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marzo 10, 2020

IL CORONAVIRUS, UNA PROVA DECISIVA

 

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Che tipo di mondo, che tipo di società avremo, quando il coronavirus (scusate la battuta; nei momenti difficili e dolorosi il cazzeggio può servire) “avrà esaurito la sua spinta propulsiva”? Una nuova, e terribile, era dei torbidi, come quella che seguì la prima guerra mondiale? Oppure un nuovo e più avanzato ordine mondiale; quello costruito e durato per decenni all’indomani della seconda?

Proviamo un po’ tutti a rifletterci sopra. Un esercizio che consiglio anche a chi, come me, è un anziano a rischio e quindi confinato in casa e con tutto il tempo possibile a sua disposizione.

Cominciamo a dire che non ci sarà nessun ritorno al vecchio ordine. Il famoso “ordoliberismo” è morto. E non risorgerà. Hanno cominciato a ucciderlo la crisi economica, quella dei migranti, Trump e il relativo grande disordine internazionale, l’ossessione sicuritaria unita alla tentazione militarista. Lo colpirà definitivamente, e al cuore, la pandemia. Mentre le classi dirigenti preposte alla sua difesa, leggi essenzialmente quelle europee, stanno annaspando in una specie di terra di nessuno incapaci sia di difendere il vecchio che di vedere il nuovo.

Chi abbiamo, a questo punto, al suo capezzale? Medici riuniti a consulto? Direi proprio di no. Piuttosto, come nei romanzi dell’ottocento, eredi che si guardano in cagnesco, ognun contro l’altro armati.

Politicamente parlando tra di loro non c’è partita. Almeno qui e ora. A dominare la scena la destra populista; quella che ha costruito tutte le sue fortune sulla filosofia della quarantena e sulla costruzione del nemico esterno. E che oggi constata (per non dire auspica…) che il coronavirus giochi definitivamente a favore della sua visione del mondo: non foss’altro perché ha colpito, divina sorpresa, tre paesi considerati, per diversi motivi, pericolosi per sé e per gli altri: Cina, Iran e Italia.

Sul campo per ora, c’è solo lei. Almeno in Europa. Classi dirigenti impotenti e in stato confusionale. Una sinistra socialista che non ha ancora finito di vergognarsi di esserlo.

All’interno delle nostre società la partita è, invece, tutta aperta. E ci può portare nelle più diverse direzioni. Varianti dell’era dei torbidi che seguì la prima guerra mondiale, come abbiamo ricordato all’inizio; oppure, in riferimento agli esiti della seconda, nuove e più avanzate forme di organizzazione della vita collettiva, e a ogni livello.

A favore della prima ipotesi il fatto che il flagello, così come accadde nel 1914, ci abbia colto completamente di sorpresa, ponendoci di fronte a problemi che pensavamo di aver risolto una volta per tutte. E, forse ancora di più, il fatto che la cultura dominante – individualismo, privatismo, competizione, conflitti a somma zero, totale asservimento ( caso tipico di servitù volontaria…) al pensiero unico, pigrizia intellettuale – ci rende del tutto incapaci di gestire la crisi.

Però, la nostra situazione non è quella del 1914. E, se è per questo, nemmeno a quella del 1945. Le classi dirigenti della cosiddetta “belle èpoque” non riuscivano neanche a concepire un mondo in cui il capitalismo potesse, anzi dovesse venire a patti con la democrazia e in cui le classi subalterne potessero essere protagoniste della vita politica e non più chiuse nell’alternativa perdente tra subalternità e rivolta. Così come non erano nemmeno sfiorate dall’idea che lo stato e il pubblico diventassero centrali per lo sviluppo dell’economia e della società.

Per altro verso, per i partigiani sulle nostre montagne come per la classe dirigente rooseveltiana (i protagonisti estremi di una lunga gamma di figure), il futuro faceva già parte del presente; insomma delle ragioni e delle speranze in nome delle quali la guerra al fascismo era stata combattuta e vinta. Al punto di aprire la strada alla costruzione di quel mondo che appena trent’anni prima non si riusciva nemmeno a immaginare.

Noi viviamo una situazione intermedia. Perché quel mondo fa parte del passato; di più di un passato che, con una sorta di criminale stupidità, abbiamo pensato di cancellare e senza pagare dazio. In un processo distruttivo che sembrava non avere mai fine: portando gli autoproclamati vincitori della storia in una sorta di cieco autocompiacimento; e confinando gli sconfitti in un ghetto di disfattismo paralizzante.

Ma, con l’arrivo del cavaliere dell’Apocalisse, questo passato torna d’attualità; e non per merito di qualcuno ma per forza propria. E con esso, un futuro diverso dall’attuale: il pubblico, il ruolo dello stato e la sua autorità, la solidarietà, la società, la spesa pubblica e le sue priorità, la cooperazione tra i popoli e le nazioni, il dialogo, l’immagine di un comune destino.

Tutti squarci di luce. A identificare una via d’uscita. E una prospettiva di reazione individuale e collettiva, politica e civile alla barbarie che rischia di travolgerci.

La partita è aperta. In tutti i sensi. E in una corsa drammatica tra diffusione del morbo (accompagnata dalla distruzione della società) e la capacità di quest’ultima di combatterlo e di rinnovarsi.

Per vincerla occorrerà reinventare tutto: schieramenti, alleanze, politiche, idee forza strumenti. E non sarà affatto facile.

Ma questa è l’unica partita che meriti di essere condotta. Tutto il resto è noia.

ALBERTO BENZONI

marzo 10, 2020

Un farmaco apre il cuore alla speranza.

Grazie ad una collaborazione tra l’Azienda Ospedaliera dei Colli e Istituto Nazionale Tumori Irccs Fondazione Pascale, due pazienti affetti da polmonite severa Covid 19 e ricoverati all’ospedale Cotugno, sono stati trattati con Tocilizumab, un farmaco che viene solitamente utilizzato nella cura dell’artrite reumatoide ed è farmaco di elezione nel trattamento della sindrome da rilascio citochimica dopo trattamento con le cellule CAR-T.
La somministrazione, avvenuta nella giornata di ieri ed avviata per la prima volta in Italia, è stata possibile grazie a una stretta collaborazione tra il direttore della Uoc di Oncologia dell’Azienda Ospedaliera dei Colli, Vincenzo Montesarchio; il direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto «Pascale» di Napoli, Paolo Ascierto insieme al virologo Franco Buonaguro e alcuni medici cinesi, tra cui Wei Haiming Ming del First Affiliated Hospital of University of Science and Technology of China e il team composto da tutto il personale del Cotugno e che ha visto in prima linea, tra gli altri, Rodolfo Punzi, direttore del dipartimento di Malattie infettive e urgenze infettivologiche; Roberto Parrella, direttore della Uoc Malattie infettive ad indirizzo respiratorio; Fiorentino Fragranza, direttore della Uoc Anestesia rianimazione e terapia intensiva; Vincenzo Sangiovanni, direttore della Uoc Infezioni sistemiche e dell’immunodepresso; Nicola Maturo, responsabile del Pronto Soccorso infettivologico del Cotugno e Luigi Atripaldi, direttore del laboratorio di Microbiologie e virologia.

«Già a distanza di 24 ore dall’infusione, sono stati evidenziati incoraggianti miglioramenti soprattutto in uno dei due pazienti, che presentava un quadro clinico più severo» spiegano Montesarchio e Ascierto. «Nell’esperienza cinese – aggiungono – sono stati 21 i pazienti trattati che hanno mostrato un miglioramento importante già nelle prime 24-48 ore dal trattamento, che si effettua con un’unica somministrazione e che agisce senza interferire con il protocollo terapeutico a base di farmaci antivirali utilizzati». Il farmaco è in fase di sperimentazione clinica in 14 ospedali di Wuhan

marzo 10, 2020

Lettera di Risorgimento Socialista al Presidente della Repubblica.

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Al Presidente della Repubblica Italiana
On le Sergio Mattarella

Caro Presidente ,
In questi giorni, in cui la gravissima epidemia del coronavirus 19 minaccia la salute e la vita di centinaia di migliaia di Uomini e Donne , in Italia e nel Mondo , e piega le gambe al nostro sistema sanitario , ,ci raccontano di assenza di fondi e difficoltà nella reperibilità di mascherine per proteggerci dal virus e della mancanza di apparecchiature per allestire nuove sale di rianimazione.

E mentre tutto il paese sta dando con estrema generosità una grande prova di responsabilità e di sacrificio per combattere il pericolo che incombe, per evitare la diffusione del contagio ,e , per assistere al meglio le persone colpite dal male , noi constatiamo con sconcerto come , da Febbraio, stiano arrivando da oltre Atlantico uomini e dei mezzi per DEFENDER EUROPE 2020, la più grande esercitazione militare in 25 anni su suolo europeo e la terza dai tempi della Guerra Fredda.

Un’operazione che coinvolgerà 37.000 soldati fino a Giugno, con l’avvicendarsi di truppe da 18 paesi, e esercitazioni in altri 6 Paesi europei: Belgio, Olanda, Germania, Polonia, Lituania, Estonia e Lettonia.

Un’esercitazione globale, che coinvolge tutta Europa, messa a bilancio dagli USA nel 2019 assieme a fondi per l’Esercito pari al costo INCREDIBILE di 42 miliardi di dollari!

Mentre gli uomini comuni, e tutta la nostra società civile , combatte con sacrificio una battaglia difficile per la salute e la sicurezza della Vita , le strutture militari impiegano risorse ingenti ,economiche ,umane ed organizzative per rafforzare e rendere sempre più efficienti sistemi militari enormi , inutili e pericolosi , in un modo in cui non esiste più alcuna concreta minaccia militare globale al nostro paese ed al nostro continente , che possa giustificare una inutile mobilitazione di risorse di questa dimensione .

Noi non abbiamo nemici o guerre da combattere contro altri popoli o stati , noi abbiamo solo il dovere primario di tutelare la salute degli italiani , e di garantire la pace tra i popoli .
La nostra guerra ,come è scritto a chiare lettere nella nostra Costituzione Repubblicana , è alle diseguaglianze tra gli uomini , ed alle sofferenze morali e materiali che impediscono lo sviluppo della societa’ umana , libero , eguale e pacifico .

Il Risorgimento Socialista si oppone fermamente a questo costoso gioco di guerra: c’è un pericolo di contagio per tutti gli Stati partecipanti, e parliamo di uno spreco enorme di risorse, che dovrebbero essere destinate all’emergenza sanitaria che si sta vivendo in Italia, in Europa e nel mondo.

Il Risorgimento Socialista chiede al Presidente della Repubblica, in qualità di presidente del Consiglio supremo di difesa ,e di garante della Costituzione , di disporre la non partecipazione delle forze militari italiane a DEFENDER-EUROPE e la destinazione dell’eventuale contributo dell’Italia a questa operazione militare alla lotta al coronavirus, attraverso un diretto ed immediato investimento per il potenziamento di tutte le strutture di emergenza destinate alla terapia intensiva e d’urgenza dei cittadini colpiti in forma grave dalla malattia .

Con Stima e Lealtà repubblicana .

Franco Bartolomei
Coordinatore nazionale del
RISORGIMENTO SOCIALISTA