: “ciò è in parte almeno, il risultato di una cultura industriale che ha scambiato i lacci e lacciuoli del tempo di lavoro taylorista per una appendice ai dieci comandamenti”.
Il 27 marzo del 1985 cadeva sotto i colpi dei brigatisti. Ancora una volta a fare le spese della ferocia terroristica era una persona mite e aperta, coraggiosa nel difendere le sue idee. Come Vittorio Bachelet, come Walter Tobagi, come Gino Giugni gambizzato e tanti altri. Persone che dimostravano di credere nella nostra democrazia dando il meglio di loro stessi per la realizzazione di una convivenza civile ed economica migliore.
Eppure anche in un momento drammatico come quello che stiamo vivendo a causa della pandemia da coronavirus, alcune sue considerazioni appaiono non solo attuali ma perfino preziose per indicare un percorso alla vita economica e sociale del dopo.
Tarantelli ha dimostrato con i suoi scritti già allora che solo con un’Europa coesa ed in grado di atti lungimiranti per tutti poteva reggere alle difficoltà di un mondo sempre più interconnesso e soprattutto prolungare l’onda lunga di quella Europa sociale che faticosamente si stava costruendo e che fra le priorità aveva la lotta alla disoccupazione.
Bene il dopo della pandemia ci consegnerà un durissimo compito: ricostruire in modo solidale le economie, ricreare le condizioni indispensabili per sostenere il ritorno al lavoro e per alleviare i danni della pandemia che inevitabilmente si sconteranno con la chiusura di imprese, maggiore povertà e un tasso disoccupazione destinato a crescere. La stessa globalizzazione non sarà più quella che abbiamo conosciuto con tensioni e mutamenti imprevedibili.
Ezio Tarantelli in uno dei suoi articoli che avevano il pregio, anche nelle polemiche, di essere chiari e dialoganti e rispettosi delle altrui posizioni, indicò ad esempio una strada da seguire per l’Europa che oggi sarebbe quanto mai opportuna.
In sintesi proponeva di non disperdere le risorse ma di organizzare un Fondo sociale sostenuto dall’Ecu (oggi dalla moneta unica, l’euro) al quale ogni Paese poteva attingere in proporzione al numero dei disoccupati che registrava e senza creare sconquassi nei conti pubblici, o, potremmo dire oggi, finire preda di una camicia di forza imposta da un Cerbero europeo con regole rigide ma insensibili alle esigenze sociali che in tempi complicati hanno bisogno di essere trattate con ben altra attenzione.
Oggi si discute molto sul ruolo della Bce e delle sue immissioni di liquidità nel sistema economico. Così come si ragiona su come attivare il famoso Mes. Sono visioni parziali che probabilmente non potranno dare i risultati sperati all’indomani della pandemia. Occorrerebbe invece ritornare a Tarantelli e collocare al centro della riflessione la questione della disoccupazione, perché sarà essa il nodo più doloroso da sciogliere. E come Ezio Tarantelli sosteneva sarà necessario affrontare i problemi della ripresa senza punti di vista astratti ed egoisti, allora ideologici, ma confrontandosi con la realtà come essa è veramente.
È questo, oggi il modo migliore per ricordare un economista capace di guardare avanti, un grande amico dei lavoratori e del sindacato, un uomo onesto nelle sue idee, pronto a condividerle per il bene comune.
di Celestina Dominelli
3′ di lettura
L’articolo è stato pubblicato il 28 febbraio quando l’emergenza coronavirus era appena esplosa e il governo aveva previsto lo stop delle bollette per gli undici Comuni della zona “rossa”. Sulla sospensione delle bollette è in corso una valutazione.
Il primo passo per contrastare gli effetti della diffusione del coronavirus, l’ha fatto il Governo che, con il decreto approvato venerdì 28 febbraio dal Consiglio dei ministri, ha disposto la sospensione delle bollette di luce, gas, acqua e rifiuti fino al prossimo 30 aprile per i Comuni interessati dalle misure urgenti di contenimento del contagio da Covid-19: non più 6 mesi, quindi, come era emerso in una prima versione del provvedimento, ma uno stop più limitato nel tempo su cui ora dovrà lavorare l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente (Arera). La misura,infatti, non è nuova ed è già stata adottata anche in occasione dei terremoti che hanno colpito negli ultimi anni alcune aree del Paese.
Il modello applicato per terremoti e alluvioni
Il meccanismo, dunque, messo in pista dall’Authority presieduta da Stefano Besseghini potrebbe essere molto simile anche se bisognerà tener conto di una differenza importante: diversamente da quanto accaduto in presenza di eventi sismici o altre calamità naturali, con forniture interrotte per via dei danni alle abitazioni, i consumi energetici in questo caso non hanno subito alcuna battuta d’arresto. Le modalità per garantire il beneficio ai Comuni colpiti dal propagarsi del coronavirus dovranno dunque assicurare il corretto bilanciamento tra l’esigenza di garantire una boccata d’ossigeno alle famiglie e alle imprese colpite dal contagio da Covid-19 e la necessità di salvaguardare la tenuta del sistema.
Besseghini: dall’Authority piena collaborazione istituzionale
Non a caso, Stefano Besseghini, presidente dell’Arera, interpellato dal Sole24ore.com, è molto chiaro a tal proposito. «Naturalmente – spiega – l’Autorità supporta sempre le azioni legate alle emergenze nazionali, in un’ottica di piena collaborazione istituzionale.
Gli elementi tecnici che aggiungiamo come Arera servono a mantenere r azionalità e visione di lungo periodo, anche nei momenti di maggiore emotività».
L’Arera: da valutare gli effetti sull’equilibrio complessivo del sistema
Qualsiasi misura, chiarisce ancora Besseghini, «si applichi nei confronti di consumatori e imprese, infatti, produce effetti sull’equilibrio complessivo del sistema, che vanno previsti e misurati. A differenza di altre emergenze, come alluvioni e terremoti, non ci sono danni strutturali alle utenze e la continuità del servizio è assicurata. L’elemento da valutare in questi casi, come si sta facendo, è limitato ai rapporti contrattuali tra gestori e utenti e alle misure di riconoscimento della parte economica».
L’Autorità studia il meccanismo per sospendere le bollette
I prossimi step saranno i seguenti: secondo quanto stabilisce lo stesso decreto del Governo, l’Autorità dovrà fissare con suoi provvedimenti la sospensione temporanea fino al 30 aprile dei termini di pagamento delle fatture e degli avvisi di pagamento emessi o da emettere, per gli undici Comuni interessati dalle misure urgenti varate nei giorni scorsi. Le amministrazioni, va ricordato, sono al momento dieci in Lombardia (Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini) e una in Veneto (V0’ Euganeo).
Il nodo della rateizzazione
A questo primo tassello, dovrà poi seguire un secondo passaggio perché, entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto legge (in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale), l’Authority dovrà, sempre con suoi provvedimenti, disciplinare le modalità di rateizzazione delle fatture e degli avvisi di pagamento sospesi e, chiarisce ancora il Dl approvato dal Consiglio dei Ministri, dovrà individuare, «ove opportuno anche le modalità per la relativa copertura nell’ambito delle componenti tariffarie, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica».
Stop anche al canone Rai
Quanto al canone di abbonamento Rai, il cui pagamento, come noto, avviene ora nella bolletta elettrica, il decreto legge del Governo stabilisce che il pagamento avverrà senza sanzioni e interessi in un’unica rata con la prima bolletta utile dell’energia elettrica che scatterà dopo la sospensione e comunque non oltre il 31 dicembre di quest’anno.
Per approfondire:
● Cosa accadrebbe ai posti letto in ospedale se dilagasse il coronavirus?
● Coronavirus, cosa è lo smart working e la cassa integrazione su cui punta il decreto per le imprese
di Franco Bartolomei
coordinatore nazionale di Risorgimento Socialista
La dichiarazione di Draghi al Financial Time sulla necessita’ di mutare il modello economico liberista su cui e’ fondata la UE , fondata sulla limitazione del deficit e della spesa pubblica , verso un nuovo modello in cui lo stato recupera una sua piena centralita’ di spesa a debito per incentivare , proteggere , ristrutturare e rilanciare in funzione antirecessiva le strutture produttive , sostenendo la domanda e rilanciando la produzione , si traduce di fatto in un sostegno a Conte e alla lettera dei 9, ed è una posizione in linea con le scelte della Federal Reserve americana , che travalicano la contrapposizione Trump Biden
Siamo in presenza di una presa di posizione fortissima di attacco sostanziale alla politica europea della Germania ,che implica un sostanziale consenso sulla scelta della Brexit .
È una posizione tecnicamente motivata , che nel suo precipitato politico rafforza Conte nella sua trattativa con la Germania e con le autorita’ europee , al punto che allo stato attuale la UE se non dovesse accettare la lettera dei 9 potrebbe rischiare la sua dissoluzione.
La presa di posizione di Draghi segna un mutamento di orientamento di gran parte delle classi dirigenti sulla via da seguire per affrontare la crisi recessiva che si va aprendo con l’emergenza sanitaria globale in atto .
Ma Il vero crinale del mutamento e’ stato rappresentato ben prima della pandemia dalla Brexit .
La crisi del coronavirus segna quindi solo il momento della esplicitazione definitiva di questo nuovo orientamento del sistema secondo linee, che finora erano state solo parte, a vario modo e con diverse finalita’ , del patrimonio critico degli economisti Keynesiani , delle sinistre socialiste europee e della sinistra di massa latinoamericana nel suo complesso ,della parte piu’ avveduta del mondo sovranista e populista , anche in parte proveniente da destra , di parte della critica no global , ed al mondo cattolico legato a Francesco ,oltre a buona parte dell’economia manifatturiera e del mondo bancario minore ,piu’ attento alle economie territoriali , ad essa legato , che non erano piu’ considerate ,nella visione della economia globale finanziarizzata, trainanti per la crescita della ricchezza sociale nel tessuto economico del mondo sviluppato .
Li si sono spaccate verticalmente le classi dirigenti economiche e finanziarie globali , ed in particolare quelle direttamente nord atlantiche , e conseguentemente il sistema esistente, ormai in crisi strutturale , è stato messo in discussione frontalmente , direttamente dall’interno e dall’alto non appena la crisi pandemica ha reso le difficolta’ irreversibili . .
La spaccatura su cui Draghi prende oggi posizione con nettezza estrema riguarda la crisi profonda , all’interno del rapporto intercapitalistico occidentale , della fiducia incondizionata nei confronti del modello tedesco nella sua proiezione dominante con il resto delle economie europee , espresso nella logica di maastricht e nella stabilita’ forzata , attraverso i limiti di bilancio della moneta comune ,che ha costituito la causa sostanziale della Brexit , e la ragione della sua riuscita .
L’equilibrio sistemico non può più accettare L’ impostazione tedesca sul debito estesa a tutta l ‘ europa, in quanto e’ da un lato elemento recessivo della economia occidentale e dall’altro fonte di uno squilibrio eccessivo e non piu’ sostenibile a favore della sola economia tedesca .
Questa è la vera ragione , prima della Brexit ,e ora delle esplicite dichiarazioni di Draghi , che delineano il nuovo modello su cui l ‘occidente capitalistico si vuole andare a riorganizzare .
Nelle dichiarazioni di Draghi c’è quindi una enorme valenza geopolitica che sottende il ragionamento economico e finanziario .
Da qui nasce la forza politica di Conte , ed il motivo per cui Mattarella è sceso in campo a suo sostegno , e deriva la lettera dei 9 .
È la prima volta che la Francia si. Schiera apertamente con Spagna e Italia contro la Germania. E questo è solo l:inizio
La svolta, esplicitata ora da Draghi apertamente , e’ stata impressa dalle stesse classi dirigenti che da tempo riflettono sulla necessita’ di un cambio di linea .
La crisi recessiva aperta dalla emergenza epidemica attuale è solo l ‘accelerazione di una crisi che viene dal 2008 , generata dall ‘esaurimento della leva finanziaria come propulsore di crescita nelle economie sviluppate ,e con l ‘inizio della loro stagnazione tendenziale che e’ in corso da piu’ di 10 anni , e che ora con l’epidemia diviene una vera e propria recessione netta .
Lo schema tedesco trasferito a livello europeo è inidoneo a rispondere alla crisi ,e la UE di Maastricht è ritagliata sul modello economico , e monetario tedesco , cosi come fu concordemente stabilito dal sistema capitalistico e finanziario multinazionale al momento del crollo del muro e dell’allargamento al’est europa post comunista della vecchia CEE, con il suo passi alla riunificazione tedesca , come scelta di consolidamento continentale di sistema attorno al modello ordoliberista tedesco che aveva dato ottima prova di se in termini di affidabilita’ sistemica nello scontro est ovest , e che prevedeva la rinuncia al marco , in cambio di una moneta comune , L’Euro , modellato sulle logiche finanziarie e di sistema del vecchio Marco della RFT.
Questo oggi non serve più alle esigenze di riorganizzazione del capitale in crisi , ed e’ inidoneo a proteggere il sistema capitalistico e finaziario globale dal crollo e dalla recessione strutturale globale , e si dimostra utile solo a proteggere la tenuta di una economia tedesca , che comunque non sarebbe mai in grado di essere locomotiva totale .
Da qui come risposte, prima la Brexit , e ora l’ ‘attacco frontale e senza appelli di Draghi , vedi caso scritto sul Finanzial Time , il giornale della city di Londra.
La ricerca di un accordo UE sulla lotta al coronavirus è stato l’argomento più dibattuto delle ultime ore.
Quello di ieri è sin da subito risultato un Consiglio europeo particolarmente impegnativo. Nelle numerose ore di videoconferenza i leader dell’Unione hanno cercato di delineare una risposta coordinata ed efficace all’epidemia ormai diventata pandemia globale.
Non sono mancati gli scontri, e nel pomeriggio l’Italia ha puntato i piedi rifiutando la bozza di accordo elaborata dall’UE contro il coronavirus. Poi, però, le cose sono cambiate ancora.
Nel pomeriggio di ieri, giovedì 26 marzo, l’Italia ha rifiutato la bozza di accordo UE sul coronavirus, in pratica l’iniziale documento con cui l’Unione ha elaborato gli aiuti da garantire ai Paesi membri colpiti dall’emergenza.
Conte si è scagliato contro il MES e ha dato all’Unione europea dici giorni per trovare soluzioni alternative.
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MES: cos’è il fondo salva-Stati, come funziona e perché se ne parla tanto
Poi, dopo questa parziale rottura, le cose sono cambiate ancora e l’UE ha trovato un accordo che tuttavia si è rivelato soltanto formale. Nel documento, il Consiglio europeo ha preso atto dei progressi fatti dai ministri finanziari ma ha dato all’Eurogruppo due settimane di tempo per presentare nuove proposte.
“Queste proposte dovrebbero tener conto della natura senza precedenti dello shock COVID-19 che colpisce tutti i nostri paesi e la nostra risposta verrà intensificata, se necessario, con ulteriori azioni in modo inclusivo, alla luce degli sviluppi, e al fine di fornire una risposta globale,”
si legge nel documento finale, firmato da Giuseppe Conte in seguito all’eliminazione dei riferimenti al MES.
Alla luce di quanto accaduto in Consiglio europeo appare chiaro che il definitivo accordo dell’UE sul coronavirus non è stato trovato: la partita, insomma, è stata soltanto rinviata.