Nicola Sacco (Torremaggiore, Foggia, 22 aprile1891 – Charlestown, 23 agosto1927) e Bartolomeo Vanzetti (Villafalletto, 11 giugno1888– Charlestown, 23 agosto1927) furono due anarchici italiani che vennero arrestati, processati e giustiziati negli Stati Uniti negli “anni ’20”, con l’accusa di omicidio di un contabile e di una guardia di una fabbrica di scarpe. Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all’epoca del loro processo; non vennero nemmeno assolti dopo che un altro uomo ammise, nel 1925, la responsabilità di quei crimini.
Sacco, di origine pugliese, di professione faceva il ciabattino mentre Vanzetti – che gli amici chiamavano Tumlin, ed era originario di Villafalletto, Cuneo – gestiva una rivendita di pesci. Furono giustiziati sulla sedia elettrica a Dedham, Massachusetts, il 23 agosto1927.
Le cartelle esattoriali di Equitalia che arrivano a casa vostra per raccomandata non sono valide. Secondo le ultime interpretazioni giurisuprudenziali (qui la sentenza del giudice di pace di Genova) la notifica può essere effettuata unicamente attraverso gli ufficiali della riscossione, gli agenti della polizia municipale, i messi comunali e altri soggetti abilitati dal concessionario. Le raccomandate no. Questo rende “inesistente” qualsiasi notifica, viziando tutto il procedimento di pignoramento che ne potrebbe conseguire. Insomma: potete non pagarle, a condizione di effettuare un rigetto immediato, assistiti da un avvocato, con ricorso alla commissione tributaria.
Immaginate di svegliarvi, spalancare la finestra della vostra stanza e respirare a pieni polmoni la brezza mattutina.
Immaginate quindi di ritrovarvi per questo la gola in fiamme, gli occhi lacrimanti e la sensazione di star vivendo gli ultimi attimi della vostra vita.
Avete appena immaginato una piccola parte della giornata di chi è nato e cresciuto nella Terra Dei Fuochi, territorio a cavallo tra le province di Napoli e Caserta, includendo questi due capoluoghi. Ogni giorno, a tutte le ore, che ci sia il Sole in cielo o sia notte fonda, all’orizzonte si stagliano i fumi neri e densi di decine e decine di roghi di rifiuti tossico-nocivi, per lo più scarti di lavorazione industriale messi a bruciare su un letto di copertoni esausti, stracci intrisi di carburante, od altro materiale combustibile.
I risultati di questa pervasiva opera di distruzione portata meticolosamente avanti da almeno 20 anni, senza soluzione di continuità, sono sotto gli occhi di tutti: falde acquifere inquinate, malattie respiratorie, coltivazioni compromesse ed incidenza tumorale tra le più alte in Italia nonostante l’esiguo numero di industrie pesanti. E’ una vera e propria ecatombe, un eccidio di massa portato avanti con il silente assenso delle istituzioni presso le quali da anni i cittadini sporgono formale denuncia – tutto documentato sul sito della Terra Dei Fuochi: www.laterradeifuochi.it.
Ora immaginate che un battaglione dell’esercito sia a guardia di una discarica di eco(?)balle. Immaginate che questa discarica prenda fuoco una volta. Poi anche una seconda.
In realtà c’è poco da immaginare, potete vederlo con i vostri stessi occhi, in questo video girato da Bartolomeo Pepe e Salvatore Laudando.
Se è vero che non è più il tempo delle crescite miracolose, come sottolineava Dani Rodrik qualche giorno fa, sarà bene allora concentrarsi sulla precaria situazione dell’Europa e, in particolare, sulle prospettive di crescita della Germania, fino ad oggi considerata il “paese forte” dell’Unione, quello capace di esercitare il ruolo di “locomotiva”, giustificando in tal senso anche la propria autorità nel dettare l’agenda politica di tutta l’area.
Il campanello d’allarme è suonato il 14 agosto (cfr. Spiegel), quando sono stati resi noti dall’Ufficio statistico federale tedesco i dati macroeconomici che mostrano per la Germania una crescita nel secondo trimestre dell’anno (rispetto a quello dell’anno precedente) pari allo 0,3%. Si tratta certamente di un risultato positivo se confrontato con la “crescita zero” della Francia, e con la recessione dell’Italia (-0,7%) e della Spagna (-0,4%). Ma – si chiede l’Economist in un editoriale del 18 agosto – a queste condizioni, in che misura e fino a quando potrà la Germania fungere da “locomotiva dell’Europa”? Si tratta, è vero, di una situazione relativamente recente, poiché fino alla fine del 2011 la crescita dell’economia tedesca mostrava perfino segni di accelerazione.