La comunità internazionale con l’ipocrita alibi di aiutare il popolo libico a conquistare la libertà e la democrazia inizia ad una nuova guerra . La verità è che tutto questo viene fatto per la conservazione delle risorse energetiche e per controllare gli “interessi strategici”.
La Sezione 4 della risoluzione 1973 approvata nella notte del Giovedi al Venerdì dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite “autorizza gli Stati membri che hanno inviato una notifica al Segretario Generale a tale scopo e di agire a livello nazionale o attraverso organizzazioni o accordi regionali e di cooperazione con il Segretario generale di adottare tutte le misure necessarie (…) per proteggere le popolazioni civili e le aree a rischio di attacco in Libia, tra Bengasi, pur escludendo il dispiegamento di una forza straniera di occupazione in qualsiasi forma e su qualsiasi parte del territorio libico. E, aggiunge la sezione 8, questi stati e quelli “della Lega degli Stati arabi sono autorizzati ad adottare” tutte le misure necessarie per far rispettare il divieto di volo di cui al paragrafo 6, e per garantire che gli aeromobili non possono essere utilizzato per gli attacchi aerei contro la popolazione civile “.
Abbiamo visto che in Francia il presidente Sarkozy aveva preparato da tempo l’operazione militare. In Italia sono tutti pronti a giustificare un ulteriore bagno di sangue per sconfiggere il sanguinario Gheddafi. Non fosse altro che per distrarre l’opinione pubblica dai problemi di casa nostra.
Non si capisce perché le stesse persone che condannano “la violazione gravi e sistematiche dei diritti umani, tra cui detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, torture e esecuzioni sommarie” svolte da Gheddafi e chiedere che questo deve finire, non ha ritenuto necessario ‘fare lo stesso, per esempio, con il dittatore Ali Abdullah Saleh dello Yemen che ha fatto sparare i suoi cecchini su migliaia di dimostranti a Sanaa, Venerdì, uccidendo almeno 41 persone. Quest’ultimo, peraltro, fa parte della Lega araba ed ha firmato la risoluzione contro Gheddafi, come i suoi compari da Bahrain e Arabia Saudita, un regno medievale dove si decapitano i condannati a morte sulla pubblica piazza.
La “comunità internazionale”, che con tanta decisione dichiara guerra a Gheddafi non ha mai discusso l’azione militare per fermare il bombardamento israeliano contro la popolazione civile di Gaza.
Gli Stati Uniti, stanno alla finestra, ma di fatto lasceranno fare il lavoro sporco a Sarkozy ed agli inglesi, servendosi dell’Italia come utile idiota agganciato al carro dei veri alleati.
La domanda allora sorge spontanea: stiamo veramente parlando di diritti dell’uomo, di libertà, di democrazia, di salvare vite umane ed impedire un bagno di sangue?
In verità a nessuno interessa un cambiamento di regime e i popoli della Libia dell’Egitto e della Tunisia, sono destinati a rimanere sotto il dominio del mondo occidentale.
La Catastrofica esperienza delle guerre nei Balcani, in Iraq e Afghanistan dimostrano che la guerra non è una soluzione per la libertà dei popoli ed alla fine si conteranno soltanto centinaia di migliaia di vittime civili.
Gli insorti libici reclamano la libertà e la democrazia e il controllo della vita economica del paese in mano ad un regime corrotto dove lo spirito del clan e l’appartenenza sono le regole del gioco. La richiesta di democrazia da parte dei cittadini libici devono prevalere e perché ciò accada deve essere abolita la dittatura. Questo è vero! Un’ avventura militare, però, come quella che inizia oggi, promossa da potenze interessate solo ed esclusivamente al petrolio non potrà soddisfare questa elementare richiesta di libertà.
Come si può aiutare il popolo libico a liberarsi di un dittatore che per decenni è stato coccolato da Washington, Londra e Parigi come il riferimento “ideale” nella “guerra contro il terrorismo” e come “alleato speciale” in questa stessa guerra presunta ma nello stesso tempo sempre come importante fornitore di petrolio e acquirente di armamenti sofisticati? Un’azione diplomatica, multilaterale, articolata, certamente sostenuta dalla minaccia della forza come deterrente, non sarebbe potuta venire a capo del tiranno di Tripoli? Perché si è dovuto attendere la decisione di un’azione militare per dichiarare un embargo generale sulla fornitura di armi e sequestro dei beni della dittatura e dei suoi servi?
Non illudiamoci, dopo quello che è successo oggi sarà facile per Gheddafi presentarsi come “una vittima dell’imperialismo” e nello stesso tempo avremo sottratto al popolo il diritto ad essere protagonisti della propria vittoria sul dispotismo degli amanti delle potenze “occidentali”. Ed infine la disperazione non sarà la causa, più tragicamente che mai, di una ripresa della follia del fanatismo identitario?
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