— con Pietro Reina
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Hashem Shaabani, poète et Hadi Rachedi, enseignant, ont été pendus le 26 janvier 2014. Ils étaient tous les deux issus de la minorité arabe des Ahvazis (d’Ahvaz) qui vit dans la province du Khouzistan.
Hashem Shaabani avait été arrêté en 2011, puis reconnu coupable en 2013 par le tribunal de la révolution islamique, d’avoir notamment voulu mener une guerre contre dieu et le régime chiite. Il a été condamné à mort avec les 14 autres détenus, jugés en même temps que lui pour délits d’opinion. Le président iranien Rouhani, en visite à Ahvaz, capitale du Khouzistan,
le mois dernier a ordonné leur exécution.
Selon Amir Taheri qui a rapporté les pendaisons dans le quotidien Asharq al-Awsat, Shaabani, qui fut arrêté en 2011, a été torturé et des membres de sa famille ont été arrêtés pour qu’il « avoue » ses crimes.
Depuis sa prison, Shaabani écrit à sa famille qu’il ne peut plus ignorer les “crimes haineux contre les Ahvazis perpétrés par les autorités iraniennes, ainsi que les exécutions arbitraires et injustes.”
Giordano Bruno, eroe della libertà di pensiero.
L’8 febbraio 1600, dinnanzi ai cardinali inquisitori e dei consultori Benedetto Mandina, Francesco Pietrasanta e Pietro Millini, è costretto ad ascoltare inginocchiato la sentenza di condanna a morte per rogo; si alza e ai giudici indirizza la storica frase: «Maiori forsan cum timore sententiam in me fertis quam ego accipiam» («Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza che io nell’ascoltarla»).
Dopo aver rifiutato i conforti religiosi e il crocefisso, il 17 febbraio, con la lingua in giova – serrata da una morsa perché non possa parlare – viene condotto in piazza Campo de’ Fiori, denudato, legato a un palo e arso vivo. Le sue ceneri saranno gettate nel Tevere.
A distanza di 400 anni, il 18 febbraio 2000 il papa Giovanni Paolo II, tramite una lettera del suo segretario di Stato Sodano inviata ad un convegno che si svolse a Napoli, espresse profondo rammarico per la morte atroce di Giordano Bruno, non riabilitandone la dottrina: la morte di Giordano Bruno “costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico”. Tuttavia, “questo triste episodio della storia cristiana moderna” non consente la riabilitazione dell’opera del filosofo nolano arso vivo come eretico, perché “il cammino del suo pensiero lo condusse a scelte intellettuali che progressivamente si rivelarono, su alcuni punti decisivi, incompatibili con la dottrina cristiana”.