Giuseppe Di Vagno: socialista.

Soltanto poche righe della biografia di Giuseppe Di Vagno, assassinato dai fascisti nel 1921, al quale alcuni parlamentari grillini, che non gli arriveranno mai nemmeno alle caviglie per statura politica, vogliono negare l’aggettivo “socialista”.

Soprannominato da Filippo Turati “il gigante buono” per la sua statura, Di Vagno ottenne il seggio parlamentare nel nome dei “pezzenti e diseredati” del sud e nel nome di questi si batté, riuscendo ad ottenere dal Governo Giolitti l’avvio dei lavori per l’Acquedotto Pugliese.
Una sera di settembre del 1921, a Mola di Bari, dove aveva terminato un comizio elettorale, subì l’agguato di un gruppo di squadristi fascisti guidato da Peppino Caradonna, venendo colpito alla schiena con tre colpi di pistola. Sarebbe deceduto poco dopo, il 25 settembre.
Gli assassini furono individuati e processati, ma non subirono alcuna condanna in seguito all’amnistia voluta da Mussolini per i “crimini in favore dello stato fascista”.
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