NAPOLI – Napoli ripaga (almeno in parte) Enzo Tortora, celebre presentatore televisivo italiano ed eurodeputato del Partito Radicale, al centro di un processo per presunti rapporti con la camorra negli anni ’80.
Su proposta dell’assessore alla toponomastica Alfredo Ponticelli la Giunta Comunale partenopea ha approvato la delibera con la quale verrà intitolata nel quartiere di Fuorigrotta la già «seconda traversa Consalvo» al giornalista radiofonico e televisivo. «Si tratta di una iniziativa – ha dichiarato l’assessore Ponticelli – importante per la città per ricordare il personaggio Tortora caro a tanti nostri concittadini». Una strada non molto grande, in verità una traversa che immette sul mercato di Fuorigrotta, che arriva con ritardo nel capoluogo campano dopo che a Tortora erano state intitolate già vie a Roma, Viterbo, in Calabria e in Umbria.
Nelle sue giornate più difficili, Napoli si strinse intorno al conduttore della trasmissione «Portobello», che proprio all’ombra del Vesuvio fu costretto a subire un processo duro ed estenuante, fino all’assoluzione nel 1986 con formula piena dalla corte d’Appello.
Il caso Tortora cominciò nel 1983, quando alcuni pentiti appartenenti alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo accusarono Tortora di traffico di droga ed associazione mafiosa. Un «tritacarne» in cui furono coinvolte 855 persone. Tortora venne ammanettato dai carabineri davanti a fotografi e tv, tratto in arresto per ordine della procura di Napoli. Nel settembre ’85 Tortora fu condannato in primo grado a dieci anni di galera e subì gli arresti domiciliari. Gli indizi che lo accusavano erano pochi e deboli; l’ultimo, l’agendina di un camorrista dove c’era scritto il nome «Tortosa» con un numero telefonico, elemento che trasse in inganno magistrati e pubblici ministeri. L’Italia sul caso Tortora si spaccò in due, tra innocentisti e colpevolisti. Il 20 febbraio 1987 il giornalista ligure poté tornare sugli schermi televisivi, ma il 18 maggio 1988, stroncato da un tumore, morì restando nell’immaginario collettivo una vittima emblematica della giustizia italiana.