
Un’intervista a Panorama, in cui per la prima volta Matteo Renzi non nega di voler tentare la scalata a candidato premier del Pd. E un pranzo, giovedì a Firenze, con Matteo Richetti, presidente del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, nuovo compagno di rottamazione in vista di «Cento cose per l’Italia», la seconda convention dei «ribelli» del Pd che il prossimo 28 ottobre sfiderà gli attuali vertici del partito. Renzi si prepara alla traversata verso le primarie. Ricomincia a correre, con passo da fondista, per non farsi trovare impreparato da un eventuale crollo del governo Berlusconi. La corsa del sindaco di Firenze a leader del Pd può passare solo dalle primarie, ma queste dipendono dai tempi. Se il governo cadesse prima della fine dell’anno, il Pd avrebbe il tempo (poco) per organizzare l’elezione del proprio candidato premier in vista delle urne di primavera; tempi impraticabili invece se il governo cadesse all’inizio del 2012, con il Pd che in questo caso potrebbe scegliere d’autorità il candidato. «Matteo lascerebbe Palazzo Vecchio solo per fare il candidato premier, sempre che il Pd glielo consenta. Non se ne andrebbe nemmeno per fare il ministro», racconta chi lo conosce bene.