Berlusconi rinuncia a presiedere la Costituente.
Silvio “Padre Costituente”
Come dire Erode “Presidente della fondazione Montessori”
Coro di dissensi contro una proposta degna delle fasi finali di un droga-party. O come chiamare un Prete a dirigere un asilo infantile. (forse questo già lo fanno)
Quando il calcio diventa leggenda.
La tragedia di Superga fu un incidente aereo avvenuto il 4 maggio 1949. Alle ore 17:03 il Fiat G.212 della compagnia aerea ALI siglato I-ELCE con a bordo l’intera squadra del Grande Torino si schiantò contro il muraglione del terrapieno posteriore della Basilica di Superga, che sorge sulla collina torinese. Le vittime furono 31.
L’aereo stava riportando a casa la squadra da Lisbona, dove aveva disputato un incontro amichevole con il Benfica per una festa in omaggio del capitano della squadra lusitana José Ferreira. Nell’incidente perse la vita l’intera squadra del Torino, vincitrice di cinque scudetti consecutivi dalla stagione 1942-1943 alla stagione 1948-1949 e che costituiva la quasi totalità della Nazionale italiana.
Nell’incidente perirono anche i dirigenti della squadra e gli accompagnatori, l’equipaggio e tre noti giornalisti sportivi italiani: Renato Casalbore (fondatore di Tuttosport); Renato Tosatti (della Gazzetta del Popolo, padre di Giorgio Tosatti) e Luigi Cavallero (La Stampa). Il compito di identificare le salme fu affidato all’ex Commissario Tecnico della Nazionale Vittorio Pozzo, che aveva trapiantato quasi tutto il Torino in Nazionale. Lo spezzino Sauro Tomà, infortunato al menisco, non prese parte alla trasferta portoghese; non presero quel volo neanche il portiere di riserva Renato Gandolfi (gli fu preferito il terzo portiere Dino Ballarin, fratello del terzino Aldo, che intercedette per lui), il radiocronista Nicolò Carosio (bloccato dalla cresima del figlio), Luigi Giuliano (capitano della Primavera del Toro e da poco tempo in pianta stabile in prima squadra, fu bloccato da un’influenza) e l’ex C.T. della Nazionale nonché giornalista Vittorio Pozzo (il Torino preferì assegnare il posto a Cavallero).
Il Torino fu proclamato vincitore del campionato a tavolino e gli avversari di turno, così come lo stesso Torino, schierarono le formazioni giovanili nelle restanti quattro partite. Il giorno dei funerali quasi un milione di persone scese in piazza a Torino per dare l’ultimo saluto ai giocatori. Lo shock fu tale che l’anno seguente la nazionale si recò ai Mondiali in Brasile viaggiando in nave. (wikipedia)
LA POLITICA SOTTO RICATTO. MENTRE ALEGGIA L’OMBRA DELLA P2…
“Letta il giovane, quasi meglio dello zio”. In quel “quasi” è racchiuso l’ultimo atto di uno spettacolo imbastito da un comico di quart’ordine, che occupa la scena da vent’anni. E serpeggia una parola: pacificazione, che suona come un oltraggio per chi ha sempre rispettato le regole. Senatore quel signore?!
Forse è troppo, anche per l’Italia. E per favore non chiedete di liberarsi dall’odio, equi distanti analisti super partes. Non è l’odio che spinge a opporsi e a ribellarsi. Odiare un poveraccio che della sua vita ha fatto un deserto?! Non è l’odio che spinge, ma l’indignazione e la voglia di non soccombere. Di non ritrovarsi ne L’urlo di Munch, che non riesce a esplodere.
Bisogna procedere nel chiedere la ineleggibilità dell’impotente, ribaldo, magliaro, che tiene in ostaggio un Paese. Non bisogna che il tempo getti la sua polvere che confonde e fa illudere che tutto si superi senza pagare pegno. Non è così, la Storia presenta sempre il conto. Ai figli. Ma guai a lasciarsi condurre da un vecchio che odia la giovinezza che più non ha, il vigore che finge di possedere, la vivacità che cerca in un belletto da bambola. di Anna Vinci


