ll governo rinuncia al nucleare.

“Acquisire ulteriori evidenze scientifiche”. Con queste motivazioni il governo ha di fatto bloccato il progetto delle centrali nucleari. Fino a un mese fa il ritorno all’atomo era considerato un baluardo dell’esecutivo. Poi Fukushima ha cambiato le carte in tavola. Sì, perché i riflettori dei media si sono inevitabilmente accesi sul tema e l’opinione pubblica si è dimostrata interessata (e divisa). Insomma, ci sono le condizioni ideali per una larga partecipazione al referendum del 12 giugno: proprio ciò che il governo vuole evitare. Non solo perché se il quorum venisse raggiunto sarebbe probabile la vittoria del “sì”. Il principale motivo di tensione per la maggioranza è un altro quesito referendario, quello che chiede di abrogare il legittimo impedimento. Un pronunciamento degli italiani su questo tema (e una vittoria del sì), sarebbe una bocciatura senza appello per il premier. L’urgenza diventa quindi quella di disinnescare la consultazione referendaria, eliminando l’appuntamento del 12 giugno (leggi l’articolo). Come si articolerà ora la politica energetica del governo? Di fonti rinnovabili si parla poco. Ma il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia lancia lo “shale gas”, che secondo molte ricerche è un’energia tutt’altro che pulita.

Ed ora dobbiamo vincere il referendum.

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