
Il governo prepara il terreno al Decreto Energie Rinnovabili, che taglia gli incentivi al fotovoltaico e fissa un tetto ridicolo alla potenza installabile. Intanto il nucleare accelera, tra l’annuncio della nuova sede per l’Agenzia di controllo e il ritorno dello spot pro-atomo in tv. In ballo il futuro ambientale italiano, 200mila posti di lavoro e un giro d’affari da decine di miliardi di euro.
Le Direttive europee sono liberamente interpretabili, a quanto pare. Quel che dovrebbe essere la regolarizzazione e pianificazione dello sviluppo delle energie rinnovabili, la Direttiva 29/2008, diventa nel testo attuativo del governo una ghigliottina al futuro della green economy.
Le disposizioni più rilevanti sono due. Entro il 2020, stabilisce il testo, dovranno essere installati in Italia 8.000 MegaWatt di pannelli solari: non uno di più ne verrà autorizzato. E’ un’obiettivo decisamente modesto, considerando che la Germania ha posto il target a 52mila MegaWatt, di cui 18 già installati. Ma al governo italiano il “tetto” di 8GW sembra bastare. E verrà raggiunto anche in fretta, sulla base delle stime del Ministero dello Sviluppo economico e del Gestore dei sistemi elettrici (GSE). A loro parere, entro il 2011 raggiungeremo i 7.000 MegaWatt di energia prodotta dal sole. Peccato che a fine 201o i pannelli solari effettivamente in funzione non superassero i 3000 MegaWatt, e che le principali banche d’investimento stimino a 4800 MegaWatt complessivi il risultato conseguibile a metà 2011.
Inoltre, il decreto blocca-solare taglia gli incentivi all’investimento del 30%, riducendo drasticamente l’appetibilità del settore per le aziende. Una riduzione è utile, almeno in teoria, se è vero che nel 2010 sono stati dati incentivi per 3,4 miliardi di euro al settore. Ma, secondo altri calcoli, la “zavorra fotovoltaica ” in bolletta non supera 1,70 euro al mese. Le associazionidi categoria e gli ambientalisti chiedono che il taglio venga ridotto al 15%, per non soffocare il settore. Ma potrebbe essere esattamente questa la tentazione del governo.
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