Come paladina dell’equità, il ministro Fornero non è proprio il massimo. Soprattutto se si scoprono strani intrecci tra la sua attività di docente universitario e una fondazione bancaria. Di cui vicepresidente è il marito, Mario Deaglio (professione? banchiere). La storia risale al 2010. In quell’anno, il ministro delle “riforme epocali” firma un progetto dal titolo: “Le conseguenze economiche dell’analfabetismo finanziario” (il tema, manco a dirlo, sono le pensioni). Il progetto viene finanziato per un totale di 1.500.000 euro dal Collegio Carlo Alberto, un istituto di ricerca che in pratica è una specie di fondazione, visto che gran parte dei fondi di ricerca (circa 8 milioni di euro, nell’anno 2011) con cui si gestisce derivano dalla Compagnia San Paolo, una delle più grosse fondazioni bancarie del paese e di cui presidente è stata proprio Elsa Fornero, tra il 2008 e il 2010. Vi basta? Ricapitolando: il ministro, in qualità di docente, propone un progetto triennale avallato dal marito, in qualità di vicepresidente, e finanziato con i soldi di una fondazione di cui è stata presidente. Un intreccio affaristico niente male. Un conflitto di interessi degno dell’era berlusconiana. E questa qui vorrebbe farci digerire sacrifici lacrime e sangue per anni? E sulla base di cosa?
L’Ikea non ci sta!
“Gentile assessore, per sua etica professionale Ikea non rilascia informazioni a terzi in merito a candidati a opportunità occupazionali, e ragioni di privacy ci portano a comunicare solo ai diretti interessati il risultato delle selezioni”. Comincia così il testo di una lettera che l’Ikea di Chieti, dove si sta per aprire un nuovo punto vendita, ha inviato in risposta a un assessore regionale abruzzese, il quale, con la scusa di reperire informazioni sull’esito delle procedure di selezione, voleva in realtà raccomandare una bella lista di nomi “suoi”, fregandosene bellamente degli oltre trentamila curricula spediti all’azienda per 250 posti di lavoro. La direzione dell’Ikea ha quindi respinto al mittente il tentativo di condizionare le procedure, dimostrandosi attenta al merito e alle competenze più di quanto non lo fosse il politico in questione, il cui nome per ora non è stato reso pubblico. Insomma, persino una multinazionale disprezza i metodi scorretti con cui la casta, alimentando a dismisura il clientelismo, ha fatto la sua fortuna in Italia: l’eterna raccomandazione.
Mi ricorda qualcosa.
E si sono inventati anche capitan Padania.
A che anno risalga questo capolavoro della cultura padana non saprei dirvelo, ma posso assicurarvi che esiste sul serio. Matteo Salvini c’è cresciuto, Mario Borghezio lo ha collezionato, il Trota Bossi se l’è studiato. Colpevolmente ignorato dalla Marvel Comics – e da tutto il mondo restante, ma vabbé – sono lieto di presentarvi il supereroe di Pontida, ecco a voi il fichissimo fumetto di Capitan Padania, che comincia così (testuale) …
Capitan Padania è il mio nome di battaglia. Infatti tutto ebbe inizio con la battaglia combattuta a Legnano il 29 maggio 1176 tra i Comuni Padani e l’esercito romano-germanico di Federico Barbarossa. In quel giorno i padani sconfissero il nemico e divennero i legittimi padroni delle proprie terre e di se’ stessi. Alberto da Giussano fu il condottiero che portò i padani a conquistarsi con il loro sangue, la libertà ed un giorno non lontano il popolo padano si leverà in piedi per chiedere l’Autogoverno e si riprenderà ancora la libertà. Combatto il male in nome della giustizia, della verità, della pace e dell’amore, affinché si raggiunga un’autonomia della Padania salvaguardando le nostre tradizioni e la storia, con la riaffermazione della cultura e della lingua padana. Il mio costume si ispira al grande condottiero, ma di questo parleremo nella prossima storia. Buona lettura.
Cacciamolo fuori a calci nel culo.
Tumore al pancreas: una proteina invalida l’aderenza delle cellule tumorali alle cellule sane.
Identificata una nuova proteina che rende le cellule tumorali pancreatiche meno “appiccicose” e quindi meno in grado di attaccarsi e invadere altri tessuti.
La scoperta e’ stata fatta da un team di ricercatori della Queen Mary University di Londra ed e’ stata pubblicata sul The American Journal of Pathology. Il team di ricerca ha dimostrato che c’e’ una proteina, la catepsina Z, che rende le cellule tumorali pancreatiche ‘appiccicose’, consentendone cosi’ la diffusione nell’ambiente circostante. Il team ha quindi individuato una nuova proteina, nota come S100PBP, che riesce a eliminare la catepsina Z. Prima di questo studio non si conosceva ne’ la funzione di S100PBP nel corpo, ne’ il ruolo di catepsina Z nel cancro pancreactico.
Patologie cardiache: saranno trattate con staminali del midollo osseo.
L’uso su malati cardiopatici di cellule staminali provenienti dal loro medesimo midollo osseo ha dato risultati incoraggianti per riparare i tessuti danneggiati del loro cuore.
Cosi’ uno studio presentato alla 66ma conferenza annuale dell’American College of Cardiology (ACC) riunita questo week-end a Chicago (Illinois).
Si tratta dello studio piu’ esteso mai fatto per esaminare la terapia cellulare su pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca cronica, cioe’ l’incapacita’ del cuore a pompare sangue.
I partecipanti allo studio clinico, con un’eta’ media
Mangeremo pomodori cinesi.
Pomodori
Dalle notizie che leggo sul Corriere ortofrutticolo per la prossima stagione conserviera industriale rischiamo una nuova invasione di pomodoro dalla Cina. Tanto che la superficie del Nord Italia destinata a questa coltivazione rischia di ridursi di almeno il 20%. La percentuale non è poca cosa: infatti nel 2011 erano 36mila gli ettari tra Veneto, Emilia e Lombardia destinati al pomodoro:ossia il 54% dei 67mila ettari nazionali dedicati all’oro rosso; il Sud occupa il 41% dei terreni disponibili con oltre 27mila ettari mentre il Centro Italia è impegnato con poco più di 3mila ettari.
Il perché è presto detto: l’accordo portato a casa dalle organizzazioni dei produttori del nord Italia e le industrie di trasformazione aderenti ad AIIPA pone un prezzo al quintale di pomodoro da trasformazione molto più basso rispetto allo scorso anno (84 euro a tonnellata contro le 88 del 2011) e pone standard più restrittivi rispetto alla qualità del prodotto.