Lara Comi, parlamentare europea, Pdl)
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Troppo forte il dolore, troppi i rischi: cosi’ Walter Visigalli ha deciso di farsi amputare la mano che nel 2000 a Monza si era fatto impiantare con un’operazione mai effettuata prima in Italia.
”A Marzo sono cominciate le crisi di rigetto piu’ intense – ha detto Pierangela Riboldi, la moglie di Visigalli – Da quel momento e’ stato un massacro di cortisone ma il rigetto non si e’ fermato. Alla fine, il bivio era tra cancrena e setticemia”.
”Dopo due episodi di rigetto molto importanti abbiamo deciso insieme (cosi’ come avevamo messo nel conto quando si fece il trapianto) che non era il caso di rischiare la vita e molto serenamente e’ stata asportata la mano ricevuta 13 anni prima”, ha spiegato Marco Lanzetta, il chirurgo che aveva realizzato l’intervento. ”Il tutto e’ durato poche decine di minuti – ha aggiunto – con una operazione in anestesia locale. Ora si apre una fase nuova”.
Sarà la Lituania nella prossima presidenza semestrale a dover riprendere i negoziati che porteranno al tavolo delle trattatice i costruttori di automobili con l’obiettiv di far abbassare il limite delle emissioni per le autovetture a 95 g/Km.
La Germania a questa tornata ha imposto la propria linea in maniera decisamente insolita e come ripora Euractiv:
La scelta della presidenza irlandese è stata dettata dai tedeschi: il cancelliere Merkel la telefonato al Taoiseach Enda Kenny sulla questione la sera prima del vertice dei leader dell’Unione europea. Sono stati trovati gli argomenti giusti” per ottenere questa flessibilità da parte della presidenza e l’Irlanda si è inchinata alla pressione.
In pratica le case di lusso Daimler e BMW si sono lamentate del fatto che gli obiettivi proposti sono ingiusti. Ma secondo l’ International Council on Clean Transportation le emissioni medie della Germania sono attestate a 147 g/Km ossia di circa 15g/km al di sopra della media Ue.
Perché? Come ha detto a EurActiv, Ivan Hodac, il segretario generale della European Automobile Manufacturers Association (ACEA), ha detto che i crediti sarebbero serviti a:
Le vetture a basse emissioni sono estremamente costose da sviluppare e non ci sono incentivi finanziari da parte dei governi dell’Unione europea.
I green jobs o lavori verdi sono la chiave di volta individuata in Europa per rilanciare sia l’occupazione sia l’economia. Il volano viene definito dalla green economy ma di fatto è sempre economia anche se le risorse sono ripensate in maniera sostenibile. I 2 milioni di nuovi posti di lavoro dunque si declinano nel settore dell’implementazione dell’efficienza energetica mentre 3 milioni di posti di lavoro arrivano dalle energie rinnovabili. Due gli assi su cui si svilupperanno: le eco-industrie e la riconversione sostenibile delle industrie tradizionali. Peraltro a contribuire alla nascita del lavoro proprio gli obiettivi 20-20-20.
Ma in Italia le potenzialità della green economy sembrano siano sottovalutate. Infatti, manca completamente la promozione della domanda di lavoro nelle eco-industrie, ossia in tutte quelle realtà industriali che operano dalla gestione dei rifiuti, alle acque reflue, alle materie prime rinnovabili. Manca anche una adeguata formazione per garantire lavoro per fasce di competenza, se è per questo.